POESIA SOTTO INCHIESTA

Enzo Golino, oltre ad essere notissimo giornalista e scrittore, è un signore verso cui la sottoscritta è debitrice: di un’unica, furente ma fondamentale telefonata risalente a una dozzina di anni fa (ai tempi della mia collaborazione con L’Espresso) in cui mi strigliava sull’uso del punto-e-virgola e sul rapporto fra numero di righe e paragrafo. Avercene (ma l’affermazione può essere letta alla rovescia: volendo, sapete con chi prendervela). Golino, dunque, firma oggi una lunga inchiesta nelle pagine culturali di Repubblica (al momento non on line) dal titolo I cantieri della poesia.

Comincia così: “Sembra l’inquadratura di un noir. ‘C’è un corpo morto che da un po’ di tempo giace abbandonato, senza sepoltura, sul ciglio delle camionabili percorse dalle arti cosiddette nobili e belle: è il cadavere della poesia. Se in Italia non si legge più poesia, o se ne legge comunque poca e male, di qualcuno è la colpa’. Flavio Santi, raccogliendo indizi e denunce degli investigatori che l’hanno preceduto, rilancia l’accusa: l’assassino è il Gruppo 63. E il trentunenne accusatore (poeta in dialetto e in lingua, romanziere, critico) ripete circostanze, cause ed effetti del delitto- tuttora visibili- nell’appassionata postfazione alla ristampa di Prima della poesia (Quiritta, 2004), il polemico saggio di Enzo Siciliano che nel 1965 (Vallecchi) contrastò le idee dell’avanguardia novissima sulla letteratura”.

Di qui, Golino prende le mosse per visitare sei “set” dove invece la poesia sembra viva e vegeta. Nell’ordine: il mensile di Nicola Crocetti, Poesia (con un aneddoto su cui riflettere: lo spot di sette secondi sulle allora reti Fininvest che lanciò un numero della rivista con le parole “Forse manca qualcosa alla nostra vita. Poesia, tutti i mesi in edicola” e che fruttò, dopo sessanta passaggi in terzissima serata, trentamila copie vendute). La rubrica di Maurizio Cucchi su Specchio, il magazine della Stampa (duecento lettere o mail al mese). L’Annuario di poesia curato da Giorgio Manacorda per Castelvecchi. L’analisi di Stefano Giovanardi che fissa al 1980 l’anno della crisi (“Abbagliati dal successo di Umberto Eco con Il nome della rosa, proprio in quell’anno gli editori hanno cominciato a trascurare la poesia per inseguire il bestseller narrativo a tutti i costi”). La redazione di Nuovi Argomenti.

Infine, la Rete. Con ampi riferimenti a Lello Voce e allo slam poetry, e un interrogativo finale, che vi consegno:

“Torniamo all’antica tradizione dell’oralità, un mezzo caldo che trasmette emozioni corporali al pubblico? E’ una reazione alla frigida solitudine dei rapporti con la Rete, alla distanza del lettore dalla libreria tanto che gradisce l’acquisto della poesia in edicola? Sono interrogativi che richiamano una diagnosi di Pier Paolo Pasolini evocata in uno scenario di fine Novecento (Alfonso Berardinelli, La poesia in Storia della letteratura italiana fondata da Cecchi-Sapegno, nuova edizione Garzanti 2001). Argomento: la indiscriminata proliferazione di poeti all’insegna di una temibile omologazione culturale, una “massa di poetanti” che include anche autori considerati di riguardo”.

82 pensieri su “POESIA SOTTO INCHIESTA

  1. Sì, Zeta, Ienax ha ragione. Uno paga 14, anche 20 euro un libro, ed è normale trovarci tre, quattro refusi? Non è normale per niente!!!

  2. Fanciulle e fanciulli:
    Sono stato fuori tutto il giorno per lavoro. Fuori, in provincia di Lodi; sono, non ostante (staccato, e vi avverto che è correttissimo) tutto ancora un architetto, per Dio!
    Sto preparando la valigia, domani parto per la “santa Pasqua”. Prima al paesello di mia Moglie (Piero, Roberto, AndreaC & C. Fatevi sentire, ci facciamo un’altra pizza). Poi a metà settimana sarò a Roma da amici. Quindi per un po’ dovrò fare a meno di questa dolce droga mediatica… sniff, sniff… (sto piangendo, non tirando di coca, maliziosi).
    Avrei avuto molte cose da dire sulla menata “io sono un genio incompreso” ma non le dico. Sono stanco, mi scopro ripetere sempre le stesse cose. Adesso proprio non ne ho voglia.
    Ho voglia di dire, però a Michele Monina: non ti ho risposto all’SMS non perché sono un maleducato, ma perché sono l’unico in Italia a non essere abilitato a farlo (lo so, non ci credete. Non ci crede mai nessuno. Una volta Raul Montanari ha voluto dimostrarmi il contrario. E non c’è riuscito!)
    (ma e checazzocenefrega, Gianni, non ce lo metti?)
    Basta?
    No.
    Anche se sa un po’ di melassa:
    BUONA PASQUA
    (nel senso: rilassatevi, divertitevi, mangiate e bevete, state in famiglia, andate fuori porta)
    Vi voglio tutti più buoni al mio ritorno.
    Abbracci generali, gianni

