QUANDO SI GRIDA AL LADRO

   Quali sono i canoni, qui ed ora, per definire cosa è letteratura e cosa no? Per meglio formulare: come va a definirsi una scrittura che scardina il reale e rende fertili le menti dei lettori?  Perché dalla discussione, importante, che si è svolta su Nazione Indiana, mi piacerebbe che infine si rispondesse a questa domanda. Ma se la risposta ci fosse, mi chiedo anche, non sarebbe pericolosa? Non formulerebbe un’idea dogmatica, più che forte, della letteratura stessa?

   Nel suo ultimo intervento in risposta a Giuseppe Caliceti, Carla Benedetti attribuisce non poche responsabilità al postmoderno come affossatore di un’idea, appunto, forte di letteratura. Ora, non da oggi, il postmoderno è sotto accusa. E spesso con ragione. Però: quando il postmoderno parlava di fine delle grandi narrazioni si riferiva, se non ricordo male, alla fine di una interpretazione univoca e totalizzante del reale. Parlava di perdita di centro più che di perdita di senso.  Parlava della possibilità di più visioni in luogo di una visione forte e unica.
Questo, a me, continua a sembrare liberatorio e non cinico. Perchè permette la coesistenza di più poetiche, di più visioni della letteratura che possano contribuire, nella loro diversità, a rappresentare (ma anche a scardinare) il reale: io continuo a credere che chi si oppone a quella che Antonio Moresco chiama la Restaurazione possa farlo in modi diversi. Tornando a scrivere di lavoro. Rappresentando il precariato intellettuale. Ma anche, sì,  il ritorno della famiglia borghese.
  Non significa che tutto è uguale a tutto: significa che le strade sono diverse, se stiamo parlando di scrittura e non di massmediologia (ovvero, del perché giornali e televisione si occupano di uno scrittore anziché di un altro, e del perché alcune pagine culturali identificano la discussione letteraria sotto la casellina polemiche in corso). E, da come la vedo io, non significa AFFATTO che tutto va meravigliosamente bene: solo che non riesco a vedere, e sarà miopia, l’appiattimento totale della forma e del testo in favore della banale fruibilità in anni in cui comunque si pubblicano testi che appiattiti non sono (non tutti, maledizione!). I testi piatti e destinati ad appiattire non sono quelli che vengono messi sotto accusa in questi giorni, sono semmai i filoni che non muoiono e che fanno presa sui lettori debolissimi: i non-libri dei comici, la chick lit d’accatto, la manualistica da talk show, le biografie finto-storiche. Bersagli meno trendy di Piperno, ma ben più temibili.

   Perché a forza di leggere interventi di uno come Massimiliano Parente che sostiene che la sottoscritta, Mozzi, Genna e Wu Ming rappresentino una sorta di banda dei quattro letteraria che agisce in connivenza con i grandi editori, la pazienza viene meno. E viene da citare un autore e un libro giustamente segnalati in occasione simile da un’amica. Lo scrittore è Rolo Diez, il romanzo è Il ritorno di Vladimir Ilic. La frase, sacrosanta: “Quando gridate AL LADRO! fatemi vedere le vostre mani”.

61 pensieri su “QUANDO SI GRIDA AL LADRO

  1. Il ladro rischia di andare a processo: anzi, è già a processo. Non conferirei questa grande importanza alle vocine stridule che, in ogni caso, non contribuiscono criticamente a nulla. Le interpretazioni vanno periodicamente in crisi, la letteratura non va mai in crisi. L’immaginario non segue l’andamento ciclico delle disperazioni e delle gioie del capitalismo. E’ l’antimerce. Il problema dell’autorità interpretativa non è un problema letterario.
    In questo tempo che, come di altri, è anche mio, mi pare opportuno lavorare a scatenamenti, non a indottrinamenti.
    C’è chi è capace di scatenamenti letterari e chi no. Questa è un’osservazione che non ha carattere sociologico, ma unicamente temperamentale: la febbre può essere misurata dai termometri, ma l’esperienza allucinatoria della febbre non ha nulla a che vedere coi gradi Celsius. Va vissuta fino in fondo, ecco tutto. Da piccolo, dopo i febbroni, ero perfino cresciuto di un centimetro. Se fossi morto per terzana, sarebbe stato lo stesso. La febbre è trasformativa, in ogni direzione, mentre il termometro no.

  2. I libri scritti male non sono letteratura. Tutto qui. Wilde ha già detto, ma non s’è ancora imparata ‘sta lezione che eppure consta di poche parole: “Non esistono libri morali o immorali. Ci sono solo libri scritti bene o male.” Bene, è tanto difficile da capire? Non credo. E per quanto mi riguarda aggiungo: i libri scritti male meritano se non proprio un rogo in cui affondare senza pietà, almeno almeno il macero subito e totale, affinché possa la carta tornare alla terra. E vediamo di piantarla con il disboscamento selvaggio per stampare “shit”: questo sì che argomento importante, il disboscamento.
    E’ tutto. Passo e chiudo e mi vado affar gli affari a casa mia. Quindi non aspettatevi altri interventi da parte mia: lo dico per chi dovesse avere orecchi duri eventualmente, per chiarezza nella chiarezza.
    Saludos.
    Iannox

