LETTERA DI UN GIORNALISTA DEL CORRIERE

Riprendo dal blog di Lorella Zanardo questa lettera.
Sono uno scrittore professionalista e giornalista, ritornato in Italia da qualche mese dopo una permanenza di 22 anni all’estero, in California, per la precisione, dove lavoravo come corrispondente estero.
Ho incorporato quindi un modello culturale difficile da comunicare in Italia, oggi divenuto un paese regredito.
Qui di seguito un articolo che doveva uscire sul corriere della sera ma è stato definito “inappropriato”. Mi hanno spiegato che di questo argomento “è meglio non parlarne” e soprattutto “è meglio che non sia un maschio a parlarne”.
Mi piacerebbe sapere il perchè.
Sergio Di Cori Modigliani
Una tragedia italiana: il lusso che non possiamo permetterci.
(in calce all’intervento di Maria Laura Rodotà)
Roma. 23 maggio 2011.
Sex, lies, arrogance: “Sesso, bugie a e arroganza: che cos’è che trasforma i maschi, quando diventano potenti, in porci?”. Questo è il titolo in copertina di un numero speciale dell’autorevole settimanale americano Time, oggi in edicola. Affronta di petto un tema che da molto tempo è diventato centrale nel dibattito sociale in corso nelle democrazie occidentali più evolute, dalla Germania alla Gran Bretagna, dai paesi scandinavi agli Usa e alla Francia: come affrontare l’aumento spaventoso di aggressioni sessuali, violenza contro la persona, e abusi personali contro le donne che –ed è questo il tema dell’articolo e del dibattito oggi in prima pagina su tutti i media statunitensi- si sta diffondendo come moda perniciosa tra gli uomini potenti, la maggior parte dei quali appartiene e proviene da un ceto sociale privilegiato e da un censo superiore?
In Italia, la notizia è stata pubblicata e diffusa da tutti i media, nessuno escluso, che hanno scelto di destinargli un ruolo marginale rispetto alle telefonate tra Bossi e Berlusconi, gli indici di ascolto di Sgarbi, o gli ormai triti e ritriti commenti sui festini ad Arcore. Ma qualche giorno fa, una scrittora italiana di origine spagnola, Carmen Llera Moravia, ha pubblicato sul Corriere una breve lettera, davvero encomiabile nella sua cifra sentimentale, quanto pericolosa nella sua irresponsabilità sociale dal lieve ma palpabile taglio gossip, che non ha suscitato eco alcuna, sostenendo che Strauss Kahn è un gentiluomo dolce, generoso, incapace di atti come quelli che gli sono stati imputati.
Dopo qualche giorno, sempre su questa testata, è apparsa una risposta a quella lettera, firmata Maria Laura Rodotà. Tutt’altro stile e motivazione. L’intervento della Rodotà, infatti, conteneva diverse enunciazioni forti –vere e proprie esche pepatissime- presentate con garbo, con solida argomentazione, e con una qualità di raziocinio che offrivano un’ottima scusa per dare inizio a un dibattito sulla violenza sessuale da parte dei maschi potenti sulle donne che occupano un ruolo socialmente e professionalmente subalterno.
Dopo aver letto con estremo piacere intellettuale la lucida argomentazione della Rodotà, immaginavo già (nella mia fantasia utopistica) che sul tavolo del direttore si sarebbero rovesciate una valanga di lettere, commenti, interventi, provenienti dai settori più disparati della nostra società civile: dalla Santanchè alla Finocchiaro, dalla Bonino alla Polverini, dalla Marcegaglia alla Camusso, dalla Maraini alla Murgia, dalla Perini alla De Gregorio, dalla Moratti alla Mafai, e così via dicendo. Un’ottima occasione per essere testimone di un bel confronto trasversale destinato a discutere su un argomento ostico –ma reale- che riguarda l’intera società occidentale. Fino a quindici anni fa sarebbe stato così, non ho alcun dubbio al riguardo. Esattamente come da dieci giorni sta accadendo in tutte le democrazie occidentali, sulle prime pagine dei loro quotidiani, in tutti i loro talk show televisivi, per radio, sulla rete, su facebook e su twitter.
