QUI PRO QUO

Francesco Forlani mi manda una lunga
cronaca. Che va letta e meditata in giorni di gran disquisizioni dove fiocca
allegramente la parola “privacy”. Tutta vostra.

Da qualche giorno mi chiedo se lui fosse al corrente della
cosa, dello scandalo che mi ha fatto sacrificare sull’altare della letteratura
il tempo a disposizione per la presentazione di Sud a Galassia
Gutenberg
, e dedicarlo, quel tempo a una difesa agguerrita dell’opera di
Anna Maria Ortese.

I fatti
A Galassia Gutenberg 2007. "Ortese sogna Napoli" è la conversazione
presentata dall’Archivio di Stato, che ha in cura i documenti appartenuti ad
Annamaria Ortese. Nella Sala Vespucci della Stazione Marittima, venerdì alle
12, Adelia Battista, Felicita De Negri, Generoso Picone e Renata Prunas
terranno le loro relazioni prima della presentazione del nuovo numero della
rivista "Sud".
Bene, anche se ho sempre preferito Magellano e Colombo a Vespucci.
Sono seduto accanto a Renata Prunas e questo mi da una carica in più. Renata
Prunas presenta il carteggio tra suo fratello Pasquale, fondatore di Sud
nel 45, e la Ortese. Più in là direttrice e relatrici dell’archivio storico, e
subito prima gli attori che leggeranno le poesie napoletane della scrittrice,
Generoso Picone, responsabile cultura del Mattino. Quando gli sento dire
che a fronte delle poche lettere scambiate con la scrittrice e da lui donate al
fondo Ortese, c’erano state tante lunghissime conversazioni telefoniche da cui
il proprio rammarico di non averle registrate mi si à gelato il sangue nelle
vene.
Sono esploso quando è arrivato il momento di presentare il numero otto di Sud
e ho fatto notare ai presenti in quale pericolo si incorra quando l’attenzione
alla vita sovrasta e annega l’opera dello scrittore – Pavese docet- e che
rammaricarsi di non aver estorto a un autore ignaro di essere registrato delle
confidenze o delle riflessioni equivaleva a un vero e proprio atto di negazione
della letteratura.
Eppure, a qualche giorno dai fatti mi chiedo se ancora Generoso Picone sapesse
del pasticciaccio di qualche mese prima…

Lo scandalo (ovvero i precedenti)
3 novembre 2006 Corriere del Mezzogiorno Pasquale Lubrano registrazione
Il 7-8 novembre 2006 si svolgeva all’ Archivio di Stato di Napoli con L’ASSOCIAZIONE
CULTURALE SEBEZIA un convegno dal titolo, Anna Maria Ortese, Le carte,
cui sarebbero intervenuti : Felicita De Negri, Marina Vergiani, Renata Prunas,
Pasquale Lubrano Lavadera, Alain Volut, Monica Farnetti, Antonella Cilento,
Caterina Di Caprio, Emma Giammattei, Pasquale Sabbatino, Plinio Perilli,
Ornella Gonzales y Reyero, Goffredo Fofi e Luca Clerici. Convegno a cura di
Rossana Spadaccini, funzionario dell’Archivio di Stato di Napoli, insieme con
Linda Iacuzio e Claudia Marilyn Cuminale.
Queste informazioni sono fondamentali, perché da una parte testimoniano il
grandissimo impegno delle curatrici verso la scrittrice, e di questo bisogna
assolutamente esser loroi grati, dall’altra il fatto che intellettuali
importanti per la storia della scrittrice abbiano aderito, a ragione,
all’iniziativa.
Tutti tranne uno. Tale Pasquale Lubrano. Il quale aveva proprio in
quell’occasione fatto dono alla direttrice dell’Archivio, Felicita De Negri,
delle lettere a lui destinate dalla Ortese e soprattutto la registrazione e la
trascrizione delle conversazioni telefoniche.
Registrazione
avvenuta all’insaputa della scrittrice.

