L'ORDINE DEL DISCORSO

Ho esitato un po’ prima di scrivere questo post. Motivo A: non volevo e non voglio aprire una nuova polemica con Nazione Indiana , stavolta versione 2.0, soprattutto nel momento in cui il blog sta fortunatamente rinascendo a nuova vita (e nello stesso giorno in cui il Corriere della Sera glorifica la versione 1.0). Motivo B: l’argomento di cui tratta dovrebbe essere ormai stato sviscerato fino alla nausea. Perché riguarda, se non una filosofia, un modo di concepire il web, o meglio ancora quella sua parte (la blogosfera o come volete chiamarla) di cui ci serviamo per comunicare e discutere, anche in questo momento.
Però questo post di Franz Krauspenhaar mi pare esiga qualche riflessione. Dunque, vinco i dubbi.
Passo indietro. Tutto nasce da un altro post, di Ivan questa volta, e di tutt’altro genere: post squisitamente letterario dove appaiono però commenti volgarotti che giocano sull’altro nome dell’antica Ilio. Ora, dal momento che in precedenza alcuni commenti (se non erro degli ineffabili sardi VMO ) erano stati cassati mentre le allegorie troiane restavano leggibilissime, mi sono permessa di intervenire sottolineando la disparità di trattamento e sostenendo comunque la non-moderazione dei commenti. Di qui, lunga discussione sul valore o disvalore degli interventi fuori tema e poi, appunto, il post di Franz. Posto che a casa sua ognuno fa evidentemente quel che vuole, ed è liberissimo di filtrare, moderare e cancellare chi gli pare, c’è però un punto che mi dà da pensare. Questo:

“La comunicazione che si ha nello spazio dei commenti non deve ridursi infatti a chiacchiera insulsa o a occasione per insultare impunemente un cosiddetto avversario soltanto perché si ha a disposizione un nickname, vale a dire, in questo caso, un nome di copertura dell’identità. Il web è ancora giovane, ma è venuta l’ora, io penso, di farlo crescere velocemente anche grazie a queste nostre iniziative. Non possiamo infatti chiedere alle chatline di diventare adulte: il web è un contenitore senza fine né inizio, ricettacolo di impunità, di pornografia, a volte di violenza e di truffe, spesso di vuote chiacchiere. Ma è anche sapere, occasione di scambio, strumento di civiltà e di conoscenza. Sta soprattutto a noi, ai cosiddetti intellettuali, dare il buon esempio, per fare del web un’arma pacifica, di tolleranza, di apertura verso l’esterno, sempre di più. Jan ci è utile anche per questo: perché si possono dare molti buoni esempi, ma è indubbio che è facilissimo che una discussione – spesso portata avanti da persone che non si conoscono – possa degenerare in rissa verbalizzata”.

Sul ruolo educativo degli intellettuali, e quanto il medesimo, ammesso che regga fuori, sia fievolissimo in Rete, ha ottimamente risposto b.georg nei commenti allo stesso post. Aggiungo due sensazioni: primo, se i cosiddetti intellettuali arrivano in rete pensandosi portatori di un sapere che alla rete stessa è esterno, preesistente, e utilizza altri canoni, partono con il piede sbagliato. Secondo, chi stabilisce cosa è vuota chiacchiera e cosa no? E, soprattutto, ammesso che un blog letterario debba avere una funzione pedagogica, si apprende e si cresce di più su una discussione che include, insieme, “vuote chiacchiere” e profonde riflessioni o su un ordinato filare di disciplinatissimi interventi?

Non ho risposte, o quanto meno non ho certezze. E dal momento che caldo e stanchezza inducono anche a soprassalti nostalgici, mi/vi regalo un vecchio intervento che Pasolini, che agli indiani vecchi e nuovi è caro, non potè fare al congresso radicale del novembre 1975. Solo le righe finali:
“Tanto più un intellettuale progressista è fanaticamente convinto delle bontà del proprio contributo alla realizzazione dei diritti civili, tanto più, in sostanza, egli accetta la funzione socialdemocratica che il potere gli impone abrogando, attraverso la realizzazione falsificata e totalizzante dei diritti civili, ogni reale alterità…Contro tutto questo voi non dovete far altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili….e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare”.

Non c’entra niente? No, forse no.

 

 

45 pensieri su “L'ORDINE DEL DISCORSO

  1. Mi sembra opportuno dividere il discorso in due parti:
    le norme di comportamento sui blog
    l’atteggiamento degli intellettuali.
    Nel primo caso, sono d’accordo con bgeorg quando scrive di autogoverno delle relazioni. Se si dialoga con i commentatori, non si verifica facilmente lo spamming.
    La questione degli intellettuali è molto più vecchia e complessa: in poche parole, penso che sia malattia tipicamente italiana che l’intellettuale pensi a se stesso come colonizzatore nei mezzi in cui arriva. Penso alla televisione prima che a Internet.
    Salvo poi arrendersi e ritirarsi sul colle, cosa che forse accadrà anche per quello che riguarda il Web.

