Se dovessi definire in una parola la mia concezione personale del mondo, in questo preciso istante, la parola sarebbe: arretrati (con l’accento sulla seconda “a”, ovviamente: anche se in questi giorni sto tornando giocoforza ad antiche passioni, non parlo ancora come un libretto d’opera). Laddove i medesimi riguardano soprattutto le letture, su carta e su schermo, che si accavallano: e da cui traggo almeno qualche segnalazione:
E’ di qualche giorno fa, ma la recensione postata da Giuseppe Genna su Carmilla a proposito di Lunar Park va letta (l’accenno a Colorado Kid, peraltro, incuriosisce non poco la sottoscritta, che sempre qualche giorno fa l’aveva recensito qui).
Non ho ancora colpevolmente parlato de Lo Zar non è morto, romanzo a dieci (e che dieci: Antonio Beltramelli, Massimo Bontempelli, Lucio D’Ambra. Alessandro De Stefani. F.T. Marinetti, Fausto M. Martini, Giulio Milanesi, Alessandro Varaldo, Cesare G. Viola, Luciano Zuccoli) scritto nel 1929 e appena ripubblicato da Sironi. Qui trovate tutti gli articoli finora usciti sull’argomento, a firma di Giuseppe Caliceti, Francesco Pacifico, Antonio D’Orrico, Giuseppe Iannaccone, Luca Mastrantonio e Francesco Dimitri.Luigi Mascheroni, Alessandro Zaccuri, e Wu Ming 1. Del quale riporto l’incipit:
Dopo la riscoperta di Lo zar non è morto del Gruppo dei Dieci, qualcuno si sorprende del fatto che la scrittura collettiva non sia poi così "nuova" e "prometeica" come sembrava. Bizzarro: da anni noi Wu Ming ripetiamo che non vi è nulla di nuovo. La scrittura collettiva è sempre esistita, per non dire della narrazione, del raccontare, atto che è collettivo sempre, e sempre lo fu.
Oggi, sia pure tra molte resistenze, se ne può finalmente parlare, è questa la differenza. Una realtà finora rimasta in ombra è oggi inondata di luce. L’irrompere della Rete ha reso esplicito l’implicito, costringendoci a riflettere, a interrogarci in modo nuovo sull’atto di scrivere/narrare e su cosa faccia vivere le storie.(Qui il seguito)
Da Davide Bregola continua una intensissima discussione sul Romanzo del XXI secolo: interventi di Girolamo De Michele, Massimiliano Parente, Giuseppe Caliceti, Marco Candida, Gabriele Dadati.
Infine, una notizia che mi segnala il prode Fogliedivite e che riguarda l’annuncio dei quattro prefinalisti italiani all’ Impac Dublin Award, ovvero il premio letterario più ricco che ci sia (centomila euro al vincitore, di cui venticinquemila all’eventuale traduttore). Chi sono? 100 Strokes of the Brush Before Bed, The Ballad of the Low Lifes, Don’t Move, Day After Day. Informazioni più dettagliate, qui.
Sostanza! sostanza! vogliamo. Tu sei l’azdora di questo luogo, la reggitrice, ma tu sai che le azdore fanno la pasta bella grossa e il ragù fumante e il brodo potente: ogni tuo post deve essere un cappelletto fatto con amore, rimpinzato di nutrimenti sapori odori, gustoso e che ci fa crescere sani e belli. Così poi possiamo proclamarci tutti tuoi figli.
Biondillo a questo punto avrà già cominciato le pratiche per l’adozione…
Andrea, so che la prenderai male: ma in cucina sono un vero disastro 🙂
“Andrea, so che la prenderai male: ma in cucina sono un vero disastro :-)”
E’una tipica battuta da femminista.
Si è dichiarata.
Per l’utente che finisce il messaggio con Besos.
Certo che l’immagine parla da sola, questo te l’ho detto io poco fa, e appunto perché parla è corretto, quando è un’immagine-opera, dare notizia dell’autore, cosa che accade sempre quando ci troviamo di fronte a una citazione di parole.
Sono assolutamente contrario alle didascalie che non siano titolo e autore (fondamentali), anno, tecnica, dimensioni (facoltative).
Non so cosa tu volessi intendere con l’evocazione della parola “complotto”. Sinceramente mi sono scassato i coglioni con questo strano fenomeno di sentirmi, in coda a una mia critica sensata, un’eco che fa: tu credi nel complotto-otto-otto-to-o-o…
Ora levo le tende.
vi abbraccio
Come levi le tende? Stavo cercando le ricette dei ravioli di zucca! 🙂
E, signor Watcher, mi ero dichiarata anche prima di quella che non è una battuta, sa? (conosco femministe che cucinano meravigliosamente, io).
@ Lipperini: “(conosco femministe che cucinano meravigliosamente, io)”
Pure io, una volta sono finita nel pentolone, infatti. Il resto è horror.
