“Noi tutti – adulti e bambini, scrittori e lettori – abbiamo l’obbligo di sognare ad occhi aperti. Abbiamo l’obbligo di immaginare. È facile fingere che nessuno può cambiare nulla, che ci troviamo in un mondo in cui la società è enorme e l’individuo è meno di niente: un atomo in un muro, un chicco di riso in un campo di riso. Ma la verità è che le persone cambiano il loro mondo più e più volte, le persone fanno il futuro, e lo fanno immaginando che le cose possano essere diverse.
Guardatevi intorno: dico sul serio. Fermatevi per un attimo e guardatevi intorno nella stanza in cui vi trovate perché voglio sottolineare qualcosa di così ovvio che spesso si tende a dimenticare. È questo: tutto ciò che è possibile vedere tra queste mura è stato, ad un certo punto, immaginato. Qualcuno ha deciso che era più facile sedersi su una sedia che per terra e immaginò la sedia. Qualcuno ha immaginato di farci incontrare qui a Londra in un posto nel quale non sarebbe potuto piovere dentro. Questo e le cose in esso, e tutte le altre cose in questo edificio, questa città, esistono perché, più e più volte, la gente ha immaginato.
Abbiamo l’obbligo di rendere le cose belle. Per non lasciare il mondo più brutto di quello che l’abbiamo trovato, per non svuotare gli oceani, per non lasciare che i nostri problemi ricadano sulla prossima generazione. Abbiamo l’obbligo di fare pulizia prima di scomparire, e non lasciare ai nostri figli un mondo si ritrovino in un mondo miope, incasinato, immutabile e paralizzato.
Abbiamo l’obbligo di dire ai nostri politici quello che vogliamo, di votare contro i politici di qualsiasi partito che non capiscono il valore della lettura nella creazione di cittadini meritevoli, che non vogliono agire per preservare e proteggere le conoscenze e favorire l’alfabetizzazione. Questa non è una questione di politica di partito. Questa è una questione di umanità comune.
Ad Albert Einstein è stato chiesto una volta come possiamo rendere i nostri figli intelligenti. La sua risposta fu semplice e saggia: “Se volete che i vostri figli siano intelligenti leggetegli le fiabe. Se volete che siano più intelligenti, leggetegli più favole”. Ha capito il valore della lettura, e dell’immaginazione. Spero che possiamo dare ai nostri figli un mondo in cui si leggerà, che possa essere letto, immaginato, e compreso”.
Letto? E’ Neil Gaiman, in un discorso pubblico di qualche anno fa. Lo riposto su spinta emotiva perché a quanto pare si rimprovera a chi si addolora per la chiusura di librerie o case editrici di essere una lagna, di piagnucolare, di non tener conto di fatturato, competitività, gestione economica. Eccetera. Tutto molto giusto e molto vero. Inutile, però, senza passione. O, almeno, mi piace crederlo.
Ascoltavo qualche giorno fa la discussione su Fahrenheit che riguardava l’idea del governo di togliere il limite del 15% allo sconto possibile su un libro. In sostanza una norma a favore di Amazon.
Sentivo parlare accoratamente il presidente dell’associazione librai sul fatto che questa norma strangolerà ancor di più le piccole librerie. E diceva che abbassare i prezzi dei libri non aumenta il numero dei lettori.
Non ho dati per contrastare quest’opinione, ci può anche stare.
Però, ad esempio, io ormai compro quasi solo libri in sconto, usati o in formato elettronico. Vivo in un paesino di montagna dove non c’è nessuna libreria, né piccola né grande, e devo affidarmi sempre all’e-commerce. E per me il prezzo è un enorme deterrente all’acquisto dei libri. Spendere 15-18 euro per un libro nuovo? Non mi è possibile (come neanche spendere quei soldi per altri sfizi).
Devo andare al Cinema sempre di Mercoledì, per avere lo sconto. E così via.
Ovvero, lo sconto mi salva il bilancio mensile. E non credo solo a me.
Si potrà fare un ragionamento sensato anche sulla questione “prezzo” prima o poi?
Con questo, non voglio essere né sono contro la libreria che va nelle scuole e cerca di appassionare i bambini alla lettura. Tutt’altro. Ma indirizzare la questione solo su Amazon brutto e cattivo come se prima ci fosse l’Eden non ci aiuta (e so che Lipperatura su questo punto è sempre stata lucida e di buon senso).
Un’ultima nota a margine.
Ricordo qualche anno fa, alla notte bianca di Roma. Teatro dell’Opera, prove aperte de “Le nozze di Figaro”. Entrata gratuita, la sera. Ebbene: fila intermbinabile che cominciava su Via Nazionale, famiglie con bambini, giovani, anziani, coppie. Tutti in fila. Non possiamo pensare che ogni evento/oggetto culturale venga rilasciato gratis, pagato dal Comune. Ma dove sono quelle persone in fila quando il biglietto costa 50 euro?