  2. Io non credo che il senso del post sia oscuro. Semmai Loredana non ha annacquato i suoi concetti e il succo è troppo denso, come un infuso con due bustine. Bisogna fare un lavoro di diluizione. Ma come siete colti, voi specialisti. Io mi godo alla letteratua a un livello più basso, animalesco.
    Stamattina alle 4,30 mi sono svegliato, ho visto Harry Potter cui mancavano solo cento pagine. Mi è sembrato folle dormire, e non leggere. L’ho finito. Ora sono un po’ rinco, ma felice. la letteratura è un piacere, se non è un piacere, che piacere è?

  3. Possibile, Alberto: però, se il senso del post sfugge, avendo la pazienza di seguire i link dovrebbe diventare più chiaro.
    Buona digestione.

  4. Stamane ho mangiato pane e nutella e ho bevuto del the.
    Poi ho letto questo post e non ho capito a cosa si riferisce.
    Mi sa che che i bloggers sono tutti degli idioti.

  5. personalmente sono contrario alle censure, e l’ho scritto su NI. Ciò non toglie che esistono tre o quattro persone che, se commentano i miei post, non ricevono risposta. Questo è il massimo della mia “censura”.
    Va però detto che, grazie a Dio, la rete è libera e ognuno in casa sua fa le regole che meglio crede. Da un lato, quando si va in casa d’altri è bene informarsi sulle regole del posto. Dall’altro, pretendere di imporre regole a tutta la rete mi sembra fuori luogo. Ognuno (a casa sua) deve poter fare come gli pare.

  6. Dai, Lipperini, scherzavo!
    Ora dico la mia: intanto gli intellettuali non possono avere nessun ruolo educativo solo perchè sono considerati tali. Anzi, a me la parola “intellettuali” incomincia a stare proprio sul gozzo. Oggi come oggi (e probabilmente anche ieri) non c’è niente di più lontano dalla gente che un intellettuale (mi smentisco subito, ci sono anche, i politici).
    E io, di chi è lontano dalla gente e pontifica, non mi fido.
    Per anni ho sentito chiacchiere vuote di chi predicava bene e razzolava male, di chi si ergeva baluardo della sapienza alternativa e ora lavora per Forza Italia.
    Per anni ho sentito parlare di regole contrapposte alla libertà, di controllori e di chi controlla i controllori.
    Il punto è che gli intellettuali (in genere) sono rosi da una dicotomia amletica e Krauspenhaar lo dimostra nel suo post: vogliono la libertà d’espressione, ma non in casa propria.
    Bisogna che si rassegnino: la natura del web è questa. Altrimenti diventa semplicemente un club esclusivo che invece di avere una sede fisica ne ha una virtuale. Un pò come i vecchi club inglesi, tanto per capirci.

  7. Infatti, Riccardo: l’ho scritto e lo ribadisco, ognuno a casa sua fa quel che vuole.
    Per quanto mi riguarda, la discussione non verte su come Nazione Indiana usa e userà i commenti, ma sul ruolo degli intellettuali nella rete. Qui mi sento di dissentire, visto che, se non ho capito male, la discussione va oltre N.I.

  8. Niente di nuovo sotto il sole. Ho letto il Corriere della Sera, e alla fine dell’intervista Carla Benedetti dice:
    “La rete è un mezzo meraviglioso per mettersi insieme in questo generale clima di restrizione degli spazi e di monopolio della circolazione culturale. Però nella rete si trova di tutto. Molte persone si ingabbiano da sole: introiettano le logiche della restaurazione culturale, rendono debole la propria scrittura, non si prendono la responsabilità delle loro parole, mascherandosi dietro pseudonimi e nickname. Tuto il contrario della parresia. Il rischio è che si affermi un individualismo debole, contrario a un uso politico della parola”.
    In effetti, non capisco come VMO, indubbiamente divertente, possa prendersela con Krauspenhaar e idolatrare la Benedetti. Dicono tutti e due la stessa cosa.