“Certo che l’immagine parla da sola,”
Scusino i saggi se mi impiccio: non è affatto vero che l’immagine parla da sola, mica è autistica!
Baci a tutti e buona giornata
Lippa, credimi, ti voglio bene (e ammetto di avere imparato cose da Lipperatura). Mi è simpatico WuMing1, e tanti che passano di qui, persino Melloni, figurati un po’… ma non serve a niente che stia a fare il simpatico. Cavolo, qui c’è la cultura: non può non esserci anche un po’ di scontro!
Io credo che dove non c’è polemica, in senso buono, c’è solo desiderio di passare il tempo e nei casi peggiori opportunismo. Lasciami il mio foco dentro. E magari usalo per cuocere la pasta.
“Vabbe’, Sgarbi mi pare che non dica cazzate.”
(G.I)
Giuseppe non si può dire una cosa simile come fosse la cosa più naturale e incontrastata del mondo;-).
E’ vero a volte sgarbi ha detto anche cose abbastanza intelligenti. Inizialmente non era certo uno stupido. Ma solo a volte le ha dette e poi le ha sommerse con una tale valanga di cazzate che nessuno se le ricorda neppure più, quelle intelligenti.
Sgarbi è un individuo inaffidabile e talmente infingardo e venale che nel suo genere è quasi un unicum, e, per di più, non essendo l’individuo un cretino per nascita(come bondi, schifano, castelli ecc.) la cosa è ancora più vergognosa e imperdonabile.
geo
anche a me melloni non è per niente antipatico.
Che sia una cosa grave?
geo
Si, sono quello che sono, è vero, ma sono intelligente. Dico cazzate? Si, e mi pagano. Cosa dovrei fare, dire cose sensate per poi non farmi pagare? Almeno io, io, io (e non gli altri)dico quello che gli altri pensano e non dicono(a esempio, gli altri pensano che Angelini è l’uomo più spiritoso del web ma non lo dicono, gli altri dicono che dietro alla letteropasionaria Georgia si nasconde – fisicamente, è chiaro- una dolcissima creatura ma non lo dicono, eccetera). Chiaro? Io rivendico i miei sgarbi quotidiani anche qui, nel territorio lipperinico, tra un Watermellon e una Scarpa (ro), una delle poche femministe sagge che conosco (vero Angiela?), e dico anche che Iannozzi è sulla buona strada, deve solo imparare il selfediting, cristodio! Ne parlo con mia sorella, è ora che s’impari a tagliare!
sulle immagini io la penso come andrea, sarebbe utile che almeno autore e data fossero segnalati sempre, però è anche vero come dice spettatrice che le immagini parlano anche da sole (come le parole del resto). Però, io penso (e anche voi lo pensate) che un blog sia soprattutto un luogo pubblico e non solo dei pochi avventori che chiacchierano fra di loro (altriment verrebbe reso privato).
E credo (anzi lo spero) che quelli che vanno nei lit blog non siano solo vagamente dei giornalisti, studiosi, appassionati e scrittori, o presunti tali, credo (spero)che siano frequentati da moltissimi ragazzi che magari non conoscono duchamp e che vedendone un’opera si possano anche incuriosire e decidere di approfondire cercando altre opere (e sarebbe meglio se questi autori non galleggiasero in un senza tempo disgustoso), magari se le cercherebbero con google e poi … chissà…
Vogliamo levar loro anche la possibilità di approfondire?
visto che gli stiamo levando pensioni, lavoro, fiumi puliti, aria respirabile, rispetto delle altre culture e anche parte del futuro (oltre che tutto il passato).
Suvvia almeno forniamogli sempre gli strumenti per poter approfondire se lo vogliono fare:-).
Chissà forse è la mia rimossa anima pedagogica che parla, o la convinzione che TUTTI hanno diritto alla cultura (quella alta e non solo quella di massa).
geo
io non penso che angelini sia spiritoso, per questo non lo dico 😉
Vittorio, sono andato su Google/Web e ho digitato
“Angelini spiritoso”. E’ venuta fuori una mia splendida foto di quando ero una giovane promessa della letteratura e un racconto della serie “Scrittori per la scuola” (iniziativa di Alberto Melis).
Spiritosissimo, in effetti:-)
Andrea, mi dispiace che le tue parti intime siano così stressate da momenti di confronto, altrimenti, piacevoli. Dovresti riguardarti (riguardarle) meglio.
Spero che i miei complotti paperini non siano cosa così stressante per le parti intime di tutti, altrimenti sai che pacchia per ginecologi e andrologi 🙂
Quando non voglio proprio prendere una cosa di punta inizio a pazziare. Mi accorgo (sento, penso, non ne sono sicura) che altri per i medesimi (o opposti) stati d’animo si sentono in dovere di trovare altre strade: alcuni vanno in bagno, altri si grattano perplessi, alcuni si girano i pollici e un certo numero alza i toni, pontifica, aggredisce o spruzza malessere in giro.
