Il Pdf è un formato. Un Pdf serve, banalmente, per agevolare la lettura di un documento e la sua stampa. Punto.
Con tutta la disponibilità di questo mondo, non riesco a capire, probabilmente per la pigrizia estiva dei miei neuroni, quale sia la differenza fra un commento postato sul web in un formato e il medesimo commento reso, in virtù di un altro formato, semplicemente più leggibile e in nulla modificato.
Questa la premessa. Questo il pdf della discussione che si è svolta nei giorni scorsi a seguito del post Letterarietà, comprensiva dei primi 550 commenti. Ribadisco che sono gli stessi, identici commenti rinvenibili in altro formato. Punto.
@ AMA
Ti saluto anch’io, ma ti prego, non dire che sono intelligente, perché: a) avrai mezzo piccolo mondo antico della scrittura e della critica italiane contro; b) sono tutti così intelligenti e colti che io amerei molto passare alla cronaca (la storia la lascio ai coltintelligenti) come un’idiota totale. Infatti la stilo d’oro dei miei versi la uso per tenermi su i capelli, devo però informarmi se si può fare, devo rintracciare la normativa sull’uso delle stilo d’oro…
Londra è tutt’altro, per fortuna, e sarebbe bello che la stupidità di pensiero che lì non c’è mai stata abbandonasse anche l’Italia. Davvero molto bello.
@Wu Ming 1
Troppo lungo, poco leggibile il tuo ultimo intervento: mi manderesti un pdf in pvt o un sms sinetico, come a Scarpa (sezione Narrativa)?
@gemma gaetani
“Voglio che le tue parole sul mio libro, Gilda, siano espunte dalla faccia della Terra, perché mi sono molto care, ho speso per scriverle passione, entusiasmo, energie, che vorrei salvaguardare dall’uso selvaggio che ho visto fare della parola, del pensiero, delle competenze mie nel contesto critico-letterario da te utilizzato?”.
Questa, invece, non si capirebbe manco in pdf.
Entarteinment?
*sintetico
*entertainment
@ Barbara.
Proprio no. Non esiste il diritto di impedire la conversione in pdf di materiale pubblico già disponibile a chiunque in html. Non ha senso dire “Non voglio comparire”, perché *si è tutti già comparsi*. La discussione *è già avvenuta* e discutere coram populo in rete è stata una libera scelta. Nessuno ha costretto nessuno. Non ha alcun senso dire che la discussione può rimanere qui visibile a chiunque ma non può essere spedita in allegato, stampata, caricata su un kindle o un iPad. Non è Gilda Policastro che può imporre le modalità di lettura di un suo commento scritto in rete. Come fruire di un contenuto è una libera scelta di ciascun fruitore.
@ girolamo
Macché Omnia Sunt Communia! I nomi, poi, quelli men che meno. Attento: “nome+cognome=identità=responsabilità=autorevolezza”. E vedi di tenere la carta d’identità bene in vista, altrimenti emigra nel Regno Unito, dove Johnny Rotten (John Lydon per la polizia) e soci sono riusciti a realizzare l’auspicata anarchia.
La G.P. adesso risulta perfino simpatica, vedete? Sono quasi felice. Allora speriamo che da oggi adotti questo nuovo registro per suonarvele. Ed io per conto mio verro’ ogni tanto a vigilare. E se necessario a bacchettarla…
http://www.youtube.com/watch?v=kBlEA0EUAlw
Posso essere più sintetico, Gilda. Ecco:
per te la rete è – e temo rimarrà sempre – un grande enigma. Anzi, un mistero doloroso. Anche nelle sue logiche più elementari.
–
Devo dire una cosa: io uso il computer da ventisei anni (1984), la posta elettronica da venti (1990), il web da quindici (1995), ho messo su il mio primo sito web nel 1996 (su Geocities) e scrivo sui blog dal 2003.
Ecco, io non avevo mai incontrato una persona, pure intelligente, così ignara del mezzo che stava usando. Nemmeno ai primordi, quando si navigava a vista. Ai primordi eravamo tutti pionieri, nel nostro impaccio sperimentavamo anche senza volerlo, ed eravamo desiderosi di capire, la novità acuiva i sensi. Eravamo analfabeti (o semi-analfabeti) informatici, ma bramosi di imparare in fretta.
L’analfabetismo di rete di Gilda Policastro invece è… incredibile per una persona della sua età (35 anni, non 65), una persona che per giunta è un’intellettuale, una studiosa, un’operatrice della cultura. E’ qualcosa che lascia perplessi, come vedere uno, nell’atrio di una stazione ferroviaria, lamentarsi che le scritte sul tabellone cambiano sempre. Non fa in tempo a compitare una riga che c’è già scritto qualcos’altro!