  9. Cara Loredana, cari commentatori del blog, ribadisco il concetto: stiamo sperimentando un’opzione. E’ ovvio che a nessuno piace essere messo in “moderazione”, questo sono io il primo a dirlo. Ma, appunto, stiamo sperimentano. Proprio ieri abbiamo rimesso in circolo tutti i commenti “moderati”, in un colpo solo. Dobbiamo impratichirci con questa possibilità. Aggiungo, serenamente: anche per poterne fare eventualmente a meno, per scartarla dopo averne saggiato la consistenza, diciamo così. Esempio pratico: oggi, su quel mio post intitolato La crisi del quale parla Loredana, non c’è alcun filtro. Ho deciso di beccarmi tutto, cazzotti compresi, senza censure. Il comportamento suggerito da Riccardo Ferrazzi è probabilmente il più corretto. E’ però anche vero che (mettetevi al posto mio, se volete) è davvero seccante se qualcuno, invece che intavolare un discorso critico serio su quello che hai scritto credendoci, oltretutto a gratis, fa dell’umorismo provocatorio e con l’intenzione (per niente velata) di distruggere a priori. Certamente, bisognerebbe ignorare. Ma allora, mi chiedo, se uno censura un commento provocatorio ha un comportamento antidemocratico, o semplicemente tenta (come puo’) di rendere una discussione fattiva? Perchè beccarsi gli insulti? Per un malinteso senso di pluralismo, questa è la mia risposta. La democrazia, il pluralismo, sono un’altra cosa. Noi persone civili abbiamo una responsabilità in questo senso, non credo di aver fatto un discorso assurdo: non possono essere le chatline a diventare adulte. E allora non è che noi dobbiamo educare – cosa impossibile, e io non ho mai parlato di missione educativa- ho parlato di “dare l’esempio”, è diverso. Comunque, trattandosi di una sperimentazione, posso assicurare che ognuno dei redattori si comporterà come meglio crede; non credo, per mia sensazione personale, che questa opzione sarà usata con frequenza. Al massimo, quando ci saranno degli insulti. Io, lo ripeto, ho scelto ora di non mettere alcun filtro.
    Per concludere (per ora, sono pronto a continuare serenamente questo dibattito): non è che non vogliamo o non sopportiamo le critiche, chi pensa questo è fuori strada; ma abbiamo semplicemente capito, dopo un paio d’anni di frequentazione del “mezzo”, che con le provocazioni non si arriva da nessuna parte. Insomma, (e qui parlo per me): sono abbastanza grandicello da sopportare un cazzotto, non è questo il punto. Il punto è che tutto questo non serve a nulla. E’ la funzionalità del blog che a me preme più di tutto. Io sono convinto che i blog sono maturi per l’esame di maturità. Nel mio piccolissimo cerco di dare il mio contributo in questo senso.

  10. ATTENZIONE non confondiamo le acque già torpide come nella Giara di Gesturi in paludi distorsive tra Krauspenhaar/Uffenwaken/Raister e Carla Benedetti e la nuova dichiarazione che subito volentieri facciamo nostra, uno spronamento inaudito nella ripresa alla battaglia (ma la guerra è di più) contro la Restaurazione, il Corriere non delude, che ci auguravamo come pur censurati dall’AWAY MODIFICATION su Nazione Indiana NON ABBIAMO SMESSO UN ATTIMO di invitare a riprendere, facendola umilmente nostra anche se non abbiamo le capacità culturali di analisi IMMENSA della ragazza Carla Benedetti (si è ragazzi dentro, la definizione è di BRULLO, vedi da noi)! Quindi, visto che signora Lipperatura lei non censura, nessuna HAWAYY MODIFICATION qui, esotica nel 2005 dopo anni di battaglie libertarie coi referendum pannelliani (fa bene a citarlo) su aborto, divorzio, PACS, maggioritario, nucleare, golden share, caccia, ordine dei giornalisti, volevamo chiedere nonostanze le profonde differenze intellettuali che separano le due rive del Volga (noi e lei) se potevamo venire senza censure qui e MAI PIU’ sulla Nazione Indiana dove ci discreditano, a commentare.
    Grazie per l’attenzione ospitale tipicamente femminile di un tempo oltre le mode
    VINCENZO e BASILE

  11. ATTENZIONE non confondiamo le acque già torpide come nella Giara di Gesturi in paludi distorsive tra Krauspenhaar/Uffenwaken/Raister e Carla Benedetti e la nuova dichiarazione che subito volentieri facciamo nostra, uno spronamento inaudito nella ripresa alla battaglia (ma la guerra è di più) contro la Restaurazione, il Corriere non delude, che ci auguravamo come pur censurati dall’AWAY MODIFICATION su Nazione Indiana NON ABBIAMO SMESSO UN ATTIMO di invitare a riprendere, facendola umilmente nostra anche se non abbiamo le capacità culturali di analisi IMMENSA della ragazza Carla Benedetti (si è ragazzi dentro, la definizione è di BRULLO, vedi da noi)! Quindi, visto che signora Lipperatura lei non censura, nessuna HAWAYY MODIFICATION qui, esotica nel 2005 dopo anni di battaglie libertarie coi referendum pannelliani (fa bene a citarlo) su aborto, divorzio, PACS, maggioritario, nucleare, golden share, caccia, ordine dei giornalisti, volevamo chiedere nonostanze le profonde differenze intellettuali che separano le due rive del Volga (noi e lei) se potevamo venire senza censure qui e MAI PIU’ sulla Nazione Indiana dove ci discreditano, a commentare.
    Grazie per l’attenzione ospitale tipicamente femminile di un tempo oltre le mode
    VINCENZO e BASILE

  12. Franz, provo a interpretare: sei contro i nick quando chi si firma insulta e non sei contro quando argomenta?
    Altra cosa: nell’intervista al Corriere della Sera Carla Benedetti, citando prevedibilmente Moresco come unico faro letterario, si scaglia contro il “realismo thrillerista”, cioè contro gli scrittori italiani che scrivendo noir e thriller vanno verso “la clonazione di modelli letterari, dell’immaginario secondo le richieste di mercato”.
    Tu sei coinvolto, no?