Siamo umani, abbiamo tutti nostri limiti.
Detto questo (non so per te, ma per me è importante e serve a contenere la mia voglia di ‘fare a parolacce’) passo a dirti che alle immagini applico quello che i wm e altri applicano alla scrittura e certi informatici a sistemi condivisi, ampliabili, modificabili, fruibili (a robba non museale, insomma). Per me anche le Opere di Grandi ‘visivi’ sono patrimonio comune e, a meno che uno nel riproporle, non voglia lucrare possono essere usate da tutti. Certo, dici, sarebbe opportuno almeno indicare l’autore. Se non ci sto lucrando e sto usando l’immagine di x per fare un altro tipo di intervento ‘artistico’ (o, meglio, di linguaggio) che lo devo indicare a fare? forse che Duchamp si preoccupava di riportare i marchi degli pisciatoi o sottolineava da dove derivano le foto o le immagini su cui interveniva con baffi o altro? è precluso oggi a noi usare le opere di duchamp (aggiungendo dei testi – non dei baffi) per rifare quello che lui ha già fatto?
o Lui lo poteva fare perchè poi è diventato Duchamp e lo si vende bene un tanto al kilo?
Forse non essendo tenutaria di copyright legali e mentali io la faccio semplice, ma ripeto: non urlo se si decide di mettere le didascalie alle immagini in questo contesto, solo mi piacerebbe che fosse proposto in termini ‘normali’ e non ‘esaltati’.
Che poi: per tutti i desiderosi di informazioni (paternità) sulle immagini credo che a domande la lippa abbia sempre risposto.
besos
e la madonna, spettatrice!
basta dirsele le cose;-)
Io non lo sapevo che qui si stava facendo Arte (ma pensa l’ingenua: e io mi credevo che si facesse uno straccio d’informazione), ma ora che lo so mi taccio in religioso silenzio.
E che diamine, se la lippa sta facendo Arte certo che non deve mettere da dove ha preso l’altra arte;-).
Scusate la mia tonteria.
Ma guarda te che stupidina che sono, altro che dolcissima creatura …
l’Arte, quella che noi contrabbandiamo per tale è un linguaggio, solo che ha un cartellino prezzi. Spesse volte la differenza è tutta lì.
besos
Sorry, volevo dire che l’arte (le arti) sono linguaggi (di cosa e come sarebbe lungo dire e, decisamente, non sono all’altezza). Purtroppo noi, il nostro mondo le (arti) le valuta solo se di mercato e di un certo prezzo.
Ma forse è solo una questione di fruizione: amo un tipo di ‘arte’ (visiva ) che incontro per strada, in un posto in campagna, in certe facce, nel movimento delle cose intorno e anche nei musei e nelle mostre, per carità.
Ho smesso poi da tempo di fare distinzione tra arti basse e alte considerando che, ad esempio, del mio corpo non reputo la testa migliore dei piedi: fanno entrambe il loro percorso.
besos
Proclamazione pre-digestonica: la NON-Tagliata è a tavola! (Io non ho ancora mangiato!)
Iannox (perchè sei ‘uscito’ dal tuo nick? vedi, a dar ragione alla Benedetti che succede?) ma guarda che bei film ti ho messo, cacchiarola!
siccome dai dei besos penso tu sia spettatrice.
E dai … l’Arte esiste! Eccome se esiste, cartellino dei prezzi a parte, non confondiamo dunque il culo con le ventiquattrore;-).
Se tu pensi che non esista … beh me ne dispiace per te, si vede che non l’hai mai incontrata, capita, c’è anche chi non crede che esista l’amore ed è chiaro che non c’è neppure verso di spiegarglelo: o lo vive o pensa che non esista, …. Oh, chiaro che si vive bene anche senza arte, nè amore, e che cavolo!si vive benissimo, ci si compra dei bei pezzi si leggono libri si mangiano buoni cibi, si fanno viaggi, e soprattutto si fanno favolose scopate senza cerniera, alle volte si vive anche meglio e con meno responsabilità e fatica, però obbiettivamente sperimentare qualche volta anche arte e amore non è male visto che la vita è breve e renderla intensa sarebbe quasi un dovere.
Però bisogna sempre provare per poter credere …
In Cina c’è un fiume dove la luna si specchia e diventa tre lune, me lo hanno raccontato, io ci credo e immagino che sia divino, favoloso, esaltante, ma fino a che non andrò sulle sponde di quel fiume non credo di riuscire a capire bene quale sensazione si possa provare a vedere l’antica triplice luna sull’acqua, e a desiderare di tornare sempre in quel luogo per vederla ogni volta conosciuta e nuova.
geo
Spettatrice, dovresti mandarmi una foto perché per domani ho in programma un pezzo su di te.
