E’ un post strano, questo. Stamattina, al primo sole, guardavo le ortensie che sono da potare, i cespugli di lavanda e rosmarino, e insomma godevo del giardino come sempre faccio appena sveglia e pensavo che no, non va. Non va il fatto che non riusciamo a parlare dei nostri traumi collettivi e ci spostiamo o sulla notizia del giorno o sul trauma in corso, dimenticando quello che abbiamo alle spalle.
Mi chiedevo come sia possibile che si parli così poco della pandemia e di quei terribili tre mesi di chiusura nelle nostre case, ormai oltre tre anni fa. Altri libri, in altre lingue, cominciano a narrare quei momenti. Per noi sembra essere più faticoso.
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Una reazione, fra le molte, mi colpisce. Pubblichi una fotografia antecedente al 2020, una di quelle immagini in cui si sta seduti vicini, dove le mani si sfiorano, dove ci si abbraccia, si tolgono i pelucchi ai maglioni dell’altro o…
Nervi saldi, mi dico aprendo gli occhi in questa ultima settimana d’inverno. Facile a dirsi, naturalmente, nel mezzo di infinite incertezze (perché tutto è incerto, e lo sappiamo tutti: sappiamo, ripeto, solo che finirà, ma non quando, e il quando,…
Dopo una lunga, singolare e, va detto, bella estate, si torna e ci si rende conto che, come è avvenuto regolarmente negli ultimi anni, ci si divide e ci si scontra e ci si accusa e ci si disprezza. Ne…