MANOVRATORI

Chiara Saraceno, su Repubblica di oggi.
Curioso: in una manovra che sposta al 2013-14, cioè dopo la fine della legislatura, gran parte delle misure più significative sia sul piano finanziario che su quello simbolico e della equità (ad esempio riduzione dei costi della politica, riduzione dei vitalizi per i parlamentari), si pensi invece di introdurre da subito quelle che incidono più negativamente sulla vita quotidiana e in particolare sulla vita delle donne, come madri e come lavoratrici.
Secondo le bozze che circolano, viene previsto un nuovo, pesante, intervento sulla scuola, che di fatto ridurrà ulteriormente non solo i posti di lavoro (per lo più femminili) ma anche l´offerta di tempo e qualità scolastica. Verrà ulteriormente ridotto il tempo pieno scolastico nelle scuole elementari, mai diventato la norma nonostante tutte le dichiarazioni a favore della occupazione femminile e nonostante oggi la maggior parte delle mamme con bambini in età scolare sia occupata. Un numero crescente di famiglie dovrà affidarsi alla propria creatività e risorse private per tenere assieme occupazione dei genitori, soprattutto della madre, e bisogni di cura e supervisione dei figli, aumentando le disuguaglianze tra famiglie, donne, ma anche bambini. La riduzione del turnover di fatto provocherà anche una ulteriore compressione del tempo che ogni insegnante (i cui stipendi tutt´altro che elevati nel frattempo vengono bloccati fino al 2014) avrà sia per dedicarsi individualmente agli allievi sia per formarsi e aggiornarsi adeguatamente. Ciò avviene proprio in un periodo in cui la crescente diversificazione della popolazione scolastica richiederebbe maggiore attenzione individualizzata e maggiori competenze non solo nelle discipline di insegnamento.
Ha ragione Napolitano a dire che una manovra fiscale è necessaria per tentare di mettere i conti in ordine ed evitare il rischio Grecia. E nessuno potrà essere del tutto esentato da pagarne parte del prezzo. Ma, al di là del merito sulle singole misure su cui pure ci sarebbe da discutere, c´è qualche cosa di insopportabilmente ingiusto nell´utilizzare il criterio del tempo per colpire subito coloro che sono ritenuti socialmente più deboli e meno legittimati a fare valere i propri interessi – gli insegnanti, le donne lavoratrici, i bambini – rimandando a un futuro al di fuori della propria responsabilità l´intervento sugli interessi dei soggetti forti. È inoltre anche fortemente miope: non investire nella scuola, delegittimare e squalificare gli insegnanti – lo sport preferito di questo governo e della sua ministra dell´istruzione – significa non investire nella generazione più giovane, indebolirne in partenza i diritti e qualità di cittadini. Analogamente, continuare ad agire come se le donne potessero farsi carico di tutto – della cura ma anche del lavoro remunerato – pagandone anche i costi sul piano del tempo e della progressione nel reddito e nel lavoro, significa sacrificare le potenzialità di metà della popolazione. Ciò può andare bene a una classe dirigente maschile molto anziana e legata ai propri privilegi monopolistici. Ma è uno spreco che una società in affanno come la nostra non dovrebbe potersi permettere.

9 pensieri su “MANOVRATORI

  1. fin dall’inizio del regime berlusconiano mi ha accompagnato la sensazione di deja vu, nella riproposta di un modello sociale vetusto, donne fuori dal mercato del lavoro, possibilmente a casa a badare la generazione precedente e quella futura, tv accesa, e giù a pulire pavimenti
    banalizzo, ma lo vivo ogni giorno così sulla mia pelle di lavoratrice indipendente, 10 ore fuori casa ogni giorno, e i conti che non tornano mai, servizi scolastici in caduta libera, reddito di cittadinanza una chimera, e quando si torna a casa il delirio delle cose quotidiane
    uno cento mille manifestazioni alla “Se non ora quando” contro questa manovra iniqua
    Nicoletta

  2. Sono forse un po’ Off Topic, ma mi ricollego sia a questo post che a quello di ieri con una riflessione. Siamo sicuri che la nostra classe politica riesca a elaborare una manovra come quella qui descritta senza che la gente arrivi loro sotto casa coi forconi solo per ignoranza? O c’e’ forse un tacito accordo, un piccolo verme di compiacenza che divora pian piano la capacita’ di indignarsi delle persone comuni?
    Stamattina mi e’ capitato di leggere i commenti ad un post del blog del Corriere “La 27sima ora” a proposito dei licenziamenti di Inzago e sono rimasta agghiacciata. Davvero, agghiacciata. E’ davvero questo cio’ che pensano le persone in Italia oggi?
    Ecco il link, vi invito a leggere e commentare
    http://27esimaora.corriere.it/articolo/lazienda-che-licenzia-le-donne/#comments_list

  3. E ancora questo binomio indissolubile donne/madri. Non che io abbia qualcosa contro le madri, anzi, ma è per introdurre un ragionamento. Queste lavoratrici – della cui condizione anagrafica non sappiamo nulla – potrebbero essere l’unica fonte di sostegno per loro stesse; la prima fonte di sostegno per la loro famiglia (in qualunque modo sia composto – con un partner che guadagna meno; con figli o senza; con genitori vecchi da aiutare economicamente). Si trova invece del tutto naturale licenziarle perché così stanno a casa a badare i figli. Lo scrivo come una provocazione, perché in questo blog se ne è parlato tanto e sempre con accenti diversi: ma non è che nell’ultimo decennio siamo state anche noi a mettere il materno un po’ troppo al centro della riflessione? Non sto parlando della richiesta di servizi, di asili ecc… ma in altri luoghi sì è dato molto spazio – da parte delle stesse donne – alla rivendicazione della cura, della centralità del lavoro di cura per le donne. In un paese la cui cultura già non ci aiuta, ho paura ci siamo date la zappa sui piedi da sole. Mi scuso se non sono stata chiara – e ringrazio la Lippa per la solita pazienza.

  4. Ho visto adesso che l’articolo de Il Giornale era stato linkato sul post di ieri. Chiedo scusa per il doppio link. Mi concedete il jet-lag svedese ? 🙂

  5. Penso che l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne potrebbe essere l’opportunità salvifica per spingere ancora e ancora e ancora sulla equa ripartizione del lavoro domestico e della cura dei/lle figli/e tra uomini e donne.
    mi dispiace si ricorra sempre al doppio e triplo fardello delle donne presentandolo come un dato di fatto immutabile e quindi uno scoglio insormontabile al suddetto innalzamento.

  6. D’accordissimo con barbara, non se ne può più di queste donne materne e curatrici che devono essere supportate etc. Che il lavoro di accudimento in qualsiasi campo cominci ad essere pensabile come equamente ripartibile indipendentemente dal genere di appartenenza.
    Mi trovo a dover sostenere la causa di colleghe cui la condizione di precarietà e l’assenza di garanzie impedisce di progettare una maternità, come se a me non fosse riservata la stessa sorte esistenziale di precaria senza garanzie senza pensione, senza, senza, indipendentemente dalla mia intenzione di procreare.

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