A questa notizia il Corriere del Mezzogiorno dava il giusto risalto
porgendola ai propri lettori come una chicca, una ciliegina sulla torta, uno
scoop, insomma, cose da Informazione post Moggi, per intenderci. Non uno che
abbia gridato allo scandalo, massacrato l’operazione degna della peggiore Stasi
– va segnalato che, il giorno prima della presentazione di Galassia, Repubblica
dedicava due pagine all’attenzione che la polizia politica ceca aveva
dedicato alla vita dello scrittore. Milan Kundera (il quale, vale la pena
ricordarlo, non rilascia più interviste alla stampa se non in rarissimi casi,
ovvero quando si tratta di veri rapporti di amicizia e di stima come è stato il
caso del bellissimo libro-dialogo curato da Massimo Rizzante per Riga). Nessuno
si è indignato, tranne uno: Giorgio Di Costanzo. Ho avuto l’onore di conoscerlo
grazie al mondo dei blog, il suo, , andrebbe studiato a scuola e nelle
università, e il mio (il nostro poiché collettivo). Giorgio, che ha
frequentato Anna Maria Ortese per vent’anni, insorge, si incazza, urla ma
nessuno lo sta a sentire. Quasi. Perché io mi incazzo con lui. E finchè ci si
incazza soltanto non è che si cambino le cose.
Torniamo a noi.
Quando Generoso Picone, scrittore e giornalista, racconta la storia della sua
amicizia con Anna Maria Ortese,il tono è pacato, per niente compiaciuto, e
quando consegna all’Archivio le sue lettere compie un gesto forte. E’ quando
dice di essere rammaricato di non aver registrato le ben più dense
conversazioni telefoniche avute con l’autrice che mi sono alterato e invece di
presentare Sud ho con toni decisi – aggressivi?non mi ricordo-
rivendicato il diritto di tutti, perfino di uno scrittore a non essere
violentato nell’anima. Ho rovinato la festa, lo so, e me ne dispiace, ma non
provo minimamente rammarico per quello che ho detto. La sola cosa che non so è
se Generoso Picone fosse al corrente di questo antecedente. Ho telefonato-
senza registrazione- a Giorgio Di Costanzo per raccontargli quello che era
successo. Mi ha detto bravo. L’unico forse. No, qualcun altro, però il pubblico
presente in sala ha applaudito- certo loro applaudono sempre, direte voi. E
così mi ha fatto un regalo. Per chi avesse dei dubbi, in Archivio o altrove sul
fatto che al di là del valore letterario e storico di quella conversazione,
l’episodio di registrazione pirata andava condannato e basta, mi ha mandato una
lettera ricevuta da Anna Maria Ortese nel marzo dell’84 e che con il permesso
di Giorgio, ripubblico. (La lettera è stata pubblicata sul mensile diretto da
Goffredo Fofi: "Lo Straniero", anno VII, n. 32 (febbraio 2003):
"Cinque lettere di Anna Maria Ortese", a cura di Giorgio Di Costanzo
(pp. 54 – 59).

