STORIA DI VALENTINA

Questa è una testimonianza che mi è giunta via mail (loredana.lipperini@gmail.com). E’ una delle molte storie, piccole e grandi, che aiutano a comporre l’immagine di quel che avviene in Italia negli ultimi anni. Grazie a chi me l’ha inviata, e a chi la commenterà nel rispetto di chi l’ha scritta.
Sera di san Valentino. Particolare insulso, ma proprio quella sera mi capita di fare l’amore ben protetta e capita anche che la protezione ceda. Un preservativo rotto. A chi non è mai capitato?
Cerco di non farmi prendere dal panico, penso: domani vado al consultorio più vicino e mi faccio prescrivere la pillola del giorno dopo. Così la mattina cerco su internet quello più vicino a casa mia.
Vengo da una piccola città, tutte noi sappiamo chi sono i ginecologi obiettori da non chiamare, a cui non affidarsi, il consultorio insomma è sempre stato l’ultima spiaggia. Ma a Roma, penso, sarà diverso. Quindi, vado al consultorio del quartiere San Lorenzo, certa di trovare quello che cerco. Entro e attendo. Ci sono altre donne, l’ambiente è quello classico e sciatto delle sale d’attesa. Poco rassicurante, con i manifestini delle varie iniziative ginecologiche consunti, una scrivania che funge da reception, la luce al neon. (O forse sono io che ho distorto il ricordo?) Quando arriva il mio turno illustro alla donna che mi trovo di fronte il mio caso, le dico che, insomma, ho avuto un incidente di percorso, e che ho bisogno della pillola del giorno dopo per non incorrere in una gravidanza non programmata né voluta. La signora, di cui non so assolutamente nulla (è un infermiera? una psicologa? una ginecologa? una volontaria?) mi guarda di traverso e mi dice: signorina, noi non prescriviamo la pillola del giorno dopo alla prima che capita, se lei non è una paziente abituale del consultorio noi non le possiamo dare niente. Se attende, fra qualche minuto può parlare con la ginecologa che le illustra i vari metodi contraccettivi in uso.
In quel momento mi sento così umiliata che mi vengono le lacrime agli occhi. Il tono, il modo, le parole che ho sentito si infrangono sulla mia autostima. Il cervello frulla veloce, la risposta non esce come vorrei, riesco a farfugliare qualcosa di sconnesso che vorrebbe essere maleducato, o almeno sottolineare a quella stronza (in quel momento la odio, non posso farci niente) che 1) si è rotto il preservativo, che oltre a proteggermi dalla gravidanza, mi protegge dalle malattie sessualmente trasmissibili. 2) li conosco i metodi anticoncezionali, ma se ne ho scelto uno che non funziona non ho alcuna colpa. 3) come posso diventare paziente abituale di un consultorio che mi tratta in questo modo e mi umilia in un momento in cui magari sono fragile e ansiosa? Probabilmente dico 2 parole e me ne vado assalita dalla voglia di piangere.
Torno a casa e razionalizzo: ho sentito parlare dell’aied, ritorno al computer, mi informo, li chiamo: mi fissano una visita ginecologica, il pomeriggio stesso, presto. Arrivo in anticipo, passeggio, c’è il sole. Entro alle 15.00. L’ambiente è pulito c’è una saletta d’attesa con dei divanetti, i manifestini delle varie iniziative dell’aied. (O forse sono io che ho distorto il ricordo?) Alla reception mi informano che devo fare la tessera annuale, costa 5 euro, la visita ginecologica ne costerà 30. Mi riceve un medico, mi sottopone ad un test di valutazione a risposte multiple, poi mi visita, mi fa un pap test, e mi prescrive la pillola del giorno dopo. Il tutto in un clima di serenità, senza nessuna sensazione di giudizio tipo spada di Damocle. Esco serena, ho la salvezza in mano.
Arrivo In farmacia, a Piazza Vittorio, certa che la vicenda si stia concludendo, il farmacista legge la ricetta, mi guarda, e fa: lo sai che anche i farmacisti possono obbiettare e non darti la pillola del giorno dopo?
Fortunatamente non è quello il caso, ma se lo fosse stato?

97 pensieri su “STORIA DI VALENTINA

  1. Da quanto so i farmacisti non possono fare gli obiettori. In ogni caso, queste testimonianze mi mettono addosso una profonda rabbia e una profonda tristezza. Spero che le cose possano cambiare, presto.

  2. A me invece sembra una reazione isterica sproporzionata a quella che era una disposizione interna (discutibile fin che si vuole) a cui l’addetta era tenuta. Poi un bello spottone per l’AIED, ma va bene.
    Magari, se avesse avuto vicino un compagno o un genitore, sarebbe stata meno urtata dal primo rifiuto, e meno provocata da quella del farmacista, che probabilmente era una battuta.

  3. FEMMINISMO, che brutta parola è diventata adesso: demonizzata, utilizzata in modo improprio, abusata, inflazionata. Invece si tratta di un concetto così semplice e basilare: aspirare ad una vita più umana, nella quale ogni donna abbia gli stessi spazi e gli stessi diritti di un uomo.
    – Marcela Serrano – Dieci donne (via proudtobeawoman)
    Grazie Loredana

  4. Ho già sentito troppe storie simili, ma resto agghiacciato ogni volta, proprio non riesco a capire; l’unica spiegazione che mi do è che sia solo il piacere sadico di infierire su chi è in difficoltà.
    @valter: ti rendi conto che il tuo è un commento universale, applicabile in qualsiasi situazione? Ti si racconta un torto subìto e rispondi: primo, non hanno colpe, si limitavano a eseguire degli ordini; secondo, peggio per te che eri debole, ché il mondo è dei forti.
    Primo: se la disposizione interna a cui l’addetto è tenuto fa sì che tu sia nella merda fino al collo e oltre, non so quanto proporzionata debba essere la tua reazione.
    Secondo: qui la questione non è la tutela dei diritti dei più forti; i diritti servono proprio quando si è deboli.

