SUFFRAGETTE: UN INVITO AGLI UOMINI E UNA POSTILLA MAGICA

Leggevo, questa mattina, le cronache che raccontano come è composto l’elettorato di Donald Trump. Maschi, per lo più: e bianchi, di mezza età. Rabbiosi, disillusi, frustrati. Nessuna fiducia nella politica e nel prossimo. Una profonda amarezza per come sono andate le cose nella propria vita – aggiungo, e immagino – e il desiderio disperato di trovare un colpevole, o almeno qualcuno con cui prendersela.
Chi frequenta i social network incappa quotidianamente in una tipologia molto simile. Persone che ce l’hanno con tutti, inclusi i 5stelle, da ultimo, e che commentano ogni giorno la notizia che si ritiene più rilevante con un livore che però è destinato ad arrestarsi nelle poche parole apposte sotto uno status, per poi ricominciare, ancora e ancora, sotto altri status.
Sono tempi strani, dicono i commentatori americani a proposito dell’ascesa di Trump. Sono tempi però non nuovi, si è tentati di pensare: la rabbia è una faccenda antica quanto la disperazione. Nuovo è, forse, il modo di esprimerla, e nuova la sua profonda inutilità quando si risolve nell’aggressività verbale che consola per poco chi la esprime, perché si perde nel gorgo dove migliaia di altre si mescolano.
Anche per questo motivo, mi auguro che siano molti gli uomini che andranno a vedere Suffragette, il film di Sarah Gavron che arriva sui nostri schermi. Sono sacrosanti gli inviti che altre donne rivolgono alle ragazze, affinché non perdano il film e, dalle storie raccontate, comprendano quale sia la portata dei diritti di cui godono oggi ( in Italia, le donne votano da settant’anni: neanche così tanti, una sola vita) e non dimentichino che, se ci si unisce, si possono conquistare traguardi inimmaginabili.
Ma spero, appunto, che ci siano molti uomini in platea: per capire come la rabbia per i diritti negati e l’amarezza che ci intossica possano  trasformarsi in battaglia comune: purché si sappia renderla tale.
Detto questo, aggiungo una postilla che aiuta a comprendere in quale clima agissero e lottassero le suffragette.  Non sono, credo, un mistero l’amicizia e la stima che provo per Mariano Tomatis, illusionista, storico dell’illusionismo, scrittore, compadre. Sul suo blog, c’è un post molto citato con un documentario che riguarda il trucco della donna tagliata a metà. Ecco, quel numero, racconta Tomatis, viene presentato per la prima volta a Londra nel 1921, da Percy Selbit:
“L’illusionista immobilizza una donna, legandola con delle corde. La chiude in una bara, che sega in due da parte a parte. Quando la cassa è riaperta, la donna ne esce incolume.
Siamo all’inizio del XX secolo. Lo stereotipo fotografa una società patriarcale, dove il suffragio femminile è stato appena concesso. In quegli anni le sostenitrici del voto alle donne vengono trattate come pericolose terroriste. Come provocazione, Selbit offre 20 sterline alla loro leader Sylvia Pankhurst (figlia di Emmeline, ndr), perché si faccia tagliare in due.
La donna rifiuta sdegnata, ma i giornali non perdono l’occasione per fare dell’ironia:
Che occasione sarebbe per Selbit poter dire di aver segato in due la formidabile Sylvia, non una ma molte volte!
Per Selbit e il suo pubblico, segare in due una donna è un messaggio politico. Infierire su di lei significa tenere a bada una figura che pretenderebbe gli stessi diritti di un uomo.
Cos’è cambiato, a un secolo di distanza? Pressoché nulla. Quarant’anni fa la signora Pankhurst si augurava che il 1973 sarebbe stato l’anno della liberazione delle donne che lavorano nella magia.  Oggi le donne continuano a essere trafitte, impalate, seppellite coi i topi e schiacciate tra gli applausi. Come se il tempo non fosse trascorso”.
Non tutte, per fortuna (anche se sono ancora poche, le signore dell’illusione). Che importa, dirà qualcuno. Dopo le lagne sulla letteratura, anche le quote rosa in magia? No, naturalmente, niente quote rosa: ma la magia e la letteratura sono strettamente legate. Ingannano chi vuole essere ingannato, felicemente, e usando simboli. E i simboli, come sempre, vanno maneggiati con consapevolezza.

3 pensieri su “SUFFRAGETTE: UN INVITO AGLI UOMINI E UNA POSTILLA MAGICA

  1. La vedo dura. Ho parlato del film a una cena fra amici. Tutti i maschi hanni commentato che era il solito film per “femmine”. In definitiva ho riscontrato che se una storia é palesemente un storia di diritti femminili, non viene riconosciuta come una storia di diritti seria e consapevole, ma un qualcosa alla stregua di un romanzetto rosa. È deprimente. A volte anche dalle donne stesse. Ancora più deprimente.

  2. Deprimente davvero. Da cinefilo onnivoro ho sempre visto tutti i film che volevo dagli horror alle commedie romantiche ai film impegnati o d’autore senza preoccuparmi di certe etichette

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