Caro Giorgio,
questa mattina ho trovato giù la Sua lettera, e stasera l’ho aperta e letta con
vero piacere, come se avessi avuto una telefonata. Quando mi ha telefonato,
sere fa, ho saputo che il tempo nel Sud era pessimo, e ora ne ho la riconferma.
Ma sapere quanto Le invidio quel vento e quel senso di angoscia per la
tempesta. Sono delle cose che qui non esistono quasi, e per me è una vera
tristezza. Ma ora vengo alla Sua lettera, e prima di tutto alle domande sulla
intervista di E.P. Io non l’ho mai vista, però ebbi delle telefonate, e così ne
sono venuta a conoscenza. E.P. mi telefonò, mi pare di ricordare, e avemmo uno
scambio di notizie, da parte mia poco allegre. Tutto qui. Non sapevo che
volesse ricavarne una intervista. Questo è già accaduto altre volte, e adesso,
quando ricevo una telefonata amichevole da persone che scrivono sui giornali,
cerco subito di controllarmi e non dire nulla di personale. Molto faticoso, per
me. Tutti quelli che hanno ricavato interviste da mie cordiali conversazioni
telefoniche, volevano forse aiutarmi, non credo sapessero di darmi un dolore.
L’ho già scritto in quella lettera che ho ancora qui per la scrittrice R. di
cui abbiamo parlato. Ma non potrò mai far capire come questo farmi parlare, e
riferire, poi al modo di bambini sventati e confusi, qualcosa di una vita – sia
[…] una grande (involontaria) offesa e un danno in ogni senso. Ho orrore di
trasformare la vita privata in cosa pubblica , portarla fuori. Ma, soprattutto,
attraverso le parole di altri, per quanto amici. In qualche libro ho parlato di
esperienze che mi si potevano attribuire, e in prima persona. Però, tutto era
gioco, composizione e c’era la mia firma. La gente, nemmeno sospetta la
differenza tra parlato e scritto. Se io dico qualche cosa – non è lo stesso se
la scrivo. Scritto, significa pienamente persona. Parlato, è la vita a onde che
ci muove. Se io ho diffidenza del mio parlato (non lo trovo veramente –
totalmente mio) che sarà mai quando questo parlato – recepito in modo confuso
da un estraneo – diventa lo scritto di questo estraneo, e mi viene attribuito
come un momento di verità? Una mascherata, nient’altro"(…continua)

 
Concludo questo articolo con una seconda "chance". Ho chiesto a
Giorgio Di Costanzo di fare la seguente proposta all’Archivio di Stato e lui ha
accettato. L’offerta di tutto il suo fondo "Ortese" in cambio della
cassetta. Registrazione che bruceremo per liberare per sempre la voce di Anna
Maria Ortese. L’Archivio accetterà?
E intanto penso. Ma Generoso Picone sapeva?

15 pensieri su “QUI PRO QUO

  1. *Ho chiesto a Giorgio Di Costanzo di fare la seguente proposta all’Archivio di Stato e lui ha accettato. L’offerta di tutto il suo fondo “Ortese” in cambio della cassetta. Registrazione che bruceremo per liberare per sempre la voce di Anna Maria Ortese.*
    La gravità della chiusa è pari alla sua incoscienza:
    1- in un mondo sano si donano al pubblico documenti di valore universale senza barattare alcunché;
    2- in un mondo malato si bruciano documenti.
    db
    PSOT grazie a Lipperatura, che mi ha consentito di “ritrovare” Saviano.