Tra l’altro informatica di base (parlo proprio di ABC) è diventato esame obbligatorio in tutte le facoltà (umanistiche comprese). Almeno a Bologna è così. E se non lo passi non ti laurei. E per studiarlo NON ci sono libri, lo fanno apposta: sei obbligato a collegarti a una piattaforma della facoltà e a studiare direttamente dallo schermo del computer.
@Policastro
“so che siete abituati al gregge ossequiante”
Ma perchè deve andare così di clava?
Io con Wu Ming1 e Di Michele ho iniziato a randellate (date e ricevute), poi ho scoperto che qualcosa della loro intelligenza a me mancava, e ho provato a capire e farmi capire. In Rete è abbastanza facile, ci si può rileggere, si può sviluppare una dialettica anche interiore, rimuginando le diverse cose che saltano fuori in un thread. Perchè riesce a tutti e non a lei?
Forse è proprio per quella formazione che rivendica così orgogliosamente, ma che in certi contesti diventa un ostacolo più che un’opportunità. Voglio farle un esempio. Ho messo insieme blues bands con un sacco di gente, anche musicisti che non avevano mai suonato il blues. Ha funzionato con tutti, tranne che con un paio di pianisti usciti dal Conservatorio. Erano ingessati, non sapevano improvvisare. Sarà questo?
Con la letterarietà sento che il problema è lo stesso. Prima di riportare a categorie, bisognerebbe accorgersi che ogni libro non è solo un individuo (anche gli oggetti seriali lo sono) ma è un’anima, un singolo (come gli angeli della teologia medioevale: ognuno è una specie). Sforzarsi di fare propria la sua visione, prima di riportarlo a categorie, è un atto di lettura “forte” che ogni opera si merita preliminarmente, è un blues da suonare, il giudizio viene dopo.
Quando leggevo e selezionavo testi per un editore, una volta una redattrice mi ha detto: ma perchè leggi fino in fondo? Il più delle volte bastano le prime trenta cartelle per capire se va o non va. Io le ho risposto che forse sarei stato l’unico a leggere quel libro, e che almeno si meritava un lettore vero.
Lo giudicherà sentimentalismo, probabilmente, ma io dico che bisogna voler bene alle storie e ai libri per occuparsene.
Lei vuole bene ai libri, signorina?
@ valter binaghi
Ma soprattutto: dopo una settimana trascorsa a discutere di tutto e a scazzarsi con chi la pensa diversamente da noi – e perfino a spiegare come funziona internet – accusarci di essere “abituati al gregge ossequiante” è davvero paradossale.
Binaghi… lei, questa sera, continua a commuovermi.
Mi permetto anche di dare un consiglio non richiesto – e che puo’ quindi risultare sgradito – a chi attualmente si occupa di libri e cultura senza avere idea di come funzionino la rete e altre diavolerie moderne come gli ebook reader: studiate. Si’, proprio voi che dite a noi lettori aquirenti di studiare. Fatelo anche voi. Perche’ se la rivoluzione Google Books – ignorata nella discussione su come preservare i libri dall’oblio – passasse davvero, avrete bisogno di rivedere totalmente il vostro modo di rapportarvi al testo di un libro.
Altrimenti rischiate di sembrare monaci amanuensi travolti dalle rotative (ma magari e’ un’idea romantica che vi piace pure).
@ Demonio Pellegrino,
google books alla prossima occasione.
Tra l’altro, di questo aspetto si sta occupando nientepopodimeno che Robert Darnton, uno dei massimi storici del libro, esperto di pubblicistica clandestina del XVIII secolo, di illuminismo, libertinismo e rivoluzione francese. Darnton è anche il direttore di tutti i servizi bibliotecari di Harvard, e si è messo di buona lena (lui che di anni ne ha 71, non 35 come la Policastro) a studiare le trasformazioni del libro e – soprattutto – dell’idea di biblioteca nell’epoca digitale. Penso che ne leggeremo delle belle. Finora ogni suo libro, ogni sua conferenza, ogni suo invito a cercare i pròdromi delle rivoluzioni dove meno sono evidenti è stato per noi WM (e ovviamente non solo per noi) un’illuminazione. E’ probabile che ci farà capire cose di Google Books et similia che gli stessi ideatori del progetto non hanno ancora capito, e che osservatori pure acuti come Kevin Kelly non hanno ancora còlto perché manca loro quella che gli storici delle Annales chiamavano la “longue durée”.
E come ti sbagli, appena leggi, tutto ruota sulla cara amica salernitana, ora scopro pure che ha 35 anni, ormai mi mancano solo le sue tendenze sessuali (sarà dominante?). Vabbè. Per intanto trovo che quello che scrive Simone Ghelli è importante. Il suo post recita:” la differenza tra narrativa e entertainment, che per il dizionario Garzanti significa “spettacolo leggero, di evasione, spec. radiofonico o televisivo”. A me sembrano due definizioni non discernibili, o forse che esistono libri che pur narrando non intrattengono?”
