STORIA DI VALENTINA

Questa è una testimonianza che mi è giunta via mail (loredana.lipperini@gmail.com). E’ una delle molte storie, piccole e grandi, che aiutano a comporre l’immagine di quel che avviene in Italia negli ultimi anni. Grazie a chi me l’ha inviata, e a chi la commenterà nel rispetto di chi l’ha scritta.
Sera di san Valentino. Particolare insulso, ma proprio quella sera mi capita di fare l’amore ben protetta e capita anche che la protezione ceda. Un preservativo rotto. A chi non è mai capitato?
Cerco di non farmi prendere dal panico, penso: domani vado al consultorio più vicino e mi faccio prescrivere la pillola del giorno dopo. Così la mattina cerco su internet quello più vicino a casa mia.
Vengo da una piccola città, tutte noi sappiamo chi sono i ginecologi obiettori da non chiamare, a cui non affidarsi, il consultorio insomma è sempre stato l’ultima spiaggia. Ma a Roma, penso, sarà diverso. Quindi, vado al consultorio del quartiere San Lorenzo, certa di trovare quello che cerco. Entro e attendo. Ci sono altre donne, l’ambiente è quello classico e sciatto delle sale d’attesa. Poco rassicurante, con i manifestini delle varie iniziative ginecologiche consunti, una scrivania che funge da reception, la luce al neon. (O forse sono io che ho distorto il ricordo?) Quando arriva il mio turno illustro alla donna che mi trovo di fronte il mio caso, le dico che, insomma, ho avuto un incidente di percorso, e che ho bisogno della pillola del giorno dopo per non incorrere in una gravidanza non programmata né voluta. La signora, di cui non so assolutamente nulla (è un infermiera? una psicologa? una ginecologa? una volontaria?) mi guarda di traverso e mi dice: signorina, noi non prescriviamo la pillola del giorno dopo alla prima che capita, se lei non è una paziente abituale del consultorio noi non le possiamo dare niente. Se attende, fra qualche minuto può parlare con la ginecologa che le illustra i vari metodi contraccettivi in uso.
In quel momento mi sento così umiliata che mi vengono le lacrime agli occhi. Il tono, il modo, le parole che ho sentito si infrangono sulla mia autostima. Il cervello frulla veloce, la risposta non esce come vorrei, riesco a farfugliare qualcosa di sconnesso che vorrebbe essere maleducato, o almeno sottolineare a quella stronza (in quel momento la odio, non posso farci niente) che 1) si è rotto il preservativo, che oltre a proteggermi dalla gravidanza, mi protegge dalle malattie sessualmente trasmissibili. 2) li conosco i metodi anticoncezionali, ma se ne ho scelto uno che non funziona non ho alcuna colpa. 3) come posso diventare paziente abituale di un consultorio che mi tratta in questo modo e mi umilia in un momento in cui magari sono fragile e ansiosa? Probabilmente dico 2 parole e me ne vado assalita dalla voglia di piangere.
Torno a casa e razionalizzo: ho sentito parlare dell’aied, ritorno al computer, mi informo, li chiamo: mi fissano una visita ginecologica, il pomeriggio stesso, presto. Arrivo in anticipo, passeggio, c’è il sole. Entro alle 15.00. L’ambiente è pulito c’è una saletta d’attesa con dei divanetti, i manifestini delle varie iniziative dell’aied. (O forse sono io che ho distorto il ricordo?) Alla reception mi informano che devo fare la tessera annuale, costa 5 euro, la visita ginecologica ne costerà 30. Mi riceve un medico, mi sottopone ad un test di valutazione a risposte multiple, poi mi visita, mi fa un pap test, e mi prescrive la pillola del giorno dopo. Il tutto in un clima di serenità, senza nessuna sensazione di giudizio tipo spada di Damocle. Esco serena, ho la salvezza in mano.
Arrivo In farmacia, a Piazza Vittorio, certa che la vicenda si stia concludendo, il farmacista legge la ricetta, mi guarda, e fa: lo sai che anche i farmacisti possono obbiettare e non darti la pillola del giorno dopo?
Fortunatamente non è quello il caso, ma se lo fosse stato?

