La carta davanti ai miei occhi ingiallisce
Con una penna d’acciaio incido su di essa del nero irregolare
Pieno di parole che parlano di lavoro
Officina, catena di montaggio, macchina, libretto di lavoro, straordinari,
salari …
Mi hanno addestrato a diventare docile
Non so come gridare o ribellarmi
Come lamentarmi o denunciare
So solo come soffrire questo esaurimento in silenzio
Quando ho messo piede per la prima volta in questo luogo
Speravo solo in questa grigia busta paga il dieci di ogni mese
Che mi concedesse un po’ di sollievo tardivo
Per questo ho dovuto smussare i miei angoli, smussare le mie parole
Rinunciare a saltare il lavoro, rinunciare alle assenze per malattia,
rinunciare ai permessi per motivi privati
Rinunciare ad arrivare tardi, rinunciare ad andare via prima
Sono stato in piedi alla catena di montaggio come un pezzo di ferro,
le mani come ali,
Quanti giorni, quante notti
mi sono fatto cadendo in piedi – proprio così – addormentato?
Xu Lizhi si è ucciso il 30 settembre 2014, a 24 anni. Scriveva poesie e lavorava alla Foxconn, che rifornisce Apple vantandosi di ritmi di produzione velocissimi. Quei ritmi di produzione e quell’idea di fabbrica totale hanno portato un numero impressionante di giovani operai, in genere migranti rurali, a volare. Mani come ali. Significa che decine e decine di ragazze e ragazzi si sono uccisi perché milioni di loro coetanei potessero essere foolish e hungry. Qui un saggio per saperne di più. Qui informazioni sul progetto Fairphone (esistono alternative all’iPhone, sapete?). La poesia è stata tradotta dall’inglese da Massimo Ferrario.
ah! sessantottina memoria!!!!! e anche un po’ di Marcuse!!!! in 20 anni di militanza sindacale…non importa in quale sigla…mi sono sgolato a dire che il Diritto Sindacale, appunto, “andava esportato e portato” un poco in giro per il mondo…avevano da fare “altro”, gli alti dirigenti…ricordo perfettamente quando una Delegazione Cinese venne a “visitare” il Centro di Meccanizzazione Postale San Lorenzo di Roma….ci chiesero cosa fossero quei manifesti e scritti vari appesi nelle bacheche sindacali…” Ah! ma da noi, queste cose non esistono”…ci fu risposto….non sono stato in catena di montaggio, ma so cosa significa lavorare con i “ritmi” della macchina e non con quelli umani…
Qui invece l’esortazione a non confondere il raccapricciante slogan turbocapitalista con l’accorato invito a *restare umani*.
https://www.youtube.com/watch?v=E1e92fkNDLI