QUELLA RAGAZZA CHE BALLA MENTRE EZIO GREGGIO RIDE: ANCORA SUL BULLISMO

Insomma, mettete il benedetto gettone nel benedetto juke box (come diceva, eoni fa, Umberto Eco, che ammoniva a non parlare degli strumenti che non si conoscono senza aver almeno tentato di capirci qualcosa). Oggi, inevitabilmente, articoli e commenti sulla sventuratissima adolescente di Cittadella che si è uccisa domenica sera. Colpa di Ask.fm, scrivono un po’ tutti. Considerare le colpe a posteriori, in drammi del genere, è un esercizio inevitabile e al tempo stesso impossibile: durante l’adolescenza si è fragili come cristalli, e questo dovrebbe saperlo anche chi non è a contatto con i giovani, in quanto è stato giovane a sua volta. Le ragazzine si sono spente le sigarette sulle braccia e hanno usato le lamette per tagliarsi (non sempre e non tutte) quando Internet e i cellulari non erano neppure stati immaginati dalla fantascienza: ne parla, per esempio, Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso, e siamo negli anni Quaranta. Le ragazzine e i ragazzini hanno sempre, tragicamente, flirtato con il suicidio, nella maggior parte dei casi nella propria mente, in alcuni, purtroppo, nella realtà. Credo che quasi ognuno di noi possa citare un caso che appartiene al proprio passato o al passato di un nostro conoscente. Le ragazzine e i ragazzini si sono sempre picchiati fuori dalla scuola: nella maggior parte dei casi hanno fatto pace oppure sono passati avanti. Non sono diventati delle star televisive e della rete grazie a un video, e colei che picchiava non è diventata un mostro da uccidere nè colei che è stata picchiata è diventata una santa.
Attenzione, non sto sminuendo la gravità di quanto è avvenuto. Sto cercando di considerare le colpe, e di sottolineare che attribuirle solo ad Ask.fm è la strada sbagliata. Ho giovani amiche blogger che sono o sono state su Ask.fm per esperimento: è vero, è un gioco al massacro. Come lo sono, spessissimo, Facebook e Twitter. Detto questo, non credo affatto che un social sia determinante quando c’è una fragilità. Ancora una volta, come detto ieri, c’è un mondo adulto che deve essere chiamato in causa: perché non è in grado di fornire modelli salvifici o almeno decenti.
Cosa bisogna pensare, quando si leggono sugli stessi social i bullismi dei grandi, spesso addirittura insegnanti, che usano parole ben peggiori di un quindicenne? Bisogna pensare che  sanno benissimo come funziona Internet, ma decidono di farne uso “con la pancia”, e non in tutte le pance c’è amore e bellezza e rispetto per il mondo circostante, ma molto più spesso quel risentimento, quella frustrazione, quel desiderio di annientamento che sono altrettanto velenosi delle parole che leggiamo su Ask.fm. Il quale, beninteso, va frequentato, almeno come lettori, compreso e smontato (non chiuso). Questo è il lavoro che andrebbe fatto nelle scuole, con i media nuovi e, se permettete, anche con quelli vecchi.
Perché vorrei concludere con un video: lo ha trasmesso ieri Striscia la notizia e lo trovate qui intorno al minuto cinque. Si vede una ragazza sovrappeso che balla. Balla bene e sembra decisamente felice di farlo. E’ inserito nella rubrica “I nuovi mostri”: nella miseranda classifica, risulta secondo. Questo il commento di Ezio Greggio fuori onda:
“Questa volta in rete è incappato un pesce grosso!  grossissimo!…Questo balletto ha fatto molto rumore. Non ci credete? Chiedete a chi abita sotto. Ah ah ah”.
E poi parlate di Ask.fm?
Aggiornamento: il video ridicolizzato da Striscia era un video contro il bullismo. Bene lo spiega questo blog.

15 pensieri su “QUELLA RAGAZZA CHE BALLA MENTRE EZIO GREGGIO RIDE: ANCORA SUL BULLISMO

  1. Condivido totalmente l’articolo di Loredana Lipperini.
    Bisognerebbe, ognuno nel nostro piccolo, provare a commentare con i nostri figli quello che loro amano vedere, ascoltare e leggere. C’è un solo problema: riuscire a farlo senza sembrare dei grilli parlanti!

