Questo è prevedibile: Murakami Haruki, I salici ciechi e la donna addormentata. Sono racconti, e a mio parere sono perfetti.
Aggiungo una nota: mi stanno scrivendo in privato molti autori per contestare la scelta pregressa di non recensire libri pubblicati a pagamento, atteggiamento che metterebbe in ulteriore difficoltà chi fa una scelta del genere sperando in visibilità presso gli addetti ai lavori. I quali addetti ai lavori la negherebbero – così come gli editor – agli esordienti.
Non posso che ribadire che non è vero. L’attenzione verso gli esordienti, sia pure pubblicati da un editore molto piccolo, c’è. E c’è anche da parte degli editor, nonostante quello che viene raccontato dagli editori a pagamento medesimi.
Quindi, personalmente non torno sui miei passi.
Questo è un autore che mi ha letteralmente incantato con due libri diversissimi, “Norwegian Wood” e “Kafka sulla spiaggia”.
Ho preso altre sue cose e non le ho trovate ugualmente riuscite.
Però i racconti mi attirano.
Prendo al volo -.- questo suggerimento alla lettura di Murakami KaruKi,spinto anche dal fatto che mi affiora alla memoria “Dance Dance Dance” del 2005, traduzione di Giorgio Amitrano , Einaudi editore . Un modo di scrivere lineare e convincente che ti porta a dire gia’ dalle prime pagine mo’ lo leggo tutto di un fiato .
Ciao da Roberto …. auguri di un buon 2011 !!!
E “L’uccello che girava le viti del mondo”?
Murakami è interessantissimo e cercherò di procurarmi i racconti che citi e che non conoscevo.
Rimane purtroppo il fatto che molti autori esordienti non trovano case editrici disposte ad ascoltarli/e. Nelle grandi case editrici, a parte pochissimi casi, pubblichi solo se hai la spinta giusta o se conosci le persone giuste. Nelle piccole spesso c’è una ricerca più interessante ma mancano le possibilità economiche per pubblicare. Anche per quanto riguarda le case editrici a pagamento si dovrebbero fare delle distinzioni fra quelle che pubblicano anche le pagine gialle e quelle (poche) che leggono i libri e fanno ricerca ma che non hanno i soldi per pubblicare (so che non si dovrebbe fare ma esistono).
Marino
non so fino a che punto si sia sviluppato il discorso intorno alle case editrici che pubblicano a pagamento.Ma credo che sia una forma di investire su se stessi molto più nobile che farsi un carro nuovo,una vacanza del cazzo o un’operazione di chirurgia estetica dettata da ragioni di pura vanità orchestrata anche dalla compiacenza di un chirurgo debole in psicologia(e fortissimo in economia domestica).Bisognerebbe operare dei distinguo,come sempre
@ Mammamsterdam: Non è difficile procurarseli. Sono racconti Einaudi che trovi in qualsiasi libreria media. Da Feltrinelli e Mel ne trovi a profusione e il libro sta nelle novità. Passi, prendi, paghi. Tutto qui.
Io invece penso che non bisogna affatto fare distinguo e vi rimando al sito di Writer’s Dream.
http://writersdream.org/case-editrici.html
Questa faccenda della “spinta giusta” me la sento ripetere da anni e non è vera. Poi, Marino, se le case editrici non hanno i soldi per pubblicare, perché mai fanno le case editrici? Un’azienda, sia pure con un nobile scopo, deve poter pagare la materia prima, ovvero gli scrittori. Altrimenti non si lancia in questa impresa.
Diamonds, la battaglia contro le case editrici a pagamento è una cosa seria: non cercando altro che campare sui sogni delle persone, e non mantengono quello che promettono. Date un’occhiata al sito di Linda e troverete un bel po’ di casi e di risposte.
@Vincent: ma ogni volta che passo da queste parti trovo un tuo commento acido???
“cercano” e non “cercando”. Scusate la fretta.
Marino: gradirei i nomi. Quelli voglio. I nomi degli editor che si fanno pagare, i nomi di quelli che hanno esordito dando via le terghe o pagando profumate mazzette o quel che vuoi tu. I nomi. Oppure siamo nel campo delle ipotesi e dei sentito dire. Piantarla, please. Pagare per pubblicare è una cazzata.
