TENACIA

Valerio Evangelisti, presentando l’ antologia di AA.VV. The Clash – Lo scontro. Storie di lotte e di conflitti, Lorusso editore:
L’odierna letteratura italiana, salvo rare eccezioni, si tiene ben lontana da tematiche politico-sociali. Quando lo fa, è nel quadro dell’“accettabile”, in cui distorsioni del sistema possono essere denunciate senza mettere in discussione il sistema stesso, e meno che mai il quadro internazionale in cui è inserito. Così sono numerose le denunce della mafia e di altre forme di criminalità organizzata, della corruzione, di certe violenze poliziesche, del degrado del vivere civile, e così via. A esse, però, non corrisponde, o corrisponde molto di rado, una messa in discussione dell’intero modo di vivere sotto il capitale, oppure della sua diretta conseguenza su scala mondiale, l’imperialismo. Non mi viene in mente alcun romanzo italiano contemporaneo (a parte qualche pagina di autori poco noti) che metta in scena la guerra nelle sue molte varianti attuali, il potere della finanza o, dal lato opposto, una vita di periferia in cui fascismo e razzismo sono tornati, prepotentemente, a essere parte della quotidianità.

La risposta a questo frastornante silenzio viene, per fortuna, dal basso. Laspro è una rivista di sole quattro pagine distribuita gratuitamente nelle librerie e negli spazi dell’antagonismo sociale. Contiene racconti di alcuni degli autori presenti in questa raccolta. Si passa di sorpresa in sorpresa. Il coraggio mancante all’intellettualità “di rango” riaffiora dagli interstizi, la conflittualità nascosta e negata riemerge con prepotenza. Occupazioni, scontri con la polizia, antifascismo militante, culture giovanili irriducibili. E’ un’Italia niente affatto “pacificata” – nel senso voluto dal Presidente della Repubblica, dal governo, da un’opposizione ormai priva di identità politica e culturale – quella descritta (e vissuta) da giovanissimi scrittori molto dotati. Il quadro non somiglia a quello degli anni Settanta, ma la tenacia di chi non si rassegna sì. Ed ecco storie che narrano di chi, giorno per giorno, si impegna a contrastare nelle giungle metropolitane il dilagare della reazione, conquistando lembi di territorio e difendendoli con le unghie e con i denti. In presenza di una repressione morbida solo in apparenza, in realtà sistematica e accanita. Tanti racconti terminano riferendo l’esito dei processi che hanno chiuso – transitoriamente chiuso – gli episodi descritti nel testo.
Nel disinteresse ufficiale, sta crescendo una nuova leva di combattenti per la libertà, che occupano case e piazze, rivendicano diritti incomprimibili, sovvertono l’ordine sepolcrale in cui si vorrebbe rinchiudere la scuola, si ribellano alle nuove schiavitù del precariato e della fabbrica-galera. La vera novità, in precedenza vista molto di rado, è che questa generazione trovi subito nella letteratura un momento di lotta efficace quanto gli altri. Mentre sui blog culturali più noti (non parliamo delle sedi critiche accademiche, ormai allo stato larvale) ci si interroga stancamente sull’ “impegno” dello scrittore, e su altri temi simili già vecchi negli anni Sessanta del secolo passato.
Questa è un’antologia importante, importantissima. Apre speranze, sfida il pessimismo corrente. Fa capire che lo scontro (“The Clash”) non è prospettiva futura, ma realtà già in atto. A chi sappia prestare ascolto, non può sfuggire il clangore metallico dei guns of Brixton che, nelle periferie, migliaia di giovani stanno ricaricando.

110 pensieri su “TENACIA

  1. Vincent sei un chiaro esempio di quello che dicevo prima. Ho raccontato parte della mia storia per dire che determinate parole, anche se ti da fastidio, sono ancora attualissime. Lo sono nonostante si sia cercato di ridurle ad elementi negativi. Come fai tu con rivoluzione, che non trovo una parola ambigua ma bellissima. Pensa alle rivoluzioni culturali, tecnologiche, scientifiche. E se conoscessi le storie di alcuni di noi non parleresti di rivoluzionari da tastiera ma di individui che lottano quotidianamente per non soccombere ad una realtà che cercano di cambiare. Preferisco essere un illuso piuttosto che un cinico.
    Marino

  2. Perfino Ratzinger esprime più condanne circa il primato del capitale sul lavoro di quanto abbia fatto l’ex PCI negli ultimi dieci anni.
    Capitalismo e imperialismo sono in effetti le uniche cose di cui varrebbe la pena di parlare, se non si è troppo occupati a cercare un posto a tavola.
    Certo, allo “scontro” fomentato dal lumpenproletariato di immigrati e giovani precari non credo molto, anche se come Evangelisti mostra ha ancora una sua bella valenza folklorica e letteraria. Chi conosce bene la storia del XX secolo sa che il consenso di massa al capitalismo viene dai ceti medi, e che una rivoluzione è possibile solo a partire dalla conversione di questi. Le contraddizioni estreme di un proletariato sfruttato e di un esercito industriale di riserva storicamente non sono bastate e non basteranno, non fintanto che il sistema risulterà appetibile e praticabile per un numero più alto di integrati e integrabili. Per questo parlo più volentieri di conversione che di rivoluzione, anche se probabilmente a Evangelisti non piacerebbe.

  3. PS – Per il mio passato, e il mio presente, l’espressione “rivoluzionario da tastiera” mi offende. Non so gli altri qui, ma io ho sputato più volte sopra soldi e alleanze per potermi permettere un’opposizione esplicita al sistema. Chi la usa, dovrebbe almeno esibire una patente di “rivoluzionario autentico”.

  4. Intervengo per l’ultima volta, per non accumulare equivoci su equivoci. Non ho niente contro parole come capitalismo, sistema, sfruttamento ecc. che, dal mio punto di vista, definiscono stati di fatto.
    Mi piace il fatto, da qui il mio apprezzamento per la pubblicazione del libro, che se ne ricominci a parlare dal basso.

  5. @Marino Perseo: tutti lottiamo per non soccombere, sai com’è; non fate poi gli offesi se non si è ancora tutti omologati, per fortuna, ad una posizione unica e predominante e su una parola. Saluti.
    @binaghi: nessuna offesa personale, lo sai. Ma scrivi da una tastiera, no?
    Non tocco il tuo vissuto, ti ho letto tante di quelle volte, ma mi era sfuggito fossi un oppositore esplicito al sistema doc.

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