Forse dall’intrattenimento resta fuori la poesia. Chiedo lumi.
@ Vincent,
l’ho scoperto oggi anch’io, che ha 35 anni. Pensavo fosse più grande di me (che ne ho 40 spaccati). Comunque, quando arriverà la Gestapo dei pdf, in realtà staremo parlando d’altro. Forse di Google Books. Sicuramente di Darnton. Consiglio a tutti di leggere i suoi libri.
* acquirenti
“gregge ossequiante” è bellissimo. Fossimo nel ventennio (non ci stiamo?), la cara amica salernitana sarebbe Luisa Ferida.
@ WM 1: Google Books è un gran bella sfida, ti ho letto, ma attenzione, c’è ancora, come avrai letto, grande confusione e diciamolo grande ignoranza sul mezzo web, io per primo. Siamo un poco i figli degli allegati in rtf, purtroppo.
Quando ho scoperto che la Signorina Policastro era mia coetanea mi sono cascate le braccia.
Io sono affascinato da Google Books. Sto seguendo il dibattito qui in America tra Google, autori, editori, ed e’ molto interessante e stimolante. E sono sicuro che plasmera’ anche la cultura italiana. Magari con 30 anni di ritardo. Ma magari sono ottimista…Troppo ottimista.
tutto un po’ letto, mi scuso, scrivo sempre peggio, sarà l’ora e l’afa.
Cacchio, Vincent vuoi dirmi che 3 ore fa non ti ho intrattenuto?
Occhio che chiedo, pardon, pretendo anch’io di non essere stampato, trasferito, letto, visto. Occhio.
Meno male che non sono rimasto da solo a rimpiangere la parte di discussione “libri da salvare dall’oblio”. Sarebbe interessante anche approfondire il discorso ereader perché qui stiamo per passare dalla lettratura bidimensionale a quella tridimensionale. Concetto difficile da spiegare, più facile da visualizzare. Un po’ quello che faceva il tanto caro a tutti DFW in uno dei suoi ultimi saggi di “Considera l’aragosta”, solo che lui doveva complciarsi la vita con note e disegni pieni di frecce.
Nella mia visione ho idea che la letteratura a livello di “tridimensionalità” surclasserà anche il cinema – che infatti ultimamente pare stia correndo ai ripari ma, essendo legato all’immagine e a un tipo di fruizione “passiva” (ossia senza interazione con chi p di fronte) resta sempre indietro col fiatone.
@demonio pellegrino: secondo me prima, ma in ogni caso spero sempre ci sia la possibilità di poter scegliere fra l’ebook e il libro tradizionale.
@ Demonio Pellegrino,
attenti a fare le apologie preventive, ci sono questioni proprietarie, limiti, confusioni. Restiamo aperti ma lucidi, per districare le matasse. Per ora GB è ancora molto lontano dai sogni che suscita in alcuni. Al momento l’interfaccia è terribile; di quasi tutti i libri in commercio si vedono solo frustrantissimi quadratini; i libri che pure sono nel pubblico dominio sono proposti in un formato “chiuso”, chiusissimo; il software dovrebbe essere un bibliotecario elettronico e invece è uno scemo che butta i libri alla rinfusa ché tanto ci penserà il motore di ricerca (e invece non funziona così, è necessario anche catalogare per argomenti, per periodi etc.). E poi c’è la questione di un monopolio mondiale della digitalizzazione delle biblioteche. Comunque ne discuteremo con più calma e maggiore lucidità.
@ Tutti,
finora STROOOKKK! ha avuto 8852 download. Ma le stat dello screenshot sono aggiornate solo fino a oggi pomeriggio. Quelle fino a mezzanotte saranno visibili solo tra un paio d’ore.
http://www.wumingfoundation.com/images/stat_stroook_07072010.png
chiedo scusa per i molteplici refusi.
@ Lucio: se solo la gente avesse un minimo di leggerezza e senso dell’umorismo. 🙂
@ Vincent: tra l’ebook e GB c’è differenza e tu sei rimbambito. Scusate: è l’ora della medicina…
@Wu Ming 1
Concordo. Non vedo Google Books come una futura manna che ci salvera’. Ma sono affascinato dal livello di discussione attorno al libro e al suo futuro che si e’ sviluppato negli USA, tra governo, aziende private, biblioteche, autori, editori. Non vedo altre discussioni simili al mondo. Qualsiasi sia il risultato futuro, l’impatto ci sara’ anche su chi il dibattito l’ignora.
@Vincent
Parlo per la mia limitatissima esperienza: il Kindle non sostituisce il libro di carta, lo affianca. Ero restio a comprare l’ereader, perche’ – come tutti quelli che non l’hanno mai toccato con mano – facevo discorsi come “eh, ma l’odore della carta, eh, ma l’oggetto libro”. Poi l’ho preso in mano (il Kindle…) e sono stato folgorato piu’ di San Paolo. Da quando ce l’ho, pero’, ho aumentato, non diminuito, l’acquisto anche di libri cartacei. Ma non voglio andare fuori tema.