  13. @ Franz Krauspenhaar. Non condivido la vostra scelta. Non voglio entrare nel merito, mi permetto solo tre consigli (spero graditi):
    1) Come ha giustamente detto babsi mail SEMPRE visibili
    2) Cercate se possibile di trovare un moderatore esperto e, fondamentale, esterno all’ambiente.
    3) Non cancellate nulla, spostate solo i post “fuori lugo” in una apposita sezione.

  14. @Lucis. Grazie molte per i tuoi consigli, e per quelli di conseguenza di Babsi di cui sono contento di essere divenuto- anche se da poco- amico. Credimi: stiamo con la bocca aperta in attesa dei vs suggerimenti, alcuni preziosissimi. L’idea di mettere da una parte i post insultanti (immagino tu ti riferisca a quelli) è buona: se ho ben capito, tu, invece di metterli in moderazione, e dunque rendendoli invisibili ma non cancellandoli, li metteresti in una colonna parallela, una specie di “sfogatoio”. Una “sand therapy”, diciamo, della quale si è appunto parlato ieri sera (un’idea di Reister).
    @Nickmanofredda. Si, io non sono contrario ai nick, anche perchè li uso qualche volta anch’io. A volte intervengo qui con il nick “L’uomo della verità”, ma penso che la cosa da molti frequentatori è conosciuta, io l’ho detto a tutti quelli che conosco. Una volta, usando questo nick, ho avuto uno scatto di nervi (cosa che mi è capitata anche usando il mio vero nome) e ho insultato un frequentatore. Risultato: la Lippa, giustissimamente, mi ha censurato. Dunque io uso questo nick non coperto solamente qui, ma non per sparare a zero, bensì per fare (a volte male) dell’umorismo. A parte quell’episodio che ho citato prima, non ho mai offeso nessuno. In passato su NI sono stato, ad esempio, il Professor Gerardo Carotenuto, insigne (?) psichiatra cattolico di Perugia, ma di indubbie origini salernitane. Facevo un sacco di complimenti a tutti (me compreso, ovvio…:-)) Insomma, questo è il mio modo di usare i nick sul web, in maniera leggera, sdrammatizzante. Dunque sono per i nick, soprattutto, come tu dici, se dietro c’è qualcuno che argomenta. Ho potuto notare più volte come dietro a un nick si nascondono (si fa per dire) dei commentatori arguti, intelligenti, sensibili, colti: tant’è che spesso mi verrebbe voglia di dire: dai, fammi sapere il tuo vero nome e andiamo a farci una birra! Ma al contempo mi rendo conto che il nick, in questi casi, è importante perché garantisce un lecito anonimato; è questione che attiene al rispetto per la vita privata, sono scelte che condivido in pieno.
    Sull’ultima questione, si, le affermazioni di Carla sul thriller mi toccano da vicino: non sono d’accordo, perchè trovo abbastanza ingiusto vedere in un genere la causa di molti mali. Oltretutto quell’affermazione è tremendamente generica, non si fanno nomi, non si tenta una minima analisi. Forse Carla dovrebbe sforzarsi di vincere i suoi pregiudizi e provare a leggere qualche “prodotto restaurativo” (sedicente tale) per farsi un’idea più chiara. Io, da parte mia, ho citato oggi sul mio blog proprio quella frase, corredata da una bella foto di Michael Jackson, scattata ai tempi del suo fortunatissimo album “Thriller”…

  15. Franz, ho capito: prima o poi ci faremo la birra.
    Quanto all’intervista a Benedetti, stranamente non disponibile on line, aggiungo solo che sei colonne per dire che il mondo non capisce Moresco danno il segno della decadenza dei giornali italiani.
    Perchè se non mi piace Moresco devo essere un restauratore per forza?
    Il club dei critici sarà pure triste e noioso come titola il pezzo su Benedetti, ma se dall’altra parte c’è un altro club che sostiene di non lavorare “per le piccole carriere personali”, ma promuove sempre e soltanto i soliti due (Moresco e Scarpa), grazie tante, preferisco rimanere un vecchio orso solitario.
    Alla prossima bevuta.