  5. Walter però te sei un po’ de coccio nel tuo essere dialogante. Pensa che piacere il farmacista sconosciuto/a o il cassiere/ra del supermercato che propone di obiettare all’acquisto dei preservativi.
    I farmacisti non potrebbero obiettare, tuttavia alcuni lo fanno e, soprattutto, in parlamento c’è una bella legge per permettere anche a loro di usufruire del diritto all’obiezione per la contraccezione d’emergenza.
    In tempi meno bui – l’unica volta in cui si è rotto il profilattico, il mio partner ed io eravamo dal ginecologo due ore dopo il “misfatto” ed eravamo entrambi pieni di vergogna perché, avendo avuto entrambi un’educazione assai attenta alla prevenzione, non avevamo proprio calcolato l’eventualità di rottura dell’oggetto.
    Avendo entrambi un pessimo carattere – credo lo sventurato farmacista che si fosse permesso una battuta avrebbe ricevuto una bella denuncia seduta stante.

  6. Reazione isterica, Valter? Se Valentina avesse avuto una malattia qualsiasi e fosse stata trattata così definiresti nello stesso modo il suo disappunto? O se una fa una scelta che non condividi (peraltro nei suoi diritti) un operatore sanitario fa bene a trattarla in modo sprezzante e paternalistico, a farle la battuta? Se è questo il rispetto predicato dai cattolici immagino che allora il prete che va in carcere a parlare con persone che hanno stuprato o ucciso o ferito debba insultarli e pigliarli per il culo tutto il tempo…

  7. credo che avere vicino qualcuno di caro non cambia la situazione, si può esporre la prassi del *a e te chi ti conosce* anche in modo più educato e soprattutto più rassicurante visto che sei in una struttura pubblica chiamata Consultorio e la gente va lì a chiedere una qualche forma di aiuto. E poi va bene essere accompagnate ma direi che anche da sole meritiamo rispetto per quello che stiamo chiedendo e che è legalmente ottenibile. Per quanto riguarda la obiezione dei farmacisti a me è capitato di sentirmi dire che, sebbene avessi la ricetta medica, dovevo andare in un’altra farmacia perchè la pillola anticoncezionale non *l’avevano neanche in catalogo*, ecco io la trovo una cosa aberrante. Inoltre non ci trovo niente di male a dire che ci sono strutture che sebbene a pagamento ti aiutano nel momento del bisogno. La rabbia e la tristezza che si prova è anche perchè, comunque per molti il fatto che in situazioni come questa ti tocchi passare sotto le forche caudine ci sta anche…noi abbiamo la colpa in tasca

  8. A volte sono contento di abitare in un paese luterano.
    E non è che qui si inviti all’aborto, ma mi sembra ci sia più rispetto per entrambe le vite, compresa quella di chi l’esperienza se la porterà dentro.

  9. Domanda: ma allora un farmacista obiettore di solito si rifiuta anche di vendere i preservativi? Perché visto che la pillola del giorno dopo è un antiovultorio non si può parlare di aborto/interruzione di gravidanza, ma “solo” di possibile gravidanza evitata proprio come nel caso del preservativo.

  10. Stefano, mi sa che c’è qualche farmacista con le idee un po’ confuse.
    A una mia amica andata a prendere la pillola del giorno dopo uno ha detto: E’ comunque un bambino. Quindi vedi tu se quel farmacista (e come lui sicuramente anche altri) può fare il collegamento tra (finta) etica, preservativo e pillola del giorno dopo. C’è tanta ignoranza, ma tanta.

  11. ma nun te preoccupà stefano che se potessero vendere anche il macchinario per l’aborto fatto in casa, de obbiettori ce ne sarebbero tre. Io ho comprato pillole nell’universo mondo farmaceutico e stai sereno che non mi hanno mai detto bah – per il fatto che appunto non dansi farmacie private.

  12. la discussione così come si sta portando avanti mi sembra proprio si sia imbarcata nei binari di quel manicheismo paranoide che tanto biasimava valter, e non che lui non ne sia responsabile.
    valter, anche se concordo con la zaub che tu non sia il maschio verso cui rivolgersi indefessamente in quanto “cattivo”, te voi FIDA’ del fatto che in un momento come quello in cui si ha bisogno della pillola del giorno dopo, dentro alla pancia di una donna si susseguono e dispiegano tante di quelle emozioni, tante di quelle sensazioni, ansie, dolori, ricordi, paure, pudore, bisogno di discrezione, di affetto, di amore senza giudizi, senza PATERNALISMI ALCUNI, tutte cose che spesso possono derivare, in quei momenti lì, da una persona amica, che può essere anche il proprio compagno nel caso in cui si sia accoppiate stabilmente, ma che insomma stia lì in silenzio a sostenere, supportare, “esserci”. senza altro tipo di interferenza. l’immagine che dipingi dell’andare in farmacia con mammà a me sinceramente mette ansia, che te devo dì.
    devi fidarti del fatto che qui non si sta facendo COMUNELLA, non se fa il gioco delle femministe a mo’ di danza neozelandese contro il maschio cattivo, che palle! (anche qui concordo su zaub: perchè l’idea che, essenso una minoranza, bisogni necessariamente fare gruppo? e chi l’ha detto che se dico quello che penso non possa comunque lavorare PER il gruppo?) ti prego smetti di pensare che queste cose accadono per una questione di irresponsabilità nella sessualità. tu capisci che una cosa del genere potrebbe succedere anche a tua figlia? (se tu ne avessi una, non lo so, faccio un esempio). capisci che non è necessariamente questione di gente superficiale, trasgressiva, libertina, di costumi discutibile o anche solo, TROPPO LAICA? capisci che se succedesse a tua figlia magari non avrebbe voglia di condividire, per pudore, la faccenda col papino amato, ma che vorrebbe essere libera e sicura di recarsi in un posto dove verrebbe trattata con rispetto e discrezione? capisci che non solo per me, ma anche per tante altre persone, sta questione è un problema vero che però non può risolversi, come spesso fanno i cattolici (che come ho detto riempiono la mia casa), con la cosa del “il problema si risolve a monte, ovvero evitando di creare il problema”? e poi, sulla questione dell’ingerenza dell’uomo. io penso che sia importantissimo che l’uomo partecipi, sia necessario. anche qui concordo con zaub sul fatto che sia molto tribale che l’uomo venga estromesso e trattato un po’ da “contento&cojonato”. conosco donne che fintamente lusingano gli uomini per poi intimamente averne un’opinione bassissima. è pur vero però che proprio questa distanza tutta “sentimentale” che separa gli uomini dalle donne in circostanze del genere, è il discrimine, è il solco entro cui la donna si trincera e si protegge, “sentendo” un’assenza che mille parole non possono colmare. ecco perchè contano i fatti. e i silenzi, latori del rispetto e della fiducia. come a dire: io ci sono. sto qua. conta su di me.
    Laura.

