MINIMUM FAX E LO STREGA

Altra mail, sempre sul Premio Strega. Questa volta, da parte di Marco Cassini e Daniele Di Gennaro di Minimum Fax:

Qui a minimum fax siamo tutti ancora un po’ stupiti e indicibilmente felici per la notizia: il libro di Valeria Parrella, Per grazia ricevuta, è nella cinquina del Premio Strega. (E si trova lì, con orgoglio e quasi quasi con un leggero disagio, insieme ai grandi nomi della letteratura, e ai grandi marchi dell’editoria del nostro Paese).
Siamo grati per l’opportunità che ci è stata data, dalla giuria del Premio e da chi lo cura e lo organizza, di far parte di questa cerchia ristretta: raramente, ci dicono, o forse mai, un libro pubblicato da un piccolo editore indipendente come minimum fax è arrivato così lontano.
Tutto questo ci fa pensare che, dunque, un altro mondo veramente è possibile, che non è detto che siano sempre i soliti nomi e i soliti marchi a stare lì dove stanno “quelli che contano”. E, a proposito di contare, il nostro distributore PDE ci ha mandato stamattina dei numeri curiosi: gli altri quattro editori o gruppi finalisti (Mondadori, RCS, Longanesi e Feltrinelli), presi nel loro insieme, equivalgono all’85% circa del mercato editoriale italiano.
Insomma, eccoci qui: un minuscolo Davide di fronte all’immenso Golia. Nella fionda, solo il sassolino apparentemente innocuo dei racconti di Valeria.
E allora, se “un altro mondo è possibile”, per noi è giusto comportarci come chi con questo slogan pacificamente manifesta contro la maniera in cui il mondo è andato finora, per provare a suggerire l’altro modo, quell’altro mondo: e cioè dire la nostra, con umiltà ma con fermezza, senza il timore di sembrare ridicoli e ingenui, al cospetto dei “grandi” (in questo caso: dei quattro grandi dell’editoria, cui va tutto il nostro rispetto di colleghi in erba e l’amore di lettori affezionati dei loro cataloghi).
È vero, lo sappiamo, nessun piccolo editore ha mai vinto il Premio Strega o, se è per questo, alcun altro premio letterario italiano “maggiore”. Ma la presenza di Per grazia ricevuta nella cinquina 2005 (insieme alla clamorosa notizia che qualche mese fa ha infiammato l’editoria americana: la vittoria del massimo premio letteario statunitense, il National Book Award, da parte di una semi-sconosciuta, l’outsider Lily Tuck) ci ha fatto pensare di scrivere queste poche righe per dire a chi ci segue, a chi ci vuole bene, a chi non ci conosce ancora, e anche a chi ha nelle mani le sorti di questo Premio Strega, di valutare i libri per quello che hanno dentro, nelle loro pagine, e non per il marchio che recano sulla copertina. Questo non vuol dire, beninteso, un invito a “votare Valeria” (gli altri finalisti sono certamente altrettanto validi), ma a darle una chance a prescindere dal (o forse proprio per il) piccolo marchio editoriale che il suo libro rappresenta.
Sapete, qualche anno fa ci capitò l’opportunità di comprare i diritti dell’opera di quello che riteniamo, da lettori, il nostro scrittore preferito: Raymond Carver. Sulla carta non avevamo alcuna speranza di spuntarla contro i grandi editori che si contendevano l’autore con noi. Eppure ci dicemmo: è molto probabile che non ce la faremo, ma se siamo qui adesso e non tentiamo il tutto per tutto non ce lo perdoneremo mai. Insistemmo, e alla fine ce l’abbiamo fatta. Ora ci siamo ricordati di quell’episodio e ci siamo dati lo stesso compito: non fermarci di fronte a quello che è apparentemente impossibile.