  3. Beh, sui refusi magari bisognerebbe fare dei distinguo: quando si scrive sulla rete, per esempio, è facilissimo che si moltiplichino, anche perchè difficilmente si stampa il testo prima di pubblicare (ed io che – gl – sono miopissima, ne produco non pochi). Quanto alla mancanza di autocritica, azzardo un’ipotesi: a me sembra che, oggi più che mai, si sia meno resistenti alle disillusioni, se queste toccano almeno il nostro immaginario, oso dire la nostra parte inventiva (sulle disillusioni quotidiane dell’universo mondo, glisso pietosamente). E temo che la generazione successiva, quella che attualmente è bambina, reggerà ancora meno…
    Un’altra cosa sul Gruppo 63: sento odore di regolamento di conti, ultimamente, nei confronti del medesimo, e mi chiedo, magari ingenuamente, il perché. Eppure il gruppo molto di buono ha dato (ma guarda caso non si ricorda quasi mai).
    Infine, un in bocca al lupo ad Andrea per il suo libro (ah, e a Iannox per il suo immaginifico viaggio di nozze).

  4. c’è da prendersi in giro. anche Golino partecipa alla sceneggiata, come tutti coloro che scrivono sui blog come luogo pacificamente serio, non discusso. non serve illustrare sommariamente il panorama dell’editoria nè testimoniare in maniera sconcertante delle vendite, se i presupposti sono negativi rispetto a “quel che c’è”, descritto senza valutazione alcuna. A che serve il paginone di la repubblica? Forse ai blogger, alle velleità che si assecondano per qualche migliaio di euro, ai piccoli critici giovani e a quelli vecchi frustrati… un paginone inutile.

  5. c’è da prendersi in giro. anche Golino partecipa alla sceneggiata, come tutti coloro che scrivono sui blog come luogo pacificamente serio, non discusso. non serve illustrare sommariamente il panorama dell’editoria nè testimoniare in maniera sconcertante delle vendite, se i presupposti sono negativi rispetto a “quel che c’è”, descritto senza valutazione alcuna. A che serve il paginone di la repubblica? Forse ai blogger, alle velleità che si assecondano per qualche migliaio di euro, ai piccoli critici giovani e a quelli vecchi frustrati… un paginone inutile.

  6. IL CARTELLO, PLEASE:
    DO NOT DISTURB
    Altro che immaginifico. ^___^”’
    ‘Notte a Voi. Io c’ho da fare. ^____^”’ E vaiii… e vieni…. ^___^”’
    Iannox

  7. e sì er paginone. er cupolone da critica che se vede. ha ragione l’amico Giùdalcamion, pe quer chò capito. ahò Enzino Giornalistico, co sta panoramica de taglio realistico nun c’hai messo niente de tua, solo a mediocrità, perché la si veda. cor Manocarda, DAViDE piccini, Lello voice e gli spam! che i poeti si salvaguardino da sé. un giretto pe sgommà? so tempi marci de affogà e nutrie ner Tevere co i giornali e i scorfanacci sua. un giretto pe annusà a merda, co sto cazzo der ponentino in fronte, che se stampa pe tutta a penisoletta? lo rifamo, a Enzì… er paginone?

  8. Ehi, Biondils, adesso ho capito chi èil Gianni a cui Tonino Guerra sta parlando, quando dice, “Ciao, Gianni…l’ottimismo è il profumo della vita!”. Ti faccio anche io tanti auguri! Se vieni a Roma, prova a fare una mail, e se sei in zona mia, offro un caffè a te, a tua moglie e pure a tua suocera.

  9. Ehi, Biondils, adesso ho capito chi èil Gianni a cui Tonino Guerra sta parlando, quando dice, “Ciao, Gianni…l’ottimismo è il profumo della vita!”. Ti faccio anche io tanti auguri! Se vieni a Roma, prova a fare una mail, e se sei in zona mia, offro un caffè a te, a tua moglie e pure a tua suocera.