  16. @ Franz: io avrei deciso di “beccarmi i cazzotti” tutti i giorni. Come autore di un pezzo pubblicato su NI, non capisco come e perché tu abbia deciso che io non dovessi beccarmeli. A prescindere dal mea culpa pubblico, su roquentin.net ho cancellato, finora, tutti gli “enlarge your penis” e un commento di “soli insulti” rivolto, del tutto OT, a Lello Voce (e scritto, suppongo, da un perfetto idiota). Se si tratta di un esperimento in corso, va bene: ma va bene anche la critica all’esperimento. Il sistema relazione comunicativo che immagini (o immaginate) non sta né in cielo né in terra: è un sistema chiuso, ed è, lo ripeto, una restrizione dei patti del discorso che contiene un argomento mascherato d’autorità.
    Se i blog sono maturi per l’esame di maturità, come dici, a cosa serve questa forma di paternalismo sui generis? La responsabilità ce la si prende in prima persona, e non alle condizioni stabilite da un altro.
    Poi dici: ” Non è vero: Carla è contro l’uso dei nickname in ogni caso e in ogni senso, io no.”
    Non è esattamente vero, sebbene sia costretto a fare riferimento ad una discussione privata (perciò non vado oltre, non posso parlare per conto terzi).
    Nickmanofredda: “aggiungo solo che sei colonne per dire che il mondo non capisce Moresco danno il segno della decadenza dei giornali italiani”
    Il problema è che il mondo capisce benissimo Moresco, Moresco scrive discretamente male, non scrive quasi mai nulla di interessante, e il limbo di strafottenza in cui viene confinato è, probabilmente, merito della sua “opera”: mi pare che sia uno dei pochi autori italiani trattati meglio di come merita, sinceramente.

  17. @nickmanofredda: l’articolo sulla Benedetti si inserisce in una serie di interviste a quasi tutti i critici italiani. Carla Benedetti è un critico con cui si può essere d’accordo oppure no, ma che non può essere ignorato. Che poi Benedetti parli di NI dal suo punto di vista, beh, è logico. Sta a NI2 non far rimpiangere NI1. Ci riuscirà ? Non lo so. Auguri.
    @ Lipperini: qual è il ruolo dell’intellettuale ? Più me lo domando e più tendo a rispondere in senso riduttivo. Mi piacerebbe che gli intellettuali si dedicassero a scrivere cose che vengano dal cuore e che tocchino i sentimenti di chi intellettuale non è (il 90% della popolazione). Invece sembra che il sogno dell’intellettuale italiano sia di emulare il professore di liceo: una cattedra da cui parlare e un registro per dare i voti.

  18. Lippa, sono contento di questa discussione, ti dico solo questo.
    Ivan: ma quale paternalismo? La sperimentazione attuale riguarda soltanto NI. Come tu sai meglio di me, moderare i commenti è pratica largamente diffusa. Dobbiamo ancora calibrare il sistema. Per conto mio, ho già le idee abbastanza chiare: vale a dire, che io modererei i commenti insultanti, provocatori in maniera chiara. (Anche qui, bisogna vedere fino a che punto. Ma qui a mio avviso sta alla sensibilità del redattore).
    Sulla posisione di Carla Benedetti riguardo ai nick potresti comunque dirmi qualcosa in più, non credo che questo possa essere una mossa scorretta, anzi.

  19. Devo parecchie risposte. Ne devo una anche a Zetavu per un freschissimo post sull’argomento che trovate qui
    http://www.kataweb.it/kwblog/page/ZLVZ/commento?anchor=200507208043434
    Comincio con Riccardo Ferrazzi: guarda che io non mi chiedo affatto quale sia il ruolo dell’intellettuale. Anche perchè credo poco sia ai ruoli che agli intellettuali. Ma se dovessi pormi l’interrogativo, risponderei esattamente come te. Si danno voti e si stilano pagelle: e la pagella di Carla sul realismo thrillerista, permettimi, è sinceramente riduttiva. Tocca ribadire cose già dette: nessuno ha mai sostenuto, da queste parti, che esista un’unica via alla letteratura. Ma che la scelta del genere sia unicamente dettata dal mercato è affermazione obiettivamente ingenerosa.
    Franz: credo che una delle esperienze importanti rese possibili dal web sia esattamente questa che si sta svolgendo in questo momento. Discutere: forse è un’allucinazione, forse è un’illusione, come sommessamente suggerisce Zetavu. Ma forse, se improvvisamente si torna a sottolineare una certa aria di impegno letterario, qualcosa si deve anche al web. Sono sicura che la sperimentazione andrà a buon fine.
    Infine, cari VMO: da questa riva del Volga (il Volga?) si è lieti della vostra presenza. Poi, però, mi spiegate la faccenda della femminilità oltre le mode, perchè sono tarda di comprendonio. 🙂

  20. Che fatica seguire tutti i link, ma ne è valsa la pena.
    Lapidario: mai amati i filarini lindi e puliti, sanno di falso e predigerito.
    Detto questo credo, a fronte della fase sperimentale citata da Krauspenhaar, sia corretto concedere il giusto tempo di assestamento. Sperando non diventi come tutte le italiche “cose” sperimentali: le più stabili in assoluto.
    Personalmente nel mio piccolissimo blog, modero solo gli anonimi per evitare che, come successo recentemente, numeri di telefono passati anonimamente per un presunto appuntamento galante, finissero in linea disponibili a tutti.
    E sì che sono piccolo, brutto, cicciottello e povero; a volte pure Off Topic 🙂
    Buona serata. Trespolo.

