Ricevo stamattina questa e-mail:
Venerdì 4 febbraio a Roma – ore 18, Libreria Odradek (via dei Banchi vecchi, 57) – sarà presentato da Masolino D’Amico il nuovo giallo di Mino Bellei, Delitto alle tre madonne (Robin BdV), presente l’autore e molti amici. Fotografi cinefili e ‘caste dive’, intrecciano i loro destini in una Roma sospesa tra sogno e realtà. Uno studio irriverente e scanzonato sulla perfidia e sulla cattiveria umana. Per la promozione, l’autore si è già impegnato personalmente in una distribuzione porta a porta: “Telefonatemi e il libro sarà vostro.” – dichiara Bellei – “Per chi lo desidera, sarà autografato o con dedica. Se poi farà piacere, lo consegnerò io stesso!”.
Fermi. Prima che si scatenino commenti del genere dopo Sergio Endrigo, Mino Bellei e poi chissà chi altro, premetto che non ho letto il libro, non ho letto nulla dell’autore e di lui so soltanto che fin qui era noto come attore. Ad incuriosirmi è la promozione “porta a porta” lanciata dallo stesso ufficio stampa come notizia innovativa. Ricordo che esattamente due anni fa ho ricevuto un’altra mail, questa volta di Luca Sossella, dove si annunciava il libro System error, sottotitolo La battaglia della mente da Majakovskij ad Adbusters, intervento di Kalle Lasn, curatori Franco Berardi Bifo, Lorenza Pignatti, Marco Magagnoli. Quel libro, avvertiva il comunicato, non sarebbe apparso in libreria, essendo rivolto “ai consumatori consapevoli e ai comunicatori responsabili”, e si poteva ottenere solo ordinandolo direttamente all’editore. Per la cronaca, quel libro venne poi pubblicato da Feltrinelli (se n’è anche parlato, nei commenti più sotto).
Cosa voglio dire con questo? Che le strade alternative alla distribuzione in libreria sono destinate al fallimento? Neanche per sogno. Che effettivamente il cerchio si stringe attorno alla voci libere (e quali sono le voci libere, come si fa a dichiarare libera, o pura, una voce piuttosto che un’altra? Bellei è una voce libera? Lo è Valchiria? E’ libero soltanto chi viene pubblicato da un piccolo editore o non viene pubblicato affatto?)? Nemmeno. Non avendo in tasca la soluzione perfetta, e ritenendo anzi che le soluzioni sono sicuramente tutte imperfette, mi limito a segnalare la vicenda. Aggiungendo anche che best off, che è in corso di lettura, pesca per la sua antologia letteraria anche dalla rete, e non soltanto dalla carta.
A proposito di rete e di riviste: ne è nata una scritta da blogger, si chiama Sacripante, è qui.
Credo che il punto in questione sia questa risposta di Pascale:
” In generale, nelle riviste on line manca un direttore. C’è una falsa aria di democrazia. A volte va bene altre volte no. Ci sono commentatori (i famosi post) che si permettono inutili sfottò, oppure parlano come se se fossero al circolo ricreativo. Sono sempre in rete, pronti a leggere e commentare un pezzo. La letteratura ovviamente è il contrario dell’on line, è lenta. Detto questo (scusate è una mia fissazione), producono cose belle, ma non riusciranno a dialogare né tra loro né con la carta stampata. È un peccato”.
Come e dove e perché e quale e quando pescare dalla rete e nella rete. Si comincia col dirsi liberi solo per essere – o farsi fare – prigionieri consapevoli della libertà. Spartacus non ci ha proprio insegnato nulla?
Torno ad ascoltare il Best of Frank Zappa: strictly commercial.
Bene, è tutto: credo d’aver esaurito quanto avevo da dire in proposito.
Saludos
Iannox
Su Best off – che anche io sto leggendo in questi giorni – non ho (ancora) nulla da dire (anche se i forum del Maltese e di Fernandel ancora sfrigolano a causa di questa raccolta).
Io avrei una cosa da dire – ma mi sa che non la dico – su questa
http://www.minimumfax.com/newsletter.asp?newsletterID=37&nl=2
intervista di Nicola Lagioia a Antonio Pascale, curatore del volume. Anzi, una cosa la dico: che sono saltato sulla sedia quando ho letto le parole di Pascale sulla “falsa aria di democrazia” che contraddistingue le riviste web di letteratura e sulla incapacità che queste stesse riviste hanno di comunicare con la carta stampata e con le altre riviste e siti web.
Scrivere sulla rete non rende automaticamente liberi nè migliori di altri e Valchiria lo ha dimostrato ampiamente. mi pare invece preoccupante che si propagandi come alternativo il libro di bellei. se poi il metodo prende piede e mi bussa alla porta genna con il suo costantino?
rettifica di senso (magari non richiesta): non ho NULLA da dire sull’intervista di Lagioia: sono le risposte che mi lasciano un po’ così.