97 pensieri su “STORIA DI VALENTINA

  1. Grazie a Barbara per i chiarimenti.
    Solo un’ultima cosa: quando ho scritto che la chiesa difende il proprio interesse, non intendevo quello economico. Intendevo esattamente la pretesa di imporre una propria idea normativa anche quando questa contrasta con la legge italiana: infatti sebbene la chiesa non tratti, secondo quanto sostiene Gino, aborto e contraccezione di emergenza allo stesso modo, vorrebbe che lo Stato Italiano equiparasse il primo alla seconda con tutti gli annessi e connessi – test di gravidanza preventivo, possibilita’ di obiezione etc
    Sono consapevole che le leggi sono talvolta il frutto di pressioni lobbistiche eppure, mi verrebbe da dire scherzando ma non troppo, per una volta questi interessi lobbistici veri o presunti sono casualmente A VANTAGGIO dell’interesse di chi necessita di contraccezione di emergenza e quindi potremmo pure sfruttare la cosa. Se i tempi per ottenere la Pdg si allungassero infatti, ne vanificherebbero di fatto ogni effetto, costringendo forse la donna a un aborto o a una gravidanza indesiderata (peraltro sulla funzione antiovulatoria o antiannidatoria della contraccezione di emergenza esistono studi con opinioni contrastanti ma ricadrei di nuovo nell’OT…).
    Ribadisco, un cattolico puo’ ritenere che il mucchietto di cellule post fecondazione detti blastomeri sia una “persona” ma lo stato la pensa diversamente al momento attuale. E, come non mi stanchero’ mai di ripetere, ora come ora l’obiezione alla contraccezione di emergenza e’ illegale, quindi se vi capita, denunciate.

  2. Ma gli uomini le cui donne devono abortire, hanno sensi di colpa? E se sì, o anche no, perché non ce ne parlano? Già, perché è sciovinismo grossolano e idelologico non riuscire a sopportare che tutto il peso ricada sul corpo e sui sentimenti di una donna e agli uomini competa lo spazio e l’esercizio della ragione.

  3. Sono d’accordo con quello ce dici Barbara. Sulla legalità è ineccepibile. Io, poi, non ho detto che gli interessi privati siano in contrasto con quelli collettivi. Quello lo dicono Rousseau e Seyes, non la nostra costituzione che invece è fondata sulla sussidiarietà, e quindi ammette implicitamente che al bene collettivo partecipano anche i corpi intermedi e non soltanto lo stato o i singoli individui in rapporto ad esso. Tuttavia è bene saperlo. Perché di definizione in definizione, si può passare dal vantaggio collettivo al vantaggio di uno sugli altri. E siccome la definizione di aborto tocca anche quella di essere umano (prima che di persona, attenzione) che, come sappiamo dalla storia (schiavitù, razzismo, sessismo e via dicendo), è sempre messa in discussione da gente non proprio interessata ai diritti umani, bisogna fare molta attenzione. Cadere fragorosamente è un attimo. Non vorrei poi che ai lobbisti fosse risparmiata la fatica e il quattrino per riuscire a sdoganare privatizzazioni di geni umani, clonazione, selezione genetica e quant’altro, anche se è facile prevedere che molte di queste cose riusciranno a farle passare.

  4. Brutto dubbio, parlo per me ovviamente, ma sensi di colpa per l’aborto quasi zero, non dico che sia come l’estrazione di un molare, ma niente a che vedere con lo strazio che vorrebbero farlo diventare i cattolici. Il problema e’ che volente o nolente mica ti puoi sostituire a lei, io avrei fatto volentieri cambio, ma sotto i ferri ci finisce la donna, ed allora a te restano i sensi di colpa perché la ricaduta di un guaio cui hai responsabilità ricade tutto sull’altra, sia che tu sia un buon compagno sia che tu sia un grandissimo stronzo.

  5. Grazie Claudio per aver detto con tanta semplicità che per te il senso di colpa è nei confronti della tua compagna. Mi fai venire in mente la reazione di un uomo a me molto caro che assistette per la prima volta al parto della moglie. Come te era concentrato, in un’empatia senza fine, sulla sofferenza di lei e solo dopo sulla gioia di prendere in braccio il figlio. Piangeva come un bambino, senza vergogna alcuna forse immedesimandosi in quella fatica e in quel dolore che furono necessari affinché lui nascesse, chissà. Lo so perché le sue parole e le sue lacrime mi scorrevano addosso nel tentativo forse di trovare uno spazio per quello che la ragione considera un mistero e l’esperienza ha sempre poche parole a sua disposizione.

