QUALCHE RACCONTO E UNA POSSIBILITA'

Dovrei raccontare parecchie cose.
Per esempio, la nottata indimenticabile sulla terrazza veneziana di Claudia e Armando a guardare fuochi d’artificio a forma di cuore, quadrifoglio, palmizio, onda.
Per esempio, la breve ma altrettanto non dimenticabile esperienza alle prove di oggi (immaginate la vostra eccetera che dirige un’orchestra nell’Ouverture del Guglielmo Tell, sia pure per cinquanta secondi?). Poi dovrei dire dell’ultimo Avoledo, La ragazza di Vajont, che ho cominciato a leggere (sempre di notte, ovvio). 
Invece parlo della Banca d’Italia. In particolare, di uno studio che andrebbe meditato. Ne parla, meglio, Elena Polidori su Repubblica di oggi: 
Miracolo donna. Secondo uno studio della Banca d´Italia, una possibilità di risollevare l´economia italiana dalla fiacchezza che l´affligge sta – starebbe – nell´effettiva parità tra maschi e femmine sul mercato del lavoro. Almeno sulla carta. Se questo accadesse, obiettivo ancora assai lontano, ovvero se il tasso di occupazione femminile salisse al livello di quello maschile, il Paese avrebbe una discreta fetta di ricchezza in più. Per restare solo nella sfera economica, che non è certo l´unica: il Pil, dunque il benessere, (a produttività invariata) crescerebbe addirittura del 17,5%, cioè circa 260 miliardi di euro. Un vero e proprio “tesoro” che vale come una valanga di pluristangate o migliaia di lotterie di Capodanno. Per avere un´idea più concreta: grosso modo è come tutto il “sommerso”. Ben 60 volte il taglio dell´Ici deciso dal governo. Quasi la metà di quel che s´è bruciato in tutte le Borse europee il 1 luglio scorso. Circa 1.400 volte gli aiuti che adesso l´Italia non vuole dare più ai paesi in via di sviluppo. Un miracolo, appunto.
Donna ausiliatrice, per così dire. Capace di fare da “stampella” all´economia malata, ma anche da straordinario volano per l´occupazione stessa. Con la parità, secondo lo scenario elaborato dall´economista Roberta Zizza, di colpo ci sarebbero quasi 5 milioni di occupate in più, per altro ben spalmate tra il Nord e il Sud, senza più le due Italie che esistono oggi. Un calcolo ancora più semplice dice che ogni 100 donne che entrano nel mercato del lavoro si creano 15 posti aggiuntivi nel settore dei servizi – dall´assistenza agli anziani e ai bambini, fino alle attività domestiche vere e proprie – prima non retribuiti perché gravavano sulle spalle della neo-assunta. «Effetto moltiplicatore», lo chiamano gli esperti.
Una soluzione di genere ai guai nazionali, insomma. E sarebbe un prodigio, anche senza arrivare al bilanciamento perfetto, se solo le donne riuscissero a risalire la china, fino ad un più onorevole tasso di occupazione del 60%. Ecco, pure in questo caso i benefici per il Pil sarebbero di tutto rispetto: più 9,2%. Non andrebbe male neppure se il pareggio avvenisse all´interno dell´universo femminile, con le occupate del sud balzate ai livelli nordici del 55,3%: più 5,8% del Pil.
Ma finché il miracolo non si realizza, il tasso di occupazione delle donne italiane resta tra i più bassi d´Europa, superiore solo a Malta: appena il 46,6%, contro il 70 degli uomini. Come se non bastasse le femmine, costrette a dividersi tra casa e ufficio, pur essendo meno presenti sul mercato del lavoro, finiscono per sgobbare ogni giorno ben 75 minuti in più dei maschi, un record europeo. Hanno una retribuzione più bassa e percorsi di carriera più lenta. Sono pochissime le dirigenti: solo il 17% ha responsabilità di supervisione contro il 26 degli uomini e il divario rimane intatto nel tempo. «Bassa partecipazione e segregazione», nel linguaggio tecnico. Ecco, questa è la realtà, oggi, secondo dati 2007, denunciata di recente dallo stesso governatore della Banca d´Italia, Mario Draghi.

5 pensieri su “QUALCHE RACCONTO E UNA POSSIBILITA'

  1. Metto qui il post perchè ho bisogno della sua attenzione ,per cortesia. Sono una ragazza del sud Italia scrivo il mio blog da pochissimo,un paio di mesi e qualcosina in più ,non ci metto tutto l’impegno del mondo ,ma mi sono battutta molto ad esempio per i vari tagli ici in particolare quello dei centri antiviolenza organizzando un convegno nella mia facoltà che ha riscosso un grande successo. Penso di non avere grossi meriti se non quello di crederci per lo meno nelle cose che dico e faccio. Dunque,potrebbe onorarmi della sua presenza nel mio blog? Mi piacerebbe ricevere un suo parere. L’indirizzo è lì . Grazie e scusi l’intrusione.

  2. Sono andata sul sito della Banca d’Italia a cercare questo studio, ma non sono stata capace di trovarne traccia. Mi puoi aiutare? Vorrei leggerlo per capire meglio.

  3. Beh mi sembra interessante – e in effetti, questa faccenda dell’economia a rotoli e dell’occupazione femminile bassa sono tremendamente collegate, collegate da una cultura condivisa di cui il maschilismo è sono uno degli aggettivi connotanti, ma che sta insieme a una generica resistenza all’evoluzione, alla nuova speriementazione di equilibri economici e sociali. Per questo l’articolo mi piace molto e più ne circolano e meglio è, ma mi lascia frastornata.

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