  2. Sono i primi di aprile del 1989 quando Anna Maria Ortese (1914-1998) scrive la sua prima lunga lettera (inedita) a Pasquale Lubrano Lavadera, scrittore, critico e pittore procidano con il quale aveva iniziato a corrispondere dal 1987, anno del premio Elsa Morante assegnato appunto alla raccolta ortesiana In sonno e in veglia. Riconoscimento che la Ortese, ricorda Lubrano, «non andò a ritirare sull’isola, inviando però alla giuria del premio un messaggio struggente e carico di poesia»: ”scintilla” di una significativa corrispondenza con la scrittrice durata fino al 30 gennaio 1994. Lubrano Lavadera – che è uno dei generosi donatori di preziose carte autografe e inedite al Fondo Ortese custodito a Napoli – ne parlerà oggi pomeriggio, con altri testimoni attenti agli aspetti più intimi e personali della scrittrice (Renata Prunas, Alain Volut, Monica Farnetti, Antonella Cilento, Caterina Di Caprio, Marina Vergiani) nella Sala Filangieri dell’Archivio di Stato di Napoli. Dove (dalle 15,30) si terrà il primo dei due giorni di convegno dal titolo «Anna Maria Ortese. Le carte», coordinato da Raffaella Nicodemo per l’Archivio napoletano diretto da Felicita De Negri che per l’occasione presenterà l’Inventario a stampa dell’archivio Ortese, curato da Rossana Spadaccini con Linda Iacuzio e Claudia Marilyn Cuminale. Strumento fondamentale, da oggi a disposizione degli studiosi per ri-scoprire Ortese donna e scrittrice anche in vista del decennale della sua morte, avvenuta l’8 marzo del 1998. Della complessità della Ortese scrittrice discuteranno (domani) Emma Giammattei («Argomentazione e narrazione in Alonso e i visionari»), Pasquale Sabbatino (che analizzerà l’inedita pièce teatrale di Ortese Il vento passa, stimolata da un carteggio con Pietro Citati), Plinio Perilli (che si occuperà della «poetessa angelica e addolorata») e Ornella Gonzales y Revero, che presenterà un singolare e inaspettato corpus di 13 poesie in napoletano, composte da Ortese tra aprile e maggio del 1950 tra Napoli e Milano. Delle nuove prospettive critiche parleranno invece, sempre domattina, Goffredo Fofi e Luca Clerici presentando Angelici dolori e altri racconti (ripubblicato da Adelphi) e Per Anna Maria Ortese (Il Giannone), in un momento di rinnovata attenzione editoriale alle opere della scrittrice (dopo Alla luce del Sud, carteggio con Pasquale Prunas edito da Archinto, in dicembre Utet ripubblica Poveri e semplici, con una bella prefazione di Elisabetta Rasy che sottolinea la tensione interiore, lo spavento di vivere e persino la religiosità tutta personale di una intellettuale appartata, solitaria e fuori delle mode, «dalla parte del vero, dunque dell’inconoscibile, dunque dell’inappartenenza», nei territori secondo Giorgio Agamben ”dell’oltrestoria”). Una scrittrice che non a caso confidava dalla sua casa di via Mameli a Rapallo al suo interlocutore procidano degli ultimi anni: «Io non condivido gli ”interessi” (supposti dalla cultura ufficiale) delle ”masse”. Non amo le masse né la cultura ”ufficiale”. Si vive male, ma non si mente, almeno» (14 ottobre 1991).
    IL MATTINo del 7/11/2006