  2. Provo a dire alcune cose che non mi convincono. Seguendo la premessa che ricorda come il suicidio adolescenziale e le angherie fossero presenti anche prima dell’avvento dei social, direi che parlare di colpa sia fuorviante. Credo inoltre che partire dal suicidio sia lo stesso fuorviante. Il problema di chi si uccide non è il suicidio, ma la vita che fa. E la vita che fanno le persone che si suicidano non è molto diversa da quella di coloro che non si suicidano. Il lavoro sui media si può anche fare, ma se segui il tuo ragionamento il punto non è la conoscenza del mezzo. Il punto è la “pancia”, che è sempre attiva. Come appunto gli adulti sanno quel che fanno, ma lo fanno lo stesso, ugualmente un adolescente consapevole subirà o userà il mezzo che conosce. E di certo gli adolescenti non si comportano così sui social perché hanno appreso i modelli adulti. Ezio Greggio non è una persona in grado di decidere di fare o non fare quel commento e certamente si comporterà diversamente in altri ambiti, ma su questo non ci arriva. Quando andavo alle medie scherzavo con una mia compagna che mi piaceva e con la quale ero amico. La chiamavo “zoccoletta”. Non mi ricordo il perché di quel termine, se lo avevo sentito da qualche parte o mi era venuto spontaneamente. Per me era un gioco; io la facevo arrabbiare, lei mi inseguiva. Poi un nostro amico in comune mi disse che le dispiaceva e allora ho capito e mi sono sentito male nel capirlo. Ora non so se ero già predisposto a capirlo o se ho fatto uno scatto in quel momento.

  3. Ecco quello che dovrebbe essere la responsabilità della famiglia,prima della scuola poi. I media lasciamoli fuori che,moralità ed etica pare siano diventati vocaboli a stratti e di cui vergognarsi ( le eccezioni restano come prova questo blog). Insegnare. NON smettere di dire,presentare,fare esempi. NON avere paura di farli e darli. Vigilare pur permettendo la libertà di sperimentare.
    Internet è ricchezza,volendo e sapendo gestire. Mattanza di Inconsci e di Consci. Greggio?…Meglio NON pronunciarsi. Mirka Bonomi

  4. Cavolo oggi loredana siamo in superissima sintonia! Ho scritto cose come dire parallele sul caso di bollate.
    Boh, non si ricorda nessuno com’era essere adolescenti. E nessuno si fa due quiz su cosa manca a questi adolescenti qui – e su che responsabilità abbiamo noi generazione dei genitori e dei fratelli maggiori.

  5. Concordo, ma fino a un certo punto. Concordo sul fatto che ben prima di internet esistessero le angherie tra adolescenti, concordo sul flirtare coi pensieri di suicidio e così via, anche perché a quella età la morte non ti fa tanta paura come quando si cresce, cioè sembra meno reale. Il problema però è che se tutto questo viene amplificato da mezzi in sé innocui come ask, facebook e compagnia, il tutto, per la vittima, assume un peso ben peggiore. Non solo sei esposto/a pubblicamente alla berlina davanti “al mondo”, ma proprio perché i tuoi bulli non li vedi neanche in faccia e spesso non sai chi sono, il fenomeno ti sembra ancora più incontrollabile di quanto non lo sia tra le mura della propria scuola o nei confini del proprio quartiere. Non è più o meno doloroso, ma può essere più potente e pertanto più devastante, in un’età in cui già basta un niente per pensare di morire o per sentirsi soli e schiacciati dal “mondo intero”. Ask in questo è tremendo, molto più di fb. Fin da prima che passasse sotto l’attenzione dei giornalisti ho potuto accorgermene da me, e ho visto un bel po’ di ragazzine scappare da lì dopo essere state ricoperte di insulti gratuiti o domande sconcertanti senza neanche conoscere le persone che gliele ponevano. Quindi non è il mezzo in sé ma è anche innegabile che determinati mezzi mettono a disposizione strumenti che altrimenti non ci sarebbero in modo così forte. Cosa si può fare, considerando che da adolescenti di sicuro non si sta ad ascoltare gli adulti soprattutto nella gestione di queste situazioni (che si sia “vittime” o “carnefici”, e spesso i ruoli si alternano nella stessa persona)? Una piccola cosa che nel mio piccolo cerco sempre di fare è quella di aiutare i ragazzi a realizzare che le loro azioni (di qualsiasi tipo, dal decidere di provare ad allagare la scuola per saltare un’interrogazione al provocare qualcuno su un social) hanno delle conseguenze. Perché spesso l’adolescente, banalmente non ci pensa! E’ concentrato sul salvarsi dall’interrogazione e non sta a pensare a cosa può succedere concretamente (danni, spese per la riparazione ecc.) se prova ad allagare la scuola. Ora magari molti di quelli che “istigavano” la ragazzina a tagliarsi e uccidersi si sentiranno in colpa (ora o in futuro) rendendosi conto di cosa possono avere contribuito a fare. Ma nel momento in cui lo facevano, non stavano a pensare al futuro, a come quella ragazza avrebbe concretamente potuto reagire o sentirsi.