“In Cina c’è un fiume dove la luna si specchia e diventa tre lune, me lo hanno raccontato, io ci credo e immagino che sia divino, favoloso, esaltante, ma fino a che non andrò sulle sponde di quel fiume non credo di riuscire a capire bene quale sensazione si possa provare a vedere l’antica triplice luna sull’acqua, e a desiderare di tornare sempre in quel luogo per vederla ogni volta conosciuta e nuova.”
Ma insomma! Una che scrive queste cose è o non è una dolcissima creaturaaa???
Angelini, lei è un timido, l’ho capito ora. Non mi chieda come ho fatto a capirlo, è una questione di sensibilità.
A proposito: anch’io gradirei ricevere materiale iconografico della Spettatrice.
Ho visto.
Ho visto.
Ho visto.
Tutte i bei film che hai scelto, locandine tra una domanda e un’altra. Intervista fiume, per cui ti ringrazio, per aver sopportata la mia irritante pellaccia, che a venderla non ci faresti due lire, che però a me m’è tanto cara. ^___^”’
Io che dò ragione alla Benedetti? Sarà davvero così? Per togliervi il dubbio, be’, la risposta è nell’intervista che trovate sulla e-zine che è di Angela e di Susan.
Grazie infinite. Ma ora mangia, mangia: posso offrirti qualcosa? Una forchettata almeno, di buoni spaghettini al ragù.
Baci et abbracci
g.
“Fonte di reddito?”
“No comment”
Ne ero SICURO. Uno che passa 24 ore al giorno in rete! 🙂
@ ANO NEMO
Be’, se vuoi commentare, senza disturbare Lippa, c’è un post segnaletico da me, che (r)invia all’intervista che Angela m’ha fatto.
Per questa volta sola ti rispondo qui, poi, eventualmente, chi volesse porre domande, dopo aver letta l’intevista, può farlo in sede più idonea, senza intasare il blog di Lippa.
Semplicemente non m’interessa divulgare quelli che sono fatti miei PERSONALI. Comunque anche i free-lance si fanno pagare, per le attività extra-blog.
Ciao
g.
Esatto, Iannozzi, i free-lance fuori dai blog si fanno pagare, io ne so qualcosa! (E’ per questo che non ho un blog, e poi c’è il sito di Markette!)Glielo dico io, Iannozzi, lei fa fin troppo! Fin troppo a gratis, dico! E’ ora di capire che il volontariato non paga! Come ve lo devo dire? IL VOLONTARIATO NON PAGA!
Non capisco perché si debba scegliere come nick ‘Vittorio Sgarbi’, francamente.
@ VITTORIO SGARBI
Lei ha ragione, perfettamente: fuori dei blog è ***sempre*** bene farsi pagare ***sull’unghia***. Il volontariato non paga, e fa più danni che bene, in molti casi. Come ha ragione che faccio (forse) sin troppo: devo contenermi maggiormente, almeno con le attività a mero titolo gratuito.
g.
Me ne compiaccio, Iannozzi, anzi mi fa proprio piacere. Sull’unghia, si, è così che si fa!
Dov’è finita Georgia?
E Spettatrice?
Ora mi tocca tornare da Chiambretti e lumare il culo della Gomez!
@ VITTORIO SGARBI
Anche me tocca: Chiambretti, speriamo me le faccia le carte, bene. Che quello fa sempre casini.
Spettatrice è scappata con il Melloni.
Georgia mi sa pure lei.
E’ un mondo pazzo questo. 🙂
Ocio che è lunga…..
Georgia, ellamiseria!!, da così poco tu hai dedotto che io, forse,sono priva dell’esperienza dell’Arte e che rischio di perdermi una parte importante delle estasi dell’essere umano soprattutto qualora non riuscissi ad abbinare la fruizione estetica (di percezione) dell’Arte con l’Amore. E che Diamine! sono ancora un human being, non un caporale!!! 🙂
La mia osservazione era come un dado da brodo: ristretta e pure poco chiara, lo ammetto.
Certo cara che noi abbiamo esperienze ‘estetiche’ (forse alcuni soggetti pure estatiche, ma soprassediamo) e abbiamo pure capacità di creare forme o altro con queste (ma precisarle non è certo facile) caratteristiche.
Per atterrare su terreni meno al brodo sono andata a rivedere la definizione di garzanti su Arte e, visto che è lunga quando entra nel dettaglio, cito solo la parte ‘generale’:
attività umana che si compie con l’ingegno e secondo regole dettate dall’esperienza e dallo studio ecc. ecc.
Quindi il termine arte applicato alle attività umane è vasto e comprende tante di quelle cose per cui lasciar fuori il blog della Lipperini mi sembra quantomeno discriminatorio 🙂
Loredana prima o poi mi devi offrire un caffè.