  21. ATTENZIONE NUOVA EDIZIONE SPECIALE STRAORDINARIA DELL’ULTIMORA DA PARTE DEL FATICOSO (PER NOI FARLO STRAPPANDO MINUTI AI PREZIOSI DELLA WEB AGENCY) QUOTIDIANO GIORNALE VMO http://vmo.splinder.com/ CON L’INTERVISTA/PEZZO/ARTICOLO DI STEFANO CON LA RAGAZZA CARLA BENEDETTI (DEFINIZIONE DI BRULLO) ECCEZIONALE RIMOTIVAZIONE NEI CONFRONTI DI TUTTA L’ANTI-rESTAURAZIONE ECCEZIONALI ANCHE GLI INSULTI A KRAUSPENHAAR/UFFENWAKEN/JAN RESITER (DII CUI TROVATA LA FOTO, E’ UNO SCOOP!!!!) E LA CITAZIONE DELL’ONESTO GENERE DI DAZIERI! FINALMENTE LA PERTURBAZIONE-TZUNAMI-MORESCO SI SCATENA GRAZIE GUARDA CASO A CARLA BENEDETTI CHE CI HA CREDUTO DALL’INIZIO IN ESTREMO ACUTO CRITICO DANDOCI TANTO, ANCHE ESISTENZIALMENTE http://vmo.splinder.com/
    vincenzo E basile
    SIGNORA LIPPERATURA INTENDEVAMO CHE LA SUA OSPITALITA’ E’ OTTIMA, RINGRAZIANDOLA, CON UNA FEMMINILITA’ CHE NON E’ NELLA MODA DI OGGI DELLE VELINE LETTERINE SPETTACOLARI AGGRESSIVE CHE METTONO L’ANSIA AL MASCHIO ITALIANO (MA AL LIMITE QUESTO ANDREBBE BENE A NOI, STANNO SCOPRENDO LA LORO FEMMINILITA’ ANCHE SE NON E’ CERTO GLI ANNI DELLE LOTTE CON AMORE LIBERO)

  22. ATTENZIONE NUOVA EDIZIONE SPECIALE STRAORDINARIA DELL’ULTIMORA DA PARTE DEL FATICOSO (PER NOI FARLO STRAPPANDO MINUTI AI PREZIOSI DELLA WEB AGENCY) QUOTIDIANO GIORNALE VMO http://vmo.splinder.com/ CON L’INTERVISTA/PEZZO/ARTICOLO DI STEFANO CON LA RAGAZZA CARLA BENEDETTI (DEFINIZIONE DI BRULLO) ECCEZIONALE RIMOTIVAZIONE NEI CONFRONTI DI TUTTA L’ANTI-rESTAURAZIONE ECCEZIONALI ANCHE GLI INSULTI A KRAUSPENHAAR/UFFENWAKEN/JAN RESITER (DII CUI TROVATA LA FOTO, E’ UNO SCOOP!!!!) E LA CITAZIONE DELL’ONESTO GENERE DI DAZIERI! FINALMENTE LA PERTURBAZIONE-TZUNAMI-MORESCO SI SCATENA GRAZIE GUARDA CASO A CARLA BENEDETTI CHE CI HA CREDUTO DALL’INIZIO IN ESTREMO ACUTO CRITICO DANDOCI TANTO, ANCHE ESISTENZIALMENTE http://vmo.splinder.com/
    vincenzo E basile
    SIGNORA LIPPERATURA INTENDEVAMO CHE LA SUA OSPITALITA’ E’ OTTIMA, RINGRAZIANDOLA, CON UNA FEMMINILITA’ CHE NON E’ NELLA MODA DI OGGI DELLE VELINE LETTERINE SPETTACOLARI AGGRESSIVE CHE METTONO L’ANSIA AL MASCHIO ITALIANO (MA AL LIMITE QUESTO ANDREBBE BENE A NOI, STANNO SCOPRENDO LA LORO FEMMINILITA’ ANCHE SE NON E’ CERTO GLI ANNI DELLE LOTTE CON AMORE LIBERO)