  13. Non sono sicura Zaub – vendere o non vendere è anche una questione di potere (maschile e femminile, neh). Alcuni, scusate io uso il plurale neutro, godono di più a dirti “me ne impippolo della vostra ricetta, tengo l’etica” che a tenersi una coppia di clienti. Anche perché farmaci, al contrario dei profilattici, si trovano solo in farmacia.

  14. Intervengo sulla questione dei cattolici versus contraccezione di emergenza perche’ (causa interazione con cattolici, portata avanti facendomi anche un po’ del male) penso di potere spiegare il punto di vista ufficiale della chiesa – Binaghi mi correggera’ nel caso.
    Secondo alcuni studi la pillola del giorno dopo puo’ non solo funzionare da trattamento antiovulatorio ma anche rendere piu’ difficile l’insediamento di un ovulo fecondato. Per i cattolici questo e’ gia’ un “aborto”, o come lo definiscono alcuni, un “infanticidio” (e ha ragione Marino Buzzi a commentare che in questo frangente “sono peggio dei talebani”, nel senso che per la religione musulmana l’inizio della “vita” coincide invece con l’insediamento dell’ovulo fecondato nell’utero e dunque contraccezione e contraccezione di emergenza sono accettabili).
    In base a questo modo di ragionare, la contraccezione di emergenza dovrebbe essere passibile di obiezione come proto-aborto ai sensi della 194 – e, seguendo, lo stesso principio anche tecniche contraccettive come la spirale, presumo (e ovviamente non serve a nulla ricordare che una Pdg non e’ sufficiente a provocare un aborto se la gravidanza e’ iniziata).
    Questo e’ il modo di pensare cattolico “ortodosso”, da quanto ho capito io. E il punto e’ sempre il medesimo: persino un semplice ovulo fecondato vale piu’ del corpo della persona che lo ospita. E’ questo il vero punto di discussione, perche’ anche facendo distinguo fra ovulo fecondato, feto, embrione, blastocisti, un cattolico “ortodosso” rispondera’ che pur sempre di “vita umana” si tratta (e che la “vita umana” non partorita vale piu’ di quella gia’ messa al mondo).

  15. Le storie che mi stanno arrivando sono testimonianze, spesso dolorose, comunque relative a un momento della propria vita non semplice. Ringrazio le donne che me le inviano. Ringrazio la parte del commentarium che sostiene e mantiene il rispetto nei confronti di queste donne.
    Ma non tollererò ulteriori interventi che parlano di reazione isterica e di spottone. Si può dissentire, e mi sembra che si sia – legittimamente – dissentito. Ma non si può e non si deve oltrepassare il limite. Grazie, ancora.

  16. e invece secondo me non è “questo il punto della discussione”. anzi. mi spiego, barbara f. come ho già detto in altri commenti, una cosa è il piano della teoria, altro quello della pratica. se io nella vita reale a livello PRATICO mi comporto in un modo, non è detto che a livello teorico, ovvero sul piano della discussione, non sia d’accordo con la “negazione” di quella pratica. ovvero. non è detto che io prenda la pillola del giorno dopo perchè me ne fotto e non considero anch’io, eventualmente, vita l’embrione, o addirittura l’ovulo. che equivale a dire che non sono d’accordo in linea generale e teorica con l’utilizzo delle mani al fine di redarguire un figlio, e che quindi il PIU’ DELLE VOLTE NON NE FARO’ RICORSO, ma che il giorno in cui dovesse succedere, il giorno in cui IO madre sceglierò quello che reputerò più giusto nel non rispetto della “regola”, e in soldoni dovessi mollargli uno schiaffo, pretendo che nessuno verrà a farmi la morale. applicare a livello concreto, esistenziale, quotidiano, ai propri comportamenti, sempre e comunque a livello ortodosso la regola, è questo l’errore! non la regola in sè! secondo me 🙂 questo vale per tutto. chi non si fa seguire nelle proprie azioni da valori, idee, etica? scrivo questo perchè se c’è una cosa che non tollero è che si dica in continuazione, oggi, che siamo improntati ad un’esistenza a-morale, senza etica, basata sul nichilismo e bla bla. la chiesa non è depositaria unica e assoluta di valori, e scegliere sulla propria pelle pagandone il prezzo e le conseguenze un gesto che contraddica e sia incoerente con la regola che generalmente sostiene la nostra esistenza non fa di me un NERO, contrapposto a un BIANCO. spero di essermi spiegata.
    Laura.