Sto mediando dirai tu, forse, ma (per quanto mi riguarda) continuo a pensare che molta fruizione attuale dell’Arte è centrata sui cosiddetti capolavori e sul loro valore mercantile. Per cui uno ti dice: ho in casa un Mantegna o un Sironi o un della Robbia e tutti estasiati a contemplare l’enorme patrimonio in soldoni. Non è il tuo caso e non ho dubbi. Perchè mi sento in dovere di insistere? perchè dei manufatti dell’ingegno umano (ma per me anche della Natura e quì mi fermo) noi ci siamo abituati e assuefatti a considerare solo gli aspetti mercantili e meno quelli ‘sociali’, di linguaggio, di testimonianza e di ricerca di cui sono portatori. Hai voglia di studiare storia dell’arte e di farti delle pippe sulle letture delle opere, alla fin fine ti resta una conoscenza superficiale della loro storia, qualche anedotto sul pittore e un occhio attento al mercato. Certo che sto esagerando, lo faccio apposta per far inorridire, perchè in un mondo che assimila i saperi, le arti, gli ingegni e, non ultimi, gli esseri umani alle cambiali l’opera d’arte non può che somigliare sempre più a ‘cosa morta’.
Non che non esistano produzioni ‘belle’ (punto di vista permettendo) e a volte pure significative, ma manca la vita, il vissuto, l’essere espressione di un mondo che non passi attraverso egocentrismi (di mercanti e ‘artisti’) sempre più vistosi. Considerato che molto di questo non mi interessa prendo nota di musei e esposizioni e resto dell’idea che il mondo non smette di essere e produre arte (nonostante tutto) anche se i frutti migliori non si trovano sotto le bacheche di vetro (lì c’è arte come fonti storiche o prodotti esclusivi e studiati). Più banalmente si fa e produce Arte ‘viva’ (parlante) là dove le persone interagiscono e usano modi, saperi, forme in modo da dare leggibilità a se stessi e al loro tempo. Le forme ‘estetiche’ non sempre sono e saranno immediatamente aprezzate, ma nella storia dell’arte questa non è una novità. Prova a chiedere a un buon borghese istruito e ‘conoscitore’ d’arte cosa ne pensava dei suoi coetanei ‘cubisti’ quando Picasso e compagni facevano la fame e prima che il mercato operasse la transustanziazione delle loro opere in sangue e vino bancario.
Puf, Puf, arranco e tutto per dimostrare infine che sì, signori, anche dalla Lipperini si fa Arte e noi non siamo altro che pennelli, linee, superfici su cui si costruisce.
Lippa adesso i caffè sono due. No. Scusa, mi sono dimenticata che preferisco il te, con biscotti e marmellata, ma senza zucchero, please
besos
Ps. però sul fatto che si fa arte in modi, forme, luoghi nuovi e impensati sono seria. Solo che mentre la si fa è bello farla, poi penserà qualcun altro a metterla in katalogo 🙂
cara Loredana,
mi scuso,
la sconcia espressione non era rivolta a te, ma piuttosto al sunnominato nel precedente commento, e a tutti quegli italiani direttori di giornali a o riviste che, pur conoscendo le regole di correttezza, non le applicano e trattano il materiale grafico come spazzatura, riempitivo, decorazioncina…
MarioB.
Spettatrice. E la foto?
Lucio, che vuoi fare? una puntata di cazzeggi (mai attività mi fu così familiare) dedicata a Me?
Ma ti rendi conto?
Ti rendi conto che sono Timida (sì nel senso che capisco poco) e, a seconda del trattamento, potrei suicidare la spettatrice e svanire nelle brume di altri blogghe?
Spero che tu, mosso a pietà, non mi metta accanto al cane più brutto, alla santona ‘nfame, al Budda che mangia dietro i paraventi o a qualche altro spettro di umanità. Visto che io sono identità virtuale preferisco un accostamento con forme e colori astratti (non i peggiori che trovi Lucio, no), un taglio alla moda e una permanente ben fatta. Mi raccomando.
Foto?
NON ho foto, le macchine fotografiche si rifiutano e ….le capisco.
Non sono mica insensibile al linguaggio e alla sensibilità altrui, fosse pure quella di una fotocamera!!!!
Comunque aspetto curiosa (fiduciosa per niente) e affidandomi a una delle preghiere che ultimamente riempiono il tuo blogghe. Quella di San Scialpi va benissimo: gli occhi azzurri mi commuovono sempre.
besos
Sgarbi sei un cialtrone.
‘Dico cazzate? Si, e mi pagano. Cosa dovrei fare, dire cose sensate per poi non farmi pagare?’
Poi lamentati se ti considerano un intellettuale del cazzo.
Io non mi sono mai lamentato in vita mia! Mai! Nemmeno quando mi hanno dato del culattone raccomandato! O ero io che davo del culattone raccomandato a qualcun altro e poi cercavo al telefono Confalonieri?