  3. Sono i primi di aprile del 1989 quando Anna Maria Ortese (1914-1998) scrive la sua prima lunga lettera (inedita) a Pasquale Lubrano Lavadera, scrittore, critico e pittore procidano con il quale aveva iniziato a corrispondere dal 1987, anno del premio Elsa Morante assegnato appunto alla raccolta ortesiana In sonno e in veglia. Riconoscimento che la Ortese, ricorda Lubrano, «non andò a ritirare sull’isola, inviando però alla giuria del premio un messaggio struggente e carico di poesia»: ”scintilla” di una significativa corrispondenza con la scrittrice durata fino al 30 gennaio 1994. Lubrano Lavadera – che è uno dei generosi donatori di preziose carte autografe e inedite al Fondo Ortese custodito a Napoli – ne parlerà oggi pomeriggio, con altri testimoni attenti agli aspetti più intimi e personali della scrittrice (Renata Prunas, Alain Volut, Monica Farnetti, Antonella Cilento, Caterina Di Caprio, Marina Vergiani) nella Sala Filangieri dell’Archivio di Stato di Napoli. Dove (dalle 15,30) si terrà il primo dei due giorni di convegno dal titolo «Anna Maria Ortese. Le carte», coordinato da Raffaella Nicodemo per l’Archivio napoletano diretto da Felicita De Negri che per l’occasione presenterà l’Inventario a stampa dell’archivio Ortese, curato da Rossana Spadaccini con Linda Iacuzio e Claudia Marilyn Cuminale. Strumento fondamentale, da oggi a disposizione degli studiosi per ri-scoprire Ortese donna e scrittrice anche in vista del decennale della sua morte, avvenuta l’8 marzo del 1998. Della complessità della Ortese scrittrice discuteranno (domani) Emma Giammattei («Argomentazione e narrazione in Alonso e i visionari»), Pasquale Sabbatino (che analizzerà l’inedita pièce teatrale di Ortese Il vento passa, stimolata da un carteggio con Pietro Citati), Plinio Perilli (che si occuperà della «poetessa angelica e addolorata») e Ornella Gonzales y Revero, che presenterà un singolare e inaspettato corpus di 13 poesie in napoletano, composte da Ortese tra aprile e maggio del 1950 tra Napoli e Milano. Delle nuove prospettive critiche parleranno invece, sempre domattina, Goffredo Fofi e Luca Clerici presentando Angelici dolori e altri racconti (ripubblicato da Adelphi) e Per Anna Maria Ortese (Il Giannone), in un momento di rinnovata attenzione editoriale alle opere della scrittrice (dopo Alla luce del Sud, carteggio con Pasquale Prunas edito da Archinto, in dicembre Utet ripubblica Poveri e semplici, con una bella prefazione di Elisabetta Rasy che sottolinea la tensione interiore, lo spavento di vivere e persino la religiosità tutta personale di una intellettuale appartata, solitaria e fuori delle mode, «dalla parte del vero, dunque dell’inconoscibile, dunque dell’inappartenenza», nei territori secondo Giorgio Agamben ”dell’oltrestoria”). Una scrittrice che non a caso confidava dalla sua casa di via Mameli a Rapallo al suo interlocutore procidano degli ultimi anni: «Io non condivido gli ”interessi” (supposti dalla cultura ufficiale) delle ”masse”. Non amo le masse né la cultura ”ufficiale”. Si vive male, ma non si mente, almeno» (14 ottobre 1991).
    IL MATTINo del 7/11/2006

  4. ANSA, 5 settembre 2006
    Le donazioni, provenienti da Pasquale Lubrano Lavadera, Renata Prunas, Alain Volut, Pietro Citati Henry Martin, Berty Skuber e Marina Guardati, rese pubbliche in occasione del convegno, arricchiranno e completeranno l’archivio Ortese, offrendo quindi agli studiosi maggiori prospettive di ricerca. L’organizzatrice del convegno Felicita De Nigri, lancia un appello a quanti siano in possesso delle lettere della scrittrice, affinché ne facciano dono all’Archivio, in originale o in copia, in modo da ricostruire l’intero carteggio. (Felicita De Negri, direttore dell’Archivio di Stato di Napoli – Segreteria: tel. 0815638301)
    G. Di Costanzo, 9 novembre 2006 su NI
    Sul “Corriere del Mezzogiorno” di venerdì 3 novembre, a pag. 17, ho letto una dichiarazione della direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli che mi ha letteralmente sconvolto: “L’incontro dell’Archivio di Stato di Napoli con le carte di Anna Maria Ortese è dovuto a un fortunato intreccio di rapporti, che ha condotto infine nel nostro istituto il complesso degli scritti (lettere, appunti, bozze e stesure successive dei testi letterari, poesie, brevi saggi e interviste) prodotti dall’autrice nel corso della sua errabonda e travagliata attività… Ciononostante, qualcosa è andato perduto, a volte per scelta deliberata…”. Prosegue la direttrice: “… sicché il nucleo originario si è già arricchito con le missive indirizzate a… Pasquale Lubrano Lavadera. Quest’ultimo, anzi, ci ha generosamente donato un intero, piccolo archivio… composto, oltre che da lettere autografe… persino DALLA REGISTRAZIONE, CON RELATIVA TRASCRIZIONE, DI UNA CONVERSAZIONE TELEFONICA CON LA ORTESE”. Ieri mattina, a Napoli, durante una pausa dei lavori del Convegno, ho espresso il mio disgusto per questa mancanza di rispetto nei confronti di Anna. L’ho conosciuta (e frequentata) negli ultimi 18 anni della sua vita. Mai avrei potuto registrare una sua conversazione privata per poi rendere pubbliche le sue confidenze. Anna non meritava (e non merita) questo vero e proprio insulto. Ieri ho anche definitivamente deciso di non affidare all’Archivio napoletano le 57 lettere in mio possesso.