  6. Ora come ora non riesco a leggere tutto il thread, ma vorrei fare delle piccole precisazioni. Mi riferisco ovviamente alle obiezioni di @valter, la domanda che mi sorge spontanea è: perché una reazione emotiva deve essere sempre interpretata come isteria femminile? io lo trovo davvero limitante e offensivo per l’intelligenza.
    La volevo rassicurare, l’aied non mi ha pagato per la pubblicità, semplicemente la trovo una associazione davvero utile, soprattutto considerando che ha seguito le gravidanze di due mie amiche, e che una visita ginecologica è economicamente alla portata di tutte. Avrei dovuto tacere il nome per scrupolo? A qual pro?
    Inoltre, farsi accompagnare da un genitore, dal proprio compagno… potrei non averne, potrei essere orfana, potrei avere i genitori altrove, potrei non avere un compagno, perché si può fare l’amore anche senza averne uno, senza doversi sentire giudicate. Avrei potuto chiamare un’amica, ma ho preferito stare da sola. Perché mi sembra assurdo essere trattata con ostilità per una pasticca che, tra l’altro, è un contraccettivo d’emergenza, non fa nemmeno abortire, protegge, è come se andassi a chiedere un’antibiotico e il medico generico mi trattasse come una pocodibuono. Non ha senso.
    Detto questo, ho cercato di essere scarna nella narrazione, perché credevo fossero importanti i contenuti, non i risvolti comici, perché col farmacista abbiamo anche scherzato, ovviamente, ma ciò che doveva emergere è che se sei “sfortunata” puoi anche girare come una trottola fra le farmacie, e il tuo percorso, garantito da una legge, può diventare una sorta di via crucis.

  7. Si rassicuri Valentina, considero l’isteria un tipo di reazione cui hanno libero accesso anche i maschi, succede quando si perde lucidità e senso del reale.
    Invece m’interessa quando scrive “potrei non avere un compagno, perché si può fare l’amore anche senza averne uno” Mi spiega come si fa?
    Pensando intensamente a Batman?

  8. @valter Tra l’altro davvero isteria e commozione sono due cose diverse. Posso assicurarle che non ho mai perso il controllo… cosa che tra l’altro mi riesce piuttosto bene.

  9. Valentina, non hai nulla di cui giustificarti, anche se sono certa che tu lo sai, te lo voglio dire lo stesso.
    Questo è il modo migliore che hanno i cristiani di fare i cristiani evidentemente.

  10. Ma no, lascia stare Cristo per così poco. Anche noi abbiamo praticato il mondo, con discreta voluttà. Di tutto resta l’esperienza, il giudizio. Che si esercita laicamente in società, facendo magari timidamente notare che insieme ai gravi dolori fisici, le eventuali malformazioni fetali e le pressioni della miseria materiale, tra le cause del ricorso alla contraccezione d’emergenza o all’IVG c’è una sessualità spensiarata, orgogliosa di esserlo.
    Mettiamo tutto sullo stesso piano dei “gravi e giustificati motivi” e spargiamo le stesse lacrime? Io no.

  11. Moralismo?
    Non solo. Volete un Welfare che elargisce indiscriminatamente e non fa nessuno sforzo per contenere. Qui il problema si fa politico. In Europa si recepisce spesso questa istanza. La legislazione tedesca in materia è migliore della nostra.

  12. Personalmente sono per una sessualità spensierata ed orgogliosa di esserlo. I contraccettivi, se l’informazione fosse giusta e se non ci fosse il terrore della sessualità orgogliosamente spensierata, sarebbero adottati di defoult, e gli incidenti contraccettivi accadono anche a coppie sposate da vent’anni. Comunque è vero, non si tratta di Cristo, ma di cattolici moralisti.

  13. “Volete un Welfare che elargisce indiscriminatamente e non fa nessuno sforzo per contenere”.
    forse questo è un problema vero. e forse è anche vero che la germania è “migliore” di noi. ma è migliore in molti campi.
    da noi manca completamente una strategia educativa, fin dai primi anni di risveglio sessuale. manca completamente la strategia educativa sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, sulla prevenzione da gravidanze indesiderate, sullo svilupparsi di una sessualità consapevole (che non vuol dire meno libera, vuol dire più presente a se stessa). e queste cose mancano per lo sforzo disumano di coloro che vi si oppongono e che poi si appellano alla salvaguardia della vita quando pretendono di entrare in un ospedale o in un consultorio con la delicatezza di un panzer.
    è un vero problema, parliamone senza “tabù”. come mai chi si erge a paladino della vita non fa nulla, anzi ostacola tutto ciò che potrebbe servire a rendere la vita più consapevole?