  23. @ Franz: va bene, ho capito. In ogni caso, ti ripeto, dovevi avvertirmi. Come risultato, molti dei commenti sono stati indirizzati direttamente a me (in mail, nessun problema).
    L’osservazione sul paternalismo non va presa alla lettera. Intendo dire che il lettore (siamo tutti lettori, spero che si intenda in che senso dica “il lettore”) non ha bisogno della balia (metafora frettolosa, non ti fermare al termine), ma deve essere in grado di “autoregolamentarsi” sulla base di alcuni principi, magari ripetuti fino all’ossessione, e creati dalla condivisione, non “calati dall’altro”. Alludo al fatto che in un sistema di comunicazione neppure tanto utopico sono entrambe le “parti” a modificare, nel corso della sperimentazione, il comportamento (e non una sola), sulla base di un riconoscimento di valori e autorità reciproco (almeno tendenzialmente). A mio parere hai/avete fatto bene a rendere pubblici i commenti “moderati”, in effetti.
    (il mio è solo un consiglio, ma ti accorgeresti che è non troppo azzardato).
    “Sulla posisione di Carla Benedetti riguardo ai nick potresti comunque dirmi qualcosa in più, non credo che questo possa essere una mossa scorretta, anzi. ”
    Non sarebbe affatto una mossa scorretta, ma giacché ho in mente (come sai) di riprendere il discorso, sarà Carla a dire ciò che pensa, suppongo. In ogni caso, il punto è che Carla lega lo pseudonimo (o eteronimo, o ciò che preferisci) in maniera troppo automatica alla deresponsabilizzazione, fatto che io ritengo completamente sbagliato. A margine, un esempio: Carla non potrebbe non ammettere che se io decidessi di firmarmi da oggi in poi “pinco pallino”, e mi firmassi pinco pallino, facendo corrispondere pubblicamente a Pinco Pallino sempre la stessa identità e, nel caso, lo stesso volto, quel Pinco Pallino sarebbe un personaggio assolutamente attendibile e credibile.

  24. Ivan, grazie per la spiegazione del Benedetti-pensiero sui nickname.
    Quello che dici sull’autoregolamentazione mi trova d’accordo; per arrivare a questo stiamo appunto sperimentando la moderazione dei commenti.
    Non ti ho avvertito: ma non ti dovevo avvertire, in quanto non c’è stato alcun accordo prima nè in un senso nè nell’altro. E in più, io non ho tolto un solo commento al tuo thread: è il webmaster che lo ha fatto. Anche lui deve “calibrarsi”.

  25. “Ivan, grazie per la spiegazione del Benedetti-pensiero sui nickname.”
    Prego. Ma è una spiegazione mia e posso sbagliarmi.
    “Quello che dici sull’autoregolamentazione mi trova d’accordo; per arrivare a questo stiamo appunto sperimentando la moderazione dei commenti.”
    Due ossservazioni, una del tutto OT: non ricorre molto spesso la parola “errore”, durante la vostra sperimentazione. Io ne farei largo uso.
    L’altra, ma è vecchia: lo sai che NI appare vagamente “androcratica”? Tra il primo e il secondo corso pensi che vi saranno delle differenze?
    “Non ti ho avvertito: ma non ti dovevo avvertire, in quanto non c’è stato alcun accordo prima nè in un senso nè nell’altro.”
    Franz, sbagli la logica. Se non c’è nessun accordo tutto ciò che è lecito fare (in autonomia, rispetto al pezzo di un altro, o ai commenti) è niente. Solo per “non agire” non si deve chiedere né permesso né opinione (a meno di fregarsene dell’altrui opinione).
    “E in più, io non ho tolto un solo commento al tuo thread: è il webmaster che lo ha fatto.”
    Però io ho letto, su NI, da qualche parte, che stavate sperimentando la seguente forma: ogni autore decide se e chi moderare. Il malinteso deriva da qui.
    Anche lui deve “calibrarsi”.
    Va bene.

  26. OK Ivan, lasciamo perdere il discorso sull’ avvertimento. C’è stato sicuramente un errore di fondo da parte mia.
    Sul resto (su come sarà NI in tutte le sue forme) non ho abbastanza elementi per rispondere. Come ho scritto nel mio pezzo, vedremo a settembre.
    La possibilità di errore è implicita nella sperimentazione. Abbiamo sbagliato (vedi inizio del mio commento) e sbaglieremo ancora. Quando smetteremo di sbagliare su NI vorrà dire che NI non esisterà più ( o noi non faremo più parte di NI); e comunque staremo sicuramente sbagliando da qualche altra parte.:-)

  27. @ Franz
    Pensavo che tu non facessi uso di nickname, e un po’ mi dispiace. Su questo punto mi sono già espresso qui qualche tempo fa e non desidero più parlarne. In sintesi: la penso come Carla Benedetti.
    Ma la meraviglia è che tra i tuoi nickname c’è quello dell’uomo della verità, con il quale mi sono incrociato una volta, e non piacevolmente, devo dire.
    Non ricordo più l’argomento, ma la mia domanda è: perché hai trovato “difficile” (o inopportuno, o che altro vuoi) dire le stesse cose usando il tuo nome vero?
    Sono davvero molto interessato alla tua risposta.
    Comunque, se mi sarà possibile, nella mattinata di domani posterò su vibrisse la mia lettura di Le cose come stanno e ti anticipo che non sarà una vendetta 🙂 ma un piccolo tributo (per quel che posso) al tuo impegno in NI.
    Bart

  28. Caro Bart, mi venne così, nemmeno mi ricordo. Me la presi (satireggiando) anche con Angelini, se ben ricordi. Poi ritirai il tutto. In seguito cercai di far capire in tutti i modi che l’UdV ero io. Ero convinto (credimi) che anche tu l’avessi capito.
    Hai letto Le cose come stanno? Sei uno degli “intimi”, nel senso che quel libro l’hanno letto in pochi intimi… Del resto non era certo un bestseller annunciato. Come anche quest’ultimo, che è un noir poco poco commerciale. Magari perchè “chi se lo fila Krauspenhaar?”; puo’ essere. Della popolarità me ne curo in maniera piuttosto relativa. Sono presenzialista come Salinger da morto (anche se è vivo) anche se adesso, con tutti questi blog… Meglio che mi prenda una vacanza, va!
    Senti, grazie fin d’ora per aver letto quel mio piccolo libro, qualunque cosa ne dirai.