  6. Infatti, Ilaria, è quello che bisogna fare. So che Ask.fm è, come ho scritto, un gioco al massacro. Ma se gli adulti assumono atteggiamenti più esecrabili dei giovani cui dovrebbero rivolgersi, cosa si fa?

  7. d’accordissimo su tutto, il bullismo nasce da un atteggiamento socialmente accettato, specie per il ponderlaismo che viene ancora considerata una forma discriminatoria poco grave perché si pensa che il grasso se la meriti (peccato che la questione salute non può e non deve essere giudicata dall’apparenze, ma conoscendo una storia medica complessa e il bullismo non sia mai una risposta sana e utile). Anche io ho ritenuto tanto grave l’errore grossolano di ieri di striscia e per questo sono andtaa sul blog della ragazza in questione a leggermi tutta la sua storia e ne ho parlato oggi sul blog perché la notizia meritava ben altro che una derisione degna dei peggiori bulli!

  8. doloroso e triste aver sentito quel commento… purtroppo emerge ancora una volta la paura, la repulsione, la facilità di derisione e avrei altre parole, ma mi fermo qui, per il “diverso”

  9. Premessa: sono bulimica da quattro anni e mezzo e sto attraversando, da tre mesi a questa parte, un bruttissimo periodo di ricaduta. Ironia della sorte numero uno, sono anche quasi medico, quindi il mio io razionale si rende perfettamente conto delle implicazioni cliniche di questa malattia. Ironia della sorte numero due (di questa ho scritto pure diffusamente in rete, compreso qualche post su FaS), da quando ho quindici anni (adesso ne ho venticinque), ho attraversato vari spazi di movimento, compreso qualche collettivo femminista. Anche quando, dopo mesi di vomito postprandiale sistematico e dopo essermi praticamente giocata lo stomaco, ero arrivata al punto in cui non facevano che dirmi (tutti, compagn* compres*) “Ma come stai bene, ma come sei figa” e compagnia cantante, non riuscivo a fare cose come ballare / farmi riprendere / farmi fotografare a figura intera / farmi vedere nuda da eventuali partner sessuali. Avevo problemi anche coi costumi. Non riesco tuttora a fare le prime tre e sull’ultima ho ancora consistenti problemi (luci WTF?). Quindi, la cosa, mi tocca. Mi tocca di persona.
    Tuttavia, paradossalmente, devo dire che non sono affatto indignata, arrabbiata, o quant’altro. Sono contenta. Molto contenta.
    Spiego: siamo stati falcidiati da anni in cui Striscia La Notizia e Le Iene passavano per programmi di sinistra e magari proponevano pure pubblicità progresso e/o campagne contro disturbi alimentari / femminicidio / bullismi vari ed eventuali, o comunque li proponevano le reti che li trasmettono. Siamo stati falcidiati da anni di fiction di merda in cui sistematicamente piazzavano un personaggio con un disturbo dell’alimentazione (soprattutto roba teen, tipo “I Liceali”, “Compagni di Scuola” ecc. ecc.). Il personaggio col disturbo dell’alimentazione (che era fighissimo, patinato, coi denti perfetti e una terza di seno o giù di lì), risolveva tutt con un’unica chiacchierata illuminante col professore eroe, e la produzione della fiction si beccava pure i complimenti per aver tirato fuori una roba di denuncia sociale. E questo è solo uno degli esempi che mi vengono in mente a riguardo.
    Dunque, in virtù di ciò, sono sempre molto contenta quando la merda dimostra quello che è, mi fa paura / rabbia / disgusto, invece, quando tenta di mascherarsi sotto chili di buone intenzioni. Per costruire percorsi di lotta c’è bisogno di sapere esattamente chi sono i nemici, e se dimostrano da soli chi sono veramente, ben venga, ci alleggeriscono il lavoro di decostruzione.

  10. Evito striscia; non mi meraviglia che arrivi a questi livelli!
    Quanto al suicidio della ragazzina, sono d’accordo solo in parte. Sì certo,gli adolescenti sono fragili e “corteggiano” (prevalentemente in astratto, per fortuna) la morte, e poi famiglia, educazione, scuola non debbono venir meno ai loro ruoli. Facile a dirsi.
    Crudeltà e bullismo si estrinsecano con i mezzi disponibili… Sarà banale ripeterlo, ma il messaggio risente parecchio del mezzo. E quando passa su Ask.fm ( o equivalenti, non li conosco) nel modo sopra descritto – anonimo, feroce, incalzante – il veicolo non può essere ritenuto indifferente.
    Il “modello salvifico”, ben messo a punto, dovrebbe creare i presupposti perché il “cristallo” non vada a cacciarsi tra gli elefanti, o li schivi con agilità. Nuotando controcorrente. Mah!

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