  10. ma nemmeno il termine “regolamento di conti” serve alla causa del dialogo tra diverse realtà loredana… qua a forza di abbattersi a vicenda non si è notato tutto un mondo sommerso, fenomeni più sociologici (e preoccupanti) che altro: gente che butta migliaia di euro per pubblicare per micro-miserrime case editrici da centinaia e centinaia e centinaia di uscite all’anno che appena stampate fanno finire le copie diritte al macero. ecc. ecc. ecc. (di ‘ste cose parla Tirature ogni anno non serve nemmeno continuare). sul gruppo 63 credo invece sarebbe fondamentale fare una fortissima distinzione tra le teorie (importantissime) e i testi (certo non tutti capolavori). se si compissero analisi molto più sostanziali in tal senso ecco che credo si eviterebbero molti “regolamenti di conti”. ma l’intruppamento della poesia italiana pare essere uno scoglio tosto da superare. e mentre ognuno cerca di promuovere il proprio (anche nobile) entourage forse sarebbe meglio riscoprire alcuni autori come edoardo cacciatore (opera omnia appena uscita per manni) o ernesto calzavara che non è che godano di spaventose promozioni da parte di gruppi, gruppetti, potentati o quant’altro.

  11. la poesia è un mondo strano, chi avrebbe titoli per parlare sta zitto zitto zitto e chi non li ha chiacchiera a ruota libera

  12. Posso dire una cosa? Secondo me il paginone è comunque un sia pur piccolo segnale positivo: a mia memoria, era parecchio che non si scriveva sulla poesia, se si escludono i coccodrilli per Luzi. Magari non serve, però è qualcosa.
    Sul gruppo 63: d’accordissimo a discutere su pregi e difetti, quando ho parlato di regolamento di conti mi riferivo soprattutto alle sparate alzo zero su alcuni membri del gruppo stesso (Sanguineti) che hanno avuto luogo negli ultimi mesi.
    Buona Pasqua al Biondillo, intanto, e a tutti coloro che sono sulla via vacanziera.

  13. lipperini, sia gentile, scriverne a quel modo peggiora la situazione, il “purché se ne parli” non significa “ridicolizzare pur di poterne parlare sul paginone centrale di repubblica”. mettiamoci invece un paginone con i controcazzi, su repubblica, e vediamo se lo fanno passare (dubito che l’infotainment consentirebbe), e poi gli effetti reali che fa: una bella scossa alle bollicine, nella migliore delle ipotesi. nella peggiore, una pagina andata a male, ma sempre meglio di una inutile ed edulcorante.

  14. cippa, perchè non cominci tu? Qui, magari: garantisco spazio a disposizione. Non sarà Repubblica, però quattro lettori ci saranno pure.

  15. Secondo me la poesia non è mai stata popolare; o meglio, la parte popolare ora la chiamiamo in altro modo: canzonette, prevalentemente ma non solo.
    Manila B.: “Lello ha il grande merito di aver portato la poesia di nuovo tra le gente, nella tradizione orale. “, dici, ma non credo che uno slam attiri più gente di quanta ne attiri una serata di letture più tradizionali (con i poeti giusti).

  16. sul “purchè se ne parli” di cippa concordo.
    a questo punto però sarebbe bello sapere (da lui stesso che ha messo la cosa in campo). quali sono i titoli per parlare e chi li ha. in quale luogo onorevole andare poi a leggere i titolati. sperando a quel punto di avere i titoli per leggere. e se si hanno sperare di avere i titoli per comprendere quel che si è letto.
    se no siamo al punto di partenza: va bene tutto e il contrario di tutto. e anche questa è una strategia.
    eh eh eh eh eh.
    saluti cari a vincenzo.

  17. fantuzzi non farti problemi, c’è ben poco da leggere: sono quei tre-quattro universali dai quali nemmeno tu (forse) prescindi: celan, szymborska, forse muldoon. in italia de angelis. scrivete questo su repubblica. fine delle trasmissioni.

  18. personalissima per maurizio, no. nessun chitarrista di riferimento, nel senso che per avere un chitarrista di riferimento bisogna essere prima chitarristi ed io… ehm…
    cmq se fossi bravo mi piacerebbe suonare come il chitarrista dei mai troppo lodati samael o prong (non sai chi sono VERGOGNA!!!) subito a scaricare!!!