@Alessandro Ansuini:
Messaggio in bottiglia: se tu che leggi non sei Wu Ming 1 o 4, né la mamma di Wu Ming (non ricordo quale dei due), né un qualunque parente/sodale/paladino (non dirò manutengolo), illuminami, tu che leggi. Perché dopo una settimana e passa di tentato dialogo (o conflitto, ma sempre con le armi della dialettica, o perlomeno inizialmente, e non dell’esasperazione reciproca, come fatalmente si finisce) si ha come l’impressione di un’ennesima trappola, o che, in ogni caso, continuare a rispondere a Wu Ming e compagnia cantante equivalga solo a offrire rinnovata materia di distorsione e di mistificazione agli abili strateghi della truffa mediatica? (o, se non altro, a incrementare i contatti del sito amico? – definizione non mia, quest’ultima, ma ripresa dalla discussione sul mio Fb più volte trasferita di peso qui, in questa infinita, estenuante transmedialità, e sempre privilegiando le mie sulle argomentazioni pure similari di un esperto del web come Gherardo Bortolotti, perché di lui non si può dire che abbia quell’aria così pensosa e smarrita della tenera neofita sottoscritta, dunque la strategia della diminutio preventiva fallisce).
tu che leggi (e che non sei Wu Ming in tutte le sue molteplici incarnazioni/emanazioni), o che lurki, dimmelo qui, per posta, dimmelo via sms (come i Wu Ming a Scarpa – sezione narrativa – il dileggio della sottoscritta), cosa pensi?
è ora di uscire dalla discussione (e dalla metadiscussione) una volta per tutte?
scrivere un pezzo sulle mie, di sedi, con i miei, di strumenti retorici, raccogliere le reazioni dei miei, di sodali, amici, vicini e consentanei (manutengoli non mi pare di averne) e poi chiedere a Lipperini il consenso di postarlo qui, per vedere l’effetto che fa?
oppure, come se ne esce?
io non lo so davvero, ma invece so per certo che quando mi si chiede, come già da qualche giorno, ”ma non ti avvilisce profondamente stare a dibattere con quelli là?” adesso la mia risposta comincia a diventare -e lo dico con rammarico – certamente, sì.
Orsù, rispondetele. Allungatele un ramo per tirarla fuori dalle sabbie mobili. A noi “abili strateghi della truffa” ha imposto di non farlo. Se anche voi state a guardare, avrete un’affogata sulla coscienza.
E dire che la Policastro scrive benissimo, basta leggere Il potere come degradazione e l’apocalissi come soluzione: Pasolini da Salò a Petrolio. Poi la notte dà di matto e una volta che ci faccio qui? E ora perché dibatto in questo luogo? Sta come d’inverno sugli alberi le foglie, un poco contorta neanche fosse Louise Bourgeois (non sei nata a Parigi e i tempi son cambiati, Chérie).
Manutengolo.
E’ un cugino di Brontolo e Pisolo?
Nel caso, avremmo trovato un punto d’incontro.
Vado pazzo per il buon vecchio Disney, invece di quegli orrendi Simpson.
@ Gilda Policastro
seriamente e sinceramente, poi credi quel che vuoi, partendo dalla domanda che ti poni alla fine, io, me stesso, persona che per motivi suoi non espone il suo nome e cognome, ti ho già scritto alcune cose cercando la giusta cortesia e sapendo già che pregiudizi hai verso i nick ( anch’io dunque ammetto di avere un pregiudizio ) e in generale verso questo tipo di discussioni, avendo assistito ad alcuni tuoi interventi passati su NI e vibrisse. Ovviamente la letterarietà non c’entra nulla, né ha molto senso che tu ne discuta con me, perché era prevedibile come sarebbe andata a finire. Un blog come questo ha formato nel tempo un certo numero di frequentatori commentatori più o meno presenti e in maniera più o meno intensa e foriera di contenuti costruttivi ai temi cari a Loredana Lipperini e of course ai partecipanti stessi. Dunque è naturale che si sia formato un sentire comune e una certa confidenza. Ma questo non ti avrebbe dovuto far pensare a null’altro che ad una comunità(?), non lo so come si dice. Nessuna trappola da alcunissima tribù. Penso che sia ora di uscire dalla discussione, non una volta per tutte, solo per stavolta, potresti seguire questo blog per conoscerlo meglio, puoi seguire l’altra strada che hai detto, ma più di tutto dovresti fare uno sforzo. Tanto sei già avvilita giusto? Tanto per giocare a carte scoperte io per esempio potrei essere definito un fan dei Wu Ming, ho acquistato la maggior parte dei loro libri usciti, seguo il loro sito e il nuovo blog, l’altro giorno sono stato a Roma in occasione della giornata in ricordo di Valerio Marchi ( visto che usciamo anche noi? ), se mi stai leggendo noti qualche segno sgradevole endemico? Ho visto Spagna-Germania, poi Salò di PPP, adesso sto qui a scriverti, certo sarà anche per una sorta di bisogno d’apparire, generato dalla possibilità di scrivere su un muro che già sai che verrà visto da molti, ma riesci lo stesso a riconoscere un gesto amichevole? Poi non devi neanche rispondere, non ha importanza, i pregiudizi cadranno oppure farai a meno di certi spazi, se hai paura che i libri non bastano nuovi formati saranno salvati, il PDF non è questo gran danno