G.L.
Io non ho detto che è bene pubblicare a pagamento, ho fatto semplicemente dei distinguo. Conosco almeno un editore e una editrice che fanno pagare, quest’ultima ora pubblica a pagamento perché è testarda e vuole andare avanti lo stesso, ma all’inizio della sua carriera ha portato in Italia grandi nomi di autrici a proprie spese e per questo è finita quasi sul lastrico. Ci sono editori che pur di spillarti soldi pubblicano di tutto ( a me è successo che per un mio libro un editore che consideravo di buon livello mi ha chiesto 5500 euro, ho sempre rifiutato di pubblicare a pagamento) e ci sono editori, non tanti, che fanno pagare per sopravvivere. Non voglio dire che sono d’accordo con questa pratica ma ci sono. Sul pagare gli autori ti invito a informarti su quanto paga una casa editrice come mondadori gli esordienti. Ho conosciuto personalmente un editor che ha avuto il fiuto di far pubblicare un libro che poi è stato un grande successo editoriale dopo aver letto i primi due capitoli. Il resto del libro è stato praticamente scritto a tavolino, il libro è stato pubblicato grazie a una conoscenza in casa editrice (puoi credermi o no non faccio i nomi perché altrimenti mi becco una denuncia visto che è la mia parola contro la loro). Conosco un altro scrittore che ha pubblicato per una casa editrice di buon livello perché conosceva l’addetto stampa. Ora, non fraintendetemi, non voglio dire che tutti gli autori hanno conoscenze perché, per forza di cose, non può essere così ma forse è il caso di aprire gli occhi e di capire che anche l’industria libraria ed editoriale è, appunto, un’industria che non può permettersi di perdere soldi su nomi sconosciuti. E allora che si fa? Si punta su un autore e si crea un caso. Si comprano vetrine (e su questo mi sento di assicurartelo perché lavoro in una libreria), si comprano premi e si comprano recensioni. Mi dispiace, lo ripeto non è così per tutti, ma queste cose accadono. Inoltre, G.L. io quando discuto non aggredisco le persone come invece mi sembra di leggere fra le righe del tuo post piuttosto arrabbiato. Si discute rispettando le idee altrui. Lara sul pagare gli autori sono d’accordo con te, una casa editrice che non ha fondi non dovrebbe pubblicare. Infatti sono sempre meno le piccole case editrici che ci riescono tanto che se vai a vedere il mercato del libro è in mano a cinque o sei grossi nomi dell’editoria che ormai fanno il bello e il cattivo tempo. Io posso dirti che le poche cose che ho pubblicato non sono mai state pagate. Certo non ho mai sborsato un solo euro ma non ho mai ricevuto nulla, ne’ quando hanno pubblicato miei pezzi su riviste, siti internet o in raccolte di racconti. Probabilmente qualche fortunato ancora c’è, io, a 35 anni, ho ricevuto solo tanti elogi ma, alla fine, siccome la vendibilità dei miei scritti è considerata pari a zero, sono rimasti solo quelli.
Marino
@ Marino
Sicuramente nel mondo editoriale, come in tutti i territori in cui entrano in gioco interessi economici, possono esserci casi come quelli che hai menzionato. La scarsa attenzione per gli autori emergenti è un problema. Ma di sicuro l’editoria a pagamento, pronta a lucrare sui sogni degli emergenti, non è la soluzione. Forse una piccola speranza viene dal web. A tutti è data la possibilità di creare un proprio spazio sul web. Certo, si tratta di una vetrina confusa tra milioni di altre. Ma è tua, solo tua. Ci vuole tempo e pazienza. I lettori devi conquistarteli uno alla volta, letteralmente. La visibilità, quando c’è qualità, cresce con il contagocce, ma cresce. Sono convinto che con il tempo (anni forse) la qualità emerge e viene premiata. Quel pezzetto di visibilità può essere un punto di partenza per cose più grandi. In bocca al lupo 🙂
Ops… Sono convinto che… regge il congiuntivo (scusate, la fretta)
@Lara,
sembra quasi che da una parte abbiamo le case editrici, che più o meno sono come l’alcool e le sigarette, e poi le case editrici a pagamento, che fanno la parte della droga. Le tue argomentazioni, ma anche quelle di Marino Buzzi ( a un certo punto dice che esistono le CEP che leggono quello che pubblicano, però non si sa perché è sbagliato ), sono basate unicamente su una sorta di convinzione, quella per cui l’autore non paga, si fa pagare. Di per sé non è una cosa brutta, ma non ci puoi basare una battaglia seria. Serio è informare, dire “guardate, a noi non interessa ciò che scrivete, vi diamo solo un appoggio pratico, pagate tutto voi”. Tutti mi pare crediamo che scrivere sia una cosa bella, grazie a internet sono nati immensi spazi per pubblicare, ma come si fa a pretendere che solo ad alcuni sia concesso pubblicare su carta? Esistono le tipografie no, dunque che cambia? Anche perché poi quando parli delle case editrici normali, ti lamenti che pubblichino gli esordienti perché “tira”. A parte che è una supposizione, perché non dovrebbero? Sempre per quella pur nobile convinzione di partenza, nobile ma inconsistente.