  14. bah, io sono atea, non ho sensi di colpa nei confronti di morule, feti, cellule. tanto meno nei confronti del mio corpo e della mia sessualità che credo di poter gestire liberamente, nei limiti esclusivi della tutela della mia salute.
    Poi mi viene da pensare che se tutti i cattolici italiani seguissero i dettami della chiesa probabilmente avremmo di fronte due scenari: crescita demografica o forte frustrazione sessuale dovuta ad astinenza forzata. Non vedo né l’una né l’altra, per cui deduco che è facile fare “i frosci cor culo degli altri”… proverbio romanesco di una bruttezza tale che coglie nel segno.
    Il problema credo sia un altro, ovvero c’è una legge, probabilmente mal scritta e consunta, che attualmente sta facendo dei danni. A cui bisognerebbe proporre e opporre un’atteggiamento di cristallina laicità. (il che qui mi pare impossibile).
    C’è poi una mentalità e un agire generale che invece è sintomatica della mala educazione e delle brutture culturali di questo paese. In questo momento, passati alcuni anni, ho messo la sgarberia della signora alla reception del consultorio sullo stesso piano di quella dell’impiegato delle poste, probabilmente è frutto dello stesso substrato culturale da cui tutti noi proveniamo? I dubbi permangono.

  15. io forse sbaglierò ma una seria educazione sessuale la ritengo essenziale, non solo per difendersi da una gravidanza indesiderata, ma per la tutela della salute. Non si può delegare la famiglia soltanto questo compito perché si creano mostruosità: (tipo una mia compagna di scuola (media) che era convinta di rimanere incinta con una pomiciata).
    Poi, ricordo delle proiezioni statistiche di qualche anno fa, nelle regioni in cui la legge 194 funzionava bene gli aborti erano crollati. Questo vorrà dire pur qualcosa, anche per i cattolici, soprattutto per quelli che non usano questo argomento come un arma di distrazione di massa?

  16. Probabilmente sì, Valentina, il substrato è quello e da quello dovremmo emanciparci se non fosse che negli ultimi anni ha subito un rinforzo da parte di un modo di comportarsi autorizzato da chi ha in mano il potere e lo ha fatto attraverso i mass media. La Chiesa cattolica ha taciuto e continua a tacere per restare indisturbata nei suoi privilegi che questo potere le assicura. E anche perché “praticano il mondo con discreta voluttà” certi del perdono domenicale.
    Non che io mi lasci educare dalla Chiesa, ma almeno i suoi potrebbe lavorare per renderli “timorati di Dio” :-)!

  17. Valter mi scuso in anticipo per il tono acido, ma mi sembra molto di cattivo gusto che tu faccia indagini sulla vita sentimentale e sessuale di Valentina…ha avuto un rapporto sessuale protetto, c’è stato un incidente, quindi ha cercato di ricorrere a un contraccettivo di emergenza. Cosa c’entra la sessualità spensierata o meno? Gli incidenti succedono a tutti, partner occasionali come coppie stabili. In un reparto di ostetricia ho conosciuto una donna che come me era lì per una diagnostica prenatale: era rimasta incinta malgrado l’uso della spirale, e lei e il marito avevano deciso di accogliere con gioia questo “imprevisto”: il quinto figlio. Non sono sicura che anche nelle coppie stabili un concepimento o presunto non cercato venga sempre accolto così…Ma se per dire Valentina avesse preso la pillola del giorno dopo avendo un marito e quattro figli, per curiosità, ti aggraderebbe di più?

  18. sottoscrivo il commento di francesca violi. in ogni singola parola. io ho smesso di commentare le uscite di valter perchè sarei un po’ stanca. soprattutto quando scrive cose di millimetrica provocazione, come “anche noi abbiamo praticato il mondo, con discreta voluttà”, dove, “anche”, “noi”, e “praticato”, evidentemente non sono parole scelte a caso.
    Laura.

  19. Scusate se torno a dire questa cosa che già avevo scritto nei commenti all’altro post, ma, come unica soluzione alla fine di questo modo assurdo e, secondo me, contrario all’etica della cura e dell’assistenza (oltre che all’intelligenza), di trattare le persone, io vedo l’esclusione degli obiettori dalle strutture sanitarie, tutti, sia quelli per comodo che quelli che hanno i loro scrupoli, dato che non si lavora nel pubblico con gli scrupoli – se questi hanno una ricaduta tanto pesante sulle vite di una parte della società, cioè le nostre vite. Dato anche che noi siamo cittadine e abbiamo diritto alle prestazioni sanitarie e abbiamo diritto al rispetto della nostra umanità, che non nel 2012 non si può accettare possa essere messa in discussione in un paese che si ritiene civile.
    Chiarito che la morale cattolica esite, ma che non rappresenta le italiane e gli italiani tutti, e non rappresenta nemmeno tutti i cattolici evidentemente, e data l’intollerabilità della situazione, facciamo qualcosa.

