Ancora il Premio Strega (perchè la discussione, dopo le lettere di Parpaglioni e Minimum Fax e la risposta di Lello Voce, continua qui, con una provocazione qui)? In un certo senso. Per coloro che davvero non potessero fare a meno di notizie, previsioni, gossip e toto-vincitori da qui a stanotte, valga un articolo vintage. Perchè giusto sei anni fa, sulle pagine del Corriere della Sera, uscì un gonzo-reportage di Luther Blissett, in occasione della candidatura di Q alla finale del premio medesimo. Ve lo ripropongo, direttamente dagli archivi di Wu Ming, non senza ricordarvi che in quel di Bargecchia (Lucca), è in corso un progetto sul decennale di Blissett medesimo: informazioni qui.
Forse non tutti sanno che Walt Disney simpatizzava per i nazisti. Se avesse vinto Hitler, forse il padre di Mickey Mouse sarebbe diventato presidente degli Usa, e oggi l’intero pianeta somiglierebbe a questa Fiera del Libro… Ed e’ proprio cosi’ che e’ andata. In tutto l’Occidente si gioca a nascondere il fatto che siamo in guerra, e qui vediamo all’opera dei veri professionisti della rimozione: su 1300 stand, solo in uno (1!), quello del piccolissimo editore Derive Approdi (G73), abbiamo visto messaggi sul conflitto in corso.
Uno sguardo sulla fauna che ci circonda: l’onorevole Mario Scelba usava l’espressione spregiativa “culturame”. In ossequio ai dettami del “politically correct”, non arriveremo a tanto, ma certo non e’ un bel vedere. Tutti ci fanno notare che quest’anno e’ pieno di bambini, ma questa potrebbe addirittura essere un’aggravante: in fin dei conti ce n’erano svariati anche a casa di Marc Dutroux (Marcinelle, Belgio), e non si puo’ dire che la cosa abbia giovato alla sua immagine.
Che ci facciamo qui? Negli Usa lo chiamano “gonzo journalism”, fare cronaca dall’interno degli eventi, calandosi con volutta’ anche nelle situazioni piu’ grottesche. Per fare il nostro sporco lavoro, abbiamo deciso di entrare dalla porta d’ingresso: candidarsi allo Strega. Ed eccoci qui. Caffe’ letterario, ore 17 del 13 maggio: come Robert Redford in “Brubaker”, ci infiltriamo in ordine sparso tra gli spettatori. Alcune ragazze spacciano tra i tavoli micidiali cioccolatini, ciascuno dei quali contiene un quarto di litro dell’eponimo liquore. Con tre vai a dormire. Ci fermiamo a due.
Gli autori candidati salgono sul palco. Indovinate chi manca all’appello. Primo avviso: “Luther Blissett al tavolo!”. Ci scambiamo rapide occhiate: in nome del dovere di cronaca, decidiamo di non farci riconoscere. Secondo e ultimo avviso: silenzio in sala. Il presentatore chiosa: “Bah, peggio per loro”. Si comincia. Dopo alcuni minuti trascorsi a commentare planimetrie e carte catastali di svariati edifici da “salvare”, ci investono frasi come: “I premi letterati sono la forma assunta dal mecenatismo nei regimi democratici” (da cui si desume che l’Italia e’ il regime piu’ democratico del mondo); “La parola ‘gap’ puo’ essere letta in modo generazionale: ‘ghep’ oppure ‘gap'”; della vincitrice annunciata si dice che “non ha bisogno di presentazioni”… Ci sentiamo molto vicini a lei, anche noi siamo impresentabili.
Quando toccherebbe a Blissett, agguanta il microfono il direttore editoriale dell’Einaudi, che dichiara, ostentando un certo stile: “Gli autori di ‘Q’ sono pseudonimici e virtuali: non vengono, ma avvengono”. Bel colpo, Ernesto. Dal palco, una domanda: “Perche’ parli al plurale?’. “Perche’ Luther Blissett e’ plurale come l’immaginario’. Notevole. Mentre gli autori fanno passerella, il nettare del mecenate ha gia’ preso il sopravvento: caracolliamo verso l’uscita fingendo di non conoscerci. Ognuno di noi sa quello che deve fare: non correre, non dar loro un pretesto per spararci alla schiena. Ah, dimenticavo: abbiamo vinto.
strano, iannox non ha ancora scritto qualcuna delle sue acute osservazioni! come si spiega questo silenzio? non sarà mica morto? mi sentoi agitato
Vinse “Buio” di Dacia Maraini se non sbaglio.
iannox stai facendomi preoccupare sul serio! possibile che il tuo cervello non abbia ancora elaborato una delle consuete formidabile acute osservazione, stamattina? non è che sei venuto a mancare sul serio?
a) chi ha vinto il premio,poi?
b) perchè LB ha partecipato?
c) Luther Blissett non era morto?