  3. Carlo Montella:
    “Qualunque modo in cui uno scrittore dimostri la sua presenza e la sua partecipazione ai problemi e all’angoscia della propria epoca, è realismo.” […] “la lotta contro il capitalismo è solo un aspetto attuale della nostra società e per questo non sono propenso ad una restrizione e ad una aggettivazione in senso socialista del realismo. Credo che si possa fare del realismo anche semplicemente descrivendo un ambiente borghese – naturalmente con una certa angolazione critica – senza tirare in ballo gli operai, il proletariato, le fabbriche e le officine e i trattori. Naturalmente da voi la cosa è diversa, essendo stata superata la fase della lotta di classe, ma il vostro realismo positivo e pedagogico è un vicolo cieco dal quale prima o poi la narrativa russa dovrà trovare il modo di uscire se vorrà ritornare alla grande tradizione dell’Ottocento.”

  4. Giancarlo De Cataldo, intervista a Thriller Magazine:
    “Un’opera ha, ai miei occhi, più pregio se del tempo presente coglie alcuni spunti, non se si limita a riprodurlo o a lanciare urli scomposti, come si faceva un tempo all’epoca della letteratura militante. Sono contrario alla letteratura militante. Passata la milizia, muore.”

  5. Struttura classica, immota, immodificabile degli interventi di Iannox:
    a) affermazione iniziale lapidaria, aforistica
    b) zeppa di sostegno citazionista, letteraria (di solito Wilde o qualche latinoamericano)
    c) dichiarazione di resa o sdegno nei confronti dell’argomento e impegno a non occuparsene MAI PIU’ (salvo poi ritornarvi ogni 20 minuti nel corso delle 24 ore)

  6. Ma Massimiliano Parente ha molto umilmente precisato che si trovava nei commenti a leggiucchiare per sbaglio: non ti adontare. Passava di lì per caso, distrattamente, senza farlo apposta. Ci passava di striscio, e sui commenti gli cadeva un occhio solo, per giunta con la palpebra a mezz’asta: che vuoi che sia?
    (Sono sicuro, peraltro, che se pure leggerà il tuo blog, non leggerà questo mio commento; e se lo legge lo fa involontariamente, senza farci caso. Che poi se se risponderà, preciserà che non si abbassa a rispondere. E dunque: portiamo pazienza. Lui ne porta tanta con noi.

  7. Letteratura è quello che lascia il segno in chi legge.
    Quello che cambia qualcosa, anche poca cosa, nella propria vita.
    Quello che fa venire voglia di rileggere anche dopo anni.
    Quello che ti fa capire.
    Che si parli di operai, che si parli di amore.

  8. L’ultimo Parente sul Domenicale:
    “Caro Alberto Arbasino. Ci mancavi soltanto tu, nella desertificazione culturale della critica letteraria, nel postmodernismo dilagante degli scrittorini e degli operatori culturali asserviti allo stesso popolo sovrano cui si appella Simona Ventura, dove i lettori che contano coincidono con i telespettatori che contano dell’Auditel.
    Ci mancavi soltanto tu, perché sarebbe stato troppo scontato che, avendo tu scritto i romanzi sulla letteratura più importanti del Novecento, ti facessi portatore di un’idea depotenziata di letteratura, sarebbe stato troppo scontato che, alla fine, tu stesso non considerassi le tue opere come opere d’arte costruite sull’idea della fine ma non certo dei sigilli autorevoli posti sulle porte della creazione e a favore del riduzionismo artistico dilagante.
    Ci mancavi solo tu, in senso positivo, senza ironia, prima che dicessi la tua, prima che te ne uscissi con quel «no, non è una questione di misure. Non esistono forme maggiori o minori di letteratura. Il rap non è meno degno del romanzo», e quindi non soltanto non c’è differenza tra la Recherche e il Tunnel di Caparezza, ma pure tra Fratelli d’Italia e Dan Brown, tra Super Eliogabalo e Aldo Nove, tra te e Faletti o anche tra te e Jovanotti è solo questione di genere.
    Ci mancavi solo tu e vabbè, ce ne faremo una ragione, e però poi potresti anche evitare di attaccare la lagna dei soliti amarcord, come «ah, quando a Milano alla Scala dirigeva Fürtwängler, ah quando di libri si parlava con Moravia, Pasolini e Alicata».
    Ah, ma che cazzo vuoi allora? Parla di Piperno con il dottor Dorrido e di cani e gatti con il professor Amor Roma, come li ha felicemente ribattezzati Alfonso Berardinelli, e datti una missione adatta alla parificazione globale dei generi, così da non sprecare troppe energie, per esempio scrivi qualche bel testo per Celentano, perché anche Mogol e Gianni Bella, ah!, non sono più quelli di una volta, ah!, quando c’era il Clan e stavamo lì a chiederci tutti chi fosse la ragazza del Clan, ah!, e potresti andare anche da Costanzo, ah!, lì ci trovi ancora tutti come imbalsamati, ah!, c’è pure Reitano con Italiaaaa, ah, c’è Orietta Berti che canta finché la barca va/ lasciala andare, …ah!”

