QUATTRO PUNTUALIZZAZIONI SUL FERTILITY DAY (E UN FUNERALE – DELLA CREATIVITA')

Due parole sul caos o caso Fertility Day. Forse ve ne siete accorti, ma la campagna voluta dal Ministero della Salute si è rivelata un tragicomico fallimento.
Con ragione, e per almeno quattro motivi: primo, centrare, come è stato detto, la campagna medesima sul collegamento sessualità-procreazione è un gigantesco passo indietro (si legga, dal Piano Nazionale: “Cosa fare, dunque, di fronte ad una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, però, verso ruoli maschili, che hanno comportato anche un allontanamento dal desiderio stesso di maternità? La collettività, le istituzioni, il competitivo mondo del lavoro, apprezzano infatti le competenze femminili, ma pretendono comportamenti maschili.”); secondo, la colpevolizzazione degli ignorantoni che non si affrettano a procreare stride pesantemente con la proposta di sanzione penale da parte della ministra Lorenzin verso chi ricorre alla “maternità surrogata” e con la lunga e triste vicenda della fecondazione eterologa (incluso  il disprezzo riservato agli infertili: si veda la bella lettera che Maurizio Cassi mi scrisse nel 2012); terzo, come molti e molte hanno sottolineato, non è invitando alla procreazione che si risolve la questione della denatalità in Italia, ma creando le condizioni affinché si mettano al mondo figli (welfare, per cominciare, contratti di lavoro non umilianti soprattutto per le giovani donne, asili nido eccetera); quarto, la campagna era, onestamente, indifendibile nella realizzazione oltre che nei contenuti.
Mi fermo su questo ultimo punto. Questa mattina Michele Serra rimprovera bonariamente il solito popolo dei social (noi, insomma) di essere borbottone e acido nei confronti di una campagna informativa. I frequentatori dei social sono (siamo) borbottoni, acidi, e decisamente spesso inclini alla violenza verbale. Si vedano quelli che approfittano anche di questa occasione per sacramentare contro Laura Boldrini, che non si capisce bene cosa c’entri ma, com’è noto, c’entra sempre.
Ma stavolta le cose stanno in un altro modo.
Ovvero:  la campagna, realizzata dall’agenzia Mediamente su indicazioni del Ministero e, da quanto è dato capire, da Anci comunicazione, insegue esattamente quello che ritiene essere “lo spirito dei social”. Oh, come siamo divertenti. Oh, come siamo virali. Oh, quanti bei meme abbiamo creato.
Volevate informare? Informate. Faccine tra piedi copulanti, sigarette afflosciate, figli unici nerd e clessidre non informano, e se è per questo neanche divertono. Denigrare i social (che hanno millanta milioni di difetti) inseguendone gli umori, come fanno da ultimo anche i quotidiani e la televisione, è quanto meno singolare, e nasconde un tasso di fertilità creativa pari a zero. Inclusa la patetica scusa degli hacker cattivi che in pochi minuti cancellano sia il sito del Fertility Day sia le pagine dell’agenzia dove se ne parlava: impegnatissimi, questi poveri hacker italiani, ecco perché non trovano il tempo di fare figli.
Ps. Domani il blog prende una breve pausa e la titolare si affaccia a vedere cosa accade al paesello. A lunedì.

8 pensieri su “QUATTRO PUNTUALIZZAZIONI SUL FERTILITY DAY (E UN FUNERALE – DELLA CREATIVITA')