Quanto ha contato per i Wu Ming lo Strega?
Molto?
Poco?
Non sa/Non risponde?
E’ stato giusto parteciparvi?
Sono innocenti o maneggioni?
Troppe domande?
mioddio
Quanto stinta è la polemica o la chiacchiera sui premi letterari. Servono, non servono? Premiano il meglio del momento? La storia ci dice che si sono alternate stagioni dove i premi hanno evidenziato la qualità ed altre in cui sono andati ad illustri e potenti scrittori e/o a case editrici influenti e corruttive. Che ci vogliamo fare, è un pò come la vita. L’obiettività è qualcosa che sfugge, e che spesso la si adatta alle convenienze. Una cosa è certa: i premi, la loro preparazione, la loro celebrazione producono dibattitti, polemiche pagine e pagine sui giornali generalisti e non. Anche la tv s’incarica di trasferire nelle case della gente tali avvenimenti, sia pure conditi con Vespa, Carlucci ecc. In occasioni di questo tipo la poesia, la narrativa, la saggistiva vanno oltre i cenacoli un pò autoreferenziali degli addetti ai lavori, ed è un bene.
ah, eccoti iannox. finalmente! nonostante quello che sta succedendo a londra non sei riuscito a esimere il tuo sottile cervello dall’ esprimersi sottilmente. i tuoi fans sono in attesa di uleriori! ma chi sono quelli che sprecano il loro tempo a leggere le tue sottili elucubrazioni? è vero che c’è tanta dispoccupazione in giro ma insomma
Faccio gli affari miei a casa mia, perché di fantasmi e streghe altrui sono stufo.
Hai ragione in fondo Morosini – nonostante la tua antipatia: devo farmi maggiormente i fatti miei.
Rischi di diventarmi pure un minimo simpatico. 🙂
Iannox
Rispondo a Effe:
In sé, il premio non contò niente. Lo Strega è sempre stato e sarà sempre una triste buffonata, uno stracco rituale mondano per la classe digerente, i parassiti da buffet etc.
Nel nostro caso, a livello di marketing contò il fatto che NON partecipammo, che NON ci presentammo. Andammo alle votazioni al Bramante a rilasciare dichiarazioni puntualmente riportate (“Siamo venuti per scroccare il buffet, ma qui pare tutto molto dimesso. Com’e’ brutta questa classe digerente”), e ci guardammo bene dal farci vedere alla serata finale.
I titoli dei giornali erano sempre: “Strega: Luther Blissett non si presenta”. Fu il nostro modo di contestare.
Arrivammo in cinquina per via di oscuri maneggi a cui eravamo del tutto estranei. Non certo per la qualità del libro, che tanto i giurati non avevano letto.
Dichiarammo: “Abbiamo comprato il quarto posto, come Elio a Sanremo”.
Difatti, se non sbaglio, arrivammo quarti.
Pur con tutto il rispetto, mi fa ridere Parpaglioni, devo ammettere. E mi fa ridere anche Minimum Fax, sempre con tutto il rispetto.
L’uno cade dal pero accorgendosi che è tutta una combine (capirai che novità!), gli altri si congratulano con se stessi per essere arrivati tanto in là. Entrambi, ciascuno a suo modo, legittimano la mascherata.
A me nessuno fa particolarmente ridere. Mi piace però dichiarare che se partecipo a qualcosa, preferisco esserci. Per intero. Altrimenti decido non partecipare. Risparmio tempo, energia e tante altre cose. Se partecipo, certo, lo faccio dall’alto di un “pero”. Con il rischio di cadere, senza dubbio. Come detto altre volte, uniformarsi alle regole di un gioco non vuol dire accettarne anche le bassezze. Lo faccio quindi con onestà, pulizia e trasparenza. Continuiamo pure a ridere di chi crede ancora in questi valori. Non so mica dove finiremo.
Wu Ming 1, in effetti ebbi a dire che il più innocente fa il sicario, e quello più pulito ha la rogna.
Sulla contestazione para-situazionista ci vado a nozze, e mi compiaccio vieppiù del tuo resoconto.