  9. Brodoprimordiale scrive:
    “Ma c’è un libro italiano pubblicato negli ultimi due, tre anni di cui Genna non abbia detto che è un capolavoro fondamentale per la storia della letteratura? Tutti capolavori: dopo i cannibali abbiamo i capolavoristi (anche i capolavoristi-blogger).
    Poi c’è uno che osa criticare il libro di Piperno (che io non ho ancora letto) e Genna scrive una roba infinita in cui per il 40% insulta il critico (a sua volta scrittore capolavorista), per il 55% parla di quanto è fico lui, Genna medesimo, e per il 5% confuta gli argomenti del critico capolavorista (ma forse adesso non più) riguardo l’esordiente scrittore, ora capolavorista anche lui.
    A parte il fatto che chi scrive un pezzo sul web più lungo di una schermata andrebbe iscritto ad un corso di riabilitazione, qui si dimostra che Genna è, appunto, un miserabile.
    Poi c’è Moresco, che osa scrivere un intervento fuori dalle righe su Nazione Indiana e viene subito bacchettato e ricondotto all’ordine (l’ordine dei capolavoristi, suppongo). Non mi va di mettere tutti i link alla gazzarra che ne è seguita, quindi vi rimando alla cronologia ricostruita sul blog di un altro scrittore capolavorista, anche se della corrente restauratrice.
    C’è da dire che i nostri capolavoristi ogni tanto fanno un certo baccano, a parte l’iperbolico miserabile Genna che non è un capolavorista, direi piuttosto lo scemo del villaggio, e difende i nostri capolavoristi dagli attacchi dei non-capolavoristi anglo-americani. Verrebbe da chiedersi di cosa questo baccano sia produttivo, e se i capolavoristi-starnazzatori non siano invece un gruppo di neoconformisti, ossia quelli che “per pigrizia, per spirito di cordata e di gruppo, per conformismo, per paura di restare isolati, perché anche loro si sono trovati ormai il loro piccolo ruolo negli ingranaggi di questa macchina o dei suoi spazi residuali, perché, dopo averla inseguita per molto con la lingua fuori, sono arrivati finalmente ad avere la loro fetta di potere all’interno e se la tengono stretta”.

  10. Diciamocelo apertamente: di letteratura in giro ce n’è molta, ma una buona parte è immondizia. Letteratura brutta, bieca, meschina, come una cloaca parigina dei bei tempi rispetto ad un bagno ecologico. C’è anche la buona letteratura, c’è. Anche di commercio letterario potremmo parlare: esiste.
    Chi lo fa e chi no? Bah: non si commercia forse anche quello che ci produce piacere, in senso pecuniario e venale, ma pure moralmente e secondo il nostro ideale? Ci potrebbe piacere la buona letteratura come ci potrebbe piacere quella di fogna.
    Insomma, quel che cerco di dire è che le diatribe sulle tresche tra scrittori giornalisti ed editori non sono risolvibili. Quelli che accusano la fazione opposta di “mondanizzare” certa letteratura sicuramente lo fanno altrettanto veementemente per altra.
    Non credo che la letteratura sia categorizzabile, questo no; letteratura è: versi scritti da un ignoto sui muri delle metropolitane, le lettere dei nostri nonni che ci raccontano la storia, gli articoli di giornale, i saggi, i racconti, le fiabe, i romanzi, le poesie, i post dei blog, i commenti dei blog. Mi scordo sicuramente qualcosa ma non mi scordo che da qualche parte ho letto….la letteratura è quella cosa che cerca di circolare il più possibile per far meno ignorar la gente.

  11. Per chi è a digiuno due libri sul postmoderno:
    ILPOSTMODERNO di Gaetano Chiurazzi (BrunoMondadori).
    RACCONTARE IL POSTMODERNO di Remo Ceserani (Bollati).
    OTTIMI

  12. Vi azzannate, anzi ci azzanniamo tra noi….
    Siamo quei pochi che leggono i libri dei postmoderni, dei capolavoristi e di chi c…o vi pare.
    Vi scannate tra scrittori e vi lanciate palate di merda e non vi rendete conto che la fuori c’è un ItaGlia piena di itaGliani ai quali frega solo di avere figa e TV al plasma. Già non comprano e non leggono libri, se poi ci si incarta in scontri/incontri/recensioni/pippe mentali come queste, anche quei pochi che mostravano qualche interesse fuggiranno a gambe levate. Lasciamo al singolo la possibilità di avere la SUA letteratura.

  13. ” A Quentin Tarantino interessa guardare uno a cui stanno tagliando un orecchio; a David Lynch interessa l’orecchio” David Foster Wallace
    Ecco: l’orecchio in Velluto Blu è postmoderno