Invece, non è accaduto nulla.
Da noi, la stimolantissima miccia innescata dalla Rodotà non ha preso fuoco perché nessuno ha voluto accenderla. Mi sono chiesto, naturalmente, il perché. Soprattutto in un paese come il nostro dove basta poco o niente (e spesso per motivazioni risibili e irrilevanti) scatenare polemiche e zuffe tra intellettuali e pensatori di sponde opposte.
Ho girato questa mia perplessità a diverse persone, di cui alcune membri eccelsi della ricca pattuglia di opinionisti, e ne ho ricavato –pur nella loro differenza- una agghiacciante quanto tragica similitudine, questa sì drammaticamente trasversale, che sintetizzata dovrebbe suonare pressappoco così: “parlare dell’affaire Strauss Kahn e delle implicazioni che esso comporta è un lusso che noi non possiamo permetterci”.
Perché la nostra norma si è ormai abbassata, appiattita, e siamo quotidianamente obbligati ad occuparci di aspetti, fatti e accadimenti che –in verità- poco hanno a che fare con delle realtà psicologiche e sociali che invece appartengono alla collettività nazionale. Hanno anche aggiunto, in molti, il fatto che “in questo momento è meglio non parlare di quest’affare perché il rischio che finisca per riaprire la questione di Ruby & co. è troppo alto” (e questo davvero non riesco a comprenderlo.
A questa tragica considerazione va aggiunta la penosa marea di idiozie da vera e propria leggenda metropolitana sub culturale che identificherebbe Strauss Kahn in una vittima di un complotto anti-semita internazionale. Come intellettuale ebreo pensante protesto vivamente per queste stupidate che –e sia questo molto chiaro- disonorano chi le diffonde, chi le sostiene, chi le evoca. Sono scempiaggini pericolose. Si tratta di tutt’altro e di ben altro.
Il silenzio e la latitanza di risposte allo splendido intervento della Rodotà è invece il sintomo chiaro e inequivocabile che identifica la nostra società attuale come una società borderline, ovverossia squilibrata nelle sue facoltà di esercizio razionale.
Talmente abituati a vivere sull’orlo di una continua debacle, di catastrofi socio-politiche annunciate e di emergenze costanti e continue quotidiane, da essere ormai inconsciamente assorbiti da questa enorme pattumiera mediatica al punto tale da essere andati a finire completamente fuori dal dibattito mondiale delle società che contano.
Penso che sia questo, invece, “il lusso che davvero non possiamo permetterci” pena l’esclusione per sempre dalle palestre, circoli e ambienti che davvero contano. Dobbiamo ritornare a seguire l’autentica quotidianità, approfittando degli spunti che la cronaca ci offre per parlare dei problemi veri. Non è certo un caso che nel programma elettorale dell’avvocato Giuliano Pisapia e in quello della signora Letizia Moratti non vi sia neppure un rigo destinato a spiegare come intendano affrontare lo spaventoso aumento della violenza sessuale sulle donne nella città di Milano e nel suo hinterland, dove i dati ufficiali ci spiegano che nell’ultima decade sono aumentati del 456%. Neppure una parola. L’evento, non è neppure menzionato.
Come se, invece, accadesse soltanto a New York, Parigi, Berlino, Londra e non anche da noi.
E’ l’atroce silenzio degli italiani e delle italiane che pensano, questo è il lusso che non possiamo più permetterci.
E’ necessario manifestare la propria opinione. Perché su questo argomento ci si giocano, ma per davvero, le possibilità di aderire o non aderire al consesso delle società avanzate che a pieno titolo potranno domani sostenere di poter essere definite evolute.