Lara scusa se insisto ma NON ho detto che pubblicare a pagamento è un bene. Mi sono limitato a portare due esempi, pochi, in un mare di case editrici. Lo ripeto, NON sto dicendo di pagare per pubblicare sto dicendo che siamo in tanti a scrivere, che la maggior parte delle case editrici grandi da pochissimo spazio a giovani autori a meno che non abbiano la certezza di poter vendere il proprio prodotto. Va meglio con case editrici medie, per esempio Fazi, che, a parte quella che io considero la svista di Melissa P., propone anche opere giovani di buon livello. O Meridiano zero o Minimum fax o Playground per fare solo alcuni esempi. Guarda mi dispiace ma quella degli editor che riscrivono pezzi interi di libri non è una favola metropolitana, tutti negano ovviamente ma ti assicuro che, essendo nel mercato del libro anche io, ho sentito storie direttamente da scrittori ed editor. Scrittori ed editor che sarebbero pronti a giurare sulla propria testa che questa cosa non è assolutamente vera. E con questo NON sto dicendo che tutti gli scrittori che pubblicano sono prodotti solo per il mercato perché sarebbe ingiusto nei confronti di decine di scrittori che grazie alle proprie doti sono arrivati alla pubblicazione. Può pure succedere che vada bene alla prima. Mondadori sul proprio sito ha messo un numero di telefono da chiamare prima di spedire il romanzo, ho chiamato qualche anno fa e la risposta è stata che pretendere di pubblicare un primo romanzo con una delle case editrici più importanti del paese è un po’ presuntuoso. Avevo chiesto solo se potevo mandare il manoscritto. E, di nuovo, con questo NON voglio dire che Mondadori pubblichi solo romanzi “sicuri”. Non so se mi sono spiegato. Io penso solo che un po’ di disillusione in questo campo, come nel resto della vita (senza diventare cinici magari) serva anche per non cadere in trappole pericolose e dispendiose. E, scusa di nuovo se insisto, ma l’esordiente tira solo se ha alle spalle un team e una sponsorizzazione ottima. Altrimenti facciamo la fine della favola del “successo per passaparola” di autori primi in classifica dopo mille passaggi televisivi.
Marino
Ulteriori considerazioni:
Le novità mondadori arrivano in libreria ogni martedì, quelle rizzoli il mercoledì le messaggerie il giovedì. Si parla, ogni volta, di molte scatole, dalle 20 alle 60. Ogni scatola contiene almeno una cinquantina di titoli (titoli che vanno da una copia a un numero infinito dipende da chi è lo o la scrittore/scrittrice). Le novità che arrivano in più copie vengono messe in “piletta” (ben visibili con precedenza agli editori di riferimento) quelli che arrivano in una copia vengono messi a scaffale fra altre centinaia di libri. Se è un esordiente su cui la casa editrice non ha spinto arrivano di media 1/2 copie del suo titolo che immediatamente si perde fra altri titoli. Se l’esordiente non ha passaggi televisivi, recensioni su giornali o cose del genere la sua vendibilità è vicino allo zero. Poi ci sono i casi, ovviamente. Coloro che, per un motivo o per un altro, fanno breccia nel cuore dei lettori (sto parlando di quelli che vendono nonostante non abbiano avuto passaggi televisivi e non sono radicati in qualche realtà). Andiamo a vedere i dati, sono davvero pochi purtroppo. Un libro nuovo rimane in libreria, di solito, tre mesi, trascorsi i quali, a causa dell’enorme numero di libri che arrivano tutte le settimane, i titoli con bassa vendibilità vengono resi all’editore (se ne tiene al massimo 1/2 copie se hanno venduto qualcosa se ne tengono 0 copie se non ha venduto nulla e l’autore non è conosciuto). Solo considerazioni su cui magari occorre riflettere. è un mercato imperfetto. Marchionne insegna.