  14. il primo dibattito sul postmoderno mi ha fatto conoscere questo blog, ci arrivai dal link su “i miserabili”, e fino a tarda sera fui impegnato in una singolar tenzone con giuseppe genna senza esclusione di colpi (anche bassi). la cosa fu molto interessante anche perchè avevamo prospettive assolutamente eterogenee. mi permetto di riproporre oggi alcune delle domande che all’epoca posi al miserabile scrittore:
    il postmoderno è l’ideologia del tardo capitalismo (Jameson),
    intesa in senso marxista, cioè, come ogni ideologia, la giustificazione di
    un ordine (economico)? o, il postmoderno è solo una rinuncia alle istanze
    di emancipazione del moderno che tende ad occultare la condizione alienante
    e le contraddizioni proprie del mondo contemporaneo, insomma una mera
    accettazione dell’esistente che si assolve da ogni colpa proprio in virtù
    della sua distaccata consapevolezza (Habermas)?
    oppure, sotto il nome di postmoderno si intende quella prevalenza dell’idea
    di testualità generale (Derrida), che, come tessuto di rinvii e
    ripetizioni, nega la possibilità di un significato trascendentale e
    inscrive al proprio interno soggettività e coscienza come effetti propri
    del gioco e non come fondamento?
    che cosa si intende per carattere finzionale della mito e della narrazione
    mitologica? stiamo parlando della fine delle grandi narrazioni (Lyotard)?
    delle storie vs La Storia (cultural studies)? della perdita di spessore dei
    simboli di una cultura che si fanno icone bidimensionali, scambiabili in
    maniera indifferenziata perchè ridotte a simulacri post-ideologici
    (Baudrillard)?
    e di formularne altre. più esplicitamente letterarie:
    quali sono le caratteristiche “post-moderne” o “postmoderne” (molto sta nel trattino) che individuabili nella scrittura? è una questione di tecnica? e cioè, punto di vista, organizzazione del tempo, citazionismo (gioco autoreferenziale), contro-narrazione, anti-narrazione, scardinamento della tradizione, del genere?
    e infine un quiz.
    quali tra queste opere è più “postmoderna”?
    a) pulp fiction di tarantino
    b) amatissima di toni morrison
    c) mio cugino, il mio gastroenterologo di mark leyner
    d) full metal jacket di kubrick

  15. “Il ladro rischia di andare a processo: anzi, è già a processo. […] Le interpretazioni vanno periodicamente in crisi, la letteratura non va mai in crisi. […] L’immaginario [?] non segue l’andamento ciclico delle disperazioni e delle gioie del capitalismo [?]. E’ l’antimerce [definisci antimerce]. […]
    In questo tempo che, come di altri, è anche mio, mi pare opportuno lavorare a scatenamenti [scatenamenti di che???], non a indottrinamenti [?].
    C’è chi è capace di scatenamenti letterari e chi no [??]. Questa è un’osservazione che non ha carattere sociologico, ma unicamente temperamentale: la febbre può essere misurata dai termometri, ma l’esperienza allucinatoria della febbre non ha nulla a che vedere coi gradi Celsius. Va vissuta fino in fondo, ecco tutto. Da piccolo, dopo i febbroni, ero perfino cresciuto di un centimetro. Se fossi morto per terzana, sarebbe stato lo stesso. La febbre è trasformativa, in ogni direzione, mentre il termometro no.”
    Giuseppe, o se preferisci Genna, ma tu hai la chiara percezione di scrivere in maniera quasi incomprensibile, di essere un personaggio ambiguo, e di trascorrere la maggior parte del tuo tempo in una condizione di penoso delirio? Sarei curioso di capire quale sia lo scopo dei tuoi commenti, visto che il contenuto è inesistente. Voglio sperare che anche tu sia presente il 9 maggio a Torino, così rideremo un po’ non appena aprirai bocca e inizierai ad abusare della tua pseudofilosofia da Bignami. Non spererai nell’indulgenza delle persone serie (di silenzio e indulogenza nei tuoi confronti ne ho vista sin troppa). Non sei capace di arrangiare una metafora, un pensiero astratto e coerente, un’allegoria, una deduzione corretta. Ma non hai qualche hobby che ti distolga per un po’ di tempo da questo calvario della scrittura, questo nemico mortale? Niente, nulla? Quanta fatica che fai, poverino…

  16. CONTINUA IL MITO DI
    GEORGETTE HEYER
    Cavalcate, rapimenti, congiure… GEORGETTE HEYER è la vera regina del Regency. La sua produzione spazia dalla commedia romantica al dramma storico, dal giallo al saggio di costume, e in ogni storia c’è un pizzico di tutto questo. Continua un’imperdibile collezione di 7 ROMANZI INEDITI.
    La seconda uscita è a 6,40 euro!
    HARMONY DESTINY:
    ANCORA DI PIU’
    Questo mese HARMONY DESTINY
    ti ha preparato un’emozionante sorpresa d’amore: all’interno di ogni romanzo, infatti, troverai un racconto inedito e firmato da tre delle autrici
    più prestigiose della collana: Vickie Lewis Thompson, Stephanie Bond
    e Kimberly Raye.
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  17. Roquentin scrive meglio di tutti, almeno di quelli che leggo sui blog, e ha coraggio. Spero davvero che Genna provi a rispondergli, perché secondo me si scoperchia qualcosa…