  20. intervengo, rischiando l’OT. Ho passato le ultime due ore a cercare di spiegare al mio attuale partner alcuni concetti base riguardo alla condizione psicologica di una donna, prima e dopo un aborto terapeutico, e non ci sono riuscita.
    Datemi una chiave di lettura tale da essere compresa, perché davvero rischio di menare le mani. Io credo che anche questo sia un problema che prima o poi andrà affrontato. Fa partea anche questo del famoso substrato su cui tutti noi siamo nati? E perché un uomo non dovrebbe emanciparsi, anche se non è fisicamente protagonista di questa esperienza?
    Spero il problema sia esclusivamente mio.

  21. “non ho sensi di colpa nei confronti di morule, feti, cellule. tanto meno nei confronti del mio corpo e della mia sessualità che credo di poter gestire liberamente, nei limiti esclusivi della tutela della mia salute…”
    Valentina, scusa, ma non è un po’ brutale queto approccio alla sessualità, che è nella sua essenza relazione, incontro con l’altro? E l’altro è persona, capace di emozioni, sentimenti. L’altro ha le sue fragilità, le sue inibizioni, le sue speranze, i suoi timori.
    Non ci vuole più (anzi, tanta) delicatezza nel rapportarsi al prossimo, soprattutto quando si tratta di sessualità?

  22. Allora, chiedo scusa se sarò io brutale e poco simpatica, ma non capisco perché i coniugi Binaghi debbano accanirsi su Valentina. Lo so, sto violando la netiquette, ma trovo assurdo, Roberta, che vi rivolgiate in questi toni a una giovane donna che ha semplicemente postato qui la propria testimonianza. Voi non siete stati affatto delicati, tanto per cominciare, nel rapportarsi al prossimo.
    Valentina, come vedi la chiave di lettura è difficile, difficilissima. Spero che ragionandoci insieme si arriverà a qualche punto fermo.

  23. @roberta ovvio ma non ho mai parlato di partner in quella frase. Era per evidenziare il fatto che ho provato negli anni a eliminare il senso di colpa nei confronti del sesso. Non voglio passare per un robot, ma volevo escludere l’aspetto affettivo, sottolineando semplicemente l’aspetto meccanico che è quello che nella pratica produce effetti.

  24. @lalipperini
    dopo aver discusso per due ore col mio compagno sono pronta anche al rogo mediatico guarda… o meglio, perché dovrei aspettarmi delicatezza dagli sconosciuti quando poi, in una discussione simile o affine, mi sento rispondere con cinismo dalla persona con cui condivido la vita? Ovviamente lui non lo fa per giudicarmi ( o forse c’è un sottile agonismo intellettuale tra noi due che rende di fatto delirante il confronto, in alcuni momenti), semplicemente questa cosa è insita, conficcata, dentro un comune sentire. Va elaborata attraverso la dialettica, oltre la quale esiste solo la rottura. Insomma quando vedrete sul ponte sventolare bandiera bianca, avremo perso tutte.
    Però fammelo dire, come suggeritomi poco fa su twitter: “so che tu ti spogli e ti presenti nuda con la tua esperienza e gli altri stanno al sicuro. facile criticare.” Questo mi basta.

  25. Valentina, intanto ti ringrazio di nuovo per aver messo a disposizione la tua esperienza. In secondo luogo: l’agonismo intellettuale mi sembra aver contraddistinto anche parte della discussione in rete. Il comune sentire non accetta, semplicemente, che le donne possano desiderare di non essere madri. Il punto è qui ed è sempre stato qui, e lo sforzo che bisogna fare è restituire la dimensione della scelta alla maternità. Di contro, mi sembra che si torni a privilegiare quella cosa chiamata, a torto, “istinto materno”.

  26. Io non sono un’appendice di mio marito: mi chiamo Roberta e come tale mi firmo. Non ho affatto aggredito Valentina e sfido chiunque a leggere i segni di un’aggressione in quello che ho scritto. Dopo di che credo che l’indelicata in tutta questa vicenda sia stata lei, Loredana.
    Valentina. giuro che non volevo offenderti. Giuro anche che invece sono stata offesa.
    La mia partecipazione a questo dibattito finisce qui. Adieu.

  27. @lalipperini
    tutto diventa un discorso economico: il corpo di una donna vale in quanto produttrice di vita. Quindi ha un valore esclusivamente utilitaristico alla procreazione. Tutto il resto può e anzi deve sottostare a questa logica.
    Per fare un esempio (sempre a rischio OT) mi sono ritrovata a discutere poco fa sul fatto che questi discorsi non sono altro che speculazione mediatica, che in fondo li facciamo per protagonismo e che in fondo: “ce l’hai la possibilità di abortire? e allora che cazzo vuoi?”