  1. Grazie per la citazione, Loredana. Ne approfitto per offrire un contributo da statistico (anzi, dal demografo che fui prima di convertirmi ad altro ramo). Che la fertilità non abbia nulla a che vedere con le campagne di comunicazione (offensive nella forma e nei contenuti, in questo caso) ormai lo sanno anche i sassi, e su questo non mi dilungo; il problema, lo sappiamo da tanto tempo, sono le condizioni economiche, lavorative e di vita. E’ vero che dagli anni ’80 si è affacciato alla ribalta lo stereotipo della persona brillante, mobile, flessibile e edonista (oltre che ricca); un soggetto, uomo o donna che sia, che di figli e famiglia fa a meno in favore di uno stile di vita “liquido” e giocoso. Penso sia ormai chiaro a tutti che questo modello è stato una gigantesca truffa perché i più, di tutti gli sbrilluccichii promessi, hanno visto solo la flessibilità in forma di precarietà; ma questo modello, suvvìa, è uno specchietto per le allodole, perché al dunque molti di noi (e, nonostante la fertilità bassissima, direi la maggior parte di noi) i figli ha continuato a farli. Segno che il desiderio ci sarebbe pure, in molti e molte, salvo impattare su condizioni di vita proibitive per le famiglie di nuova formazione. A questo ragionamento di solito si oppone l’argomento tranchant dei nostri genitori e dei nostri nonni che stavano peggio di noi ecc. ecc. Argomento fallace, perché la fertilità elevata (dei nostri nonni, più che dei nostri genitori), derivava anch’essa dalla struttura economica: in una società contadina e senza previdenza sociale i figli sono l’unica ricchezza, braccia per la terra da coltivare, surrogato di assistenza e di pensione (che non esisteva e non è esistita fino al dopoguerra, con buona pace di chi spaccia la bufala che l’avrebbe istituita Mussolini). Bisognava anche farne tanti, di figli, per poter sperare che almeno qualcuno arrivasse all’età adulta e potesse assolvere ai compiti per i quali era stato generato. Quella società, come si vede, non ha nulla a che vedere con la nostra, nella quale (giustamente) la maggior parte di noi considera i figli come soggetti e non come strumenti. Il fatto che ancora ai tempi dei nostri genitori la fertilità fosse relativamente elevata, benché in declino, è dovuto da una parte al boom economico allora in corso e alla politica fiscale redistributiva di quel periodo, e dall’altra a fenomeni di inerzia demografica. Sì, perché la necessità (figli=braccia per la terra e assistenza per la vecchiaia) viene poi traslata in cultura e morale, come insegnano sia Nietsche (Genealogia della morale) che Marx (la famosa “sovrastruttura”); e quindi l’abitudine permane, per un po’, anche se non ci sono più i presupposti economici. Oggi vediamo la stessa cosa con i migranti, che all’arrivo in Italia avevano tassi di fecondità altissimi e oggi fanno figli in misura di poco superiore alla popolazione indigena: si stanno rapidamente adeguando alle condizioni economiche che hanno trovato in Italia.
    Insomma: per indurre chi vuole avere figli ad averne davvero (rispettando la scelta di chi decide invece di non averne) servono stabilità e reddito adeguato. Il resto (fertility day) è fuffa allo stato puro; invece i vari premi una tantum ai nuovi nati sono proprio soldi presi e buttati dalla finestra, che potrebbero più utilmente essere spesi in infrastrutture di sostegno alla genitorialità (sì, lo so: ce ne vorrebbero molti di più). Ripeto, genitorialità. Perché sì, lo confesso: parlare di maternità mi è sempre sembrato riduttivo, in quanto si dà il caso che anche gli uomini possano avere figli, se vogliono. Con le donne, con altri uomini e pure da soli. E lo stesso vale per le donne. Non piace a un sacco di gente, lo so, ma oggi è così.
    Tutte queste cose sono ormai cultura comune; magari non di massa, ma non esiste un solo studioso, un solo esperto che non le sappia. Quindi delle due l’una: o il Governo se ne fotte del parere degli esperti, oppure lo conosce benissimo ma lo ritiene irrilevante in quanto l’obiettivo perseguito è il consenso, non quello dichiarato di mantenere l’equilibrio demografico nella società. In ogni caso, quale che fosse, obiettivo clamorosamente fallito a causa di una campagna di comunicazione demente e demenziale.

  2. Ma si può insistere sulla crisi demografica se nel 1900 il mondo era popolato da 1,5 miliardi di persone e oggi siamo a oltre 7 miliardi? Che visione complessiva si ha? Bisognerebbe convincere tutti a figliare di meno, perché se crisi demografica c’è (e c’è) è per eccesso e non per difetto di nascite.