Mi domando però se non sia più salubre per l’autore rifiutare del tutto la logica premiocratica, non partecipando, non dando il destro, non porgendo la guancia
(e non per giocare agli apocalittici, ma solo per sembrare – dico sembrare, che la storia di Wu Ming ben la sappiamo – meno integrati)
non c’è più la mezza stagione, signora mia.
Però, signor Parpaglioni,
“uniformarsi alle regole del gioco non vuol dire acettarne anche le bassezze”
è artificio retorico ed equilibrismo etico che nemmeno il miglior Forlani d’antan.
L’unica scusante (ebbi a dire nel link riportato qui sopra, nel post lipperinico) è che lei pare creatura uscita or ora dal convento di clausura a scoprire la corruttela del mondo (quando gli editori fanno Oooh).
Scusante non sufficiente.
Parpaglioni, o lei si è buttato nella mischia del premio senza sapere come andavano le cose (e, francamente, questo è difficile da credere, se non altro per rispetto nei suoi confronti), oppure lei conosceva benissimo l’andazzo e se ne è reso partecipe. Solo, qualcuno è stato più bravo di lei. E allora, di cosa si lamenta?
Dimenticavo, Effe: il nostro comportamento non ebbe alcunché di “para-situazionista”. La sottrazione giocosa, il ju-jitsu intellettuale e le beffe esistevano molto prima dei situazionisti, e continuano a esistere a tutt’oggi, per fortuna di tutti noi. Semplicemente, i situazionisti, al pari di tanti altri (negli stessi anni, e con esiti ben più clamorosi, i Provos olandesi e gli Yippies di Abbie Hoffman), attinsero a quel patrimonio.
che i premi letterari si
stiano avvicinando a san
remo
poffarre
e io allora controbatto con un avo ancor più nobile, il Trickster, il Buffone Divino, il Briccone Sacro, figura mitologica ed eroe sociale da cui tutto deriva.
(attimo di pausa, sto googolando per cercare… questo:)
“[ motivi tipici del “trickster”: ]…
il suo gusto per gli scherzi maligni e i tiri birboni, le sue capacità di travestimento, la sua doppia natura metà animale e metà divina, il suo aver affrontato ogni genere di tortura e infine il suo essere vicino alla figura di un salvatore”.
“Se prendiamo ad esempio le caratteristiche demoniche mostrate da Yahweh nell’Antico Testamento, troveremo in esse non poche reminiscenze del comportamento imprevedibile del “trickster”, delle sue orge distruttive senza senso e delle sofferenze di cui si è volontariamente caricato, insieme al suo graduale evolversi fino al rango di salvatore e contemporaneamente alla sua umanizzazione. È proprio questa trasformazione del privo di significato in significativo che rivela il rapporto compensativo dei “trickster” con il santo”.
“On the psychology of the trickster figure”, C. G. Jung
Notevole, no? Wu Ming e il Divino, si potrebbe trarne un pamphlet
Vedi anche: “L’INCREDIBILE STORIA DELLA FATA FATUCCIA E DELLA STREGA FORESTANA” (Edizioni Libri Molto Speciali)
Orchi, streghe e fate, come gli scrittori per ragazzi sanno perfettamente (cfr. Roald Dahl, “Le streghe”) esistono davvero e popolano ogni tipo di mondo. Sono, inoltre, capaci di assumere le vesti più impensate, comprese quelle di critici letterari o direttori (e direttrici) di collane giovanili… La storia è un divertito omaggio a due note direttrici italiane di collane per ragazzi: Margherita Forestan (Mondadori Ragazzi) e Orietta Fatucci (Einaudi Ragazzi). Pag. 64 L. 14.000 ISBN 88-87645-O4-3
P.S. Il libro, purtroppo, è ormai esaurito:-)
Essì, anche Bruno Munari rivendicava la pratica del judo mentale.
Il suo candore mi commuove, Parpaglioni, e lo dico senza ironie. Lei è un buon editore, su questo credo non ci piova, e Sebaste sa che lo stimiamo.
Solo che, se non si sbarazzerà di un buon 70% di tale candore, lei continuerà ad alternare delusioni, umiliazioni e figurette. Lo dico nel suo interesse, mi creda.
Un piccolo editore deve combattere la guerriglia, perché non ha grandi mezzi a disposizione. Lo Strega è territorio nemico per qualunque guerrigliero. Se ci si avventura in quel territorio disarmati, si cade in trappola. Dopodiché, ogni lamentela è inutile.
Questo il mio consiglio per il futuro. Poi, faccia come meglio crede.