  28. Ho ammesso di aver violato la netiquette e non mi pento di averlo fatto. Nessuno ti ha considerato un’appendice, nè ho parlato di aggressione, bensì di indelicatezza nel soppesare le parole di un’interlocutrice. Dopo di che, prendo atto della decisione di Roberta e mi resta l’interrogativo sull’accanimento. Perdonate l’off topic, che si chiude immediatamente.
    Valentina: esattamente quella domanda finale è il punto, mi sembra. E si lega, appunto, alla indissolubilità del legame fra donna e maternità.

  29. Mi dispiace molto per Valentina che ringrazio a mia volta e che vorrei contribuire a sostenere dicendo che anch’io penso che intorno al presunto istinto materno è stata costruita la nostra società che continua a fare della famiglia, così come la vede la Chiesa e anche il nostro Stato, purtroppo, l’unico approdo per una donna. Che poi possa e debba anche lavorare al di fuori dell’ambito domestico, non è inteso di certo per consentirle di realizzarsi ma per tenere in piedi la società così come si è strutturata. Della felicità e della realizzazione femminile non importa un fico secco a questa società, questa secondo me è la sola chiave interpretativa della quale al momento ancora disponiamo e da qui bisogna (ri) partire e ripartire di continuo per consolidare ciò che ciascuna ritiene essere la sua possibilità di farsi una vita degna di questo nome. La famiglia non è un male in sé ma non è un bene in sé, per le donne non lo è nel 2012 e c’è chi ancora la brandisce con intenti educativi, verso le donne, volendo fa credere che la comunità sia l’insieme delle famiglie. La comunità, per fortuna, è ben altra dimensione, almeno per come io l’ho sperimentata e la sperimento. Ho sperimentato il senso del “comune” nel mio contesto professionale ed è stato il periodo più intenso che io abbia mai potuto vivere nei termini della ricchezza scambiata e della creatività che si è attivata in ciascuna delle componenti: un vortice continuo di idee che si ampliava vieppiù in relazione all’utilizzo, per fini e bene comuni che si andavano costruendo e che ancora oggi restano un patrimonio disponibile nel mio campo di attività. Grazie alla continua messa in comune, al sostegno morale, materiale e professionale, l’idea che io avevo di me stessa fin da bambina si è potuta concretizzare mentre comprendevo, via via, che sottrarmi all’idea preparata per me e per le mie simili, di un destino legato al mio presunto istinto di farmi madre e di farmi lavoratrice non riconosciuta dentro quella trappola chiamata famiglia, sottrarmi a tutto questo mi ha permesso di costruire dei legami affettivi in cui anche i doveri possono essere visstuti come una libera scelta. C’è il dovere di sostenere chi si ama quando ne ha bisogno e anche quando sta bene e c’è il dovere di non dimenticarsi di sé e di restituire a chi ci ama, continuamente, questa libertà dell’essersi scelti e di continuare a farlo. Fuori da questa visione e da questa pratica, è già tutto pronto per riempirci di sentimenti di colpa, di inadeguatezza, di sevilismo e di svalutazione ed autosvalutazione. Non cadere in questo tranello è la sola chiave. Per me.

  30. @Loredana
    Che senso ha che sia proprio tu a trattare un’altra donna come la costola di Adamo? Anche richiamare in servizio il buon vecchio Sherlock, si poteva evitare, non è la prima volta che ci scriviamo via Mail.
    Nessuno ha offeso nessuno, se non operando una distinzione dove si vuole a tutti i costi proporre uniformità, ed esprimendo un concetto personalistico di vita sessuale, non piace? pazienza, ma perchè deve essere considerato un insulto?
    Io a questo blog ci sono affezionato, ma se non mi vuoi nel commentarium basta dirlo, sopravviveremo entrambi.

  31. Ultimo Ot consentito: Adamo e Sherlock non hanno nulla a che vedere con questo discorso, nè ho parlato di insulti ma di indelicatezza usata sia da te che da Roberta nell’indagare sulle parole e sugli stati d’animo di Valentina. Ora, trovo anche fuor di senso parlare di eliminazione ed esclusione. Sia Roberta sia Valter sono ospiti del commentarium finché lo desiderano. Chiedo però, come è stato chiesto giustamente anche da altre, rispetto per chi si espone raccontando la propria storia. Saluti.

