Potrei cominciare dalla piazza del Quirinale, dove c’era sole, freddo, un gruppo di donne con il cartoncino bianco fra le mani che si sorridevano e presentavano, e una ragazza molto timida, con una valigia, in disparte. Avrei scoperto durante le celebrazioni, mentre riceva l’onorificenza da Napolitano, che la ragazza timida era Gabriella De Lucia, astrofisica. E che astrofisica.
Potrei proseguire con quel momento di timore e reverenza a cui non si sfugge, mentre si salgono le scale rivestite di tappeti, sbirciando il cortile del Quirinale alla mia sinistra, e poi con lo smarrimento mentre le addette al cerimoniale mi conducevano verso la mia poltroncina, con il cartoncino con il mio nome sotto l’emblema della Repubblica. E poi ancora con l’allegria nello scoprire che il posto accanto al mio era stato riservato a Lorella Zanardo, che sarebbe arrivata dopo pochi minuti, splendente nel suo vestito rosso.
Allegria, ecco. Così definirei la giornata di ieri, fatta di tanti frammenti: il sorriso di Susanna Camusso che si materializza alle nostre spalle, l’eleganza serena di Simonetta Soldani, che ha contribuito a fondare la Società Italiana delle Storiche, l’altra eleganza, ammirevole, di Franca Valeri.
C’è altro da dire, però, e riguarda proprio il discorso presidenziale: che, a fronte del palpabile gelo che ha accolto gli interventi delle ministre Carfagna e Gelmini, è stato più volte interrotto (è previsto dal cerimoniale? non lo so, ma Lorella e io ci abbiamo dato dentro) da applausi caldissimi.
Perchè era un discorso che accoglieva tutte le istanze in corso. Mentre Carfagna e Gelmini sono state freddamente trionfaliste, Napolitano ha posto non pochi distinguo. Cominciando da quello iniziale:
“Come è ovvio, se confrontiamo la semplice condizione giuridica delle donne italiane del 2011 con quella delle compatriote del 1861, il bilancio segnala uno straordinario cambiamento”.
Ovvio, appunto. E dopo aver ripercorso le tappe che hanno portato al riconoscimento dei diritti delle donne nel Novecento, Napolitano ha detto:
“Tuttavia, le donne italiane sono ancora lontane dall’aver conquistato la parità in molti campi. Basti ricordare il divario di genere, quale risulta anche dai rapporti internazionali, nella rappresentanza politica, nei media, ancora in qualche carriera pubblica, nella conduzione delle imprese. Basti più in generale ricordare il divario e le strozzature che pesano nell’accesso al mercato del lavoro. Ne soffrono soprattutto le ragazze, le giovani in cerca di occupazione”.
I rapporti internazionali. Già, proprio quelli che ci collocano in fondo alle classifiche e che nessuno, a livello istituzionale, aveva osato citare. Napolitano lo ha fatto, rievocando esattamente gli indicatori che vengono utilizzati per redigerli. Non solo. Gli interventi legislativi, ha detto, non bastano.
“Credo che per raggiungere una parità sostanziale sia necessario incidere essenzialmente sulla cultura diffusa: sulla concezione del ruolo della donna, sugli squilibri persistenti e capillari nelle relazioni tra i generi, su un’immagine consumistica che la riduce da soggetto ad oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto. Per favorire il cammino verso una parità sostanziale, molto devono fare la scuola e i mezzi di comunicazione attraverso i valori che trasmettono, e una rilevante responsabilità cade su quanti hanno ruoli preminenti in tutti gli ambiti e le professioni ; alle donne in particolare, tocca offrire validi modelli di comportamento. Non solo a quante hanno particolari funzioni e visibilità, ma a tutte le donne spetta, nella quotidianità della loro vita, il dovere di contrastare luoghi comuni, di esigere rispetto e considerazione”.
Agire sull’immaginario. Detto dal Presidente della Repubblica. Non solo. Napolitano non ha avuto timore di usare l’espressione “rinnovamento morale” necessario al nostro paese. E ha concluso così:
“Dunque, se è evidente che le donne stesse devono agire da protagoniste nel condurre fino in fondo la marcia verso la parità, gli uomini non sono esentati dal dovere di comportarsi come loro validi e solidali compagni. Perché, in effetti, la parità di genere non riguarda solo le donne, così come le battaglie per dare a tutti i cittadini una vita decorosa non riguardano solo i poveri, le lotte per la libertà politica non sono esclusiva dei dissidenti, quelle per la tolleranza non toccano solo le minoranze. Sono e devono essere cause comuni che coinvolgono chiunque assuma come propri i valori democratici. Ne consegue che l’ulteriore cammino verso la parità di genere non può non essere parte di una generale ripresa di valori civili”.