  18. Se la ricetta per contrastare la RESTAURAZIONE è quella di produrre libri
    che facciano al nemico più danno di una guerra persa, non c’è bisogno di
    scervellarsi tanto. Basta riadattare ai tempi nuovi la vecchia, gloriosa
    ‘Capanna dello zio Tom’, con Antonio Moresco al posto dello zio Tom.
    Potremmo intitolare il nuovo romanzo: ‘La capanna dello zio Toni’. Ecco una
    possibile trama:
    Lo zio Toni è una vittima della Restaurazione che serve fedelmente la
    famiglia Rizzoli. Per un improvviso dissesto finanziario del suo padrone,
    Toni deve abbandonare moglie e figli perché venduto a Giulio Mozzi, un losco
    trafficante di autori alternativi.
    Insieme ad altri nove compagni viene imbarcato su un battello diretto al Sud
    (quello degli articoli di Saviano). Qui fa amicizia con Caliceta, una bambina
    molto malata (marginalismo terminale), figlia di un ricco piantatore di bergamotti. La bimba convince
    il padre ad acquistare Toni per il quale c’è finalmente un periodo di pace
    presso la casa del nuovo padrone “buono”.
    Dopo la morte della bambina e di suo padre il saggio autore viene venduto
    all’asta e cade nelle mani di Berlusconi, un piantatore di antenne perfido, amorale e
    liftingato. Costui, per un futile motivo, lo fa frustare a morte e l’arrivo
    del figlio del suo ex buon padrone, che giunge con l’intento di riscattarlo,
    non cambia la situazione: egli riesce solamente a sentire le ultime parole
    di Toni che, nonostante il male ricevuto, perdona i suoi aguzzini. Il suo
    padrone, molto scosso dall’accaduto, decide di cambiare vita e libera tutti
    i suoi autori.

  19. Ancora? Sono 20 anni che faccio nomi e cognomi. Basta. Poi con te non vale, 🙂 perchè tu con il tuo anonimato contraddici uno dei punti del gioco dell’oca. Fare nomi e cgnomi, circostanziare. Io non ti accuso, ma tu ti poni automaticamnte, da solo, fuori dal gioco. Perchè vuoi così, non perchè qualcuno ti escluda 🙂

  20. Ancora? Sono 20 anni che faccio nomi e cognomi. Basta. Poi con te non vale, 🙂 perchè tu con il tuo anonimato contraddici uno dei punti del gioco dell’oca. Fare nomi e cgnomi, circostanziare. Io non ti accuso, ma tu ti poni automaticamnte, da solo, fuori dal gioco. Perchè vuoi così, non perchè qualcuno ti escluda 🙂

  21. Io sottoscritta, Il Posto, avendo in tutti i modi cercato di non fare “l’artista”, ed essendomi all’uopo anche laureata in legge invece che in “lettere e filosofia” come avrei desiderato, autorizzata dalla mia competenza in fatto di regolamenti, propongo, al fine di
    1. snellire le procedure di discussione, e
    2. arrivare a quagghiare (“ottenere”, “realizzare”) qualche cosa AVANZO
    una modesta proposta:
    Visto e considerato che
    nel post di cui sopra:
    Uno attacca Arbasino che dice cose precise e lo attacca con frasi generiche;
    Un altro attacca Genna, che a volte dice cose generiche, e a volte no, ma chi lo attacca lo fa in modo solo generico;
    Si propone che:
    venga “squalificato” e taccia due giri, ma solo per pensarci, non per punizione:
    1. chi dice cose generiche;
    2. chi fa pipponi personali;
    3. chi la butta sullo psicanalese (es.”tu hai risentimenti! tu sei frustrato!)
    Avanza invece di una casella, chi:
    1. fa accuse (critiche) precise al sistema editoriale italiano ( se ci azzecca anche a quello straniero, ma nella discusssione a parte la naturalizzata Helena non mi pare ci sia nessuna altro) contemporaneo, anche se possibile con nomi e cognomi, indicando precisamente dove starebbe il “malcostume”;
    2. indica cosa fare per migliorare una determinata situazione (quella di cui parla o altre).
    Sono concessi sbattimenti da bava alla bocca. Non sono ammesse sfottiture dopo che qualcuno/a si è sfogato (magari con la bava alla bocca).
    In fede
    IILPOSTO

  22. Scusa Andreac, io ti avrei risposto, ma siccome ci sono altre persone che mi pare preferiscano (compresa la Lolip) discutere “certe modalità” non ti ho risposto. Per esempio Godard lo conosco, ma preferisco Truffaut :-). Pulp Fiction mi fa pensare che sia giusto quello che dice qualcuno sopra, “Lynch pensa all’orecchio…e Tarantino a far tagliare l’orecchio…”, più o meno. Io preferisco Lynch, ma è personale, non si litiga per questo. Non si deve litigare per questo, no? Sarà pure “da zi maestra che acciacca e medica”, ma sai quanto ci ho impiegato?

  23. benissimo, prendo atto con immenso piacere che la mia brama di confronto articolato non è condivisa da nessun altro.
    le mie domande certo non pretendevano di trovare risposte definitive, ma mi sembravano quantomeno degne di un minimo di attenzione.
    al quiz risponde solo *anonimo* – “pulp fiction” – risponde, lapidario, in controtendenza alla sua conclamata pipernolalia.
    un esempio di *cattivo postmoderno*?
    quello che è avvenuto oggi in questo blog, post che si riferiscono ai post precedenti (post-post, quindi) e post che anticipano i possibili post successivi (pre-post, potremmo chiamarli). un gioco interno e autoreferenziale che si arrovella su se stesso e sui suoi stessi sviluppi formali.
    è stato più bello parlarne con genna, che ci riflettano i suoi estimatori come i suoi detrattori.

