Naturalmente, ognuna può vivere l’8 marzo come vuole. Partecipando, manifestando, parlando, scrivendo o addirittura ignorando: dal momento che la narrazione che sta passando è che alcune vogliono imporre qualcosa alle altre, è bene chiarire che non è vero, e che la libertà di scelta è una faccenduola che i femminismi hanno sempre difeso. I femminismi, per favore, perché sta passando un’altra narrazione velenosa, ovvero che il femminismo sia uno e uno solo.
Detto questo, esiste anche la libertà di critica. E si permetta a chi scrive un moto di stupore nel leggere l’annuncio di un convegno che sta circolando di bacheca in bacheca: è indetto dalla Fondazione Luigi Einaudi e ha per titolo I femminismi (meno male, ndl) di fronte alla cultura woke.
Ora, è interessante, e sconcertante, che si parli di “cultura woke” mentre si legge giorno dopo giorno cosa sta facendo l’amministrazione Trump per eliminare qualsiasi progetto di inclusione: dalla cancellazione delle donne nel sito Nasa all’annuncio fresco fresco del Dipartimento dell’Istruzione, che ha inviato alle scuole una lettera minacciando l’interruzione dei finanziamenti federali se avessero tenuto conto delle politiche di inclusione razziale nelle decisioni su borse di studio e assunzioni, ma anche solo accennato alla razza in “tutti gli altri aspetti della vita studentesca, accademica e del campus”.
Ora, ripeto, ognuno trascorre l’8 marzo come vuole. Dunque anche in un convegno che, presumibilmente, andrà nella direzione di parte del femminismo della differenza, peraltro molto rappresentato da ultimo , che su alcuni punti e in alcune dichiarazioni è molto vicino a quella dichiarazione trumpiana “esistono solo due sessi” . Ci sta. E’ importante parlarne ed è anche bello che ci sia uno scrittore come Albinati che ne La scuola cattolica ha ragionato meticolosamente sul maschile.
Ma Ricolfi? Ricolfi, d’abitudine, interviene sul femminismo, al singolare, in due momenti dell’anno, a marzo e a novembre, nella vicinanza della Giornata Internazionale della donna e della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Sostenendo sostanzialmente un paio di concetti.
Primo: le transfemministe imbavagliano le altre. Secondo: il patriarcato è morto.
Davvero?
I femminismi sono plurali, lo ripeto fino alla nausea. Non esiste una sola visione: né, in questo momento storico terrificante, quella visione va imposta. Non quando bisognerebbe, invece, unirsi per contrastare i veri mostri che stanno uscendo allo scoperto.
Vengo in pace.
Tag: Otto marzo
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