37 pensieri su “LETTERA DI UN GIORNALISTA DEL CORRIERE

  1. Grazie per averci fatto leggere questo prezioso intervento. Momentaneamente vivo a Vienna e l’unico canale tv italiano disponibile è raiuno e quindi è il mio canale d’informazione quasi unico; vi assicuro che si racconta un’Italia del tutto diversa, italiani che frequentano agriturismi, mangiano gelati e spingono i figli sulle altalene. I dati forniti da questo articolo sono impressionanti: il 456% in più è terrificante.

  2. La lettera è bella e bisogna diffonderla. Risponderle etc. Anche io rido all’idea dell’antisemitismo verso strauss kahn. Non concordo però sulle spiegazioni associate al silenzio di reazioni. Sono stupita anzi del fatto che – siccome queste sono le spiegazioni che il giornalista ha raccolto, si sono fornite risposte così generiche e così in un certo senso -ipocrite.
    In un paese così strutturalmente sessista – il disinteresse per la violenza di genere non è perchè il tema è considerato un lusso che non ci si può permettere, ma perchè il tema è considerato di secondaria importanza, e quindi archiviabile con facilità. Io ho stima del corsera, e so che De Bortoli si è battuto per tutelare la libertà di espressione dei suoi dipendenti, incorrendo anche in problemi non secondari nell’affare Marchionne. Non credo proprio che non parli di certe cose perchè le consideri pericolose ma perchè le considera marginali. La marginalizzazione delle questioni di genere – quindi la marginalizzazione delle questioni di cui tradizionalmente si occupa il femminile anche se non sono femminili (la salute psicologica, la famiglia etc) è sempre una variabile correlata alla marginalizzazione di una cultura rispetto all’economia e al potere. Più vai in periferia più cadi nel maschilismo.

  3. E’ una questione che riguarda la capacità di indignarsi, e di chiarezza su cosa indignarsi secondo me.
    In paesi dove le donne hanno combattuto e raggiunto alcuni obiettivi fondamentali per la parità nel lavoro, nella società, nei servizi alla scuola e alla famiglia (anche se non completamente), la capacità di indignarsi è molto elevata. L’oggetto di indignazione è percepito più chiaramente. Poi, certo, la capacità di indignarsi si sviluppa dove la dignità viene considerata un valore, e dove si collega direttamente a condizioni sociali ed economiche evolute. Certo, è grave come molte voci femminili abbiano ritenuto di non dover intervenire su questo tema. Noi, qui, sul tuo blog, ci siamo potute ‘permettere il lusso’…

  4. “Non concordo però sulle spiegazioni associate al silenzio di reazioni. ”
    Io sinceramente non sono sicura di averre capito bene quali sono, queste spiegazioni. I media non si possono occupare del dibattito potere-sesso-sopraffazione perchè è un tema troppo “alto”per il livello dei lettori-spettatori italiani, e perchè richiamerebbe le vicende sexuali del premier?

  5. Francesca, non credo sia perchè è un tema troppo alto, penso che da noi ancora la questione di genere è ‘marginale’ come dice bene Zaub, non è considerata prioritaria dalle istituzioni, dai media, e dall’immaginario dei cittadini. Gli altri sono ad un livello di coscienza, conoscenza e percezione del problema, nonchè a un livello di ‘rimedi’ a cui noi non riusciamo ad approdare. Molti paesi erano come noi, ma hanno partecipato tutti congiuntamente al miglioramento anche parziale, della situazione. E cominciando, come mi ha sottolineato una amica straniera l’altro giorno, dalle istituzioni, dallo stato, cui non conveniva affatto mantenere una discriminazione che sottraeva le donne al mondo del lavoro! Semplicissimo.
    Ma siccome ammetterle pienamente nel lavoro significava fornire parecchi servizi alla famiglia, ecc. questo è stato fatto. E’ banale ma così è andata. Pragmatismo anglo sassone (e non solo).

  6. Una precisazione, non per amor di puntiglio, ma perchè penso sia doverosa. Nel programma elettorale del candidato sindaco Pisapia e delle liste che lo sostengono – scaricabile in rete – il primo punto è intitolato “La città delle donne” (pag. 7). Questi gli argomenti trattati: Analisi dell’Impatto rispetto al Genere delle Politiche di governo della città di Milano; Bilancio di Genere; Adozione di provvedimenti politici e amministrativi per la democrazia paritaria; Uomini e donne nei ruoli decisionali; Provvedimenti contro gli stereotipi di genere; Provvedimenti contro la pubblicità lesiva della dignità delle donne e contro l’abuso del
    corpo delle donne in pubblicità; Provvedimenti contro la Violenza alle donne.
    Scusate il puntiglio – che nulla toglie all’importanza delle riflessioni contenute nella lettera del giornalista e nei commenti; ma dire che tutti i gatti nella notte sono bigi significa non voler cogliere quei pochissimi elementi di novità che pure ci sono. Per lo meno a livello di programma elettorale, in questa occasione, il tema non è stato considerato marginale.

