QUEI LAMENTOSI STEREOTIPI CHE ANNOIANO IL PD

La senatrice Pd Emma Fattorini interviene venerdì scorso su L’Unità distribuendo bacchettate a chi ha criticato il cosiddetto decreto legge sul femminicidio (il suo vero nome è “pacchetto sicurezza”, insisto). Dice che le legislatrici si sono sentite “ferite” dall’accusa di aver unificato nello stesso provvedimento altre norme. Non ci dice però perché. Dice che il livello “culturale, morale e politico” della discussione è stato alto. E noi le crediamo. Poi, però, dice un paio di cose che spero le siano sfuggite dalla tastiera.
In sostanza, liquida la questione culturale e degli stereotipi come una superflua lamentazione delle solite contestatrici. O meglio:
“Se il fenomeno della violenza femminile non si può risolvere in termini punitivi, non ritengo neppure che sia una “semplice” questione culturale, alimentata dai così detti e famigerati stereotipi che una mentalità più aggiornata e progressista supererebbe risolvendo così la questione. Purtroppo questa non è una cosa che si impara a scuola, con migliori programmi o indicazioni di comportamento più corretti. Con corsi di formazione e di sensibilizzazione”.
Ah no? E dove si apprende? E come mai altri paesi investono nella formazione e nella sensibilizzazione e nella scuola invece che nella “messa in sicurezza” delle donne? Come mai si preferisce “tutelare” le medesime affibbiando sei anni di galera al cyberstalker anziché cominciare dai modelli?
La senatrice ha la risposta pronta: l’identità maschile è in crisi e le donne non sanno relazionarsi con questa crisi, essendo la donna medesima “una vittima che, paradossalmente, è tale perché è diventata troppo forte”. E noi che facciamo solo “chiacchiere e lamentele dimostrative” non abbiamo capito che la causa di tutto è nella fragilità delle relazioni. Cui, ovviamente, si supplisce con la repressione, visto il testo approvato (anche in Val di Susa, dove evidentemente le relazioni devono essere fragilissime).
Mi rendo conto di parlare al vento, dal momento che alcune delle legislatrici Pd sono cieche e sorde alle motivazioni delle altre donne: “mettono in sicurezza” e sono convinte di aver fatto il proprio lavoro, contribuendo a far ottenere al proprio governo un paio di titoli di giornale e un’occasione per vantarsi a questo o quell’incontro internazionale. Brave, complimenti. Ma alla senatrice vorrei porgere un consiglio. Molli la bacchetta e apra un sito.
Questo.
E’ una straordinaria collezione di libri, giocattoli, film e musica (e vestiti) rivolti a genitori, insegnanti e a tutti coloro che pensano che le bambine siano “ragazze in gamba” e amino qualcosa di diverso dalla piccola lavatrice o dal kit per lapdancers in erba (esiste davvero, senatrice Fattorini, è un “famigerato stereotipo” come tanti: e mi rendo conto che a lei non interessa. Ma c’è.). Fondatori del sito sono Carolyn Danckaert e Aaron Smith, cinque nipotine e un nipote, grande attenzione ai diritti civili e in particolare ai diritti delle donne, una comune frustrazione nei confronti di quanto viene abitualmente offerto ai bambini. Dunque, i due hanno cominciato a raccogliere segnalazioni e a pubblicarle: libri su Frida Kahlo, una storia delle donne in politica, tante avventure di eroine coraggiose (in prima fila Pippi Calzelunghe, naturalmente). I giocattoli sono teatrini, costruzioni, adesivi, scacchi. Anche bambole: scienziate e piratesse e aviatrici, però. Sulle magliette c’è Wonder Woman (e ancora Frida, o scritte come Girl Can!, o Future President, con la parola “princess” cancellata). Fissazioni dell’assai temuto politicamente corretto? No, rispondono i creatori del sito: “convinzione che tutti i bambini debbano avere l’opportunità di godere di libri, giochi, musica e film che offrano messaggi positivi sulle bambine ed esaltino i loro talenti”.
Vale anche il viceversa, mi auguro. Ovvero, un sito che proponga ai bambini qualcosa di diverso dai modelli maschili dei libri e dell’immaginario corrente: se esiste, segnalatemelo. Se non esiste, facciamolo.
Non serve? E’ una lamentazione? Sia. Ma intanto, almeno, care legislatrici, provate a fare qualcosa in questo senso, invece di continuare a perseguire una politica che serve soltanto all’immagine mediatica del vostro partito.