“si potrebbe trarne un pamphlet”
Ehm… già fatto, more or less. Saggio introduttivo a “Totò, Peppino e la guerra psichica 2.0”, scritto nel dicembre 1999 😉
http://www.lutherblissett.net/archive/478_it.html
Wu Ming 1:
“Ovunque tu sia stato, Luther Blisset c’è stato prima di te”
(Clint Eastwood, non so più in quale film)
Giusto per non deludere i miei estimatori – che so essere tanti e che so mi odiano tanto:
lo Strega è Mio, è il Mio Tesorooo
Per lo Strega sarei disposto a farmi cacciare una costola o anche due, e pure le emorroidi. Insomma, non c’ho la puzza sotto il naso quando si parla di Strega. Temo invece le streghette e le suffragette – che stranamente ma non troppo oggigiorno sono soprattutto di sesso maschile. 😉
Saludos
Iannox
Ivan, vuoi smetterla di essere sempre così autobiografico?
La logica di Wu Ming mi sembra assolutamente consequenziale. Ma non tutta la tristezza viene assorbita dal premio Strega: c’è chi non arriverà mai ad alcun premio, eppure scalpita leccando il culo secondo dinamiche che ripropongono, in piccolo, gli orrori pacchiani che contesta. Non si chieda mai a un pagliaccio di gettare la maschera, lo si prenda per quello che è: un pagliaccio.
Non vorrei perdere troppo tempo a contraddire un fine umorista, e non lo farò, né a improvvisare una lite con un presumibile cretino. Personalmente, ricevo ancora le mail dei leccaculo, l’ultima ieri, mi pare: in questo senso c’è dell’autobiografia. In altri sensi, mi limito a ridere e salutare. Ciao ciao.
Ricevi lettere di leccaculi? Dunque hai del potere… ma quale, di grazia? Quello di pubblicare i commenti a te favorevoli (e solo quelli) nel tuo noiosissimo blog?
Facevi prima a dirmi: “Lei non sa chi sono io!”
Una bella lotta fra leccaculi
incredibile roquentin, fai pateticamente il leccaculo da mesi e vieni a dire che i leccaculo li mandi affanculo… ma vaffanculo, allora, e di corsa!
“Ricevi lettere di leccaculi? Dunque hai del potere… ma quale, di grazia? Quello di pubblicare i commenti a te favorevoli (e solo quelli) nel tuo noiosissimo blog?”
Mi vedo costretto a rispondere, sarò essenziale:
1) ricevo lettere da leccaculo: non devi chiedere a me perché le scrivano. Magari non spiccano per intelligenza.
2) Ho un solo potere: ho il potere di mandarli affanculo, e di solito lo faccio, indifferentemente, in pubblico o in privato, oppure non rispondo.
3) Pubblicare i commenti a me favorevoli? Ma sei letteralmente delirante, non dire stronzate. Immagino che sia una questione privata, per cui ti invito a scrivermi in mail (la vedi o sei cieco?). Come ho già fatto notare a qualcuno, questo non è il mio blog, non è il mio confessionale, non è la mia casella postale. Poi, se vorrai ripubblicherò la tua mail, sii fiducioso. Passo e chiudo.
Ivan
Hai il potere di mandare affanculo? Questo mi fa tremare le gambe e i polsi, quindi desisto terrorizzato.
Davvero un ometto tutto d’un pezzo: petto gonfio, ruota da tacchino, puzzetta sotto il naso.
Vai così che vai bene.
Wow! Meglio del wrestling. :-O
Iannox
Interessante. Parpaglioni denuncia *brogli* al premio strega. Secondo le varie analisi è un pirla perchè:
1) Se è un disonesto non lo è stato abbastanza, altrimenti vinceva.
2) Se è onesto lo è stato troppo. Altrimenti non si sarebbe meravigliato.
Conoscete il libro GLI ITALIANI di Barzini jr?
Preciso che io non considero affatto Parpaglioni un pirla. Cosa sia il premio Strega, però, lo sappiamo da millenni. E anche cosa non sia.
La sua lettera aperta mi è sembrata fuori luogo: anche se il sentimento che c’era dietro era vero, quel testo suonava una nota falsa.
Non si tratta nemmeno di “brogli”, tra l’altro. Funziona così e basta. Funziona come l’istituzione culturale sclerotizzata e l’appuntamento da demi-monde che effettivamente è (e, a suo onore, va detto che non fa proprio nulla per nasconderlo).