  32. Purtroppo la storia di Valentina è solo una delle tante.
    Nel nostro Paese a volte ottenere la pillola del giorno dopo è un’impresa veramente ardua. Chi la richiede non solo incontra mille difficoltà, ma è sottoposta a giudizi morali da parte di chi si sente in diritto di farlo.
    Inoltre, in riferimento ad un commento letto, c’è da chiedersi: ma perché una donna non può sentirsi tranquilla di recarsi in un consultorio, di effettuare una visita e di andare incontro alle proprie scelte in tutta serenità? Perché una donna deve per forza avere qualcuno vicino per richiedere la prescrizione della pillola del giorno dopo o per acquistarla in farmacia?
    Le donne sono in grado di affrontare la vita da sole e in completa autonomia e se, come in questo caso, si sentono ferite, urtate, ostacolate, non è certo dovuto alla loro eccessiva sensibilità.
    E’ opportuno ricordare che l’AIED non persegue scopi commerciali e non ha fini di lucro, da sempre tutela e fornisce assistenza per la procreazione libera e responsabile e la salute della persona.

  33. A me invece mi stupisce e mi scandalizza di come si voglia elidere dal discorso sull’aborto qualsiasi accenno di sessualità, di relazione. Appurato da tutti che l’aborto è un male più o meno minore, soprattutto nei confronti della donna, sembrerebbe logico evidenziarne le cause.
    Si abortisce perché si è avuto un rapporto sessuale non protetto. Ma non protetto da che?
    Ho letto un libro di un giornalista di repubblica si intitola “Grazie. Ecco perché senza gli immigrati saremmo perduti.
    Tra le varie categorie da ringraziare, badanti camionisti preti pizzaioli etc, senza i quali non potremmo sicuramente andare avanti ci sono anche le prostitute ( valvola di sfogo vengono definite); svariate decine di migliaia, una grossa fetta solo Roma di cui centinaia di ragazzine romene sotto i 16 anni ,
    Mi rendo conto che è un accostamento pericoloso, aborto e puttana, ma purtroppo è un fatto: la maggior parte delle interruzioni viene effettuata su queste ragazze schiave della povertà prostituzione.
    Una ragione in più per non infierire su di loro al momento che sono costrette anche ad abortire dirà qualcuno. Sono d’accordo. Ma non si può far finta di niente, e se si vuol parlare di donne e di ciò che accade oggi in Italia bisogna parlare anche di questo e di come una sessualità slegata da qualsiasi riferimento procreativo e al limite anche affettivo generi sofferenza .

  34. no @K è la sessualità legata ad un fine biecamente economico, non alla procreazione. Ed il più delle volte una sessualità coercitiva. Perché se così fosse in quei paesi dove la prostituzione è un lavoro e non una forma di schiavitù (non a caso esiste il reato chiamato “sfruttamento” della prostituzione, e a me quella parola sfruttamento ha sempre fatto pensare più alle miniere di pietre preziose o ai giacimenti di petrolio, non all’uso e consumo del sesso) probabilmente il tasso di aborto e di diffusione di malattie veneree più o meno gravi è di fatto basso.
    Il sesso non porta o genera alcuna sofferenza, anzi forse è uno di quegli atti di cui più ci si giova, con o senza dover mettere al mondo dei figli.

  35. L’idea che la sessualità e la generazione dei figli siano la stessa cosa deriva dall’idea che la norma sia l’anatomia maschile. Invece c’è anche quella femminile, che le due cose le separa molto bene.
    La relatività di certi concetti, che si pretendono universali, è nei nostri stessi corpi.

  36. non so quanto questo sia OT, ma io non penso affatto che sessualità e procreazione debbano coincidere (ho già ribadito più volte che l’accesso alla contraccezione deve essere garantito e poi non dimentichiamo che non tutta la sessualità è etero)..però sarò un romanticone ed è chiaro che ognuno il sesso lo vive come vuole ma personalmente non potrei mai avere un rapporto sessuale completamente slegato dal coinvolgimento emotivo (e non parlo necessariamente di grande amore ma se c’è è meglio), se non posso fare l’amore con una donna che mi desidera quanto io desidero lei non voglio farlo.
    L’errore di k. credo sia ritenere che l’uso della contraccezione voglia dire sempre “sesso senza amore” ma non è così: come è stato detto anche una coppia stabile e innamoratissima può decidere di non volere figli (almeno per il momento) e prendere precauzioni durante i rapporti sessuali, anche una coppia innamorata, fra le lenzuola, può ricorrere a pratiche erotiche come il sesso orale che non c’entrano con la procreazione ma certo non sono la negazione dell’affettività. Che a ricorrere all’IVG in Italia siano spesso donne migranti in condizioni di povertà e sfruttamento è vero, ma il problema è la povertà e lo sfruttamento non l’IVG