  17. Ah una necessaria precisazione.
    So benissimo che ci sono cattolici e cattolici, e che le singole persone possono pensare con la propria testa e fare distinguo (o talvolta il contrario, possono essere piu’ realisti del re ed essere ancora piu’ estremisti della posizione ufficiale della chiesa). Quella che ho espresso e’ pero’, credo, la posizione ufficiale del Vaticano e quindi quella da cui tutti i cattolici almeno in teoria partono, anche se alcuni se ne allontanano.
    Se poi ovviamente un* espert* di religione vuole smentirmi o fare precisazioni, ben venga ma questo e’ quello che ho capito io interagendo con cattolici che si definivano ligi alle posizioni ufficiali del vaticano.

  18. @Barbara F.
    Eccomi qua, sono un cattolico ortodosso e ritengo che decidere che una vita “vale più” di un’altra sia insieme una stupidaggine e una bestemmia.
    Ritengo anche che stabilire quando una vita generata dall’uomo assuma la dignità di persona (cioè a quale punto della gravidanza) sia operazione inutile e dannosa. Non è da qui che uscirà un accordo civile in materia, ma semmai, come non mi stanco di ripetere, dalla presa d’atto della libertà incoercibile della SINGOLA donna sull’accettazione della SINGOLA gravidanza stessa. Il che non solo non esclude ma richiede che la donna sia accolta in modo né sbrigativamente burocratico né ideologicamente terroristico, e le vengano prospettate anche diverse soluzioni. Sarà poi lei a decidere.
    @Lipperini
    Giustissimo, le mie sono illazioni, ma resta il fatto che quando hai a che fare con personale istituzionale le emozioni sono più d’impaccio che d’aiuto. Meglio non avallare la strategia dello “sfogo”.

  19. Laura, sono atea, non sono certo io che verro’ a dirti che la chiesa e’ l’unica depositaria dell’etica e che ogni comportamento morale deriva dalla propria credenza in una divinita’ piu’ o meno antropomorfa e dal comportamento piu’ o meno incomprensibile 🙂
    Cerchero’ di formulare il mio pensiero sul tema 194 in modo piu’ chiaro. Secondo la chiesa cattolica, un aborto – qualunque tipo di aborto diretto – e’ un omicidio.
    Sono perfettamente d’accordo con te sul fatto che ci sono principi morale che, non essendo normate a livello di codice penale e civile, possono essere portate avanti o meno dai cittadini a seconda della loro scelta, e che una occasionale incoerenza in merito non dovrebbe generare moralismi.
    Tuttavia se io sono contraria al furto e all’omicidio e commetto una delle due cose, infrango sia i miei principi morali che la legge vigente e sono dunque penalmente perseguibile. La strada concettuale che attualmente i cattoloci “ortodossi” stanno battendo e’ proprio quella di ricondurre l’aborto all’omicidio, che e’ un reato penale (come un tempo era l’aborto, e’ bene ricordarlo). Poiche’ equiparano le due cose, l’obiettivo finale e’ evitare ogni aborto e il fine giustifica i mezzi, la cosiddetta obiezione di coscienza e’ una tecnica accettabile per portare avanti la loro battaglia (di nuovo, mi sto riferendo alla posizione ufficiale della chiesa e NON parlo assolutamente per tutti colore che si dichiarano cattolici). Se ci fosse un referendum per l’abrogazione della 194 promulgato sulla base dell’equazione aborto=omicidio, io credo che probabilmente fallirebbe, almeno allo stato attuale delle cose. Pero’ questa equazione cattolica, secondo me, va tenuta d’occhio e combattuta il piu’ possibile. Idem per l’associazione fra aborto e Pdg – e bisogna ribadire che sono cose MOLTO diverse.
    Questo era il senso del mio intervento, spero di essermi espressa in modo chiaro.

  20. barbara f., ma ti pare che intendevo che tu stessi difendendo la chiesa! no no, aspè, nn fraintendiamoci, quello era ovvio!
    la mia frase “non è vero che è questo il punto” significava: No barbara f., se diciamo che il punto è questo, facciamo il gioco di cui sopra ovvero quello di stabilire le cose in base a discussioni, speculazioni teorico-filosofiche. che insomma, rispetto a un argomento come questo, ovvero argomento tutto CONCRETO, non ha molto senso. in generale, e chiudo, la mia era una difesa di: a prescindere da quello che penso e da quello a cui aderisco, non esiste “chiesa” che debba venirmi a dire cosa FARE. anche nel caso in cui io fossi la più fedele tra i fedeli di quella chiesa.
    Laura.

  21. @ Valter Binaghi
    Mi aspettavo una precisazione simile, ma francamente la sua non e’ una posizione che ho trovato di frequente in blog cattolici “ortodossi” (ricordo un particolare intervento in cui una signora si augurava che le donne che cercavano di abortire “avessero quel che meritavano…”). Se lei la pensa in questo modo tanto meglio, pero’: come segnalavano Zauberei e la mia omonima Barbara, questo rende un confronto possibile.
    La mia conoscenza della dottrina vaticana e’ di seconda mano, segnalo solo che ci sono opinioni molto diverse dalla sua sulla questione aborto, che queste opinioni si autodefiniscono “ortodosse” e che sono facilmente reperibili in rete (in caso siano necessarie segnalazioni, ne ho in mente un paio di particolarmente icastiche).
    Detto cio’, auguro una buona serata a tutti e ringrazio infinitamente chiunque abbia contribuito alla discussione.

  22. Valter, se non ti dispiace questo spazio è destinato anche agli sfoghi. Non sei tu, grazie al cielo,a decidere quale strategia adottare in questo blog. Pregherei di non rispondermi, non voglio ulteriori off topic, grazie.

  23. (quando si arriva a questi punti, a me viene sempre in mente la definizione di silone, “socialista senza partito, cristiano senza chiesa”. in ogni caso concordo parecchio sul resto del tuo commento, barbara f. Laura.)