  7. Forse il giornalista non ha capito che un conto è parlare del caso Strauss-Kahn e un altro è eleggerlo a gancio per partire con un più generale discorso sulla violenza maschile nei confronti delle donne.
    Ma l’articolo della Rodotà è pessimo e da maschio-femminista quale sono devo constatare che non porta al mulino della Causa. Al contrario, abbiamo l’esplicitazione dei limiti del femminismo più ottuso in cui vengono sacrificate la presunzione d’innocenza e lo Stato di diritto rimproverando alle altre un pregiudizo positivo nei confronti dell’imputato (in questo caso Carmen Llera) mentre si sta apputno esercitando il medesimo pregiudizio di senso opposto.
    Pessimo servizio alla causa femminile, pessimo. Perché, sempre che non si voglia parlare al circolino deie soliti noti che sono sempre d’accordo con noi e che ci illudono di avere ragione solo per questo, sono appunto le persone che andrebbero sensibilizzate quelle che finiscono per scuotere il capo quando leggono interventi tipo Rodotà.
    Ma vogliamo capire che sarebbe bene chiudere la boccuccia e aspettare i verdetti e che così si fa la figura delle veterofemministe più forcaiole? Perché voler usare un caso non chiaro come quello DSK per parlare dello stupro? Arrivate a capire che a livello comunicativo è un boomerang proprio perché se DSK fosse scagionato sarebbe difficilissimo togliersi di dosso esternazioni fatte e toni scelti che rivelano inguaribili e screditabili pregiudizi?

  8. Ma stai scherzando Zinn? L’articolo del Time per primo parla di un problema emerso attualmente, su cui è lecito che un giornale e una sua giornalista si interroghino, a partire sì dall’episodio DSK, ma che va oltre, e coinvolge fatti e personaggi la cui responsabilità è già stata chiarita. Se lo leggi, si capisce che SDK è un ‘appiglio’ per parlare diffusamente di un problema che (altrove) viene percepito come importante, sintomatico, ecc.

  9. Parla dell’articolo di Nancy Gibbs? Ma l’ha letto? È pietoso, tendenzioso, zero dati, zero statistiche. Come pezza si prendono i dieci scandali seguenti esponenti della politica statunitense Gov. Mark Sanford, Sen. John Ensign, David Vitter, Kwame Kilpatrick, Larry Craig, Barney Frank, Bill Clinton, Gary Hart, Eliot Spitzer, John Edwards.
    Sto cercando nella table of contents la presenza di qualcosa di più sostanzioso di questo numero che “speciale” non sembra essere.

  10. nei miei trascorsi milanesi quando ebbi modo di vedere per la prima,e spero unica,volta un pestaggio di una signora di 40 anni da parte di un mostro che provai a contrastare dall’alto dei limiti imposti dalla mia sagoma non oceanica e dalla rapidità dell’aggressione,risultando purtroppo ininfluente.Costernato per non aver potuto impedire il fatto nei giorni successivi riferii la cosa a una conoscenza occasionale femminile(dalle chiare origini calabresi a onor del vero)all’interno di una chiacchierata da tram.Beh,lei riuscì a lasciami basito con un “ma farti i cazzi tuoi no?” pronunciato con una naturalezza atavica

  11. Zinn, l’ho letto, sì.
    Pietoso e tendenzioso è sua opinione, per il resto mi sembra normale che si rifaccia a certi dati e non altri. Non so cosa intenda per sostanzioso, io ci vedo la realtà di un articolo che, nel momento in cui è stato pubblicato, tocca le questioni che si è posto il giornalista Di Cori: perchè in Italia non se ne parla, non se ne parla in questi termini – è un lusso che non possiamo permetterci?
    Lei mi sembra ne faccia una questione di garantismo correlato a SDK e parla di vetero femministe e forcaiole. E’ questo che non accetto.

  12. E’ interessante questa faccenda per cui l’altro giorno si è dichiarato Maschio femminista anche il mio gatto, presumo in quel caso per ottenere i croccantini in anticipo. In questo invece non so.

  13. @Paolo di Giulio
    A quali dati dovrebbe rifarsi, scusi, che non ce n’è mezzo?
    @Zauberei
    Lei è recidiva. Continua con quel tono sprezzante a far battute. Si figuri se iniziassi io a irridere il suo modesto senso dell’ironia. Lei è quella che marca visita a tutte l’ora su un’infinità di blog, giusto? Ecco, si trattenga almeno dal farci sapere in cosa assomiglio al suo gatto. Altrimenti mi costringe a dirle che lei assomiglia a una psicoanalista.
    Ma un bel tacer non fu mai scritto.