Lorella ed io ci siamo guardate negli occhi: ci si poteva attendere un discorso migliore? A mio parere, no. E la stessa cosa devono aver pensato le donne che si sono quasi spellate le mani.
Qui finisce il resoconto (no, del buffet non dico nulla, perchè mi sono precipitata per le scale in cerca di un taxi e contando i minuti che mi separavano dalla diretta). Non, ovviamente, tutto il resto.
Ps. Due grazie. Alle Donne di Carta che hanno letto brani da “Non è un paese per vecchie” nei loro flash mob. E alle ragazze di Urbino. Di cuore.
Commossami! bello bello bello
(mi ripaga dal mio otto marzo di ieri – un po’ pessimo)
L’emozione e il senso della giornata ti si leggeva tutta nella grana della voce in trasmissione. Grazie.
Chiara
Ricordo molto tenero, e puntuale nella cronaca, come sempre.
Ma, visto il Tg5 ieri sera alle 20 (e non solo quello)? Parecchio schizofrenico nel riportare sia le parole di Napolitano sia il servizio della Calabrese che inneggiava alle conquiste delle donne italiane, da cui sembrava che fossimo ai primi posti in Europa e nel mondo per la parità di genere. Ma si può fare tutto con i dati e le statistiche??
bellissimo resoconto
Paola, sì’. Con la televisione si può fare di tutto. Se penso all'”americana ammuffita” con cui è stata gratificata Patricia Thomas…
http://www.gadlerner.it/2011/02/22/il-ciarlatano-antonio-ricci.html
E’ stato un otto marzo speciale. Grazie davvero!
Proprio perché si può fare di tutto ho trovato importante le menzione del ruolo dei media da parte di Napolitano. Un discorso davvero ampio e completo, e concordo che di meglio non si poteva chiedere. Grazie Loredana e grazie Lorella, perché quel discorso nasce anche dal vostro lavoro.
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!!
concordo con Ilaria, credo che il Presidente o parte del suo staff abbia seguito con attenzione il vostro lavoro e avervi invitate equivalga a dirvi “Ottimo lavoro ragazze continuate così!”
Loredana grazie per il link. Non c’è il reato di vilipendio dei dati? ;-/
Che bello! Brava Loredana, sono contenta per te. E un po’ anche per me: le parole del Presidente della Repubblica mi rincuorano.
Veramente soddisfacente ascoltare le parole del presidente.Oltre al lavoro lodevole di Loredana ,Lorella e tante altre donne, è evidente che dietro il discoso di Napo ci sia imperterrito anche lo sguardo vigile e severo di Clio che non molla e tutto controlla 🙂
Loredana, possiamo tutt* immaginare la tua, la vostra commozione e soddisfazione. Grazie da parte di tutti noi. E sii felice di questi primi risultati!
Un ottimo risultato politico, un 8 marzo speciale per l’Italia dal punto di vista storico, che arriva dopo la manifestazione del 13 e i tentativi di controffensiva di Ricci…Dopo due anni di politica dal basso sui blog, nelle scuole, in Tv, sui giornali tu e Lorella siete le donne simbolo del cambiamento che dalla rete per la prima volta nella storia sta invadendo la vita di moltissime donne e uomini e non solo in Italia. Grazie!
Grazie!
Piccolo link per tutt* voi, dolce per l’attore, amaro per i contenuti (già noti)
We are equals.
http://www.youtube.com/watch?v=gkp4t5NYzVM
Immagino che emozione, deve essere stata! La voce del nostro Presidente che parla proprio di donne, che ne sottolinea il valore, che ti invita- te come tutte le altre presenti, certo! – per riconoscere il tuo contributo a una causa che ritiene importante. Non perchè abbiamo bisogno che qualcuno ci dica brave, ma vedere percepiti la propria esistenza e il proprio lavoro come qualcosa che serve per migliorare il luogo in cui viviamo, bè…
Com’è il libro della Varvello? Io avevo letto i suoi racconti, non mi erano affatto dispiaciuti
Buona giornata
Sono segni che fanno bene, nella generale schizofrenia del Paese. Non che mi accontenti, ma è una bella base da cui partire!