@Wu Ming Quali sabbie mobili? Il tuo pungolo mi ha reso, anzi, iperattiva e te ne ringrazio: tra un impegno e l’altro, il pezzo per il giornale relativo a questa (tra moltissime virgolette) discussione è pronto e pensa che l’ho addirittura digitato carattere per carattere tutto da sola – io neofita della tastiera, io sprovvedutella informatica, io miserella agonizzante – mica copincollando pezzi altrui in un pdf (che semo boni tutti). Resta solo da stabilire se ne valga la pena o no: dopotutto senza questa/quella discussione (partita, vorrei ricordare, dal doc di Cortellessa – che non avevi visto, tu, mentre io sì – e dal concetto di “letterario”) di Entertainment non mi sarei occupata in vita mia nemmeno per errore.
E dormi tranquillo: chi doveva rispondere all’appello l’ha fatto (sai quegli aggeggi arcani chiamati telefoni?), ovviamente non a casa tua.
G.
@ Tutti: ci hai stufato, ora basta, esci fuori da questo blog. Ci fai pena. Punto.
Una persona che non conosco mi ha chiesto amicizia su Fb appena ora, per rispondere al ”messaggio in bottiglia”. La parte finale della sua lunga lettera mi pare utile a risolvere l’impasse, o almeno a provarci (Ripeto, non so chi sia, mi ha detto solo di seguire la discussione dall’inizio, e di tenerci a restare anonima).
”[…]
state rimanendo entrambi nelle vostre posizioni, sempre più barricati, sempre più accerchiati da gente che vi dà ragione, ma nessuno dei due ha intenzione di cambiare idea, perché vedete la malafede vicendevolmente
[…]
peccato perché sarebbe interessante se non la prendeste così sul personale, perché la domanda “si può pdffare tutto quello che si trova in rete e farlo circolare anche se chi fa parte di quel pdf non vuole?” è piuttosto spinosa ma costruttiva”.
Mi è parso bello a prescindere, il gesto, e vorrei chiudere così, in modo meno destruens, se non proprio construens.
Io poco sopra chiedevo lumi sulla situazione – che mi pare di aver inteso, dal modo in cui è circolato il pdf, assoggettata a licenza creative commons, che intende che l’opera in questione:
– puo’ essere riprodotta ma non a fini di lucro
– rimane di proprietà dell’autore (in questo caso Loredana Lipperini)
– puo’ essere modificata e rifatta circolare con le stesse modalità.
Chiedevo anche di apporre i famosi simboletti, mica per particolare interesse verso la proprietà dei miei commenti, ma proprio per capire come possono essere gestiti i commenti di un blog e, già che ci siamo, imparare un po’ di più su queste nuove licenze riguardo il diritto d’autore.
Ho letto tutta la discussione e ho notato che la stessa ha cominciato a deragliare dopo l’intervento di “Girolamo” che dava dei “portaborse” agli “accademici”, con chiaro riferimento a Cortellessa e Policastro, e quello successivo di Wu Ming 1 che definiva “vigilessa” la Policastro. Fino a quel momento, la stessa Policastro era intervenuta una sola volta con argomenti, magari forti ma argomenti privi di ogni insulto o cosa simile. Al limite, a porsi in maniera subito conflittuale è stato il primo intervento di Cortellessa, anche se, a onor del vero, lo fa in reazione al solito dividere il mondo (ad opera, nel caso di specie, di WM 4) in chi sta dentro cercando di modificare il mercato e chi sta fuori a lamentarsi. Poiché si partiva, nella discussione, da un articolo che riguardava anche Cortellessa, immagino che lo stesso si sia sentito chiamato in causa (ed era effettivamente così). Il primo intervento dello stesso Cortellessa conteneva una frase provocatoria, o per lo meno provocatoria rispetto al contesto: quella della “patente di letterarietà data in NIE ad alcune delle peggiori ciofeche commerciali nostrane”. Questa frase – questa reazione spropositata – ha scatenato l’irritazione (comprensibile) dei WM 1&4; la Policastro è stata presa in mezzo senza colpe. Poi tutto si è precisato, e la discussione stessa è diventata interessante, anche sociologicamente. Solo per questo motivo, e dico proprio per l’importanza “oggettiva” della discussione (c’è uno spaccato di contemporaneità), la decisione di trasformarla in pdf è da