Comunque, qui si parla di foto, di arte, ma Georgia non si vede più. Chi l’ha vista? Chiii???!!!
Vittorio, tu sei vero come me. Ma il tipo che si spaccia per te fa davvero tristezza.
Spettatrice, solitamente concordo con quanto dici, ma, questa volta, la tua “levità” sull’arte mi lascia perplessa, probabilmente perché mi è argomento vicino. Sotto le bacheche spesso c’è anche grande arte ( mi permetto di non mettere maiuscole), senza riferirci a considerazioni storiche o economiche, e il loro essere in bacheca le rende vive poiché ”sono” vive e reggono il confronto con le arti di adesso, ponendosi a modello e, quindi, oggetti iconografici di riferimento per tutti, da trasformare, superare, brutalizzare, negare, ma mai da ignorare. Solo chi sa che la fotografia messa in testa a questo post rappresenta un oggetto di Duchamp, può permettersi di disinteressarsi della dicitura che lo accerti, magari questo stesso atteggiamento deriva dal fatto di averne piene le tasche di scriverlo perché è talmente ovvio! Non è ovvio, secondo me non è ovvio, anche se se ne sono viste e toccate tante di cose artistiche; un conto è il patrimonio (culturale) personale, altro conto il patrimonio comune e le indicazioni vanno date per rispetto di chi non ha avuto la stessa fortuna di averne le tasche piene (oppure per rigore documentaristico). Poi cosa sia arte o meno è altro discorso, si può andare su ciò che è “costituzionalmente” arte (nella Costituzione, sì! ;-), da ciò che è personalmente arte e l’uso che si fa delle immagini è altra cosa ancora, ma anche in contesti in cui si pretende di agire con leggerezza le indicazioni riguardo all’opera sono importanti (la butto lì) come lo sono i link. Per quanto riguarda il fatto che la Lipperini stia in questo modo facendo arte propria (avvicinando immagini che le provocano suggestioni a pezzi scritti riguardanti determinati argomenti), scusa, mi sembra una divertente forzatura (senza nulla togliere alla padrona di casa) e mi ricorda i critici d’arte di provincia tenuti a recensire il tal artista inventandosene di sana pianta la poetica, o l’estetica ( e chi può dirlo, magari il tempo ti darà ragione ed io mi mangerò i gomiti per non aver colto qul barlume!).
Quando dici “Non che non esistano produzioni ‘belle’ (punto di vista permettendo) e a volte pure significative, ma manca la vita, il vissuto, l’essere espressione di un mondo che non passi attraverso egocentrismi (di mercanti e ‘artisti’) sempre più vistosi.”, mi vien da dire che ognuno può prediligere un’espressione artistica rispetto a un’altra, ma che nelle arti visive manchi tutto quanto elencato, oddio… lascia che guardi la tua opinione come “tua” opinione e che mi tenga la “mia” 😉 Daldivano.
Che bello Daldivano, finalmente dico delle cose conflittuali anch’io 🙂 Non potevamo andare d’accordo su tutto!!!
premetto: ho detto che non mi oppongo alle didascalie nelle foto, solo penso che anche senza didascalia se uno ha tempo e voglia può fare interessanti considerazioni sul nesso immagine testo non sapendo niente dell’autore (aggiungo: sia del testo che dell’immagine) e che anche in questo vedo un uso (sia da parte del ‘creatore’ che del ‘fruitore’)dell’ingegno umano. Se uno si chiede dove quell’immagine è reperibile e chi l’ha creata, in genere basta chiedere.