  14. Lunedì mattina ad Agorà Vittorio Feltri liquidava la vicenda Strauss-Kahn a “l’ora del cretino che può capitare a tutti” suscitando ilarità e simpatia in Massimo Teodori e soprattutto Lucia Annunziata che non si è accorta che, qualora accertati le accuse, si sta parlando di stupro.
    Sì, stupro: quella cosa che forse nella testa degli illusrtri ospiti avviene solo nelle buie stazioni delle periferie ad opera di bruti straccioni ai danni di povere malcapitate che non hanno 20 euro in tasca per il taxi…
    Passi la solidarietà di genere tra coetanei (Feltri e Strauss-Kahn), ma la tostissima Lucia…
    Durante la mezz’ora precedente è stato tutto un cinguettare sulla “seduzione del potere” e varie banalità da pomeriggio sul 2. Com’è noto una che si fa sedurre dal potere inciampa nella fuga nel corridoio di un albergo. Certo la differenza tra la violenza e la seduzione sta tutta nelle tasche del maschio di turno. siamo a sto punto qua ancora, caro giornalista, se ne faccia una ragione.

  15. Paola, non Paolo, Zinn. Cambiare sesso è una delle poche cose che mi manca di fare. Con le scuse a Loredana per questo inciso.

  16. Chiedo scusa anch’io alla Lipperini (capisco se il mio commento verrà cancellato) , sono una lettrice assidua che commenta con parsimonia, ma lo devo dire: non se ne può più di queste lagne di commenti, di questi passivo-aggressivi che impediscono il normale svolgersi della conversazione!

  17. “l’ora del cretino che può capitare a tutti”?!?
    incredibile commentare così un’accusa di tentato stupro!
    Cioè prima si diceva, non si può commentare perchè magari SK è innocente. Feltri fa un bel passo avanti: al di là dell’innocenza o colpevolezza di SK, sminuisce esplicitamente il reato, mettendo lo stupro (eventuale) che so sul piano di una scoreggia – ti può scappare, l’omo è omo si sa…

  18. Mi permetto di aggiungere che il tema viene considerato marginale perché altrimenti dimostrerebbe il pessimo livello del “maschio” italiano e il livello di tolleranza che molti hanno (uomini e anche donne, purtroppo) per quei comportamenti e per certo sessismo più o meno violento.

  19. Per “sessismo più o meno violento” intendo sia quello che sfocia appunto nella violenza fisica sia quello “da bar”, tollerato appunto da tanti ma non meno pericoloso.

  20. È possibile che non si sia acceso un dibattito sulla violenza alle donne perchè non c’era interesse a usarlo come arma politica? Mi sembra che ormai sui media tradizionali si parli solo per alimentare o sgonfiare le polemiche politiche dei “grandi” leader. Tutto ciò che non è all’ordine del giorno dei partiti o dei capi non serve e nessuno ne parla. Dove sono i giornalisti professionisti, perché non fanno un richiamo all’ordine per tentare di scardinare l’asse politici-editori-direttori? Noi abbiamo la rete e i blog ma il settanta per cento del paese no, e viene lobotomizzata a botte di operette politiche e melodrammi di cronaca nera… D.

  21. A proposito del Corriere e della scelta degli argomenti di cui “è meglio non parlarne”:
    “Lei è la ragazza del dopo mezzanotte, grassottella, collo taurino, braccia da camallo, quella con cui non ti faresti mai vedere in pizzeria ma che dopo la terza birra a ora tarda non ti dispiace più come prima”.
    http://www.corriere.it/cronache/11_maggio_28/gli-sms-i-flirt-e-le-grinfie-della-madre-sabrina-ha-ucciso-sarah-per-gelosia-goffredo-buccini_0813ff16-88f5-11e0-9363-be870bec5f6b.shtml