Chi ci va, sa bene cosa aspettarsi, e cosa non aspettarsi.
ahahah…Ivan un leccaculo. Lo conoscete bene! Questa
Ah, sì, già:
Scrivi quel che ne pensi:
sembra di starsi scomodi a leggere un bel dibattitino sul Corriere di 1963, già, così, pare non cambi nulla,
anzi in peggio, già, sì,
o no?
Mah…
MarioB.
@wu Ming1. Capisco. Ha sbagliato la strategia marketing. Doveva NON andare, NON partecipare, ma scroccare il buffet. Così il giorno dopo si beccava pure lui un bel titolo sui giornali. Inoltre
avrebbe contestato, ma in modo raffinatissimo. Una lettera aperta – è noto – è cosa da sempliciotti.
Sai wu, ti devo un grazie. Spesso mi domando come diavolo è finito il berlusca li su. Oggi tu (ma non solo tu) mi hai dato una risposta.
io al bar non ho mai visto nessuno ordinare lo Strega.
chi lo pesca dovrebbe tirargli il collo alla goccia, e poi venirmi a dire se è ancora contento di averlo vinto.
Provo lo seppellirono al Vondelpark. Ho chiesto più volte al monello di Spui di dirmi dove, ma quello fa finta di non capire.
Il Berlusca è andato su proprio perché dall’altra parte ci sono troppi sempliciotti che si lasciano infinocchiare e, soprattutto, non hanno idea di come funzioni i media. Wu, lo chiedo a te e lo chiedo a me stesso, ma che guerriglia si può mai fare con quelli secondo cui Berlusconi è solo un problema di cattive maniere, rappresentante di un’Italia che “non abbassa i toni” e non alza il mignolo portando alle labbra la tazza di tè?
Indovinello:
chi di voi riesce a scoprire chi ha scritto le ferie e bellicose righe che seguono per un noto quindicinale letterario?
«La censura del mercato, che lavora come una vera e propria macchina da Inquisizione, si autolegittima nell’universo editoriale con la trappola dei non lettori, un alibi di ferro per un pubblico solo da blandire. (…) L’alibi dei non lettori è il passaporto per la svolta autoritaria della cosiddetta cultura di massa. E per il profondo conformismo dell’editoria e del mondo culturale della nostra epoca. (…) ogni volta che abbiamo sollevato questi temi si è subito da più parti buttato acqua sul fuoco. E’ importante in un momento di così totale conformismo e appiattimento delle idee ritornare a pensare in termini conflittuali… »
Nessuno? Mi deludete. La risposta è semplice: una delle editor più in vista di una dei maggiori gruppi editoriali italiani, ovviamente.
Che volete farci: è postmoderno….
però, anche qui si rischia di insistere sul bersaglio-Parpaglioni (non che non ci abbia messo del suo), mentre l’oggetto principale dovrebbe essere la logica premiocratica.
E anche i signori Minima Faxa, santodio.
Devo in ogni caso dare atto a Parpaglioni di essere venuto di là (semepre il primo link nel post lipperinico) a confrontarsi con il dissenso e con la critica.
Pur se il suo ragionamento ha qualcosa che residua sul fondo e lascia qualche perplessità, accettare il dialogo con chi la pensa diversamente è cosa non da tutti.
Ho detto.
Anche a me le parole della Centovalli, specialmente l’appello a “[…] ritornare a pensare in termini conflittuali” hanno fatto unostrano effetto. La Centovalli è una persona straingamba che ha pubblicato libri importanti, e quindi sentire che vuole fare a cornate mi sembra una cazzata colossale (nel senso che per me il conflitto non ha senso, io semplicemente certi mediatori e funzionari non li riconoscerei, non esistono e parallelamente mi darei da fare per creare mie iniziative per costruire qualcosa di nuovo. Stilos per esempio è qualcosa di nuovo). Però è anche vero che la collana che lei dirigeva, quella in cui stanno Canti del caos e Patrie Impure, non esiste più, e allora forse è l’incazzatura a far pensare in termini conflittuali. Forse quell’incazzatura non è del tutto incomprensibile. Però fa lo stesso, le cornate non hanno senso, bisogna andare avanti e costruire.
ARTO, per completezza di informazione voglio solo ricordarti che Benedetta Centovalli non è, come scrivi tu, “una delle editor più in vista di una dei maggiori gruppi editoriali italiani, ovviamente” per il semplice fatto che non lavora più in Rizzoli ormai da quasi un anno.
ma che ha vinto maggiani lo vogliamo dire?
Si sapeva da mesi che avrebbe vinto Maggiani, no?
e adesso chi lo dice ai Minima Faxa?
(ohibò, la Centofanti con il sussidio di disoccupazione?)