  24. @Laura
    Si’, avevo capito e stavo solo un po’ giocando sull’equivoco (la mia dichiarazione era seguita da uno smiley in segno di accordo).
    Ti rispondo al volo anche se il tuo argomento e’ interessante e richiederebbe piu’ tempo: purtroppo la legislazione (che norma gli aspetti pratici della vita delle persone) prende spesso il la da discussioni teoriche. Tu hai citato l’esempio del “non dare uno schiaffo ai bambini” cge e’ un principio morale valido ma che puo’ essere talvolta infranto – beh, in molti paesi europei, schiaffeggiare un bambino e’ illegale (Stefano che sta in Svezia potra’ confermarti la cosa, anche se credo lo “scappellotto” pedagogico non abbia conseguenze penali nemmeno laggiu’).
    Secondo me, sottovalutare l’impatto sull’opinione pubblica di un discorso anche teorico sul tema dell’aborto e della contraccezione di emergenza e’ un errore di strategia, e molto grosso. E’ tempo di mettere i puntini sulle i.
    Detto questo, ovviamente sono d’accordissimo sul fatto che “a prescindere da quello che penso e da quello a cui aderisco, non esiste “chiesa” che debba venirmi a dire cosa FARE”.

  25. Laura mi ha molto colpito la tua riflessione che mi dà modo di ricordare e raccontare una storia a mia volta. Sono stata cattolica militante, poi femminista. In quel passaggio accadde che venne da me un giovane frate che conosceva la mia “transizione” per chiedermi di aiutarlo a risolvere un “caso” di una altrettanto giovane donna nelle condizioni di abortire. Gli diedi le indicazioni in mio possesso e non mi passò mai per la mente di giudicarlo per questo, neppure nel caso, probabile, in cui fosse stato lui ad essere coinvolto direttamente nella vicenda. Colsi tutto il suo dolore e la sua di “transizione” verso un’attenzione profonda nei confronti della donna che doveva abortire. Me ne andai dal mondo cattolico disgustata dall’ipocrisia di quel contesto ma non giudicai ipocrita quel fraticello nemmeno per un istante. Solo profondamente umano e rispettoso della vita di quella donna.

  26. e anch’io voglio dirti che il tuo argomento è interessante, perchè appena risposto devo ammettere che l’articolazione del pensiero del tuo commento ha operato qualcosa, in me. stavo riflettendo. la sola cosa che mi viene da dire, così, è che probabilmente l’essere nata in un momento in cui l’aborto NON era più un omicidio, sulla mia cultura e sul mio pensiero, è stato più che determinante. non soltanto nel senso di “dare per scontata una cosa che prima non lo era”, ma proprio di non riuscire, se non andando a “ritroso concettuale”, a vedere quella cosa come una cosa punibile. mi spiego?
    per questo mi ha toccata molto l’esortazione allo stare attenti, e a non sottovalutare. davvero. e la farò mia da subito.
    Laura.

  27. La storia di Valentina è una fra tante, anzi tantissime. Invita a riflettere su come sia indietro il nostro Paese su tante questioni, prima fra tutte quella dei diritti, e sul modo in cui questa società si rapporta alle donne. Ho condiviso questo post sulla pagina Fb dell’AIED (https://www.facebook.com/aiedsocial), grazie a te per averla pubblicata!

  28. Da questo documento della commissione bioetica, pubblicata sul sito del governo, sembrerebbe che i farmacisti non possano obiettare e dunque non possono rifiutarsi di vendere la pillola del giorno dopo. E’ datato Febbraio 2011 e quindi è posteriore al disegno di legge linkato da Barbara.
    .
    Sto seguendo con molto interesse lo scambio di battute tra Laura e Barbara, e mi pare un terreno di discussione molto fecondo.
    Riguardo al fatto di pubblicare le storie di donne con tutto il loro carico emotivo, con una battuta mi viene da dire: se non qui dove? Dove è il luogo e il tempo opportuno per parlare di queste storie e di questa emotività, visto che non sono affatto marginali rispetto al tema di cui si sta dibattendo?
    .
    Da quando Zaub ha notato come a Valter piaccia disseminare la discussione di trappole spiazzanti, rimango serafica di fronte ad ogni suo commento, anche quando scrive che l’addetta di un consultorio “è tenuta” (ovvero: non può esimersi) a rispettare disposizioni interne (ovvero: regolamenti) e il fatto che queste disposizioni e il modo in cui vengono comunicate mettono in grave difficoltà un’altra donna che non sa dove sbattere la testa dipende solo dalla reattività emotiva (spropositata reazione isterica) di quest’altra donna.
    Io questa volta, Valter, nella trappola non ci casco. So che volevi dire un’altra cosa, non so cosa, ma un’altra.

  29. Chiariamo un punto: io non dissemino trappole, almeno non è questa la mia intenzione, ma cerco di scardinare un linguaggio in cui siamo avvitati da quarantanni, e che secondo me irretisce ugualmente cattolici e femministe. E’ frutto di antropologie di riferimento (leggasi concezione della persona umana) rudimentali, e di una scarsa consapevolezza dello scarto tra il morale e il politico.
    Ovviamente il dettato interno di un istituzione sanitaria non ha niente a che fare con l’emotività dell’utente, ma nemmeno può esserne scalfito.
    E’ la politica che fa le leggi, ma quando il linguaggio è preso dalla strada o da tradizioni giuridiche che non hanno mai dovuto misurarsi con un certo problema, le leggi rischiano di essere inadeguate.

  30. Valter, se il problema è il linguaggio o le antropologie di riferimento o altro ancora, segnala in chiaro qual è l’oggetto che hai in mente, magari anche in modo noiosamente didascalico. Il rischio di andare OT è alto, ma è ancora più rischioso destabilizzare l’interlocutore che si vede scombinare continuamente i piani del discorso.
    Di fronte a molti tuoi interventi io spesso mi chiedo: ma con chi ce l’ha Valter adesso? ‘Chi’, capisci Valter?, non ‘cosa’.