  37. “ma il problema è la povertà e lo sfruttamento non l’IVG”
    povertà e sfruttamento che fra l’altro hanno portato, in questi casi, anche all’ IVG. l’aborto non è bello per nessuno, di sicuro non è bello per le donne che fanno questa difficile scelta (e difficile può essere in certi casi anche la decisione di non abortire, credo che ogni decisione in campi così delicati vada rispettata, non dico condivisa ma rispettata), l’aborto non è bello ma deve restare legale e sicuro e le ragioni sono state ampiamente spiegate: l’autodeterminazione del proprio corpo, evitare pratiche clandestine e pericolose per la donna.
    Del resto, come ho detto, pure se ammiro il cinico dr House, sono sotto sotto un romantico che adora le coppie innamorate, mi piacciono i matrimoni (se sono d’amore) e vorrei che durassero per sempre, ma non per questo sono contrario alla legge sul divorzio che considero una conquista sul piano dei diritti civili come lo è la legalizzazione dell’IVG

  38. Mi fanno sorridere quelli che parlano di pubblicità per l’AIED! Non lo è perchè se si legge con attenzione la lettera di Valentina, è chiaro che il centro è la denuncia di un sistema. La “normalità” dovrebbe essere prescrivere la pillola del giorno dopo, visto che è legale e prevista dalla legge. E comunque se pure fosse…facciamo ancora più rumore, urlando che l’AIED aiuta le donne in difficoltà e prescrive la pillola del giorno dopo! Tante donne in panico, in ansia, sotto stress, perchè si è rotto il preservativo o per altri motivi, eviterebbero umiliazioni e km e km in giro, rivolgendosi direttamente a chi può aiutarle.

  39. Io mi associo allo spottone dell’AIED, che ho sempre trovato economica, professionale e competente. Ma non so se è presente dappertutto e quindi se può rappresentare la soluzione per tutti i problemi. Avere anche una rete di strutture pubbliche a disposizione sarebbe più comodo – e infatti in teoria l’abbiamo. Però sull’AIED si può contare davvero, sulla rete pubblica, mi sembra di capire, non molto. E’ che da Firenze queste cose si vedono meno, e qui da noi la 194 funziona…. e non so se scrivere “per ora” o “ancora”, perché mi sembra che tutto stia diventando più cpmplicato di quando ero ragazzina (e circolava più informazione).
    Se poi per darti una pillola del giorno dopo o un’autorizzazione all’aborto devi anche assicurargli che hai un corretto approccio alla sessualità, mi sembra più complicato ancora. Al Pronto Soccorso, quando ti steccano una gamba, non ti domandano PRIMA di steccarti se casa tua è organizzata bene, se le scale sono pericolose o cose del genere. Almeno, non mi risulta.

  40. Una storia già sentita fin troppe volte.
    La situazione è stata la stessa, preservativo rotto, emergenza pillola del giorno dopo.
    Era estate ed ero al mare, perciò sono andata in un consultorio che si trovava all’interno di un ospedale, fuori dalla mia città.
    Ho aspettato più di un’ora e mezza, lasciando passare casi ben più gravi davanti a me, e quando è arrivato il mio turno mi sono ritrovata con una porta sbattuta in faccia, letteralmente.
    La ginecologa, suppongo, ha fatto entrare una sua collega e si sono messe a parlare, dopo un quarto d’ora ho gentilmente bussato alla porta e con fare indispettito una delle due mi ha detto di aspettare.
    Passata una decina di muniti riesco ad entrare:
    -Inanzitutto devo sottolinearle che non sopporto in alcun modo la maleducazione et cetera.
    Le altre parole furono inutili, bastava già quella frase per intuire il tipo di persona e il proseguire degli eventi.
    Mi ha chiesto le generalità e quale fosse il mio problema
    Nominando ”pillola del giorno dopo” la donna ha cominciato a gridare, e sottolineo gridare, che non è il tipo di farmaco che si può prescrivere a chiunque e inoltre, la cosa più umiliante, mi ha intonato di essere più coscienziosa sui rapporti sessuali.
    Tutto questo davanti alla sua collega.
    Shoccata e in evidente stato di fragilità emotiva, mi misi a piangere e solo allora, dopo una lungo silenzio, la dottoressa si è allontanata con l’amica concedendomi 5 minuti per pensare a cosa fare.
    A quel punto ho ripreso la mia carta di identità e sono scappata, con la paura di una gravidanza non voluta.
    Avevo 18 anni.

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