Riporto senza commentare.
Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata radicale e presidente onoraria dell’Associazione Luca Coscioni ha presentato al ministro della Salute un’interrogazione per denunciare il crescente e inquietante fenomeno di obiettori di coscienza, medici ginecologi e personale sanitario che si rifiuta di prestare la loro opera a donne che richiedono di poter abortire.
Secondo i dati contenuti nella “Relazione sulla attuazione della Legge 194/78” presentata al Parlamento a livello nazionale, per i ginecologi si è passati dal 58.7% del 2005, al 69.2% del 2006, al 70.5% del 2007 e al 71.5% del 2008; per gli anestesisti – nello stesso intervallo temporale – dal 45.7% al 52.6%; per il personale non medico, dal 38.6% al 43.3%.
L’ultima Relazione sulla Legge 194 mette in luce che le percentuali del personale medico e non medico obiettore risultano essere molto più marcate al sud rispetto alla media nazionale (i ginecologi sono l’85.2% in Basilicata, l’83.9% in Campania, l’82.8% in Molise e l’81.7% in Sicilia; gli anestesisti sono il 77.8% in Molise, il 77.1 in Campania ed il 75.7% in Sicilia; il personale non medico è l’87% in Sicilia e l’82% in Molise). Addirittura in alcune realtà del mezzogiorno esistono aziende ospedaliere prive dei reparti di IVG, dal momento che la totalità di ginecologi, anestesisti, ostetrici ed infermieri ha scelto l’obiezione di coscienza. E’ una situazione di palese illegalità, perché la legge espressamente prevede che l’ente ospedaliero si faccia comunque carico di provvedere alla richiesta della donna che intende abortire.
Chiedo pertanto al ministro come intende intervenire al fine di evitare che l’istituto dell’obiezione di coscienza finisca di fatto per comprimere, più o meno surrettiziamente, la libera richiesta della donna di interrompere la gravidanza. E se sia vero che nelle scuole di specializzazione non si insegni più come praticare una IVG e, se vero, se non ritenga opportuno di elaborare tempestivamente nuove linee guida che prevedano una specifica formazione che includa l’insegnamento delle tecniche di induzione dell’aborto.
Esprimo inoltre il mio plauso alla dottoressa Liliana Todaro, magistrato di Messina, che ha chiesto il rinvio a Giudizio per il medico di guardia del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico che si sarebbe rifiutato di assistere una donna di 37 anni che doveva abortire, sostenendo di essere obiettore di coscienza. La donna si era sottoposta a regolare ecografia di controllo, che aveva evidenziato gravi malformazioni del feto. Per questo ha fatto richiesta di aborto terapeutico programmato; giunto il momento delle contrazioni che precedono l’espulsione del feto, nessuno del personale medico e paramedico è intervenuto a prestarle soccorso. La gestante ha quindi abortito nel bagno della sua stanza con la sola assistenza della madre. Spero ora che la magistratura possa, sappia e voglia procedere con tempestività e con la fermezza e la severità che il caso richiede ed esige”.
Hai proprio ragione, l’unico commento e’ : nessun commento.
Se ci fossero più magistrati come la dr.ssa Todaro forse avremmo qualche obiettore in meno. Non dico altro perché ho il dente avvelenato – anche io ho studiato medicina come questi signori e mi domando perché loro l’abbiano fatto e abbiano scelto certe specializzazioni se tanto pesava sulla loro coscienza…..
Buona giornata:-)
Simona
Dovremmo trovare il coraggio di presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per l’abolizione dell’obiezione di coscienza. Se uno decide di fare il medico sa che, tra le tante eventualità che possono presentarglisi, c’è anche quella di dover praticare IVG. Perciò passi l’obiezione per chi era medico già prima della 194 (ormai saranno tutti in pensione), ma chi lo diventa oggi può benissimo scegliersi un altro mestiere, se fare certe cose non gli aggrada. Non sta scritto da nessuna parte che uno abbia il diritto inalienabile di fare il ginecologo, anche a danno delle pazienti che dovrebbe assistere.