Macchè Freud e Freud! Miopia al massimo grado, si chiama…Memo: dire a Pascale che la vera differenza fra rete e letteratura è che difficilmente uno si stampa e rilegge quel che posta, per togliere eventuali refusi.
corretto, o lettori dalle impeccabili diottrie 🙂
La democrazia è vera solo quando sintomo di tirannia, è questo che ci viene suggerito? Io temo di sì. Questo si vede, questo si legge.
Flies all green ‘n buzzin’ in his dungeon of despair
Who are all those people that he’s locked away up there
Are they crazy?,
Are they sainted?
Are they zeros someone painted?,
It has never been explained since at first it was created
But a dungeon like a sin
Requires naught but lockin’ in
Of everything that’s ever been
Look at hers
Look at him
That’s what’s the deal we’re dealing in
FZ, The Torture Never Stops
Non convince, non convince tutta l’intervista: si capisce che non convince.
Iannox
…guarda che scherzavo. Il refuso era di quelli belli, che capitano poche volte.
@ PASSANTE
“La letteratura ovviamente è il contrario dell’on line, è lenta.” Io sai come lo chiamo una barbarie simile? VOGLIA DI MONOPOLIO LETTERARIO E NARRATIVO E DIVULGATIVO.
Non c’è altro da dire.
à la prochain
Iannox
D’accordo con lungolinea. Non mi pare che poi tutto questo “potere” porti chissà dove. E se è vero che sono “conventicole” che ognuno ci porti chi gli pare. Perchè vogliamo sempre essere accettati da tutti? Sarà una caratteristica propria dell’essere umano o è tipica dell'”essere umano scrivente”?
A questo punto, cara Loredana – sarà deformazione professionale? – come prima cosa mi viene da dire di correggere quel refuso. Quell’ “orinandolo” invece di ordinandolo, che vorrà significare, stanchezza, eccessiva presenza delle figure maschili, in questo contesto?
invece pascale ha il coraggio di dire quel che molti pensano.
bene, pascale dice quello che molti pensano.cosa significa?che chi ha mezzi economici o padrini è, chi non ha nè gli uni nè gli altri rode, caro iannox.
dunque: da un buco nero fofi, da un altro siciliano, da un altro ancora pedullà e figli;chiocciano risucchiando i pulcini. e fanno antologie “protette”!perchè lamentarsi?si lavori piuttosto visto che così stanno le cose
Scusa Lippa, lo so, non c’entra nulla, ma mi ha fatto molto ridere quello che scrivi. Cioè che il libro si poteva ottenere “solo orinandolo direttamente all’editore”.
Orinandolo? Cosa direbbe Freud? 😉
Solo una precisazione. Fernandel ha già realizzato un volume sulle riviste letterarie nel 1999. Si intitolava “RIVISTE ANNI ’90”
di Piersandro Pallavicini. Un lavoro splendido di schedatura delle riviste letterarie con corposa antologia. E anche molto godibile, perché Pallavicini scrive bene. Un “servizio” al lettore insomma, che non comprendeva ossequi a personaggi potenti con inclusioni ingiustificate (ed esclusioni altrettanto ingiustificate): un libro il cui titolo promette quello che in realtà offre.
Come canta Bob Dylan, i tempi cambiano il mondo va un po’ sghembo, e anche Minimum Fax si adegua. Fernandel ostinatamente non si adegua (come non si adeguava Dylan): tra poco uscirà una nuova cazzuta antologia, ma i particolari ancora non si svelano.
Questa è la scheda del libro Riviste anni ’90
“Il libro
Negli ultimi anni è emerso e cresciuto il fenomeno letterario delle “Riviste anni ’90”, testate realizzate con pochi mezzi e tanta buona volontà, ma subito abitate dall’ambizione di diventare autentici prodotti da libreria. Riviste prodotte da redazioni disponibili a leggere, discutere e pubblicare i materiali proposti da un’orda sempre più consistente di “aspiranti esordienti”.
In questo libro, scritto da “dentro”, cioè da un autore che dalle riviste arriva, c’è un’analisi e una cronaca di questo fenomeno generazionale. Un parco-riviste che, lontano dalla ribalta dei media, ha saputo portare alla pubblicazione alcuni dei migliori scrittori della più recente narrativa italiana. In più, interviste alle redazioni delle maggiori testate, schede ragionate con indirizzi e contatti e un’antologia-campione dei racconti, scelti senza interferenze dalle redazioni delle riviste chiamate a collaborare. Il libro contiene un’appendice finale con racconti di Aloia, Bezzato, Forni, Lubrano, Marzaduri, Pace, Rossetti, Silvestro, Vichi.
