QUESTIONI DI SANGUE

Come al solito di corsa. Sono in partenza per Milano per una diretta Fahrenheit e tornerò mercoledì sera. Fidando nella pazienza del commentarium registro solo che, nel giro di quattro giorni, si moltiplicano commenti e predicozzi su qualunque argomento, da Roberto Saviano al caso Neri-Lucarelli-Soncini.
Ora, non è importante come io la pensi sui punti. Mi interessa solo dire che le gogne mediatiche servono solo ad autoconsolarsi per dieci minuti. E che, magari, qualcosina di più importante da fare (o su cui esprimersi) la avremmo tutti.
Torno dai Dialoghi di Trani e dalla seconda presentazione de “La repubblica dell’immaginazione” di Azar Nafisi. Felice di aver conosciuto una donna piena di passione, per i libri e per la vita. E che non si capacita di come la nostra esistenza si stia avvitando in un paio di clic. Credo che sia inevitabile, credo che dovremo farci sempre più i conti. Ma temo che quel precipizio di cui parla Fitzgerald (“Spingi la sedia sull’orlo del precipizio e ti racconterò una storia”) sia molto diverso dalla caduta libera cui sto assistendo in questi giorni.
Non sto dicendo che non bisogna opporre le proprie argomentazioni sui casi in questione: ma una cosa è dissentire, un’altra è volere il sangue. Anche perché, prima o poi, chi chiede sangue altrui verserà il proprio: è il sistema che alimentiamo a esigerlo. L’unica alternativa, temo, è sottrarsi.
A presto.

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