Difficile davvero trovare parole. Segnalo un’intervista a Rodotà, di cui sottolineo due passaggi:
“Per garantire il diritto delle donne all’interruzione di gravidanza, non è necessario cambiare la legge, basta applicarla.
In che senso?
«Già oggi gli ospedali non possono trincerarsi dietro la scusa di non avere medici disponibili a effettuare le interruzioni di gravidanza perché questo è un servizio che deve obbligatoriamente essere fornito, come previsto dall’articolo 9 della legge 194, e le strutture che non lo garantiscono possono essere considerate responsabili sotto il profilo civile e penale».
Può essere sufficiente ricorrere a non obiettori ‘a gettone’, come già fanno alcuni ospedali?
«Ritengo di no, per due ragioni: innanzitutto perché per gli aborti terapeutici è necessario avere personale strutturato e in secondo luogo perché non devono crearsi medici di serie A che fanno tutto il resto e medici di serie B che fanno solo aborti, con il rischio di una dequalificazione professionale. Gli ospedali possono, e devono, invece fare dei bandi per l’assunzione di personale strutturato non obiettore».”
E anche: “Se una donna che ha deciso di interrompere la gravidanza vive questa scelta in condizioni di malessere e di angoscia perché non sa se, quando e in che condizioni riuscirà a interromperla, c’è una evidente violazione del suo diritto alla salute, che è un diritto fondamentale della persona che non può essere subordinato a esigenze burocratiche o a mancanza di personale».
http://temi.repubblica.it/micromega-online/legge-194-rodota-aboliamo-lobiezione/
Purtroppo sappiamo come finiscono alcune denunce, in archiviazione. Possono delle associazioni costituirsi nei processi insieme alle donne che subiscono queste violazioni dei loro diritti?
Penso di averlo già scritto: nel caso di patologie conclamate del feto incompatibili con la vita, o di gravi rischi per la salute della madre, l’obiezione di coscienza andrebbe abolita.
Mettere pressione e fare mobbing sui non obiettori per motivi politici dovrebbe essere un reato.
Detto questo, se in un nazione si presenta il problema dell’obiezione di coscienza, allora mi viene anche il dubbio che l’idea di aborto di cui stiamo parlando e di DIRITTO all’aborto in modo cosi radicale, forse non rappresenta il sentire comune della gente.
La maggioranza delle donne e degli uomini che si espressa qui ha una posizione comune: “bene avere la leggio, meglio se possibile risparmiarsi l’esperienza”. Tuttavia gli aborti tardivi sono frutto di gravidanze desiderate e cercate, non di “distrazione sulla contraccezione” e credo nessuna coppia li affronti a cuor leggero. Le indagini pre natali permettono di identificare patologie gravi – che non coppia può non essere in grado di gestire o non voler gestire. Per non dire di quei casi in cui la malattia non permette la sopravvivenza del feto dopo la nascita. Non so come ciò impatti col “comune sentire” tuttavia questo comune sentire contrasta con gran parte delle leggi vigenti che, volenti o nolenti, lo Stato fa rispettare.
In queste settimane ho letto con grande interesse le storie che ci hai raccontato è mi è montata un grande rabbia. Ma questa storia le supera tutte.
Mi chiedo se non sia possibile denunciare tutti gli ospedali che non praticano l’IVG. Perchè non cominciare da qui?
La storia di Messina è veramente agghiacciante. Non è che ho molto da aggiungere. So però che è in vista alla casa delle donne un incontro per l’11 febbraio a Roma – e per quanto l’ambiente mi crei una certa resistenza, penso proprio che sia giusto andare e cercherò di esserci.
C’ho pensato tutto il giorno a come esprimere quello che penso, ma non ho trovato, alla fine, la forma giusta. Posso solo ribadire che questa situazione è ridicola, dopo che violenta, crudele e ipocrita. Che la parentesi dell’obiezione va chiusa perché assurda e illegale.
Quando ci si confronta con i “difesori della vita” raccontando questo genere di eventi, ci si trova davanti ad un grande vuoto, non solo morale. Perché il ragionamento che fa Barbara è ovvio, e pure queste persone sembrando impossibilitate a farlo.