  5. Uno stralcio del carteggio Ortese-Lavadera è stato pubblicato il 19 febbraio 2006 sulla pagina culturale de ‘Il Mattino´.
    Pasquale è autore di “Un volo sempre più alto: la vita di Santa Scorese”, Città Nuova ed., Roma 2003 [Santa Scorese (Bari 1968-1991) è una ragazza solare, spiritosa, piena di entusiasmo, apparentemente una vita non diversa, la sua, da quella di tante ragazze impegnate: la famiglia, la scuola, gli amici, la parrocchia, il volontariato nella Croce Rossa. Il desiderio ardente di una vita spesa per un grande ideale, la porta a condividere la spiritualità del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, fino a quella sera del 15 marzo 1991, quando muore aggredita da un folle. Aperto il processo di beatificazione, viene riconosciuta serva di Dio. Attraverso le testimonianze raccolte e numerosi passi del suo diario, l’Autore ripercorre la storia, esemplare e luminosa, della sua vita.]
    Allo stato attuale, Picone e Lubrano hanno donato allo Stato le lettere della Ortese, Di Costanzo invece no: aperto il dibattito? (a NI è chiuso, e in ogni caso mi hanno tagliato il cavetto su consiglio di Georgia, che mi ha tagliato anche il suo onde poter più agevolmente delirare).
    db pigafetta

  6. tiro alcune conclusioni parziali:
    1- mossi da amore per la Ortese + senso civico, parecchi intellettuali il novembre scorso hanno donato all’Archivio di Stato ossia ai cittadini italiani carte private di un certo valore.
    2- tra questi intellettuali non c’era Di Costanzo.
    3- Di Costanzo, in quanto proprietario privato delle 57 lettere, può farne ciò che vuole (compreso il bruciarle) senza il dovere di motivare la sua scelta.
    4- la motivazione del suo piccolo gran rifiuto dalla comparsa di una cassetta è assolutamente pretestuosa e/o infantile, in quanto la cosa non c’entra assolutamente nulla con un eventuale rapporto di donazione del Di Costanzo con l’Archivio di Stato.
    Infine, un consiglio a Di Costanzo: faccia un’ulteriore cernita delle lettere (dopo quella pubblicata sullo Straniero) e la pubblichi a sua cura su Sud – dopodiché spedisca le fotocopie di tutte le 57 lettere all’Archivio.

  7. I FATTI
    1- L’Archivio di Stato di Napoli presenta “Ortese sogna Napoli”, conversazione con A, Battista, F. De Negri, G. Picone e R. Prunas. A seguire la presentazione di “Sud”.
    2- nell’occasione la Prunas presenta il carteggio tra Pasquale Prunas e la Ortese
    3- Picone (autore de “I napoletani”, Laterza 2005) dona all’Archivio le lettere della Ortese a lui indirizzate accompagnando il gesto con due parole di questo tenore: “Le lettere sono poche, peccato non aver registrato le tante conversazioni” e sottintendendo dunque: “avrei donato pure le registrazioni, come già fatto dal Lubrano”.
    4- Forlani si scandalizza e dà scandalo.
    5- il pubblico, scandalizzato, applaude.
    Per interpretare i fatti, e in ispecie l’andamento loro, mi concentrerei sul significante *reliquia* appoggiandomi a “Profanazioni” di Agamben e più ancora all’ultimo video dei Fall Out Boys.