  24. Una cosa però la voglio dire prendendo spunto da quello che mi suggerisce l’Anonimo (vedi? a volte a parlare con nome e cognome magari uno si becca pure un complimento). :-)Questo “gioco” non è divertente. Pensiamo alla “buona letteratura” (Taylor, Yehoshua, Dickens, Bowen…per me, in questo momento). Articoliamo dei discorsi su di essa, storicizziamo gli autori, parleremo di politica, senza cadere sempre nell’isterismo del “E’ tutta colpa di Berlusconi!”. Scriviamo – se ci riesce – “bei romanzi”. Un discorso sensato sulla letteratura sarà giocoforza anche un discorso sul potere, sui legami di potere, sui soldi, sulla corruzione, sull’amore, sulla “fanfaronaggine”, sulla debolezza, sui ricchi, sui poveri. Poi, se quando pubblichiamo il libro, abbiamo ancora l’età perchè qualcuno ci dica – maschio o femmina, è uguale -, “Sai come vanno le cose no? sei tu che non ti sai muovere! Vedi dove vuoi arrivare e decidi! Tu puoi decidere il destino del tuo libro…”. Lì, vedremo che fare. Però dovremo saperlo che anche se tutti dicono “Quella persona ha fatto sempre così, lo sanno tutti!”, ci sarà sempre qualcuno che dalla televisione griderà in casa vostra, “Questa/o signora/e è volgare! Questa/o volgare signora/e sta solo cercando di farsi pubblicità!”. E qualche altro che dalla carta stampata scriverà, “Questa/o signora/e non esiste!”. Starà a noi, se farne un libro dell’esperienza passata, rinchiuderci in noi stessi/e, farla finita o dire, “ma sì, ce’è tempo per farla finita! D’ora in avanti sai che c’è? Cerco di prendermela comoda!” Certo, se quanto ti succede hai da pochissimo superato i trenta, è dura. Ma se uno/a vuol fare lo scrittore/ice certe cose deve saperle no? Se no, perchè non fa l’avvocato/a?

  25. @ loredana lipperini – devo essermi spiegato male, la mia ossevazione non era sull’argomento del giorno. se lo avessi ritenuto autoreferenziale lo avrei detto e basta, la mia era una considerazione diretta a chi si si è adoperato a copia-incollare citazione senza poi aggiungere nulla a chi ha sentito il dovere di dire la sua su genna, a chi ha parlato di altro (moresco va alla grande), a chi a ritenuto doveroso sottolineare l’atteggiamento più o meno accusatorio o sensato del post precedente.
    io sono contento di parlare del postmoderno, io…e basta, evidentemente, ma, mi pare ovvio, si preferisce liquidare la questione o al massimo ridurla a formulette e saputelle.

  26. Andrea, non credo che sia autoreferenziale ricordare che il postmoderno è un argomento già trattato in questa sede: ma non perchè ritenga questa sede il luogo della verità, figurarsi. Semplicemente, constatavo che nel giro di poche settimane si tornava ad una polemica che riguarda il postmoderno. E che, dunque, esiste un desiderio di chiudere i conti, e in fretta, con il medesimo (desiderio che, come si sarà capito, non condivido). Quanto al quiz: non ti ho risposto perchè sono un disastro come compilatrice dei medesimi 🙂

  27. mah… sarà ma più che al
    postmoderno mi sembra che
    stiate alludendo alla
    secolarizzazione della mistica
    (di kakaniana memoria).
    e Godard e Truffaut e Kubrick
    e Tarantino e Lynch e Coppola
    si rivoltano nelle rispettive
    tombe; per Vattimo solo
    voyage à l’enfer.
    Io rispettabilmente me ne
    frego che qui si resta così
    poco: in ogni caso il Parente
    dovrebbe tacere e Lei si
    già non è più con Voi.
    Una prece.

  28. Andrea C, la tua brama di parlare di postmoderno è pari solo alla tua insipienza. La possibilità di comporre grammaticalmente indovinelli di qualunque genere non significa automaticamente che quegli indovinelli abbiano un senso. Anzi, il tuo indovinello è una colossale sciocchezza. Credo che soltanto Genna potrebbe risponderti (come pare confermato dalla tua aneddotica), affamato com’è di tutto ciò intorno a cui non ha la minima competenza, e credo anche che vi capireste benissimo. Genna conduce, a cadenza regolare, una battaglia personale tra sé e la filosofia (e soccombe con poco onore), non mi scandalizzo che siate riusciti a dialogare: mi preoccuperei molto di più se qualcuno vi avesse capito. Ma perché studiare vi fa schifo, perché odiate leggere e amate così tanto scrivere, senza rendervi conto che qualcuno dovrà pur leggere, e che riderà di voi? Personalmente, posso dirti che non ti ho risposto soltanto perché mi è sembrato che il tuo grado di confusione mentale fosse così grande da non potere essere sanato da nessun argomento. In tutta onestà, buonanotte.