apprezzare; io stesso l’ho potuta leggere comodamente grazie a questo formato, dopo che Carmilla ne ha dato notizia. In ogni caso, anche per cercare di rispondere ad Ansuini, è ovvio che un commento firmato dalla Policastro NON È di proprietà del blog, ma di chi l’ha scritto; tant’è che, spesso, i blog, nella pagina dei commenti, riportano una scritta del tipo: “la responsabilità non è di chi lo gestisce ma di chi li scrive” (anche per evitare grane legali). Quindi, a rigor di logica, per spostare la discussione in altro luogo il permesso alla Policastro andava chiesto. Ora, la trasformazione in pdf è, nei fatti, spostare il luogo della discussione, non foss’altro perché il server che ospita il file è diverso da quello che ospitava la discussione. Non credo, però, molto sinceramente, che si tratti di un’operazione scorretta, e non solo perché dichiarata con largo anticipo (se ricordo bene, verso il commento n° 300); non è scorretta anche per gli esiti: gli interventi della Policastro non sono messi in cattiva luce dal nuovo formato, tutt’altro. Io, ad esempio, che non ho partecipato direttamente alla discussione, ho potuto notare la sequenza del deragliamento, così come ho scritto al principio di questo mio commento. Proprio per questa evidenza, non capisco l’impuntarsi della Policastro. Ma io non sono lei, dunque … Resta, almeno per me, l’esito chiarificatore di questa bellissima discussione, nel senso che mi ha permesso di chiarirmi le idee su molte cose, e sopratutto sulle rispettive posizioni. E qui, aggiungo sinceramente, c’è molto da imparare da tutti. È risaputo ch’io non condivida l’idea di letteratura che hanno i WM, o che mi lasci perplesso come giustificano la loro pratica “entrista”; così come è risaputo il mio stupore sulle contraddizioni tra le posizioni generali espresse da Cortellessa, su cui spesso mi ritrovo, e alcuni dei suoi “gusti” che mi paiono in contraddizione con quelle stesse posizioni (il caso Aldo Nove è quello più eclatante, anche se non l’unico). Eppure, nonostante questo distacco, e direi l’inconciliabilità, anche “caratteriale”, tra le posizioni in campo, io ne ho tratto giovamento da tutti, uscendone un poco modificato nelle mie certezze. Mi augurerei l’apertura di un seguito alla discussione, dove quelli come me che non vi hanno partecipato (che so esserci e anche numerosi) possano dire ciò che pensano (aggiungendo nuovi risvolti, e magari allargando la visuale) e dove, mi auguro, siano banditi gli interventi alla “Girolamo” … Grazie a tutti,
NeGa
Interrompo per poche righe il mio contributo cazzeggiante a questa soap-opera post-umana.
Ritengo che la dimensione egotica, esplosa in maniera così plateale, non possa essere lenita, nè risolta, tantomeno arginata, dalla variegata comunità radunata intorno a questo luogo di discussione. Alimentata, peggiorata sì, però. E questo non è bene. Mi sembra opportuno proporre un atto collettivo unilaterale. Smobilitare un confronto che non verte più su contenuti, ma su un disturbo di personalità.
Forse gli amici, i messaggianti, i telefonisti, possono dare una mano. Bene, lo facciano. Agiscano secondo quelle che riterranno essere le modalità più consone a sostenere un’amica, una collega, una persona a cui vogliono bene. Responsabilità, per tutti.
Da qui credo non possa giungere alcun aiuto, nè ulteriore contributo sugli aspetti comportamentali.
Si potrebbe proseguire sulla molto interessante piega delle trasformazioni, non solo tecnologiche, in atto nell’universo editoriale.
E tralasciare, ripeto in maniera unilaterale, qualsiasi prosecuzione di una deriva psicotica. Penso che anche questo rientri nei compiti che una comunità, per quanto virtuale e improvvisata, può assegnarsi.
L.
E’ vero, NeGa ha ragione, sociologicamente, e aggiungo, culturalmente, sia la discussione sulla letterarietà che questa sul pdf sono molto interessanti, molto interessanti anche psicologicamente per chi fosse curioso della psicologia di sconosciuti che non gli capiterà mai di vedere nella vita.
Letterariamente però no, letterariamente non è stata interessante. Forse è questa una delle ragioni che tengono lontane persone che faticano sul piano della comunicazione a trasmettere in poche righe un sapere non così ovvio, a quelle, se mai leggeranno il mio commento, vorrei dire che sarebbe ora di imparare, se non vogliono finire per fare i conservatori museali.
Essendo in due contro quasi tutti, le energie di C&P hanno dovuto disperdersi per parare i colpi dialettici, più che parlarci di letteratura.