  29. Caro Bart, mi venne così, nemmeno mi ricordo. Me la presi (satireggiando) anche con Angelini, se ben ricordi. Poi ritirai il tutto. In seguito cercai di far capire in tutti i modi che l’UdV ero io. Ero convinto (credimi) che anche tu l’avessi capito.
    Hai letto Le cose come stanno? Sei uno degli “intimi”, nel senso che quel libro l’hanno letto in pochi intimi… Del resto non era certo un bestseller annunciato. Come anche quest’ultimo, che è un noir poco poco commerciale. Magari perchè “chi se lo fila Krauspenhaar?”; puo’ essere. Della popolarità me ne curo in maniera piuttosto relativa. Sono presenzialista come Salinger da morto (anche se è vivo) anche se adesso, con tutti questi blog… Meglio che mi prenda una vacanza, va!
    Senti, grazie fin d’ora per aver letto quel mio piccolo libro, qualunque cosa ne dirai.

  30. @ Franz
    Pensavo che tu non facessi uso di nickname, e un po’ mi dispiace. Su questo punto mi sono già espresso qui qualche tempo fa e non desidero più parlarne. In sintesi: la penso come Carla Benedetti.
    Ma la meraviglia è che tra i tuoi nickname c’è quello dell’uomo della verità, con il quale mi sono incrociato una volta, e non piacevolmente, devo dire.
    Non ricordo più l’argomento, ma la mia domanda è: perché hai trovato “difficile” (o inopportuno, o che altro vuoi) dire le stesse cose usando il tuo nome vero?
    Sono davvero molto interessato alla tua risposta.
    Comunque, se mi sarà possibile, nella mattinata di domani posterò su vibrisse la mia lettura di Le cose come stanno e ti anticipo che non sarà una vendetta 🙂 ma un piccolo tributo (per quel che posso) al tuo impegno in NI.
    Bart

  31. A domani, allora, Franz.
    @ Lipperini
    Quando si apre per lasciare il commento, il blog fa le bizze (sparisce e ricompare), e così succede che il commento rischi di apparire due volte.

  32. Aiutiamo, compari, diamoci una mano davvero ad inventare, trovare, coniare un termine nuovo che non sia “intellettuale” che per me sa di muffa di stantio di casermaggio e cattedre tarlate, code di frack slabrate, dice proprio in me quanto esclamò il Ferrazzi beneamato ovvero:
    “Invece sembra che il sogno dell’intellettuale italiano sia di emulare il professore di liceo: una cattedra da cui parlare e un registro per dare i voti. ”
    MarioB.

  33. mamma mia, ragazzi, che discussione gigantesca.
    Io porto la mia piccola testimonianza: ho contato il numero di fourm di discussione che in questi due anni ho visto morire perché ostinatamente non moderati da alcuno: 13.
    Di cui la metà di argomenti letterari.
    Per me, chi chiacchiera su censure e identità, finge di non sapere che si sta parlando di qualcosa di molto più semplice: prima c’erano i pirati sul mare, poi sono venute le flotte, adesso ci sono i turisti.
    La Rete non permetterà uno stato di anarchia assoluta e impagata. Pena, il crollo.
    Ha senso credere di esporre il proprio pensiero su una piattaforma pubblica, in un mondo dove, negli Usa, un bambino su quattro prende il Prozar prima dei dieci anni?
    A Londra, l’anno scorso, hanno trovato una quantità enorme di psicofarmaci nelll’acquedotto: credevano a un attentato… erano le evacuazioni fisiologiche di milioni di psicopatici.
    Voi lo chiamate nickname, e invece è solo un rompipalle persecutorio.
    Bella roba…

  34. Il problema non è la moderazione. Anche la Lipperini “modera”: calma gli esagitati, stanga chi insulta etc. Moderare non significa censurare, significa facilitare la discussione, saperla gestire per evitare l’effetto-immondezzaio.
    Il problema è quindi COME moderare. L’idea di “moderazione” in auge su N.I. (fase sperimentale ecc. ecc.) è normativa, è disciplinante, prussiana, è soprattutto noiosetta e altezzosa come quasi tutto ciò che riguarda quel blog. E’ anche livorosetta, va ad antipatie personali. Ad esempio, da giorni cancellano sistematicamente i post di VMO, anche i più innocenti e bonari.

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