Marino
Credo che quello che conferma Perseo, tagli la testa al toro: se già alcuni libri di primarie case editrici hanno zero possibilità di essere venduti, quante ne hanno i libri degli editori a pagamento?
Non arrivano praticamente mai in libreria, quindi che utilità hanno? Se davvero servono per farsi notare da chicchessia nel mondo editoriale, che senso ha pagare un editore per farsi stampare? Tanto vale mandare un PDF, perché qualsiasi editor degno di questo nome sa bene quali siano gli editori a pagamento e quali no, e non credo si lasci impressionare da uno di questi volumi. Anzi, penso che presentarsi con un simile biglietto da visita spesso equivalga a darsi la zappa sui piedi.
Ai lettori, questi libri, non arriveranno mai, a meno che l’autore non si metta a venderli porta a porta. Non godranno di un minimo di ufficio stampa e se ce l’hanno, viene vanificato dalla reputazione dell’editore stesso (qualsiasi redazione di sito web o rivista, un minimo sgamata, sa bene quali libri evitare in questo senso).
Non capisco quale possa essere, allora, l’utilità di una simile pubblicazione se non arricchire questa anomala tipologia di editore.
Non capisco perché si debba sempre cadere sul “ha iniziato pubblicando senza far pagare ma è finita sul lastrico”. Ma chi se ne frega? Sono affari suoi. Significa che non è stata in grado di portare avanti la sua attività, pazienza. In Italia ci sono oltre diecimila case editrici, da quanto diffondeva l’AIE qualche anno fa, e ne nascono di nuove ogni giorno.
Solo oggi due editori – grazie al cielo NON a pagamento – hanno bussato alla mia casella mail chiedendo che ne parlassi su Writer’s Dream, e sono nati da pochissimo.
Non è chiaro perché a pagare per le incompetenze degli editori devono essere autori – e lettori, perché ricordo che dai test fatti da Writer’s Dream (quattro volte, fin’ora), il 98% degli editori a pagamento hanno accettato questo testo: http://www.writersdream.org/manoscrittotarocco.pdf, un assemblato di pagine di Wikipedia, stralci di racconti, poesie e articoli di blog. Leggete per credere.
Chi di voi che porta in palmo di mano – o comunque reputa l’editoria a pagamento un bene o non un male – firmerebbe mai un contratto che gli impone di lavorare e pagare il proprio datore di lavoro 1000€ al mese?
Se non si hanno i soldi per aprire un ristorante non lo si apre – o si chiede un mutuo. Di sicuro non si chiede al fornitore di carne, verdure, tavoli e tovaglie di pagare i propri acquisti.
Uno scrittore se è veramente tale e crede nella bontà della sua opera non deve pagare per farsi pubblicare: ognuno fa le sue scelte, ma l’esempio fatto da Ayame di pagare il datore di lavoro per lavorare calza alla perfezione.