  31. Quando le donne si sono battute per ottenere che l’aborto non fosse più considerato un reato, il linguaggio usato fu molto preciso, tanto che chi fece la legge ne comprese esattamente il contenuto e lo tradusse in ciò che il movimento aveva chiesto. Quel linguaggio conteneva in sé tutta la vastità del dibattito e l’enormità del dramma che l’aborto per ciascuna rappresenta. Il resto è venuto dopo ed è venuto da coloro che non hanno mai smesso di considerare l’aborto un omicidio e il ricorso ad esso poco più che una misura contraccettiva.
    Se la legge non venisse aggirata dalla malafede di alcuni, sarebbe ancora perfettamente adeguata, è ancora perfettamente adeguata, andrebbe solo perfezionata per impedire alla malafede e al malaffare di spingersi sempre oltre la pelle delle donne.

  32. Non capisco l’obiezione di Barbara F.
    All’aborto segue scomunica latae sententiae (cioè automatica) della donna e dei collaboratori attivi (medici etc). Non nel caso della contraccezione d’emergenza, che rimane però peccato grave. Fine.
    Il fatto che un ovulo fecondato è già o non è già essere umano è un discorso inutile.
    Comunque, un discorso che non ha niente a che fare con la chiesa cattolica ma soltanto con la ragione, che non è proprietà privata della chiesa cattolica. Detto questo, un aborto a 11 settimane non è come prendere una pillola del giorno dopo. Chiaro.
    Non è nemmeno vero che la chiesa cattolica tenga di più all’essere umano nell’utero che alla madre. Chi l’ha detto?

  33. Scusate tutti per l’OT – ma per la dottrina cattolica ogni tipo di contraccezione – tranne i metodi naturali – sono un grave peccato perché ostacolano l’apertura della coppia alla vita. E sì, i coniugi hanno diritto a una vita sessuale piena ma subordinata all’accoglimento della vita stessa. Poiché la Chiesa stessa su alcuni argomenti – tra cui questo – si ritiene depositaria del diritto naturale, valente per tutti – cattolici e no – pensa anche di essere l’unica morale di riferimento. Ergo cattolici e non cattolici – dal punto di vista ecclesiastico – dovrebbero essere vincolati a tale morale e lo Stato dovrebbe emanare leggi compatibili con questo ordine di idee (potestas indirecta) attraverso e mediante la presenza dei cattolici in politica.
    La contraccezione d’emergenza è equiparata all’aborto perché non si persuadono che la pillola del giorno dopo non sia abortiva. Ma anche la spirale è considerata un contraccettivo abortivo.
    Un po’ tagliata con l’accetta questo è il magistero. Ai cattolici – moltissimi – che non si riconoscono non resta che il tentativo di far cambiare orientamento al magistero o prenderne atto e cambiare Chiesa. Con il massimo rispetto per tutti i credenti presenti nel forum.

  34. @ Gino
    Dal sito del Vaticano: “risulta chiaramente che l’acclarata azione “antinidatoria” della pillola del giorno dopo, in realtà, nient’altro è se non un aborto realizzato con mezzi chimici. Non è coerente intellettualmente, né giustificabile scientificamente, affermare che non si tratti della stessa cosa”.
    (trovato qui http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdlife/documents/rc_pa_acdlife_doc_20001031_pillola-giorno-dopo_it.html)
    Ora a me, essendo io atea, di scomunica o peccati gravi non importa nulla (al massimo posso suggerirvi di mettervi d’accordo fra cattolici…). Importa solo che i farmaci anticoncezionali non sono sottoponibli a “obiezione di coscienza” mentre le misure abortive, secondo la 194, si’. E quindi, se un medico si rifiuta di praticare un aborto fa cio’ che la legge gli consente attualmente di fare, mentre se “obietta” sulla contraccezione di emergenza non ha scuse e teoricamente potrebbe beccarsi una bella denuncia, visto che la contraccezione non e’ piu’ un reato contro la stirpe come soleva essere in passato. Su questo “brutto dubbio” ha ragione: i termini non devono essere chiari, ma CRISTALLINI.
    Quanto alla maggiore importanza dell’embrione o feto rispetto a una persona gia’ nata nella dottrina cattolica, e’ un’idea che mi sono fatta interloquendo con alcuni cattolici. Ad esempio, mi e’ stato fatto notare che per essere assolti dall’aver abortito, in passato bisognava avere il perdono del vescovo, mentre non credo che questo sia mai stato richiesto per un omicidio. Come per far capire che, anche se non si vede, il bambino non nato è più importante di una persona già nata.

  35. E con questo anche io chiudo l’OT sulla chiesa cattolica. Vogliate scusarmi ma tutto era partito da un tentativo di distinguere fra aborto e contraccezione di emergenza e spiegare perche’, a mio parere, si facesse confusione fra le due cose, specie in ambiente cattolico.
    Concordo con l’altra Barbara nell’osservare che la mia cerca di essere un’analisi molto schematica del magistero. Mi rendo conto che le coscienze dei singoli credenti possano distaccarsene o avere un approccio dialettico nei confronti di questo.