  22. @chiara: non credo di avere capito il collegamento tra l’omicidio di Sarah e il sessismo. Sta nella descrizione del giornalista? E’ cruda e spietata ma non sessista, mi sembra, subito dopo aggiunge:
    Lui cammina sul filo dell’amicizia ambigua, fanfarone come siamo noi maschi. Neanche con lui ci va leggero, nell’articolo. Vanitoso, fanfarone, offensivo, gioca con una ragazza fragile che lo venera, facendole del male.
    Vorrei solo sottolineare anche queste parole, di Sabrina:
    «Scapperei ma non voglio lasciare mio padre nelle grinfie di mia madre. Piange di notte». «Ieri x salvare mio padre mi sono beccata 2 piatti addosso…». «…il mio incubo è diventare come lei».
    Un omicidio maturato in un mondo tutto femminile – sembrerebbe, dagli elementi e dai riscontri raccolti fino ad oggi. In questo senso, questa specifica vicenda sembra prestarsi poco al discorso sul sessismo e l’oppressione delel donne in Italia.

  23. @diana Riflettevo sul fatto che mentre di un fatto che è sotto gli occhi di tutti non si poteva parlare, il Corriere ha ritenuto di poter pubblicare un giudizio del genere su una ragazza accusata di omicidio.
    A parte il fatto che dire che Sabrina non è attraente (secondo chi poi?) non aggiunge niente all’informazione sulla vicenda, se il giornalista voleva inserire questo elemento per spiegare meglio il quadro poteva farlo con altre parole. Mi è sembrato uno specchietto per allodole.
    Il ragazzo di Sabrina è stato criticato per come si comporta, non perché è grasso o magro. Perfino di Sara ha detto che è “flessuosa”.

  24. @chiara – se il movente ipotizzato è la gelosia, l’avvenenza c’entra, forse. D’altra parte, raccontare lo scenario in cui matura un delitto passionale depurandolo da qualsiasi riferimento al genere, al fisico, all’avvenenza eccetera mi sembra difficile.
    Capisco il tuo discorso, ma continuo a trovare l’esempio poco calzante. Parliamo di una madre che avrebbe assistito la figlia mentre uccideva la cugina, e di un uomo che – per paura – se ne sarebbe addossato la colpa. E di un articolo che deve in qualche modo ricostruire il quadro.

  25. Di Avetrana non me ne può fregar de meno, ma leggendo l’articolo qui linkato, mi pare ovvio perché qualcuno si indigna. Il sessismo è evidente in formulazioni come “la ragazza con cui ti vergogneresti a farti vedere in pizzeria” (perché ha le braccia da camallo e altri attributi tipici della “cozza”): commenti adatti a uno spogliatoio di 15enni con gli ormoni in libera uscita, ma decisamente non necessari a ricostruire la scena del delitto o la sua dimensione patologica. Si può dire che la gelosia è motivata dall’avvenenza fisica anche senza indugiare in quell’inventario di luoghi comuni e gomitate da bar. E se queste cose passano inosservate nella cronaca di un quotidiano autorevole come il Corriere, vuol dire che tali attributi “modellano” il modo in cui percepiamo il nostro quotidiano, e che certe percezioni sono slittate dal bar alla carta stampata, all’ufficio, alla conversazione tra colleghi.
    Purtroppo, mentre è lampante che esibire l’anatomia femminile per vendere una saponetta è volgare sessismo, la fenomenologia della “cozza” non subisce lo stesso stigma e, anzi, molti la trovano una cosa normale e persino simpatica. Non lo è MAI, invece, al contrario è una che dovrebbe indignarci anche quando non è Mr B. a farlo.
    In questo contesto, tuttavia, un dato dà speranza: il fatto che tanti lettori e lettrici si siano indignati e abbiano criticato questo maschilismo in numerosi commenti sul sito del Corriere. Forse le cose stanno cambiando….

  26. Credo che la “fenomenologia della cozza” abbia un corrispettivo maschile: quello più o meno proposto tutte le domeniche da Litizzetto (le sue battute sul pisello piccolo, sull’incapacità, sulla scarsa avvenenza di Fazio rispetto a bei maschioni ospiti), che a sua volta ripropone cose sentite da altre donne, nei bar o altrove.
    Leggendo l’articolo, avevo l’impressione che il cronista non stesse dando un suo giudizio ( per es. quando scrive “la ragazza con cui ti vergogneresti a farti vedere in pizzeria”) ma raccontando uno scenario (di persone che le pensano, magari anche lui le pensa, ma non l’ho dato per scontato). Non mi sembrava il suo giudizio su Sabrina.
    Forse sono semplicemente poco sensibile a certi aspetti della comunicazione, pur essendo donna. Mi dispiace. Non so perché, lo prendo semplicemente come un fatto, su cui rifletto.

