LO SCIOPERO DEI LIBRAI FELTRINELLI

Feltrinelli celebra i suoi 70 anni con ristampe e festeggiamenti. Intanto, però, i  1200 librai Feltrinelli scioperano, oggi, per otto ore: le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs ricordano di aver incontrato la direzione della catena di librerie lo scorso 28 febbraio, per discutere del rinnovo del contratto integrativo aziendale senza che il confronto abbia portato a nulla. L’azienda, dicono, dimostra chiusura rispetto alle richieste: l’aumento del ticket-buono pasto, per esempio. Ma non è solo questo.
Alcune testimonianze.

“«Sono loro il valore aggiunto delle librerie, grazie alla loro competenza e alla loro professionalità di librai», sottolinea ai nostri microfoni Mariano Vendola della Filcams-Cgil.  Le rivendicazioni di lavoratrici e lavoratori sono essenzialmente due. Da un lato l’aumento di 1,50 euro dei buoni pasto che l’azienda vorrebbe dilazionare nel tempo. «Non stiamo parlando di milioni di euro – sottolinea il sindacalista – L’adeguamento servirebbe anche a fronteggiare il costante aumento del costo della vita».
Dall’altra, la questione del premio di risultato, che per i sindacati ha criteri poco chiari ed è ritenuto non adeguato rispetto all’impegno quotidiano richiesto a librai e libraie.
Vendola sottolinea che negli ultimi anni i dipendenti della Feltrinelli hanno affrontato situazioni difficili, tra cui periodi di solidarietà, cassa integrazione, chiusure di punti vendita e trasferimenti forzati. Nonostante ciò, hanno continuato a garantire il funzionamento delle librerie con spirito di sacrificio e dedizione, contribuendo a mantenere viva l’identità storica dell’azienda. Ora, però, chiedono che tale impegno venga riconosciuto con un accordo equo.
E poiché nel 2025 Feltrinelli celebra il suo 70° anniversario, non è possibile festeggiare la storia della casa editrice ignorando le istanze di chi, giorno dopo giorno, ne garantisce il funzionamento”.

Su Radio Onda d’Urto trovate invece le testimonianze dei lavoratori.
Chi lavora nell’editoria, specie se piccolo editore, sa quanto sia difficile essere visibile in una Feltrinelli, e non certo per colpa di chi ci lavora. Chi lavora nell’editoria, chiunque sia, sa che occuparsi dei propri colleghi è la prima cosa da fare, che si sia editor, scrittori o scrittrici, editori o editrici. Senza i librai non si arriva a chi legge. Lavoro culturale significa esattamente questo: occuparsi di ogni anello della catena, e non soltanto degli affaracci propri.
Se ci sono testimonianze, le ospito volentieri. Solidarietà, intanto.

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