  3. Caro Sandro, un conto è dire che complessivamente, sul pianeta, siamo troppi, altra cosa che in un determinato posto sia un bene che la popolazione diminuisca e invecchi (e sì, se vogliamo vivere a lungo e non fare figli quel posto sarà sempre più abitato da popolazione anziana, con tutti gli acciacchi del caso e l’impossibilità di andare in pensione perché nessuno gliela potrà pagare). Le soluzioni sono due: 1) si fanno arrivare in numero cospicuo persone giovani da altri lidi o 2) si cerca di recuperare l’equilibrio demografico, ossia il magico numero di 2,1 figli per donna (indicatore demografico, nulla a che vedere con il sessismo), il primo dei quali prima dei trenta; in modo che la popolazione resti stabile e non invecchi. Insomma, non è una saggia gestione compensare l’eccesso di popolazione in una zona del pianeta spopolandone un’altra. Due squilibri non fanno un equilibrio.

  4. Se la Ministra Lorenzin fosse minimamente informata e se questo Governo fosse composto da persone oneste intellettualmente, sarebbe venuto fuori che oggi il problema dell’infertilità fisiologica riguarda principalmente noi maschietti, ed è oggetto di studi scientifici, data la portata del fenomeno.
    E poi, dopo aver specificato che si parla di fertilità FISIOLOGICA, un governo serio avrebbe promosso un dibattito sulle cause sociali, psicologiche e soprattutto normative che portano le coppie e le donne singole a scegliere di non fare figli.
    Ma da una catto-talebana come Beatrice Lorenzin e da un governo genuflesso al Vaticano, cosa ci si poteva aspettare se non l’ennesima campagna pagata dalla collettività per promuovere la visione morale e sessuale della Chiesa Cattolica mascherata da iniziativa laico-scientifica!??

  5. “ALLEGRIA! ALLEGRIA!!”
    E ci risiamo!, con un rimbombo che si è fatto assordante con l’istituzione del “fertility day”:
    Quanti gli emuli macchietta di mike il b[u]ongiorno: continuano a distribuire ottimismo a piene mani a un popolo che sa di aver solo da piangere… che sa… e piange.
    “Tutto va ben madama la marchesa”: giocate gioiosamente, divertitevi… che a guardar bene siete ricchi: questo è il paese che possiede il maggior risparmio famigliare di tutto il mondo, solo che ‘sti vecchi ricchi fortunati sono degli avari; ‘sti vecchi danarosi con tanti soldi che preferiscono tenerseli sotto i materassi… ma metteteli in giro, perbacco!; aumentate l’inflazione (che si è scoperto che l’inflazione fa bene!); investite in borsa; speculate; arricchite e vedrete che, a suo tempo, le montagne dei supermiliardi cominceranno a franare e arriveranno fino a voi, e ai figli dei vostri figli che egoisticamente non volete più procreare… e voi donne non dimenticate che il tempo della fertilità è limitato… Orsu!, bisogna che vi decidiate in fretta ché l’offerta è limitata solo a pochi anni.
    “Ma… e l’assistenza… gli asili nido… la scuola…?…”.
    Ecco!
    Come il solito, volete tutto e subito e senza sforzi; oltretutto ingrati a non voler prendere atto di tutto quanto stiamo facendo per voi!: il PIL a più zero virgola qualcosa; meno disoccupati… eccetera.
    Sì, qualche difficoltà cè! Ma dobbiamo fare tutto noi? Bisogna che anche voi vi rimbocchiate le maniche. Ecco: ad esempio, voi donne fate figli e riappropriarvi del vostro ruolo naturale, ché è a voi che tocca assistere la prole; farla crescere nell’armonia della sacra famiglia; nel rispetto del marito (che solo lui deve aver diritto al lavoro e faticare per voi); e voi assisterete i vostri vecchi, quelli che vi hanno donato la vita… di merda.
    E con questo sistema, quanti posti di lavoro si libereranno e come diminuirà la disoccupazione… e vedrete che il buon dio saprà compenservi: vi riconoscerà come “Angeli del focolare”; vi accessorierà anche di un bel paio di ali (che potrete anche scegliere il colore: bianco, rosa o azzurro).
    Abbiate fiducia!
    ALLEGRIA! ALLEGRIA!
    E ci siamo:
    l’orchestra sul “TITANIC”; il cartello sulla gabbia allo zoo:
    “IENA
    RIDENS”
    che si nutre di cadaveri; scopa una volta all’anno; e nessuno ha mai capito di che cazzo se la ride.