  27. Diana il problema non è che non si possa dire in assoluto: quella è cozza. Non sarà carino ma come dici tu è il compagno di quello è un cesso. Il problema è la circostanza abbacinante per cui secondo un giornalista una ragazza ne ammazza un’altra perchè è caruccia. Se i cugini fossero stati maschi – si sarebbe detto un simile insulto alla dignità delle persone? della vita e della morte? Si sarebbe dato all’aspetto fisico questa importanza? Si sarebbe indugiato nel disprezzo di quell’aspetto fisico? E’ la sede opportuna l’analisi di un omicidio per parlare in quei termini? – Quella cosa della pizzeria… è comicità povera alla tivvù ma sul Corriere, a proposito di morte fa un po’ schifo. E cosa induce quei termini se non un’arroganza classista e sessista? Non ci leggi proprio una mancanza di rispetto per la cittadina, per le ragazze? A me sembra invece davvero lampante.

  28. Zaub, capisco. A me non sembra che il cronista abbia scritto che una ragazza ne ammazza un’altra perché è caruccia: nella narrativa del cronista ho letto altro o anche (molto) altro. Ma, ripeto, può essere un mio problema. A me, per esempio, è sembrato lampante l’effetto un po’ fra il grottesco e paradossale di leggere una storia di feroce violenza fra donne e indignarsi per il maschilismo del cronista. Un po’ come la storia della pagliuzza e della trave.

  29. Dipende dagli occhi di chi guarda, cara Diana. Se ci si ostina a negare che esista una questione femminile e a sostenere che chi se ne occupa è privo di senso dell’umorismo, si vede questo e altro.
    Personalmente, trovo pessima la frase, e inutile ai fini dell’informazione: soprattutto perchè si sta parlando di una vicenda tuttora non chiarita.

  30. Naturalmente, io potrei sostenere che anche se si vede una questione femminile dappertutto, si legge questo e altro. Ma concordo che molto sta negli occhi di chi guarda, come ho ammesso, ammettendo anche di potermi sbagliare.

  31. Se un sito, un libro una trasmissione si occupa di pagliuzzismo Diana, è dovere scientifico rintracciarlo anche addosso alle travi. Io trovo pretestuale questo tipo di critiche, e le trovo insomma poco sostenibili. In una rivista di architettura poco importa se i fascisti so stati brutti e cattivi, quando analizza la valenza estetica di un certo palazzo. Faresti questa critica a una rivista di architettura? Mica lo so. Lo si fa, perchè la prospettiva di genere è considerata debole e poco degna.

  32. A mio parere, l’articolo del Corriere non è sessista. Ma descrive (non so se correttamente) un ambiente sociale sessiasta dove, secondo la ricostruzione del Gip:
    1) Due donne, Sabrina e sua madre Cosima, vedono il successo sentimentale come unica forma di realizzazione personale
    2) L’avvenenza fisica, secondo i canoni banali della pubblicità e della televisione, è il principale, se non l’unico, motivo di successo sentimentale
    3) L’avere accanto una donna bella è per un uomo, Ivano, motivo di orgoglio e prestigio, mentre l’uscire con una “cozza” è un ripiego di necessità, in mancanza di meglio, ma deve rimanere nascosto e mascherato da “amicizia” agli occhi del paese.
    4)Sarah la “bella”, secondo i canoni televisivi, è vista dalle “brutte” come una minaccia terribile da eliminare, per garantirsi o, nel caso di Cosima, garantire alla figlia, la realizzazione personale.
    Come ho già detto, non so se la ricostruzione del Gip, che parla di un delitto motivato dall’invidia e dalla gelosia sia esatta.
    Ma la mentalità descritta corrisponde abbastanza ai canoni della società italiana tradizionale, dove “trovare il principe azzurro” era l’obiettivo principale per le donne, con l’aggiunta dei peggiori stereotipi televisivi, secondo cui, per trovarlo, è indispensabile essere “bella”.
    Il fatto che queste idee demenziali siano ancora diffuse, al punto che un magistrato e un giornalista del Corriere, pur non condividendole, le ritengono un movente verosimile per un delitto, a mio parere c’entra parecchio con la questione femminile.

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