  29. Questo può sembrare un off topic invece è un in topic dal possibile titolo “Mani lorde di colore”.
    Intervistatore – Altre case editrici di grosso calibro si stanno muovendo verso il fumetto seguendo la scia e lo stile della Coconino Press, con una maggiore attenzione al valore della storia narrata rispetto al nome del personaggio. È notizia di pochi giorni fa la pubblicazione da parte della Mondatori del Jimmy Corrigan di Chris Ware: si tratta di una voce senza fondamento oppure c’è qualche verità?
    Igort – Jimmy Corrigan sarà una co-edizione tra Mondadori e Coconino. Noi da soli non potevamo reggere uno sforzo editoriale di quel calibro (sono quasi 400 pagine a colori). Abbiamo ottime relazioni con diversi editori importanti.
    Capite l’importanza della cosa?, anche in Italia arriverà “Jimmy Corrigan”. Sono felice.

  30. caro roq,
    ti dispiace se ti chiamo così? sai la mia cultura “fatta di aristotelismo e incarti di cingomma” mi rende incline alla pop-izzazione del classico e alla riduzione a nomignolo anche del più mastodontico dei mammutti.
    non oso smentire il tuo bofonchiante sfogo di batrace dal mezzo dello stagno accademico nell’illusione di esser già divenuto principe.
    le mie domande, seppur enigmatiche, non hanno, mi par chiaro, soluzioni univoche come tipico del giuco di parole. è forse questa apertura, che tanto ti disturba?
    purtroppo, stento a sentirmi mortificato. ricalcando le tue mirabili equazioni si potrebbe infatti fantasticare che sia la tua gretta ingnoranza ad alimentare il tuo altrettanto gretto snobismo.
    mi chiedo di quale l’interesse possa essere per il maestro bacchettare i fanciulli per aver male interpretato la parte di zorro durante la ricreazione, per poi omettere di leggerlo durante le ore di lezione.
    ergo: se hai qualcosa da dire, dillo, altrimenti beccati sto “cacaci il cazzo, roquentin!”, le tue ramanzine falle a tua sorella.
    in altrettanta onestà, il tuo sfogo è di gran lunga più inutile del mio supposto annaspare.
    n.d.a. la citazione all’inizio del mio intervento è tratta da White Noise di Don Delillo, un libro tra i tanti che ho studiato “senza schifo”, in controtendenza alla tua ipotesi, la traduzione è mia.

  31. Andrea c, dovresti sentirti mortificato, ti ho risposto in tutta onestà ciò che pensavo. Auguri per i tuoi studi, dunque!
    Ciao, Ivan

  32. caro ivan,
    ti sto umilmente chiedendo di articolare la tua critica. meglio degli auguri sarebbe un indirizzo, mostrami la via, e sia sottinteso che tocchi poi a me decidere se imboccarla.
    illuminami, caccia fuori sartre se ne senti il bisogno, ma dì qualcosa.
    scrivi, per me ancora non esisti.

  33. per inciso, ivan, le tue aride lamentazioni (sempre le stesse, poi) sono davvero noiose. sarebbe interessante che ad esse segua una produzione rivoluzionaria ed antitetica a ciò che critichi, ma tale produzione è non pervenuta.
    io almeno diverto.
    1 a 0 per me.

  34. Consiglio a tutti la lettura di un saggio M.J. Bukiet intitolato “Realismo Strampalato”.
    Dovreste trovatre qualcosa on-line è interessante.

  35. Andrea C, forse non hai capito, anzi: sicuramente non hai capito. Ho detto che trovo che sia superiore alle mie forze rischiarare le tue nebbie, per essere diplomatico, e per utilizzare quel genere di retorica che sembri capire. Almeno qui. Non sproloquiare come l’ultimo fantolino indispettito. Mi hanno avvisato per mail della tua pervicacia ed eccomi qui, vorrei evitare di dovermi scusare ogni dieci minuti per l’OT. Il mio primo intervento non lo era, e probabilmente neppure il secondo. Mi spiego: non amo per nulla la trasformazione in forum o in discarica abusiva di concetti male arrangiati che questo blog rischia per responsabilità tua o di altri, come Genna (questo blog come qualunque spazio “aperto”). Un trattatello a tuo uso e consumo sarebbe davvero OT. C’è il mio indirizzo email, utilizzalo, invece di giocare con il pallottoliere e cercare una rissa dialettica da cui usciresti malconcio. Come minimo otterresti una buona bibliografia, assolutamente preliminare per discutere, se non hai capito neppure questo.
    Ciao, e se ci tieni veramente fammi il favore di “spostare” la discussione in privato (libero poi, di postare ogni mia parola dove preferisci). Se non ti basta questo…
    Ciao,
    Ivan

  36. Su NI c’è un “dialogo” interessante fra Biondils e Helena, mi pare. Soprattutto su: la TV, le notizie assimilate per Web, fiction e trame.