In questo senso Cortellessa è eccellente, ma Cortellessa è consapevole di cosa sia una battaglia culturale, la Policastro non ancora, sul campo della politica culturale si muove al traino, “per cose imparate”, forse per questo si lascia prendere dal carattere, muovendo antipatie che fanno oggettivamente male alla sua causa.
Sul piano dell’azione e della comunicazione eccellenti i WuMing, con una mia personale predilezione per WuMing4 che mi sembra una persona pacata e anche sensibile.
Ma gli altri, i commentatori senza rango, o senza rango riconoscibile, se possibile ancora più interessanti, sono loro i destinatari di tutto questo, e Cortellessa, che è intuitivo, rapido e mentalmente plastico, lo ha capito, li considera quasi tutti, risponde quasi a tutti. Bravo.
Anche linguisticamente vorrei aggiungere, si impara qualcosa, a star qui. Ci sono pochi critici tra i nostri, che come dice Vincent “scrivono bene”, avere “una voce” nella scrittura critica, è quasi altrettanto importante che avere una posizione, se uno non vuol restare un semplice studioso universitario, soprattutto se si vuole intervenire nella battaglia culturale, ho letto qualcosa di Cortellessa e anche una cosa in rete di Policastro, non mi convincono ancora.
@ Loredana Lipperini
Cara Loredana, non vado mai fiero di quello che scrivo. Spesso straparlo, ma mi sembra il momento di fare il punto della situazione:
1) Succede raramente una discussione così intensa e preziosa che ha visto partecipi tante menti pensanti. Un caso quasi unico. Dovrestoi andarne fiera.
2) L’affaire Gilda Policastro: a modo mio ho cercato di difenderla come ho potuto, magari con una battuta di troppo, ma ora i suoi interventi stanno snaturando l’essenza stessa del blog: molte amiche che leggo da mesi si sono autocensurate per non alimentare un “muro contro muro” creato ad hoc dalla stessa. La Policastro ha scritto cose importanti, ma anche (come tutti, ma un pochino di più) post in cui accusa l’essenza stessa della discussione, attacca frontalmente i WM e noi sconosciuti senza cognome e soprattutto te, dandoti della faziosa in rete e della gentilissima al telefono.
Gli ultimi suoi commenti sono paradigmatici: quello delle 12.48, di rara aggressività ma anche un po’ loffio, ovvero offendo i WM che mi trattano come una sprovveduta, ma al contempo ci tengo a far sapere che ho scritto un articolo, poi alle 1.04 riparte con fb e amici anoninmi che la consolano. Tutto questo affinché si riparli di lei qui e altrove.
3)Come avevo già detto, con te, è quasi machiavellica. Telefonata esaustiva e cordiale, mentre sul tuo blog sei di parte e in malafede, perché non vuoi mettere in cattiva luce i tuoi amici WM.
Ora tutto questo va ridimensionato, le persone che non commentano più su questo blog ritornino, ci mancano. Io posso andare anche a ramengo.
Buona giornata e grazie.
Troppi refusi me ne scuso.
Colgo l’invito di Luca alla “smobilitazione”. E aggiungo una precisazione e un invito.
@ ng:
rileggiti i miei primi commenti sul post sulla “Letterarietà”. Io non ho mai accusato Cortellessa di essere uno che si lamenta senza fare nulla (sarebbe stato assurdo, visto che l’articolo postato parlava di un documentario fatto da lui!). Se leggi bene io chiamavo in causa soprattutto gli scrittori, i miei colleghi (intrattenitori e non) e dicevo che bisogna mettere in atto pratiche alternative e resistenziali a certe dinamiche editoriali in corso. E scrivevo infatti a Cortellessa: “Se la critica alle truffaldinerie editoriali è PRATICA, appunto, dati alla mano, e non lamentazione o ostentazione di cinismo, ben venga. Non ho elementi per dubitare che il tuo documentario vada in questa direzione.”
Quindi io credo che ci sia stato un equivoco a monte della querelle, che però ho già chiarito con Cortellessa nel corso della discussione, per quanto tardivamente.
@tutti: non ora (e nemmeno tra qualche giorno), ma quando se ne ripresenterà l’occasione potremo forse provare ad affrontare le questioni che sono rimaste sul tavolo e che – causa litigi e scazzi – non sono state sviluppate (io ci ho provato, ma nessuno mi ha seguito…). Per me resta fondamentale la distinzione posta giorni fa da Sergio Garufi sulla letteratura che spiazza le aspettative del lettore o le compiace, e la riflessione sull’importanza o meno della trama intesa soprattutto come parabola dei personaggi, cioè, se si vuole, sul rapporto tra lingua e drammaturgia.
Ci saranno senz’altro altre occasioni, e, come dicevo, non bisogna avere fretta.
Questo è il mio ultimo commento in questo thread. Solo per dire che:
– il pdf non riporta i simboli del Creative Commons perché… non sono presenti nemmeno su questo blog. Cercare per credere.