  6. Stiamo ormai sorpassando la distopia del “mondo Nuovo” di Huxley. Se oggigiorno , come nel romanzo, le parole “ Padre” e “Madre” sono da noi considerate oscene e inopportune (al limite usare genitore 1 e 2). Figuriamoci una campagna informativa che parla di “Fertilità” , di concepimento, di un ragazzo e una ragazza ( maschio e femmina!!!) che fanno l’amore in età fertile, e poi per avere un figlio! Normale che lo sdegno sollevi tutta la rete. E il problema non è certo nello stile, ma come dice bene il post della Lipperini, nell’aver osato collegare la sessualità alla procreazione. Certo la campagna della Lorenzin, in sé non contiene messaggi contro il sesso ricreativo, o la masturbazione, ma il solo ricordare , l’ aspetto centrale della sessualità, si teme ossa cancellare tutti gli sforzi fatti finora per convincere il popolo bue, che i figli sono invece solo una questione di tecnica&mercato. Nella pubblicistica ammessa dai direttori di rete non esistono più figli o genitori, ma solo dispensatori o fruitori di servizi, il tutto con garanzia. Si capisce bene come per es. la casata di Nichi Vendola con i suoi ducentomila euro di reddito annui, sia la location ideale per garantire i servizi educativi che un figlio moderno richiede. Insomma cara Lorenzin ascolta Saviano e la Lipperini, uteri e sperma embrioni sono sul mercato, sono in vendita. Non servono campagne. Servono soldi.
    ciao, huxley

  7. Non ritenendoci adatti a fare i genitori abbiamo deciso insieme di non avere figli. Conoscere se stessi e così non pentirsi, ma sentire la genitorialità degli altri come un nodo importante per la società in cui viviamo.
    Trovo bellissimo che chi desidera diventare genitore possa trovare la possibilità di riuscirci da un punto di vista fisiologico; esistono persone anche in età giovane (37/38 anni) che per vari motivi sono infertili e devono trovare un aiuto dalla scienza, ma per esempio nel caso una donna voglia tentare la fecondazione assistita dopo i 43 anni, lo Stato non lo permette se non privatamente.
    Capisco benissimo che mettere troppi anni tra sé e i propri bambini è una quasi forzatura, ma se hai i soldi a 44 o 54 anni puoi sperare di diventare madre e questo è un fatto.
    Sul fertilityday ho solo da dire che mi sembra demandare alla responsabilità del singolo qualcosa che il welfare non vuole più permettere sia fornendo consulenze informative e sanitarie ma sopratutto come è stato detto da molti di voi: ma dove stanno le condizioni per fare figli da parte da chi li vorrebbe? Consapevolmente non li fa perché non si vuole imporre loro una condizione di disagio (minori in povertà), c’è chi li fa lo stesso eppure non mi pare che lo Stato offra a questi bambini condizioni di emancipazione sociale.

  8. Patrizia, i giovani oggi non fanno figli perché preferiscono fare gli aperitivi, non prendiamoci in giro. In tutto il mondo la gente veramente povera che non dovrebbe farli li fa, qui chi se li potrebbe permettere no. Non c’è nulla di malle negli aperitivi, sia ben chiaro, i figli sono una rottura di palle per lo più. Poi certamente le condizioni non sono ideali per farli, ma il genere umano non ha mai aspettato condizioni ideali per procreare, ergo non prendiamoci in giro

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