LE PAROLE COME ARGANI E LEVE: OMISSIS A BARI

Diversi anni fa, leggendo Tutto si muove intorno a me dello scrittore haitiano Dany Laferrière (era un romanzo sul terremoto) ho trovato, e conservato, questa frase: “Gli dei ci mandano una disgrazia perché qualcuno la trasformi in canto”.
Non è, evidentemente una frase da prendere alla lettera. Ma ce n’è un’altra che ho conservato, ed è di Borges, viene da un breve frammento del 1976 che si intitola 991 A.D.  Racconta di quel che avviene dopo la battaglia di Maldon, dove l’esercito dell’orgoglioso Byrhtnoth è stato distrutto – colpa sua – dai vichinghi e di come un gruppetto di reduci intenda vendicare il suo condottiero. E’ il vecchio Aidan a guidarli, e Aidan lascia fuori dal gruppo  uno dei suoi figli, Werferth, il cui compito sarà quello di scrivere il romanzo della battaglia. Werferth non ne ha nessuna intenzione, ma alla fine deve cedere. E subito,  mentre gli altri si allontanano, si trasforma in poeta:

Werferth li vide perdersi nella penombra del giorno e del fogliame, ma le sue labbra stavano già modulando un verso.

La nobile premessa è per un episodio di minor rilevanza, tranne che per me. Da domani riprende il cammino il podcast live di Omissis: la destinazione è Bari, dove lo spettacolo sarà in scena al Teatro Kursaal alle 11.30 di sabato 12 novembre. Verranno altre città e altre date fra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Ora, per me Omissis è e resta fra le cose più importanti portate a termine nella mia vita lavorativa e non solo: è la possibilità di restituire memoria a chi non ha avuto il tempo di formarsene una che durasse nel tempo, perché il suo tempo è durato solo 24 anni.

Torno dunque a raccontare Graziella. I canti, le storie, non riportano in vita, è vero. Ma, come scriveva Wu Ming 4 a proposito di Borges e del suo frammento: “la narrazione è una prosecuzione della lotta con altri mezzi, e la letteratura un’arte marziale della massima importanza. La letteratura storica, di conseguenza, è un campo di battaglia, speculare alla piana dove si scontrano gli eserciti. In quest’ottica Maldon diventa quasi un luogo simbolico, un paradigma di come lo scontro sul campo si trasforma in scontro di narrazioni, di parole. Le parole diventano frecce, lance, scudi. E perfino leve, argani capaci di scardinare intere visioni del mondo”.

A sabato, dunque.
Ps. Per chi volesse, mi fermo fino a domenica mattina, per questa cosa qui, su libri, lettori, battaglie, leve, argani, complici i benemeriti Presidi del libro.

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