P.G.R.,
Marco Cassini e Daniele di Gennaro

66 pensieri su “MINIMUM FAX E LO STREGA

  1. @ biondillo: la grafica
    precedente dei tascabili
    risaliva alla gestione Fazio
    (ora Bur), quindi piuttosto
    recente (non vorrei
    sbagliarmi, ma forse anni 90,
    o fine 80). Munari ha
    disegnato la grafica di BE e
    PBE (di Politecnico e altre
    collane estinte certo) che pur
    con qualche ritocco hanno
    mantenuto il concetto base
    della divisione geometrica
    della copertina. Guardate sulle
    bancarelle dei remainders
    come erano le copertine dei
    tascabili prima di Fazio.

  2. vabbè, il “dibbattito” si è spostato sulla grafica rinnovata degli economici einaudi: e la tristezza della nuova BUR? Quanto vi manca quel sobrio grigio, magari decorato da lievi “cornicette” art deco? La nuova BUR non la sopporto proprio, sa di povero e sciatto, al confronto la grafica fighetta dell’ET mi piace quasi…

  3. Un libro comunica in primis con la copertina, è un dato di fatto. Curare la veste grafica del libro, a parer mio, vuol dire rispettarlo. Lo scrittore deve curare il testo, non aver fretta di pubblicare, avere il coraggio di rimaneggiarlo. L’editore cura o dovrebbe curare la grafica, la promozione, insomma tutto il carrozzone ma, principalmente, deve proporre ai lettori un testo culturalmente onesto. Non ho letto il libro della Parrella, mi riprometto di farlo a breve. Cmq vi è la questione premio. Qualche tempo addietro Manni, il mio editore, mi mandò una mail x comunicarmi che il mio romanzo era stato scelto finalista al Rhegium Julii. Convinta che i premi siano lottizzati ho telefonato x ringraziare il direttore editoriale che invece ha sostenuto di non aver fatto nulla se non spedire il librettino: insomma la stesa posizione di minimun fax. Ma, infine, cosa importa! che vinca o non vinca che entri o non entri in finale, son convinta che un libro se vale è un segno che rimane. Mi pare sia stato Leopardi ad affermare che un libro è fatto per metà dallo scrittore e per metà dal lettore. Personalmente credo che avvitarsi sulla più o meno bontà/sincerità dei premi sia inutile. Più importante è chiedere all’editoria italiana di svecchiarsi e di essere più efficace/efficiente nella promozione degli autori.

  4. Un libro comunica in primis con la copertina, è un dato di fatto. Curare la veste grafica del libro, a parer mio, vuol dire rispettarlo. Lo scrittore deve curare il testo, non aver fretta di pubblicare, avere il coraggio di rimaneggiarlo. L’editore cura o dovrebbe curare la grafica, la promozione, insomma tutto il carrozzone ma, principalmente, deve proporre ai lettori un testo culturalmente onesto. Non ho letto il libro della Parrella, mi riprometto di farlo a breve. Cmq vi è la questione premio. Qualche tempo addietro Manni, il mio editore, mi mandò una mail x comunicarmi che il mio romanzo era stato scelto finalista al Rhegium Julii. Convinta che i premi siano lottizzati ho telefonato x ringraziare il direttore editoriale che invece ha sostenuto di non aver fatto nulla se non spedire il librettino: insomma la stesa posizione di minimun fax. Ma, infine, cosa importa! che vinca o non vinca che entri o non entri in finale, son convinta che un libro se vale è un segno che rimane. Mi pare sia stato Leopardi ad affermare che un libro è fatto per metà dallo scrittore e per metà dal lettore. Personalmente credo che avvitarsi sulla più o meno bontà/sincerità dei premi sia inutile. Più importante è chiedere all’editoria italiana di svecchiarsi e di essere più efficace/efficiente nella promozione degli autori.

  5. Un libro che vince il Premio Strega rimane, al di là del fatto che sia buono (o molto buono) o solamente normale.
    La Parella scrive molto bene: a mio avviso, l’unica scrittrice veramente tale che si possa definire a pieno titolo scrittrice almeno tra quelle che sono le nuove voci narrative al femminile (ma quanto realmente nuove? e quanto realmente scrittrici le nuove voci?) – troppe volte venute su dai blog…
    Insomma, spero che la Parella ce la possa fare, perché al di là di tutto, delle eventuali polemiche anche, il “merito” è il “merito” e non è possibile negarlo.
    Saludos
    Iannox

  6. Squirt, hai ragionissima. ho scritto di fretta e non ho specificato che io mi rifacevo alla grafica degli anni ’50/’60, che reputo, tutt’ora, irraggiungibile. Quella sucessiva si era “adattata” a tale tradizione. L’attuale se ne sbatte (e forse, chissà, fa anche bene).