  19. nomi magnifici che sono anche i miei.
    tranne uno su cui ho carenze, cioè muldoon: me lo ricordo nell’antologia di erminia passannanti “poesia britannica contemporanea” uscita per ripostes oramai 10 anni fa, poi in qualche altra rivista e se non ricordo male so che deve uscire-sta uscendo-è uscito per mondadori e quindi cercherò di colmare la lacuna che però è nel mio caso un poco di tutta la poesia in lingua anglosassone che per propensione e doveri “di riviste” ho sempre in secondo piano rispetto a quelle in lingue slave, o francese, o spagnola ecc.
    e italiana ovviamente (soprattutto).
    mi permetto anche un’altra cosa: credo che adelphi faccia una grossa stupidaggine a proporre i libri della szymborska a quelle cifre folli per chiunque non sia un industriale del varesotto (che propendo non essere mastodontici consumatori di poesia). e rischiamo in questo modo di passare dalla totale italiana ignoranza di questa fondamentale autirce prima che pigliasse il nobel – ricordo che in “poeti polacchi del ‘900 ed. lucarini – roma 1990 è a malapena citata senza che nemmeno venga proposto un minimo testo… – a un’ignoranza dovuta a cifre economiche francamente improponibili.
    problema in generale di tutte le pubblicazioni di poesia italiane. (bisogna fare più “edizioni economiche” se no col piffero che ‘sta benedetta poesia verrà acquistata).

  20. x gl: beh, dei Prong ho due dischi, BEG TO DIFFER e PROVE YOU WRONG. Se non sbaglio, il primo mi piaceva anche abbastanza.

  21. Vincenzo: ti ho risposto su Booksblog alla domanda sulle piazze-slam (in breve: nello slam il pubblico vive maggiormente la poesia rispetto al reading che ti fa addormentare dopo 4 minuti e 21 secondi, cronometrati).
    Matteo: hai letto “Poesia del Dissenso”?

  22. (oops, m’è partito un colpo)
    x gl, se lo rimedio lo ascolto di sicuro.
    Però, quando dici che i BEATLES ti fanno schifo secondo me perdi dieci punti sulla patente. Capisco che dichiarare di conoscere i loro dischi in certi giri alternativi può essere un handicap. Glen Matlock fu licenziato dai Sex Pistols proprio con quella motivazione: ascoltava i Fab Four. Però lì eravamo sul piano delle prese di posizione ideologiche, qui non mi pare il caso.
    Lascia perdere l’Italia, che quarant’anni fa ha messo in piedi questa ridicola diatriba Beatles o Rolling Stones. Se metti il naso appena dopo Chiasso, ti accorgi che non c’è un musicista serio (dico uno) che non ammetta d’aver imparato almeno una cosa importante dai Beatles.
    Comunque, buona Pasqua a tutti.
    ah gl, un’ultima cosa: ogni volta che ti rispondo mi sembra di rivolgermi a un elettrodomestico. Ma un nome, anche se vuoi di fantasia, proprio non si potrebbe?

  23. x gl, se lo rimedio lo ascolto di sicuro.
    Però, quando dici che i BEATLES ti fanno schifo secondo me perdi dieci punti sulla patente. Capisco che dichiarare di conoscere i loro dischi in certi giri alternativi può essere un handicap. Glen Matlock fu licenziato dai Sex Pistols proprio con quella motivazione: ascoltava i Fab Four. Però lì eravamo sul piano delle prese di posizione ideologiche, qui non mi pare il caso.
    Lascia perdere l’Italia, che quarant’anni fa ha messo in piedi questa ridicola questione Beatles o Rolling Stones. Se metti il naso oltre Chiasso, ti accorgi che non c’è un musicista serio (dico uno) che non ammetta d’aver imparato almeno una cosa importante dai Beatles. Con

  24. nessuna presa di posizione ideologica nè menate da “giri alternativi” è che non mi vanno giù, tutto lì. il massimo della melodia per me sono i carcass (aggiungi alla lista dei chitarristi da venerare mike amott!!!).
    e poi… chiamami gl sarò il tuo frullatore?
    ps
    secondo me se continuiamo a usare ‘sto blog la lolip ci butta fuori!!! se non ti fa schifo il mio nick l’indirizzo per fare qualche OT tra noi c’è.

  25. Manila: sono solo aneddoti. Se tu ti addormenti dopo 4 minuti, non puoi fare discendere da questo tutto il futuro della poesia 😉
    Per me, qua in zona (FVG) Villalta ha riportato la poesia nelle piazze: organizza reading dove oltre 200 persone riescono a godersi quasi due ore di letture senza problemi di narcolessia. Però ho la netta sensazione che il vero lavoro l’abbia fatto prima, come docente.

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