LIALITA'

Alberto Arbasino, in primavera, si risveglia. Dal quotidiano di oggi (titolo, Arrivano le Liale del Duemila).

Chissà se è una botta di pubertà o di senilità, tutto un attuale rifarsi alle discussioni letterarie di circa quarantatre anni or sono. Ma forse non sono cambiati soprattutto i principii, oltre che le conclusioni.
Non solo nella fase strutturalistica, infatti, si discorreva sulla manifattura dei romanzi: incominciarli dall’inizio o dalla fine, o magari a metà. Su una trama già tracciata, come il disegno sotto la pittura? (Ci si insegnava che il progetto di Proust era addirittura architettonico: la Recherche come una cattedrale). O partendo da un´immagine, una macchia di colore? (Julien Green diceva: «Parto sempre da un flash improvviso, per esempio esce da una porta un giovane coi capelli rossi, chi sarà? e dove andrà nella prossima pagina?»).
Anche paragoni musicali, però. In fondo, Brahms e Schumann e Mendelssohn (oltre che un´infinità di musica da camera) hanno composto solo quattro sinfonie, ma ciascuna con una propria identità e fisionomia. Non come decine di romanzi in serie, più o meno intercambiabili e sostituibili, anche a pezzi.
Forse i «tira-e-molla» si ripetono. Infatti, un assetto tradizionale con suo "capo" e poi la sua "coda" era più o meno gradito agli utenti che preferivano la Traviata e la Bohème a Berio o Boulez. E dunque: «ma allora non siete moderni», «ma questa è un´altra cosa», «ma certo che A non sempre è uguale a B». E tuttora, nei negozi di cd e dvd, composizioni di Schönberg che hanno cent´anni si trovano nel reparto «Contemporanea».
E allora, le Avanguardie? E gli sperimentalismi? E il Nostro Tempo? E se anche nella letteratura una strutturazione "diversa" dei frammenti mobili finisse per costituire un "sistema"?
E circa i contenuti, quante saranno mai «le Liale del Duemila», coi loro dialoghini e gestini bene ordinati nelle situazioncine confezionate in serie per le «signore mie» che già a tredici anni ripetono «alla nostra portata», come le nonne?

6 pensieri su “LIALITA'

  1. Ciò che è stato illuminante penso che rimarrà intramontabile.
    Siamo tutti un po’ smarriti nella ricerca di qualcosa che rappresenti noi e il nostro sociale e alcune volte si finisce con l’imitare o con il cercare di colpire con cose eccentriche senza riuscire a
    esprimere in profondità ciò che è e sarà di “noi”.
    Ma la mia è solo una considerazione da ventinovenne che ha ancora da imparare molte cose.

  2. non se ne può davvero più delle “signore mie” di Arbasino e del suo snobismo… E non aggiungo altro solo per rispetto all’età.

  3. Sinceramente, non conosco Arbasino e non so cosa rappresenti per la letteratura e la storia del nostro paese. So solo questo: alcuni libri mi piacciono, altri no. Quelli che mi piacciono hanno alla base un duro lavoro? Non lo so…
    Ah, so anche quest’altro: sono vent’anni che ho in testa l’idea di scrivere un libro, ma non l’ho mai fatto. L’idea che ci sia uno spazio in rete per scrivere e dialogare mi affascina e mi appaga. Anch’io ho molto da imparare…

  4. ri-leggevo thomas mann, stasera.
    Gli uomini non sanno perché largiscono la gloria a un’opera d’arte (…) ma il vero motivo del consenso è qualcosa di imponderabile: è simpatia.
    (Liala per esempio a D’Annunzio stava simpatica)

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