  8. ff – *una lettera ricevuta da A. M. Ortese nel marzo dell’84 che con il permesso di Giorgio, ripubblico. (La lettera è stata pubblicata sul mensile diretto da G. Fofi: “Lo Straniero”, n. 32 (febbraio 2003)*: se è già uscita 4 anni fa, cosa c’entra il permesso di Giorgio?
    Ortese – *l’ho letta con vero piacere, come se avessi avuto una telefonata*: lettera viva = telefonata (telefonata morta = lettera)

  9. Nella sua lettera la Ortese tocca 2 problemi, il primo riguardante ogni persona che si rispetti e il secondo ogni scrittore che si rispetti:
    1- *E.P. mi telefonò e avemmo uno scambio di notizie. Non sapevo che volesse ricavarne una intervista. Tutti quelli che hanno ricavato interviste da mie cordiali conversazioni telefoniche, volevano forse aiutarmi, non credo sapessero di darmi un dolore, una grande (involontaria) offesa e un danno in ogni senso*.
    Ogni persona intervistata ha il diritto di saperlo e poi di visionare l’intervista prima che venga pubblicata (indipendentemente dal fatto che l’intervista sia svolta in presenza o per telefono, e che sia stata in ambo i casi registrata o meno).
    2- *La gente nemmeno sospetta la differenza tra parlato e scritto. Se io dico qualche cosa – non è lo stesso se la scrivo. Scritto, significa pienamente persona. Parlato, è la vita a onde che ci muove.*
    Ogni scrittore che si rispetti sa questa differenza. E Lubrano la sa? Sì, perché non ha pubblicato il parlato della Ortese come se fosse un suo scritto, e l’ha correttamente donato all’Archivio perché venisse allineato ad altri documenti biografici. Men che meno Lubrano poi è catalogabile sotto la rubrica degli intervistatori di frodo.
    Dov’è dunque lo scandalo? quale il peccato?

  10. Per quel che ne penso, quel tipo di documento, una volta posto in essere, non è privatizzabile. Deve stare nelle mani del pubblico. Una volta morto l’autore, la sua volontà è spezzata. Se prima poteva giustificatamente bruciare il tale documento, dopo non c’è scusa che vale. La donazione al pubblico di lettere, registrazioni o testimonianze d’altro tipo, non fanno altro che restituirgli vita, anche se di vita riflessa si parla.
    Che ne sarebbe di noi se Max Brod avesse ascoltato l’amico, se ne avesse gettata tutta l’opera?

  11. Lubrano non è Brod, ma casomai Janouch, uno cioè che ha avuto occasione di parlare con l’autore. Avesse registrato K, sarebbe stato meglio per tutti (nel senso di una maggiore fedeltà). Il problema è se lo si fa di nascosto. In sé però c’è solo una differenza qualitativa tra l’imprimersi nella memoria, stilare qualche appunto o registrare tutto: o meglio è una questione solo tecnica (dove nel primo caso c’è la mnemotecnica, o come fece Janouch il precipitarsi a casa per stilare il rapporto).

  12. “qualitativa”: leggi quantitativa.
    Tra l’opera e la vita purtroppo non ci sono salti: sotto l’opera pubblicata infatti ci stanno spesso le redazioni precedenti, poi l’innervamento nella la cultura dell’epoca, poi le parole dette, ecc. giù fino alla brioche.

  13. *Ho chiesto a Giorgio Di Costanzo di fare la seguente proposta all’Archivio di Stato e lui ha accettato. L’offerta di tutto il suo fondo “Ortese” in cambio della cassetta.* Invece di una donazione, avremo dunque uno scambio? e a che punto sono le trattative? ff non parla perché sono riservate?
    L’unica indiscrezione filtrata è quella di georgia su georgiamada: *A me NON risulta che giorgio abbia accettato*, cui georgia fa seguire un argumentum dei suoi: *e poi figuriamoci se giorgio dà le sue carte in cambio di una cassetta che può essere duplicata in centinaia di esemplari tutti originali allo stesso modo.*

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