QUESTIONI DI SANGUE E DI FRONTIERA

Per veder scorrere il sangue, rivolgersi altrove.
Il giornalista, lo scrittore, il collaboratore di una casa editrice o della televisione, l’insegnante, il ricercatore, quando abbiano resa esplicita la propria condizione di prestatori d’opera al servizio della mistificazione e dell’oppressione capitalistica, debbono sapere che la lotta per i contenuti del proprio lavoro, vale a dire per la qualità profonda di esso (una lotta che di fatto è inseparabile da quella per la organizzazione del sapere e per la sua destinazione), non solo non è inutile ma è la condizione per conferire un serio significato politico alle buone intenzioni degli intellettuali e per connetterlo quindi al generale movimento di massa.
Questa strada  è molto più ardua che non travestirsi da attivista politico e distribuire manifestini alla porta di una fabbrica ; è più difficile che scrivere un libro o produrre un film d’avanguardia ; è meno consolante che costituire un gruppo di rifiuto della società dei consumi o impiegare, per sostenere una posizione culturalmente più “avanzata”, il medesimo gergo elitario della corrente pubblicistica sociologico-politica, sempre più portavoce dell’ordine costituito
Vuol dire strapparsi a qualsiasi illusione di risultato diretto ; scegliere per il proprio lavoro la forma della metafora, suggerire – nel pensiero e nella immagine – la distanza che l’uso industriale e politico della cultura non concedono. È qualcosa che da cento anni è praticato dalla cultura che viene chiamata di destra e solo di rado, in modo esopico, da quella di “sinistra”. Bisogna rischiare continuamente l’ipocrisia introducendo la propria parola in qualsiasi contesto, evitando solo di scandalizzare chi non avesse ancora capito e cercando di trarre dal rigore e dalla qualità del proprio lavoro l’energia per resistere, in qualsiasi luogo, alle concessioni e corruzioni che ne altererebbero i significati.
Franco Fortini, « Intellettuali e Nuova sinistra » (1972), in Id., Questioni di frontiera.

3 pensieri su “QUESTIONI DI SANGUE E DI FRONTIERA

  1. Non esiste nessuno in grado di sapere tutto.Al massimo ci si può specializzare e magari con il proprio impegno apportare un contributo più o meno importante a ciò cui si è dedicato tempo,impegno,approfondimento.Io per esempio mi sento pienamente realizzato pur non essendo diplomato e nello stesso tempo quasi laureato.Questo mi ha permesso molto di più di quello che la maggior parte delle persone non può nemmeno immaginare.Dal riconoscere quello che mi circonda al di là delle apparenze al riconoscere le persone alle quali mi sento per i motivi più svariati in qualche modo”legato”nonostante le differenze.Non è davvero poco per qualcuno così qualsiasi…

  2. Che meraviglia Fortini. Dove sono i Fortini oggi? Nelle redazioni, nei telegiornali, chiusi in un fortino, per non vedere che non c’è conduttore televisivo che questo anno non abbia un libro. Che tristezza.

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