A voler essere filologicissimi e fiscalissimi, il pdf avrebbe dovuto, credo, riportare la dicitura ben visibile qui sotto, perché altre non ne vedo e ulteriori indicazioni non ci sono:
“Copyright © 1999-2007 Elemedia S.p.A. Tutti i diritti riservati
Gruppo Editoriale L’Espresso Spa – P.Iva 05703731009”
Quindi: è tutto materiale pubblico e gratuito ma *a rigore* apparterrebbe a Elemedia?
Loredana potrebbe dirci cosa c’è scritto nelle condizioni di utilizzo che un blogger accetta quando apre uno spazio su Kataweb. Condizioni che Kataweb stessa non sembra rendere disponibile qui, almeno non in modo evidente. Ho provato a cliccare le varie vocine della barra inferiore, e non mi sembra di averle viste.
Il problema di fondo è dunque lo stesso che si presenta per la questione “Versione stampabile”:
Kataweb è una piattaforma per blog molto arretrata. E’ pressapochistica nel presentarsi, e poco trasparente su questioni che sono invece sempre più importanti. Questa faccenda del pdf lo ha evidenziato in giallo fluorescente. Anche in questo è stata utile.
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Ultima cosa: alla mezzanotte, Strooookkk! scaricato 12.011 volte. Ieri c’è stata una vera febbre del download. Ora non ho tempo di caricare lo screenshot delle statistiche, ma è una cosa abbastanza grossa, è una cifra che stupisce anche me. Poi dicono che non se ne sentiva la necessità… Anche su questo ci sarà da riflettere, ma non qui, non più.
Ciao a tutti.
Comunque, WM4, come caldamente consigliatomi, non ti leggerò. Perché sei un “falso sperimentale” (Sette, A.D’O., oggi)
😉
@ WM 4
mi è chiara la sequenza, e anche le successive specificazioni. Il malinteso però, se permetti, può essere indotto dal tuo primo commento, dove comunque ti riferisci alla “società letteraria” in generale … Ma la parte iniziale del mio commento voleva solo, per così dire, salvare la Policastro, che non è stata la causa scatenante della deriva. Punto.
ng
@ WM 1
no, attenzione … Ciò che scrivo nei commenti resta di mia proprietà, anche se il blog non è mio. Se metti la dicitura “Copyright … L’Espresso”, presupponi che tra me e il Gruppo ci sia stato uno scambio “contrattuale” e che io abbia dato l’assenso alla pubblicazione. Mi dispiace, ma dal punto di vista formale ha ragione la Policastro. Non ha ragione a incaponirsi, o a non rilevare l’importanza del pdf e della diffusione “con altri mezzi” della discussione (dove, tra l’altro, almeno per me, non ci esce per niente male), ma ha ragione sul pretendere che si chieda l’autorizzazione per lo spostamento in altro formato. Dal momento che è stato inserito su un altro sito (Carmilla) e su un diverso server, il file pdf è, a tutti gli effetti, una pubblicazione …
ng
@NG:”Ho letto tutta la discussione e ho notato che la stessa ha cominciato a deragliare dopo l’intervento di “Girolamo” che dava dei “portaborse” agli “accademici”, con chiaro riferimento a Cortellessa e Policastro, e quello successivo di Wu Ming 1 che definiva “vigilessa” la Policastro. Fino a quel momento, la stessa Policastro era intervenuta una sola volta con argomenti, magari forti ma argomenti privi di ogni insulto o cosa simile”.
Per un attimo smetto di fare la manutengola di Wu Ming e faccio la reggicoda di Girolamo: Ng, rileggi bene. Quasi all’inizio della conversazione, è stato dato del “liberista” a Wu Ming 4 e la persona che ha rivolto l’insulto non era Girolamo.
Torno a fare la sodale di Wu Ming: quoto Luca e il suo invito alla smobilitazione, continuare non ha più molto senso.
P.S. per Luca.
Grazie per il commento del 7 luglio (ore 10.31 am), quello dove prendi in giro l’attitudine a storpiare il mio nome. L’ho stampato e lo tengo qui vicino a me sulla scrivania. Ogni tanto butto l’occhio sullo stampato per rileggere e mi prende una ridarola irrefrenabile! ;-))
@ Anna Luisa
almeno non prendiamoci in giro … Dare del liberista a chiunque non è insultare. Scrivere del barone o della baronessina, del lecccaulo o del portaborse è da querela … Mi tolgo dalla discussione. L’unico luogo dove ho simpatia per gli ultras è la Curva Maratona …
ng
Cristosanto!
Una cosa voglio proprio dirla.
Sarà stato scaricato anche 8000 volte, arriverà anche ai 10 miliardi di download, ma porcazzozza.
La discussione più inutile, ridondante, ombelicale, disonesta che abbia mai visto.
Marò.