11 pensieri su “QUEI LAMENTOSI STEREOTIPI CHE ANNOIANO IL PD

  1. Grazie, Loredana, per averci segnalato questo bellissimo sito.
    Io misuro, ogni giorno di più, come ci sia un’enorme distanza tra quello che accade nelle nostre vite e l’inadeguatezza di chi dovrebbe intervenire per migliorarle. Diciamo inadeguatezza, ma non so se il termine sia corretto.
    Comunque, la buona notizia è che qualcosa si muove anche in Italia, come tu stessa hai più volte segnalato dando spazio a “buone pratiche” in ambito editoriale (Settenove) e, forse, mi sento di aggiungere anche in alcune scuole. Dove, nonostante l’ostilità aperta del Ministero (perché quando la sordità è così reiterata vuol dire che c’è cattiva fede), le insegnanti cominciano a fare qualcosa. Da noi, per esempio, a Pistoia stiamo costruendo un gruppo di ricerca-azione per la prevenzione degli stereotipi di genere e della segregazione formativa. Siamo un Istituto comprensivo, cioè comprendiamo scuola dell’infanzia, primaria e media e una cosa ci è chiara: che questa non può essere un’attività specifica ma deve attraversare tutto il curricolo e, perché no, caratterizzare l’identità del nostro Istituto. Certo, non tutta la nostra scuola è (ancora) mobilitata su questo impegno. Ma, nelle prime discussioni che abbiamo avuto, abbiamo messo molto in gioco: da quanto noi stesse tendiamo a riprodurre stereotipi inconsapevoli (che, per esempio, allontanano le ragazze dalle scienze o i ragazzi dalla cura), a cosa possiamo proporre in alternativa ai libri di testo. Siamo all’inizio, ma sono convinta che la strada sia quella giusta. E, poiché è lunedì mattina, vorrei comunicare un po’ di speranza per arrivare in fondo a questa settimana 🙂
    Poi, se mi riesce, ti scriverò per raccontarti meglio come sta andando!

  2. Ecco, nella nostra famiglia pratichiamo quel “viceversa” che ti auguri: con due figli maschi che giocano sia con le macchinine che con le bambole. E si divertono un sacco! poi quando andiamo a trovare le amichette è tutto più noioso perché lì c’è solo da giocare alle principesse e il mio grande non ha ruoli da interpretare…

  3. Cara Loredana, il benaltrismo dei falsi progressisti del PD è ormai assurto a materiale paradigmatico da studio medico-scientifico: accade con i temi legati al femminile, accade ai temi legati all’omosessualità, accade, più in generale, per tutto ciò che attiene ai diritti civili e alla laicità.
    Il punto è che se non si ha un riferimento etico-ideale preciso (molti di loro però si ispirano Oltretevere), è facile cadere in simili svarioni. Il problema è che questi “svarioni” producono conseguenze simili alla famosa palla di neve che rotola per i pendii scoscesi della montagna provocando una valanga.

  4. Ne parlavo con un’amica tempo fa… che l’acuirsi di casi in cui un essere umano di sesso femminile viene fisicamente soppresso da un essere umano di sesso maschile credo abbia molto a che vedere con la grande crisi di modello che in generale il maschio fin dagli anni Sessanta attraversa, specie in Italia… È un dato di fatto: le donne non sono più le donne di mezzo secolo fa, mentre i maschi, molti, nel profondo ancora sì. Non rimpiango Vesta dea del focolare con Hermes che la sera chiacchiera giocando a carte all’osteria, ma vero è che mai come adesso il maschile mal si rapporta con un femminile. Sembra come uno scontro di placche tettoniche. E se al maschile si è stati finora portati ad associare l’idea di rigidità (affine al virile), per certi è difficile capire che in natura la linea retta non esiste, se non nella luce (ma forse curva anche questa) e secondo me è un fatto prima di tutto culturale, di educazione, di rispetto dell’altro da sé. Cultura – educazione – rispetto. Come si direbbe a Firenze: hai detto scansati!

  5. Buongiorno a tutti. Ho un maschietto di quattro anni e sono in attesa di un altro maschietto. Ho sempre creduto che la singola persona, nel suo piccolo, potesse cambiare il mondo, e io ho deciso di farlo a partire dall’ educazione dei miei figli. Mio figlo di quattro anni gioca tranquillamente con pentoline e aspirapolvere e coi trucchi della mamma, per poi diventare un attimo dopo un super poliziotto che arrestavi cattivi. Mi son sentita rivolgere delle critiche per questo, come se questi giochi potessero in qualche modo minare la sua mascolinita’. Io me ne infischio e vado avanti, perche’ nella mia famiglia tutti sono uguali e non esistono giochi di ruoli, e perche’ credo che cosi’ facendo mio figlio possa sviluppare una sensibilita’ maggiore, diventando un adulto sicuro, che non teme di rapportarsi con niente e nessuno, e soprattutto coscente del proprio valore e di quello degli altri.

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