Come inizia:
Se si guarda indietro, alla manciata d’anni che traghettarono i rutilanti eighties nei dubbiosi e confusi novanta, e si ferma lo sguardo sulla narrativa italiana, ci si accorge che qualcosa è successo, e che questo qualcosa ha a che fare con Pier Vittorio Tondelli. Dopo un decennio, i settanta, di tanta “politica totale”, di tanta poesia noiosa e tristemente “impegnata” e di poca, (spesso brutta) narrativa, è stato proprio lo scrittore emiliano a mostrare, in anni comunque ancora dominati da un’idea alta della letteratura e della figura dello scrittore, come nei libri potesse invece entrare lo spirito di chi era allora ragazzo, le sue storie e, più ancora, i suoi “materiali formativi”. I suoi cult e must, insomma, i suoi oggetti di desiderio e di divertimento. È stato lui a farlo nei suoi romanzi, e, ancor di più, lui a testimoniare la buona riuscita, l’appetibilità della miscela alto-basso, occidentale-orientale, ipermoderno-retrò, selvaggio-blasé che è stata una delle cifre essenziali per tutta la nuova arte (in ogni sua forma) degli ottanta. E lo ha fatto scendendo in campi mai prima battuti da uno scrittore, spendendo il proprio nome non solo con articoli “di costume” per riviste comunque paludate, ma anche con interventi non certo episodici su riviste di pura cultura bassa, di pura frequentazione neogiovanile: su “Rockstar” insomma, e su “Linus”, e “Frigidaire”.
Non basta: con il progetto Under 25, curato per la casa editrice Transeuropa, è riuscito ad aprire spazi (o almeno pertugi!) attraverso i quali è stato possibile fare il proprio ingresso nel fortino dell’editoria per qualche decina di giovani wannabe della narrativa italiana. Ragazzi instradati certamente, quasi tutti, al racconto minimo e personale, al citazionismo rock e al dispiegamento sulla pagina delle loro sofferenze personali e provinciali, proprio dall’imitazione dell’esempio tondelliano e da quello – che non a caso Tondelli ha promosso sulle pagine delle riviste a quei giovani care – di certi nuovi americani.
E poi, mentre i novanta che oggi conosciamo stavano per cominciare, è stato proprio grazie a questa apertura di sentieri “alternativi” che è arrivata la prima bomba della narrativa giovanile o “rock”, e cioè il grande successo di Silvia Ballestra e del suo Compleanno dell’iguana .
Ma l’uomo che ha dato il via a tutto questo, l’uomo che su Rockstar teneva una rubrica su libri e scrittori, e che ha rischiato di doverne tenere un’altra a consolazione di giovani cuori infranti , il maestro insomma, forse il padre per decine di nuovi scrittori, il 16 dicembre 1991 ha lasciato tutti soli, tutti senza la sua formidabile, insostituibile guida…”
@ LUNGOLINEA
Rispondo ora, dopodiché chiudo in quanto ho altro a cui guardare.
Nulla mi rode: fosse una “antologia”, passerebbe pure, perché rappresenterebbe un tentativo di monopolio e rimarrebbe isolato come tale in sé stesso, senza via di fuga. Il problema è un altro: le antologie così, che sono tante, e che tutte sembrano esser state compilate coi chiovi della Libertà; chiovi raccolti dal Golgota, io mi chiedo. Ma è sterile domandarselo come è sterile perdersi dietro a simili antologie. Allora, l’ho chiesto all’inizio, e non per mero gusto di provocare:
chi?
dove?
come?
quando?
perché?
pescare dalla rete nella rete?
Senza risposte chiare e precise come una TAC a queste domande, spiacente, ma per me il resto, tutto il resto, pure il mio, solo PAROLE DENTRO ALLE PAROLE. E ne ho già fatte troppe, e me ne vergogno pure. Io amo le TAC, perché la prevenzione è meglio del male da curare.
Saluti
Iannox
La Lipperini, che succede? Genna scrive su Costantino e tu ti riduci a scrivere sulle riviste di blogger? questo è il senso ultimo dei bassifondi?
sono brutalmente off topic, ma comunque.
inzialmente ero onorato di sedere sul medesimo tuo scaffale in scripante!, adesso ho notato – summo cum gaudio – che siamo anche stati presi come bersagli principali per attaccare in toto la rivista.
per quanto mi riguarda la cosa mi onora. Insomma devi abituarti a condividere con me il peso delle critiche e degli attacchi.
saluti
d.
Caro passante ferroviario,
toccare il fondo è cosa da mano morta, e non si fa. Te l’ha mai detto nessuno?