  37. caro ivan
    tu per primo hai trasformato questo forum in un ring:
    “Ma perché studiare vi fa schifo, perché odiate leggere e amate così tanto scrivere, senza rendervi conto che qualcuno dovrà pur leggere, e che riderà di voi? Personalmente, posso dirti che non ti ho risposto soltanto perché mi è sembrato che il tuo grado di confusione mentale fosse così grande da non potere essere sanato da nessun argomento.”
    anche io ho l’email a cui potevi inviare le tue bacchettate viruali.
    mi chiedo quale livore ti spinga a scagliarti contro chi propone le proprie idee ed i propri dubbi agli altri. rimproveri, riprendi, citi senza confutare, esponendo le frasi altrui come i mostri di una fiera itinerante. quale univoco pensiero (o quale fede) ti dà la sicurezza che ostenti?
    ma tu, oltre a denunciare la profonda decadenza del mondo delle lettere e lanciare i tuoi anatemi contro autori e critici, liberi pensatori e articolisti, esattamente, che cosa fai?
    impotente tu che non riesci a diradare le nebbie altrui.
    e presuntuoso. minacci, millanti, ma ancora non v’è, nemmeno tra le righe, uno stralcio di idea che ci possa tutti illuminare.
    compito troppo duro, dici, ma come, per un gigante come te.
    dimostra, senza OT, che hai le tue teorie, lascia a noi, come noi lasciamo a te, l’onere di stabilire se siano troppo complicate (nel caso diremo che scrivi in maniera incomprensibile, come fai tu).
    oppure, fai una cosa, roq, torna sul tuo semi-blog a mettere su l’inquisizione letteraria, il fato ti è favorevole, è appena stato fatto papa il capo del santo uffizio.

  38. visto che roq mi autorizza a copiaincollare ciò ch escrive eccovi un saggio del ROQ-PENSIERO…
    “In molti, ad esempio hanno la sensazione che sull’Internet d’oggi ci sia una vera (e vivace) discussione letteraria, ma si tratta di una mirabile illusione. Ed ho come il sospetto che sia costruita ad arte, con la meno sofisticata tra le tante tecniche disponibili per fare marketing di se stessi e capitalizzarlo nel tempo: l’overclaim!
    In pratica poche persone, e solo per alcuni giorni, pubblicano tanti di quegli interventi che diventa impossibile seguirli, se durante la giornata si ha da fare anche altro. Ottenendo così due risultati: da una parte la sensazione di vivacità e urgenza del problema di cui si discute (che in realtà è inesistente o giù di lì), e dall’altra la capacità di legittimarsi come grandi attori sulla scena della letteratura (quando l’istrionica sostanza non c’è). […] In più c’è questo straordinario mezzo del blog, che se usato ad arte, amplifica ulteriormente l’overclaim: una volta al mese ecco partire la finta zuffa sulla letteratura popolare, sulla letteratura urgente, sulla letteratura cronistica, anacronistica, podistica, rivelatoria e disvelatoria, casalinga, blogghista, amatoriale, onaninistica, restaurativa e controriformista… tutta in overclaim! Ed eccotela lì non in un solo spazio web dove a smascherarla basterebbe un qualsiasi bravo studente del ginnasio (che non tutti alla voce intellettuali hanno frequentato), ma in una pluralità di siti… di link in link, come quando spezzano il film con la pubblicità e lo zapping in quel momento offre pubblicità dappertutto. […] Che si scrivano in privato le loro lettere letterarie, invece che renderle pubbliche tre volte al dì o ad ogni tirata di sciacquone, si schiariscano le idee e poi ce ne propongano una (o anche più) tesi sostenibile, sempre ammesso che ci riescano.”
    e ancora, sulla scrittura in rete:
    “I ciarlatani, anche se questo concetto non è del tutto chiaro nella loro mente, esercitano una funzione sociale ben precisa: perciò, che parlino pure, blaterare in coro è già riconoscersi. E’ anzi una fortuna che siano così numerosi, perché i bei tempi delle pacche sulle spalle sono appena iniziati, e quando verrà l’ora dei baccanali avranno già fondato cenacoli eruditi e finti da cui sarà facilissimo tenersi alla larga.
    E’ il minuetto che mi interessa, per ora. Esso raffigura il tipo che imperversa: il minuetto è il suo stile, il lazzo è la sua scelta di vita. Si tratta, in fondo, del paradossale grillo parlante che dissemina i commenti dei blog con il molesto tono da cavaliere errante, custode del vero, prolisso nelle scappellate e instancabile nel genuflettersi là dove può sperare attenzione e coltivare illusioni: è sempre il primo a portare omaggi, è l’usciere, il maggiordomo di cento nobiluomini chiaramente alla sua altezza. Tutti insieme valgono una salutare disperazione per chi, come me, fa da spettatore; e l’ipocrisia tra pari è un meccanismo di rinforzo tra identiche nullità che con grande dedizione aspirano ad un ruolo da protagonisti, mentre il pubblico inorridisce, e una modesta claque approva. La scrittura si fa compromesso sociale: all’insegna di un’eccezionale idiozia, i nuovi saltimbanchi non avranno timore a riconoscersi, salutarsi, e trovarsi persino simpatici.”

  39. Me, Mysellf, My legs,
    My hands, My coffee,
    Me on the wall, Selfportrait,
    Nobody, Cutting up my movie,
    Cigarettes in my hand, Life,
    Geography, Reading
    Habermas, and the electric
    moon (in italiano s’intende).
    Ti sbagli andrea c., non
    dovresti fermarti agli
    pseudoblog, ben altro
    circumnaviga l’essenza.
    Going away!!!
    a buon intenditor..

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