  36. 1)Il diritto naturale è indipendente dalla morale cattolica. Sono due cose diverse.
    2) La chiesa cattolica ritiene, la sua, una verità universale, come tantissime altre istituzioni e organizzazioni: Onu, Ong, Associazioni Femministe etc etc. Certe organizzazioni ricorrono addirittura alla forza per far valere le proprie verità.
    3) Se i sistemi contraccettivi approvati dal vaticano ci sono, è sbagliato dire che il vaticano “è contro la contraccezione”.
    4) Nel comunicato stampa della Pontificia accademia vengono dette le cose come stanno. L’unica differenza è che non si può sapere se si è incinte o no. Se poi per quelli dell’oms si tratta di “contraccezione d’emergenza”, meglio per chi produce la pillola del giorno dopo. Noi lo chiamiamo così e accettiamo che sia così solo perché legalmente è così.
    5) Se uno compie qualcosa di illegale, può essere denunciato. Se poi esistono posti in Italia dove l’illegalità è la norma e nessuno la persegue (penso anche a cose molto più banali come andare in giro senza casco, non mettersi le cinture eccetera), il problema è dello stato, mica del vaticano.
    6) Anche oggi. Per l’aborto bisogna avere il perdono del vescovo o delegato per farsi perdonare un aborto (se si è coscienti, consapevoli, maggiorenni etc). Questo non vuol dire che, per la chiesa, una vita sia più rilevante dell’altra, ma che un atto sia ritenuto più grave di un altro.
    Conclusione: Le aziende farmaceutiche fanno informazione e dettano l’etica e le definizioni meglio che la chiesa cattolica, senza dubbio. Non per forza bisogna essere cattolici o credere in un dio per capirlo.

  37. @Valeria
    Ma non è infantile pensare che quando uno parla debba per forza avercela “con” qualcuno?
    Se proprio vogliamo trovare chi è distante anni luce da me ti direi “brutto dubbio”, non perchè difende il diritto di usufruire della legge 194, ma per il linguaggio che usa e la grossolana forma di sciovinismo ideologico cui è aggrappata. Che l’aborto sia un’interruzione di gravidanza o un’omicidio, mettevi il cuore in pace ragazze, resteranno due punti di vista nessuno dei quali eliminabile, perchè dipende se la cosa è vista da parte dell'”ospitante” o dell'”ospitato”. Certo, piacerebbe eliminare la parola e con essa la cosa, ma questo non è accaduto in quarant’anni e non accadrà mai, e non perchè la chiesa cattolica lo impedisce ma perchè lo impedisce la ragione umana.
    Dunque una donna non potrà mai abortire senza sensi di colpa?
    Nel caso in cui non sia un problema di salute o di grave indisponibilità psicologica ad affrontare la gravidanza, non credo proprio, e chi ha abortito lo sa, anche se la sua responsabilità va condivisa con chi l’ha messa incinta e con chi la opprime in un modo o nell’altro.
    E con tutto questo, l’ultima parola sulla prosecuzione o interruzione di gravidanza resta la sua. Ma allora dov’è il problema?
    Nel fatto che alcuni (cattocrociati) non hanno ancora assimilato un principio elementare di civiltà giuridica e altri (certo femminismo) non si accontentano del riconoscimento dell’autodeterminazione in questo caso, ma vorrebbero travestire la tristezza infinita di un effetto della miseria umana in una conquista di civiltà.

  38. Gino:
    che per la chiesa cattolica, pillola del giorno dopo e aborto fossero due cose diverse e sanzionate diversamente l’avevi detto tu, mica io! Io mi sono limitata a sottolineare che per il vaticano le due cose sono identiche ma che lo Stato Italiano ha un’opinione diversa in merito (e le leggi le fa lo Stato, non le fanno le case farmaceutiche). La tua affermazione sul fatto che l’accademia pontificia dica “le cose come stanno” e non come fa comodo a loro, riconferma quello che avevo espresso prima: ovvero che e’ importante informare le persone su come il concetto di “gravidanza” viene definito sia dal punto biologico che dal punto di vista legale (perche’ la definizione legale di gravidanza e’ quella che definisce se un determinato farmaco sia passibile o meno di “obiezione” ai sensi della 194).
    Non penso nemmeno che l’obiezione illegale sia un problema del vaticano: penso invece che sia un problema dello stato e soprattutto delle persone che vedono negato il proprio diritto alla contraccezione. Bisogna PARLARNE, INFORMARE, bisogna dirlo che se ti negano la pillola del giorno dopo, hai tutti i diritti di fare la voce grossa ed arrabbiarti perche’ il diritto di obiezione per la contraccezione di emergenza semplicemente NON ESISTE per lo Stato Italiano.
    Grazie del tuo commento – e’ stato una bella conferma dell’idea che cercavo di difendere.

  39. @Valeria
    In quanto a alla mia posizione “noiosamente didascalica” sulla questione di linguaggio l’ho scritta (mettendoci un quarto d’ora) nel commento 38 a “La storia di Maria”. Non che sia questo capolavoro teoretico, eh! ma visto che me lo chiedi…

  40. Solo tre appunti, Barbara. Le due cose non sono identiche neanche per la chiesa cattolica (lo stato si limita a “recepire”). C’è una differenza per la chiesa e, come ho detto, è quella che c’è fra un aborto e un “possibile” aborto. Non una differenza che conta poco, perché in un caso c’è la scomunica e nell’altro no.
    Per quanto riguarda le leggi, è un po’ astratto e idealistico sostenersi con l’uso del perfettivo. Nominalmente le fa lo stato. Ma in pratica le leggi le fanno le persone, le aziende farmaceutiche, la chiesa cattolica e tante altre associazioni legali o no. In questo caso non c’è alcun motivo economico per cui la chiesa debba dare una definizione di “comodo”. Moltissimi, invece, per aziende da cui la differenza di profitto dipende direttamente da questa definizione.
    I lobbisti si occupano proprio di fare quelle piccole cose burocratiche e legislative che possono fare grandi differenze “per l’umanità”, “per la nazione”, “per il comune” e soprattutto per la propria azienda. Poi, se una cosa ne vale proprio la pena, si possono movimentare un sacco di quattrini e costituire nel tempo un’opinione pubblica favorevole a qualsiasi “innovazione” di qualsiasi concetto morale, etico, di diritto.

