NON PENSARE ALL'ELEFANTINO

Adattarono mantici potenti all’estremità del congegno..e incominciarono a insufflarvi aria. Il soffio, violentemente compresso nel braciere che ardeva di carboni, zolfe e pece, sprigionava una grande fiammata, incenerendo il muro. Sicchè nessuno poteva resistervi.
(Tucidide, La guerra del Peloponneso)
La macchina da guerra usata dagli Spartani contro i difensori di Delio diventa spesso un’altra cosa: per l’esattezza, si trasforma nei “fumi d’arsenico” che costituiscono gli antenati della guerra chimica e diventa il simbolo del terrore cieco di cui si circonda la medesima. Insieme alla segale cornuta gettata dagli Assiri nei pozzi dei nemici. O ai cadaveri dei morti di peste lanciati dai tartari oltre le mura di Kaffa.
Quel che voglio dire è che, in molti casi, ha inciso più la paura del veleno che il veleno stesso. Lo sostennero, per esempio, Simon Wessely, Kenneth Craig Hyams e Robert Bartholomew poche settimane dopo l’attacco alle Twin Towers, in piena psicosi da antrace, nell’articolo Psychological implications of chemical and biological weapons, apparso sul BMJ: “i danni provocati sulla psiche di intere popolazioni dal timore delle conseguenze di un attacco biologico o chimico, possono essere molto peggiori delle conseguenze stesse”.
Pensandoci bene, mi sto convincendo che Giuliano Ferrara sta agendo allo stesso modo, con la sua lista pro-vita e l’ormai lunghissima, martellante campagna che, in apparenza, mira ad una sola cosa: un bel salto nel tempo (all’indietro, ovviamente) in materia di diritti civili.
Via il diritto ad una maternità consapevole, via il diritto di scelta delle donne, anzi, via anche la contraccezione, magari (dixit Ferrara: “L’amore contraccettivo è la sanzione dell’irresponsabilità personale, il fallimento della compiutezza e significatività dell’amore, un cedimento irrazionale a un’identità umana amputata del suo senso del bene”), riconsegna finale ad un destino puramente biologico (“La salute della donna risiede nella sua capacità di generare”).
In realtà, Ferrara sta invece spostando il fuoco dalle vere emergenze, che non a caso espunge con aria esasperata da ogni discussione . Violenza sulle donne, per esempio: quella sì in aumento, esattamente come il numero degli aborti è in diminuzione (ma per il nostro son tutte fisime: “Poi si lamentano degli stupri, della solitudine, dell’indifferenza queste donne sull’orlo di una crisi di coscienza “). Calo del lavoro femminile (drasticamente: gli ultimi dati ci vedono penultimi in Europa, davanti alla sola Malta: dove, non casualmente, divorzio e aborto sono negati). Assenza delle reti di cura, con conseguente accumulo sulle spalle femminili dell’accudimento di casa, famiglia, figli, anziani (purtroppo, gli uomini non se ne fanno carico: la legge sul congedo parentale è stata utilizzata da quattro padri su cento).
Che si fa, dunque, per non cadere vittime di quella mass sociogenic illness denunciata dai tre ricercatori? Come si fa ad evitare il terrore dell’avvelenamento dei pozzi da parte di Ferrara e dei suoi seguaci?
Si rilegge, e si impara a memoria, George Lakoff. “Provate a non pensare a un elefante”, diceva il professore ai suoi allievi. Provate, proviamo, a non cadere nel frame altrui. A non entrare nel territorio creato dall’avversario. A non accettare gli scenari che delinea ad arte. Il che non significa non ribattere, ma ribaltare. In parole poverissime: sfilare ai ferraristi la discussione sulla vita portandola sul terreno della qualità della medesima, tanto per dirne una.
Qualcuno faccia avere l’opera omnia di Lakoff a chi di dovere: e il prima possibile, grazie.

106 pensieri su “NON PENSARE ALL'ELEFANTINO

  1. Wu, sull’acqua mi cheto, come ho scritto ne so poco.
    Sul lavoro: non entro nel merito del precariato (mi sembra una cosa terribile) dico solo che abolire tout court la legge Biagi può condurre a un riesplodere del tasso di disoccupazione, con effetti devastanti sul governo che la provoca. L’unica mi pare attenuarne gradualmente gli aspetti peggiori. E abolirla se se ne presentassero (ben difficilmente temo) le condizioni.
    In quanto alla subalternità alle logiche che han prodotto Berlusconi: per me non lo ha prodotto nessuna logica se non la propensione di un paese poco serio ad affidarsi al miglior imbonitore su piazza, per di più padrone di TV.
    Se poi ti riferisci invece alla sostanziale accettazione del cosiddetto neo-liberismo, capitalismo-turbo o globalizzato che dir si voglia, allora sì, ma aspetto ancora che qualcuno mi dica cos’altro si può fare.
    Girolamo, per me l’ossessione per l’Impero (e specialmente l’India che ne era il cuore) come le simpatie per il fascismo e il franchismo e come l’avversione per il comunismo fanno parte di una personalità estremamente conservatrice come lui era.
    Non per nulla gl’inglesi stessi lo richiamarono solo nel momento del pericolo più grave, riconoscendo in lui doti di combattente più che di uomo di stato.
    In questo ruolo ha dato il meglio di sè, era fatto per quello: anche incarnare la volontà di lotta di un popolo in modo così forte mi pare gli debba portare il riconoscimento di essere stato un grande leader in guerra, che non è poco, mi consentirai. In pace infatti non ce l’hanno voluto, nè prima nè dopo.
    Per Gallipoli fu solo uno dei non pochi che cercava su altri fronti la chiave per sconfiggere la Germania, imbattibile sul fronte occidentale.
    L’idea strategica di picchiare su un fronte così periferico per poi ricongiungersi con la Russia forse era avventurosa ma fu la condotta tattica che si rivelò disastrosa e forse fu più colpa di ammiragli e generali, comunque non mi pare lo squalifichi come statista, semmai come stratega e infatti anche nella II g.m. non è che brillò in questo campo.
    Sugli armeni: furono abbandonati da tutti, come del resto gli ebrei nella II.
    Personalmente quel che me lo fa stimare è la coerenza di comportamento verso l’URSS: una volta riconosciuto che il pericolo più grosso era il nazismo (e questo lui l’aveva capito prima degli altri politici inglesi, Chamberlain in testa) si adoperò per l’alleanza con Stalin, lo avvisò del pericolo dell’attacco tedesco e il giorno stesso che questo si realizzò gli mandò un messaggio per confermargli tutto l’aiuto possibile da parte dell’impero britannico e parecchio mantenne.
    Ai suoi colleghi conservatori che lo criticavano per l’allenza col comunismo rispondeva:”Mi alleerei col diavolo pur di battere Hitler!”
    Semplice coerenza di uno che si dà una priorità e a quella si attiene fino in fondo.
    Forte leadership, coerenza nell’azione per me queste doti fanno il grande statista, specie se vince è chiaro.
    Che poi fosse un destrone coi controfiocchi non ci piove.
    O, poi mi par così ma si fa per discutere.
    Buonanotte amici, grazie per la piacevole conversazione.

  2. Confermo le parole di Wu Ming 1 sulla situazione dell’acqua in Toscana (da toscano e da addetto del settore). Sta esattamente nei termini che lui ha usato.

  3. Ehi sono uno dei 4 padri su 100 in congedo parentale che ha mandato la mamma a lavorare…
    A parte che non raggiungiamo neanche la soglia di sbarramento, fra un po’ ci arriverà anche una bella scomunica come ditruttori della famiglia tradizionale?

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