Il discorso è partito da queste mie considerazioni per approdare ai massimi (o massimalisti) sistemi. Ho ribadito più volte che si trattava (si tratta) di personali opinioni e visioni delle cose. Non ho mai pensato di abolire l’istruzione in campo artistico e mi sono schierata palesemente contro i tagli alla ‘cultura’ nei post in cui se ne discuteva. Ho scritto altre volte in giro per post Lipperinici che (in my personal opinion) le ‘arti’ sono una necessità umana. Un linguaggio, un’espressione, un esercizio di immaginario, una creazione di miti, una matematica (chiamatele come vi pare) di cui come corpo singolo e sociale abbiamo bisogno. Da questo ne conseguono molte cose e una la posso spiegare parlando di sport. Si può insegnare a qualcuno tutto sulla storia del calcio e molto sul piacere di giocarlo, ma solo se si gioca, si partecipa, lo si aprezza pienamente, lo si fa ‘proprio’ (sempre di opinione personale si tratta). Poi non mi lamento certo se lo stesso atleta si gode il gioco in tv e non faccio la rivoluzione per scalzare l’obeso dalla poltrona e mandarlo in campo. Questa mia concezione delle cose non ha niente contro la tua, solo che molte espressioni dell’arte che noi vogliamo alta parlano ‘alto’ (e parleranno, visto tutto l’ambaradan di nozioni teoriche o storiche necessarie per un avvicinamento) alla solita elite iperspecializzata. Il tipo di aproccio che mi auguro è invece una forma di elaborazione dal basso non necessariamente raffinata e degna delle bacheche, ma sicuramente più vicina ai modi e ai luoghi che videro nascere l’arte. Non è solo un discorso tipo quello di Biondillo sul romanzo borghese vs romanzo popolare (aborraccio e lo so), ma un ridare senso alle arti nella quotidianità e nella pratica delle persone. Senza escludere nè istruzione nè teoria se uno vuole dedicarsi. Date queste premesse non ti stupirai quando dico che l’elaborazione artistica per me piu’ autentica può (forse sta)avvenire e manifestarsi nei luoghi e nei mezzi più insoliti e fuori dai circuiti commerciali (faranno poi in tempo a entrarvi quando gli ‘esperti’ li scopriranno:-). Quando parlavo di questo blog ( o dei blog) come arte, la mia boutade non era solo ironica. Non so quale giudizio di valore ( la cosa mi orripila)si possa dare su queste nuove creature dell’ingegno umano, ma per me possono tranquillamente rientrare in quella definizione da dizionario. Mica bisogna sempre produrre arte da vendere all’asta 🙂
besos
spero si capisca qualcosa, sto ‘facendo tardi’ per due notti di seguito e non sono lucidissima.
Spettatrice, il tuo pensiero coincide stranamente con quello dei Wu Ming. Sarai mica la pupa del clan?
Lucio, mi pare sia diventata la tua pupa:-)
Bart
Mentre leggo quello che Spettatrice scrive, anzi prescrive, sui luoghi giusti in cui l’arte si trova e sulle élite che ne hanno le chiavi di accesso, mi torna un’immagine in testa, è un ricordo, è un affresco del 1467 che ognuno di noi può vedere abbastanza agevolmente: la madonna del parto di Piero della Francesca.
http://gallery.euroweb.hu
/art/p/piero/francesc
/madonna/delparto.jpg
Credo di non esagerare nel dire che è una delle più belle immagini che un essere umano abbia mai creato. Quella cosa lì, alta, altissima, dove l’altezza è una forma di rispetto per il pensiero che attraversa quei colori, quelle forme, un pensiero sulla vita, sul mistero, sulla sacralità, che non è per forza cattolica, un pensiero quindi che apre allo spettatore e alla spettatrice una scena più grande, nascosta da un sipario, il meccanismo più grande che accoglie un meccanismo più piccolo, quello della nostra vita, questo po’ po’ di roba non era stato concepito e realizzato da Piero per una élite, come qualcuno pensa, ma per dei CONTADINI, e a loro parlava.
No, Lucio, non temere, della pupa mi manca tutto e della ‘preparazione’ wm pure. Non ho titoli per entrare nel clan e poi mi pare che abbiano già raggiunto un bel numero. I ragazzi si stanno duplicando e ormai i wm dovrebbero essere a quota 8. Qualche settimana fa, infatti, (l’annuncio è su lavorareconlentezza) il n° 4 ha dato vita al n° 8 e dalle parole del n°1 sembra che la cosa sia destinata a crescere. Presto passeranno alle equazioni di grado indefinito.
Adesso vado a prepararmi per l’Armageddon, non vorrei presentarmi all’appuntamento in disordine dopo tutte le attenzioni che mi dedichi sul tuo blogghe 🙂
Barbieri, infatti a me l’atteggiamento di Piero non dispiace e non mi dispiace neppure che i contadini aprezzino il bello e l’arte, ancor meno che la creino.
Ti assicuro che (gli equivalenti di quei contadini d’antan) ne hanno tutte le sensibilità solo che, poaretti, oggi un equivalente di Piero dove lo trovano? uno che poi, come Piero, sia anche uno di loro (o non abissalmente lontano da)?
Eppoi, lo ripeto sino alla nausea, non ho detto che prescrivo qualcosa, ho sottolineato che i non fruitori di arte ‘alta’ o i non fruitori passivi o chiunque può ricavarsi nicchie (e spazi, modi, tecniche o altro) dove possibile per esprimere, realizzare, quella che (credo personalmente, di persona) è una semplice necessità umana.
Non c’è nessun intento, da parte mia, di svilire la percezione dell’arte, ma antipatia verso logiche di mercato e divismo markettaro, noi e i contadini tutti possiamo continuare a fruire quello che ci da (e a cui diamo) senso e forma d’arte.
besos
Ora diciamo due parole chiare.