  41. Vale più la nostra vita o quella di una pianta?
    La nostra o quella di una formica?
    La nostra o quella di qualcuno che vuole ucciderci?
    Se una donna pur volendo un figlio non “può” averlo, abortirà, e avrà i suoi sensi di colpa;
    se un’altra non ci pensa minimamente a partorire, abortisce e non avrà sensi di colpa, altrimenti cambia idea e partorisce. L’aborto è una conquista tecnica, la civiltà una credenza. Siamo noi a decidere quando un omicidio è un omicidio, e quanto vale la vita degli altri. Per me la vita di un embrione è nelle mani della madre, che può liberamente decidere di sopprimerlo. La vita di un feto mi mette dei dubbi. Per me una madre può uccidere anche un figlio dopo che è nato. La legge 194 ha un problema evidente, che poi porta all’obiezione di coscienza. Il problema è che è una legge che cerca di mettere una pezza. Tra la necessità di evitare gli aborti clandestini e di dare un diritto alle donne, e la credenza pubblica che l’aborto è comunque se non un reato, un male da evitare. Allora la legge depenalizza un reato, ma non dice che una donna è libera di abortire, dice che può interrompere volontariamente se la gravidanza la mette in pericolo fisico o psichico o per altre ragioni. Questa è una legge ipocrita e anche idiota. Che volontà è quella di chi si trova nelle condizioni suddette? Dall’altra parte poi il capolavoro dell’obiezione di coscienza, che è sì legittima ma a cui allora si deve far fronte rifornendo le strutture di non-obiettori. Allora i punti di vista fondamentali sono due: o si può abortire, liberamente, oppure no. E molte delle persone incontrate in queste testimonianze non dovrebbero più mettere piede in una struttura pubblica. In una struttura sanitaria pubblica le proprie opinioni si tengono nella propria testa.

  42. Ringrazio Loredana per aver sopportato con pazienza i mie OT sulla dottrina della Chiesa. Qualche ultima precisazione: è di fatto impossibile rendere conto della complessità della riflessione del magistero sulla contraccezione, sull’aborto e sui rapporti intrattenuti tra la Santa Sede e i diversi governi. Tuttavia ho creduto potesse essere interessante – ancorché tagliato con l’accetta – un contributo in questa direzione. I miei primi anni di studio sono stati rivolti alla dottrina cattolica quindi credo di avere qualche strumento intellettuale da condividere, senza volerlo usare come una clava né per invadere il dibattito. Alcune puntualizzazioni: 1) La Chiesa non considera il diritto naturale come una propria invenzione ma – unica tra tutti i monoteismi – ne valuta la propria interpretazione come vincolante per tutti. Credenti e non credenti. 2) Con sommo dispiacere delle coppie i metodi naturali per la contraccezione non sono sufficientemente sicuri. Anzi. 3) E’ improprio paragonare la Chiesa a una lobby farmaceutica non solo perché si fa torto alla Chiesa ma perché, al contrario delle case farmaceutiche, essa ha un lunghissimo passato di governo diretto di un tratto abbastanza vasto del territorio italiano. Il potere temporale è caduto solo nel 1870. Mi piace ricordare come, fino ad allora, l’unica chiesa protestante presente sul territorio fosse in estrema periferia e la sua frequentazione era libera solo per il personale diplomatico e gli stranieri di passaggio. Ci stazionava un “poliziotto” davanti a garanzia che nessun romano si infilasse nella tana del lupo. 4) La perdita del potere temporale ha portato a un’elaborazione assai raffinati dei rapporti tra Chiesa e Stati e dei diversi poteri che si possono esercitare. Pur preferendo la potestas diretta – ossia il governo diretto – quella indiretta si è rivelata la più praticabile.
    Noi sappiamo che non tutti i cattolici condividono il magistero ecclesiastico, soprattutto per quanto riguarda la morale sessuale. Ed è un loro diritto – per altro garantito dagli stati laici e non dallo statuto interno della loro Chiesa – tuttavia, quando discutiamo di questi argomenti, nel rispetto di tutti, è a mio avviso, più corretto tenere in considerazione le posizioni ufficiali perché su di esse si fonda la politica.

  43. Se la Pontificia accademia dice le cose come stanno, allora anche tutti i metodi ormonali di contraccezione (pillola, ineizione, patch, anello), nonché la spirale, sono “possibili aborti”, in quanto oltre all’ovulazione o la fecondazione, impediscono anche l’impianto di un eventuale ovicita fecondato.
    Anzi, lo è anche il ciclo mestruale, che lava via l’eventuale blastocisti non impiantata. Una strage continua! Con la collusione della Chiesa, visto che approva il metodo Ogino-Knaus, che permette i rapporti nei giorni infertili postovulatorie. Ma non ho mai sentito parlare di farmacisti obiettori che rifiutassero di vendere i Tampax.

  44. Ti devo delle scuse, valter. In effetti non avevo letto né il tuo, né tutti gli altri commenti dopo il tuo, perché non ero più entrata in quel thread.
    Ora li ho letti tutti. Ti ringrazio molto per lo sforzo di chiarezza del tuo intervento e, siccome sono d’accordo con le valutazioni degli ultimi commenti (la marea di ragionamenti distrugge la bellezza di questo spazio dedicato alle storie) dico solo che mi sento in sintonia con le risposte che ti hanno dato Barbara e Zauberei e, in generale, con tutti i loro commenti.
    E, comunque, non sono le cose che dici a farmi pensare che ce l’hai con qualcuno, ma il modo in cui le dici, la tua impanzienza di fronte a chi non ha chiari i tuoi punti di partenza, che può pure non condividere, ci mancherebbe, ma che comunque ‘deve’ avere chiari. Per questo ti chiedevo di esplicitarli, ma tu l’avevi già fatto e di questo ti ringrazio.

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