  7. Biondillo e io siamo i più strenui difensori sul web di Bruno Munari 🙂
    Forse però c’è una grafica che ha raggiunto i vertici munariani col vantaggio di essere contemporanea: quella dei libri Instar, almeno fino a quando sono stati curati dal fondatore della casa editrice (credo una ventina di titoli). ecco quelli sono tutti capolavori grafici.
    Naturalmente fin qui parlavo solo di romanzi e saggi, lasciando da parte i fumetti, perché nei fumetti basta una copertina di dave McKean per fare neri tutti.
    Lippa, a Bologna ho visto Gaiman! E’ schifosamente geniale e MirrorMask è meraviglioso.
    Ah, quanto alla mail di Cassini, ho aperto un topic sul forum di fernandel http://www.fernandel.it/forum/viewtopic.php?t=207

  8. Complimenti agli editori, che conosco dai tempi di ‘Parole nel tempo’ a Belgioioso, e a Valeria Parrella, che ho visto ieri alla presentazione ufficiale milanese della ‘cinquina’. Scrive bene, è giovane, pure piacente: l’ideale alternativa alle MelissE Pp. (non ce n’è una sola, ahimè…).

  9. @ squirt – no, io non sono uno di quelli che pensano che cambiamento=corruzione. magari sono uno che si affeziona alle cose, come ho accennato, non sono alieno a forme di feticismo, però, magari in maniera colorita, ho espresso le mie riserve su un’operazione di restyling che trovo esteticamente peggiore di quella precedente e a cui, almeno secondo me, una logica che non mi piace affatto. la trovo pacchiana rispetto all’eleganza che caratterizzava quella rimpiazzata, non in linea con la tradizione della casa editrice e semplicemente brutta.
    ma il discorso andrebbe allargato.
    avete notato che le librerie, almeno le grandi librerie, sono passate dalla divisione per case editrici e collane all’ordine alfabetico?
    e avete notato che le collane stesse non sono più espressione di una qualche, seppur permeabile, divisione?
    solo le piccole case editrici oramai sono organizzate per collane, le grandi stampano in rilegata e poi in economica. una volta gli einauidi tascabili volevano dire grandi scrittori, classici o contemporanei che però avevano in qualche modo la statura del classico. adesso non è più così, gli ET sono solo la versione economica di qulcosa uscito prima.
    vabbè. basta così

  10. Dal De Mauro:
    TUTTORA
    1 CO ancora adesso, ancora: è t. molto addolorato, t. si possono notare le conseguenze di certi errori
    2 OB continuamente, di continuo
    Varianti: tutt’ora.

  11. Secondo me il fatto che il libro della Parrella sia entrato nella cinquina è una conseguenza naturale dello sviluppo di minimum fax, sviluppo che non è avvenuto così repentinamente perchè d’improvviso l’Italia ha scoperto questa piccola casa editrice, ma perchè c’è stato tutto un lavoro dietro…a me sembra strano che il libro della Parrella (il primo, intendo) sia diventato così famoso in poco tempo.E’ vero, non ha venduto quanto Faletti o la Mazzantini, ma ha vinto importanti premi letterari e ha ricevuto una notevole attenzione da parte dei giornali.Al Festivaletteratura dell’anno scorso ricordo che Augias se lo portava sempre dietro a mò di santino…poi magari quello che dico non ha nessun fondamento…

  12. Un altro ombelico del mondo è possibile! Chissà quanto saranno contenti i no globook di sapere che minimum fax devolverà alle associazioni di pacifisti il ricavato delle vendite extra dovute alla parrella in 5na! oppure ho capito male?

  13. Ma qualcuno ha spiegato che lo struzzo einaudi sui tascabili lo disegnò Picasso e lo regalò – in persona – a Giulio Einaudi?
    Ecco.

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