Leggendo un vecchio editoriale di Vittorio Giacopini sul ruolo delle riviste (si parlava, nel caso, di Linea d’ombra) penso a chi darà voce alle linee d’ombra di oggi.
Come molte e molti, penso a Gaza. Ma anche a quello che avviene in Italia, al solito binomio piazze piene-urne vuote e mi interrogo, mi chiedo se non avrebbe oggi senso una nuova Bolognina. Ma diversa. Non “socialdemocratica”, non “riformista”. Una “cosa” che riunisca davvero le anime della sinistra, e che magari torni a dare senso a questa parola, “sinistra”, e ponga fine ai mille contorcimenti interni del Pd, che, nonostante la buona volontà, non riesce ad appassionare, a far sentire viva e nobile la politica.
Sono soltanto piccole riflessioni di chi ha sempre amato la politica da quando aveva vent’anni, e continua a farlo nonostante l’irrisione di qualche intellettuale da salotto e da tastiera verso i boomer che guardano con speranza alle giovani persone (loro che giovani, nonostante l’anagrafe, non sono stati mai, ma pazienza).
Quanto il Pd perse le ultime elezioni politiche, scrissi del suo programma elettorale. Dove non c’era solo il famoso elefante di George Lakoff, ma l’intero corteo degli elefanti rosa di Dumbo (quelli che hanno terrorizzato varie generazioni di bambini con la canzoncina “Son qua… son qua… i rosa elefanti siam”). Nella lunga premessa, infatti, si evocava continuamente la destra, ma non è possibile fare politica seguendo le agende degli altri.
E dunque? E dunque l’astensione non è l’unica via: la via è essere consapevoli che la società che sogniamo dobbiamo costruircela tutti e tutte, e non solo trovarla scritta in un programma. Come diceva Eliot ne Il canto d’amore di Alfred Prufrock, questo l’invito, questo il primo gesto:
Allora andiamo, tu ed io,
Quando la sera si stende contro il cielo