(più che passante, sembreresti piuttosto stanziale, da queste parti, ma tant’è)
Effe, e a te ha mai detto nessuno che la vera differenza fra letteratura su carta e tentativi letterari sul web sta che nel primo caso un filtro c’è e nel secondo no? mi ripeto, antonio pascale ha ragione.
passante sospettoso: ma certo, il prossimo passo verso l’abiezione potrebbe essere la stesura di un romanzo (ma non lo farò, tranquillo).
DIce bene il passante.
Grazie a dio (o a chi per esso, in questi tempi di flessibilità e lavoro interinale) in rete il Guardiano della Soglia è il lettore – l’unico davvero titolato al ruolo.
Amen
Collega stanziale, Pascale chi? Guglielmo e Uolfang Amedeo io soli cognosco e m’abbastano, c’abbastano. C’abbastano. Napoli-Stoccarda 1-1, Gaudino Maurizio (Pascale chi?).
http://sifossifoco.splinder.com/post/3962502
Sul Diario in rete di Mozzi ci sono due bellissime risposte alla domanda di Genna (sul blog di Genna c’è la domanda). Mozzi veramente lascia senza fiato.
Poi vorrei chiedere: a nessuno pare che il Costantino di Genna e Monina (Monina lo dico controvoglia perché mi sta ormai sul cazzo come Bui lo spaccone) sia una cosa nuova e interessante? Oggi leggendo l’incipit (su i miserabili) pensavo che è bello che quella scrittura penetri il pubblico di un ipermercato. Che arrivi insomma non solo a chi non legge una mazza tutto l’anno, ma anche a chi non si aspetterebbe di trovare scrittura di qualità tra stereo telefonini saldi ecc ecc. Certo, questo non vuol dire che tutti i libri possono essere così, ma che si affacci anche questo tipo di libro (sbaglio? lo tratto come un “genere” senza averlo letto: ma io non ho niente contro i generi, ho solo qualcosa contro gli imbecilli) per me, ora, è una buona cosa.
Letto l’incipit di Costantino: alla fine dell’incipit mi son chiesto, “E’ un Harmony?” La risposta è stata: “Sì, ma peggio d’un Harmony.” Ad ogni modo solo l’incipit ho letto e non m’ha invogliato affatto: credo che per un po’ eviterò il supermercato, ed invece andrò in qualche isolato discount di periferia o al mercato insieme alle massaie, che poi, a dirla tutta, ce ne sono di carine “assaie”; e chi può dire che non incontri pure quelle che ci vanno dalla De Filippi! Magari incontro pure un nuovo Costantino così, per caso, tra una banana e un’altra e un’altra e un’altra. Magari pure la scimmietta della Ventura o una più rosolata “Mi daresti un aiutino!” Ma “Col cavolo”, mi sa che la Litizzetto è meglio del Costantino. Almeno dovrebbe far ridere, “Col cavolo”. Sapete che vi dico: torno a rileggere “La Romana” di Moravia e tagliamo la testa a Costantino, e non se parli più se non al supermercato o dove volete, tanto son tutti luoghi oscuri che per un po’, almeno, non frequenterò.
Buona sia la Notte
Iannox
Iannox e Andrea: io l’ho letto tutto, il Costantino, e secondo me è un libro importante e per molti motivi, non necessariamente connessi agli ipermercati e neppure ai generi.
Una parolina al passante (uno dei passanti, mi par di capire): sì, ho letto Sifossifoco, ma dove sta la novità? Il buon toscano mi dedica sberleffi a giorni alterni, è lusinghiero un Cecco Angiolieri ad personam.
Che uno pensi di scrivere un libro cavallo di Troia per conquistare gli ipermercati mi piace da matti. Io ci vado negli iper perché i prezzi sono per forza più bassi. Sono ambienti scoraggianti, mi muovo in fretta trovo e compro. Ecco se ci fosse qualcuno che legge l’harmony deragliato di Genna e M M M azz non riesco a scriverlo… vabe’, che devo dire: sarei felice!
Un libro happening, un living theater libro, un libro che ti viene miracolosamente incontro come un dio vestito alla Bacchus.
E però Loredana non fare proprio tu la snob criticando il mio entusiasmo perché “basso”, eh.
Ciao ragazzi, scusate ma mi accorgo solo ora degli sviluppi di questa discussione. Sono Nicola Lagioia, l’autore dell’intervista incriminata.
Allora, giusto e sacrosanto esprimere la propria opinione e criticare i punti di vista altrui. Però ‘sta cosa delle conventicole oltre a essere paranoide è pure scorretta.
L’idea di “B. Off” è venuta a me e Cassini con il proposito (come si legge nella prefazione) di cambiare curatore anno per anno se il primo numero dovesse andare in maniera decente.
Di volta in volta, il curatore decide tutto. E questo per non cantarcela e suonarcela in casa editrice e avere anno dopo anno un punto di vista differente. Più democratico di così…
Ciao Loredana, ci si vede domani