Vi prego, leggete la recensione della Lipperini sull’Anno Luce di Giuseppe Genna (un nome a caso tra i soliti cinque che recensisce la Lipperini) su Repubblica di oggi 30 Novembre 2005: è da crepare dalle risate! Io solo adesso posso scrivere perché sono dovuto correre in bagno a cambiarmi da quanto me la sono fatta sotto
Mi appello a quelli forse ancora recuperabili come i Davide Bregola: non credete che sia ora di finirla? Non è meglio mandare a casa questa gente ancora prima della loro fine e dare via libera a tutti quelli tenuti fuori dalla non adesione al pensiero unico della congrega degli “operatori culturali” che confondono intelligenza con erudizione fine a se stessa e talento con maneggio.
Cito solo un frase della recensione (di un concetto ribadito anche in chiusura di recensione) che credo basti per tutte le altre. E si badi bene che la Lipperini non è un caso isolato, è solo una delle ultime ruote del carro…
TESTUALE REPUBBLICA 30 NOVEMBRE 2005
Ma dire che l’anno Luce è una storia di complotti industriali e di adulterio è come dire che L’Iliade parla di guerra.
Lipperini, ma stai scherzando?
Genna, ma sta scherzando la Lipperini?
Ezio Mauro, ma sta scherzando la Lipperini?
Ciampi, ma sta scherzando la Lipperini?
Bush, ma sta scherzando la Lipperini?
Dio, ma sta scherzando la Lipperini?
No.
Toh, è tornato Simone Battig, la mezza cartuccia che l’anno scorso spammava via e-mail auto-reclamizzandosi e insultando tutti quanti. Scommetto che se la Lipperini avesse recensito lui, a quest’ora le starebbe slinguazzando lo spazio tra le natiche.
No?
Cioè l’autore di Grande madre rossa, Assalto ad un tempo devastato e vile e SUOR JO scrive come Omero?
Ripetimelo scusa..no lascia perdere che è meglio.
Simone, il libro di Genna è
piaciuto moltissimo anche a me, come ho scritto tempo fa nel mio blog senza che nessuno me l’avesse chiesto o
mi avesse pagato per farlo.
Non è detto che tutti gli inediti siano splendidi e tutti i pubblicati abominevoli. Prova a passare dal bianco e nero allo SFUMATO.
Simone, la frase non significa-e mi pare abbastanza chiara- che Genna scrive come Omero. ma che non si può definire l’Iliade come un libro che parla di guerra, così come non si può definire, se preferisci, La macinatrice come un libro che parla di web, e non si può definire l’anno luce come un libro che parla di complotti. Semplicemente, invitavo a non semplificare. Lieta di averti fatto iniziare la giornata in allegria, comunque. 🙂
Beh, io non ho letto ancora la recensione della lipperini (che sarà sicuramente piacevolissima) però devo notare che quella di urlare, per recensire i contigui, al capolavorismo e di attingere, per le somiglianze, sempre più in alto è un bulimico vizio nostrano che gioca sempre al rialzo, certo che arrivati ad Omero, per il prossimo capolavoro si potrà attingere solo a Dio (quello con la maiuscola) Beh, si consiglia almeno di lasciar fuori dio (nella sua forma grafica di allah) e maometto visto che da quelle parti, ultimamente, sono, giustamente, un po’ nervosini ;-).
A proposito di arabi, ieri ho preso (e postato nel mio blog) dall’ultimo numero de Lo straniero, una poesia del palestinese Mahmud Darwish che, secondo me (traduzione compresa del bravissimo iracheno Fawzi Al Delmi) ha del miracoloso.
Non saprei proprio a chi, e a cosa, paragonarla, ma se proprio dovessi farlo non potrei che usare le parole dello stesso poeta. E’ una poesia “trasparente come una risata d’acqua”.
Ora ragazzi abbiamo voglia di fare i pompieri e di fare del giulivo gossip letterario dicendo che NON sappiamo cosa sia la Poesia, cosa sia l’Arte (scusate le maiuscole, ma quando ce vo’ ce vo’), ecc. e blaterale senza remore (tanto molti credono che non ci siano controindicazioni pericolose) che tutti, per diritto naturale, siamo poeti, ma … quando ci troviamo davanti al miracolo, contadini o geometri, questurini o professori che siamo, non ci resta che tacere come di fronte… alla luna sul fiume cinese 😉 e mentre si legge una poesia del genere, anche il nostro silenzio diventa parola (tanto per citare una frase usata da Eugenio Miccini in molte sue opere)
georgia
“non si può definire l’Iliade come un libro che parla di guerra”
Certo che no, però se gli levi la guerra di troia … beh, come minimo, non sarebbe l’Iliade, non foss’altro perchè sarebbe arrivata fino a noi con un titolo diverso;-) e poi forse se non parlava anche di guerra, e di amore, gli aedi non l’avrebbero conservata quasi intatta (con complicati meccanismi e geniali formule mnemoniche) nei secoli, prima che ci si potesse rilassare e venisse eternata per sempre dalla parola scritta.