Va be ma leggete quello che scrivo o no? Mi avete sentito dire che mi piacciono le case editrici a pagamento che le supporto e che sono una buona cosa? Ho portato degli esempi. Punto. Per dire che non tutti sono degli speculatori, forse il 99% lo sono ma non tutti. Da qui a dire che reputo bene l’editoria a pagamento ce ne passa un sacco se mi permettete. Solo vi dico che non può essere sempre o tutto nero o tutto bianco. Poi Loredana fa benissimo ad essere fedele a se stessa e alle sue idee. Ci sono anche autori così arroganti e sciocchi, scusate, che pur di vedere pubblicato il proprio “capolavoro”sono disposti anche a pagare un sacco di soldi e, come avviene con i maghi, trovi sempre qualcuno disposto a fregarti. E, per l’amor del cielo, NON sto giustificando niente e nessuno. Ma una cosa deve essere chiara. Le case editrici grandi pagheranno pure gli autori ma spesso hanno atteggiamenti vergognosi nei confronti della scrittura. Quando ho iniziato come libraio l’idea era quella di vendere l’oggetto libro. Oggi sono consapevole che se non raggiungo il budget sono fuori. Mi spiace ma come ho già detto ci sono un sacco di sfumature. Personalmente non ho mai pensato di poter vivere di scrittura, con mille euro al mese tolte tutte le spese ho ben poco da essere romantico sulla figura dello scrittore. Leggo tanti articoli che parlano delle case editrici a pagamento che sono comunque una realtà con la quale occorre fare i conti ma quasi mai leggo delle lotte intestine ai grandi gruppi editoriali, dei giochi di potere, delle guerre a suon di sconti che mettono, di fatto, i piccoli editori (quelli seri che non si fanno pagare) fuori dal mercato. Così come gli autori di mondadori che, a quanto pare, hanno le idee molto chiare sulle case editrici a pagamento non dicono una sola parola sulla legge che ha permesso al gruppo che li pubblica di NON pagare le tasse che deve allo stato italiano. In questo caso a pagare le pubblicazioni di questi libri siamo noi cittadini? Di che si tratta allora? Di pubblicazioni a pagamento? L’unica voce contraria, a parte Mancuso che è ancora all’interno di Mondadori, è stata quella di Don Gallo che ha deciso, per essere coerente con se stesso, di andarsene. Detto questo, se riuscite ad andare oltre gli esempi che ho portato relativi a DUE case editrici che conosco bene, è chiaro che anche io sono contrario a case editrici che non si preoccupano delle persone e della cultura ma solo del denaro. Anche se ora si dovrebbe aprire un intero capitolo sull’industria del libro.
Marino
Mah, non entro nel merito dei discorsi sull’editoria e sull’industria del libro e faccio solo una considerazione: io personalmente, per una certa mia qual forma di dignità, mi vergognerei profondamente di pagare per poter vedere il mio libriccino pubblicato e poterlo distribuire ad amici, parenti e librai volenterosi della mia città, e poter mettere nel mio blogghino la foto della copertina.
Sarebbe un po’ come pagare per ottenere una laurea. Bella soddisfazione.
Insomma, sotto la copertina niente (a parte un ego bisognoso).
Perseo Marino: in effetti attendevo con trepidazione l’equazione “pubblicare per Mondadori = leccare i piedi al Cavaliere”. Noto una certa acrimonia, ahimè. Naturalmente la tua telefonata in Mondadori era solo esplorativa, ti avessero offerto un contratto gli avresti sputato in faccia, giusto? Ma lasciamo perdere l’aggressività (aggressività = quella cosa di cui si viene accusati quando si chiedono i nomi) e andiamo al sodo. (anche perchè potrei dire che Mancuso si accorge di Silvio a una settimana dall’uscita di un suo libro) (e Don Gallo se ne accorge dopo anni…)(oppure si potrebbe linkare la solita “Annosa Questione Mondadori”)(ma costa fatica) (la legge sull’editoria fa schifo, l’ho scritto talmente tante volte che ripeterlo mi sembra un insulto) (legge sull’editoria che ha ricevuto il beneplacito dell’ALI). Dicevo…
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O si fanno i nomi o è fuffa. Hai paura delle denunce? allora mettiti d’accordo con altre trenta/quaranta persone convinte delle accuse che fai e denuncia, così non avrai problemi di soldi. Altrimenti, sai quali sono i rischi? Primo. Di accusare implicitamente TUTTI quelli che hanno pubblicato per una grande o media CE. E puzza di invidia, ‘sta cosa qui. Peggio: puzza di faciloneria. Secondo. Di creare il terreno ideale per le CE a pagamento che, mi pare di capire, non apprezzi.
Caro G.L. ho fatto tutte le distinzioni del caso, ho spiegato a fondo le mie ragioni. Potrei dire a te che accusare gli altri di gelosia è troppo facile ma credo che sia tutto sin troppo chiaro quindi direi che la chiudo qui. Pensa quel che ti pare.
Marino