Doppio post, eccezionalmente, su Tolkien.
Roberto Arduini interviene ieri su L’Unità.
Gianfranco De Turris risponde oggi su Il Giornale.
Buona lettura.
di Loredana Lipperini
Doppio post, eccezionalmente, su Tolkien.
Roberto Arduini interviene ieri su L’Unità.
Gianfranco De Turris risponde oggi su Il Giornale.
Buona lettura.
si ma tu hai bevuto alla sorgente di Barbalbero 😉
Tre precisazioni al volo, e un commento.
Goffredo Fofi era politicamente di sinistra, cane sciolto ma molto a sinistra: ma il suo approccio alla critica cinematografica era decisamente eccentrico rispetto alla critica ortodossa (alla Aristarco, per capirci). Se c’è uno che NON può essere preso ad esempio dell’intellettualità sinistrorsa ortodossa, è lui (e terrei distinto il Fofi d’antan dal Fofi attuale).
Non solo Tolkien, ma l’intera fantascienza-fantasy-fantastico (percepita come un tutt’uno da evitare) era zona franca per la sinistra. La nascita del collettivo “Un’ambigua utopia”, alla metà degli anni ’70, e l’autonomizzazione di Alter Linus (che divenne Alter Alter) da Linus fu una svolta epocale, almeno tanto quanto Bellocchio (il critico di Quaderni Piacentini) che chiedeva il Nobel a Borges. Wu Ming 4 ha ragione (e argomenti) da vendere, su questo terreno: lo spazio lasciato a tromboni come Zolla e Principe (e all’Evola in sedicesimo, e già Evola non è un bel dire, De Turris è tutta colpa di certa intellettualità, che ancora oggi storce il naso davanti a Tolkien e a King.
Sergio Leone non era certo di destra, basta leggersi le sue interviste. Agli esempi di Wu Ming 1 aggiungo l’adattamento di una pagina di “Un anno sull’ltopiano”, capolavoro dell’antimilitarismo e dell’antieroismo, in “Il buono, il brutto e il cattivo”. È vero che c’è stato un tentativo di appropriazione, favorito dalla sua vedova, missina. Ma è fallito.
Dopo di che, come dice ancora WM4, c’è in ballo un’idea di letteratura, che è molto più importante delle bandierine piantate sulla cartina delle appartenenze. Un’idea che è legata a certi archetipi che definiscono il campo politico da secoli prima del posizionamento topografico destra-sinistra nell’Assemblea degli Stati Generali del 1789: capacità dell’uomo di governarsi Vs necessità di essere governato, antropologia positiva Vs antropologia negativa, libertà Vs necessità, autodeterminazione Vs teleologia, prateria Vs rotaia (lo so, è di De Gregori, ma gli è venuta fuori bene), equivocità Vs univocità, e via dicendo. Chiedersi, invece che “è di destra o di sinistra”, come si posiziona, quale forza esprime, cosa mette in moto un autore rispetto a queste alternative: questo, per me è critica della letteratura – cioè ricerca e superamento dei suoi limiti.
@Ekerot
“E’ un romanzo pericoloso perché alimenta la fuga dalla realtà?
Anche la Divina Commedia lo fa”.
Gulp.
Ora continuo a leggere il thread e vado anche a rileggere eh, ma pur se fosse solo una provocazione, Ekerot, certe cose non si dovrebbero scrivere, nemmeno per scherzo…
Magari se Ekerot spiegasse perché La Divina Commedia alimenti la fuga dalla realtà, gliene sarei grata, merci.
Procedo con la lettura, intanto.
Giro, aggiungerei anche la nascita della rivista “Robot”, forse la migliore rivista di s-f mai uscita in Italia (chiedo scusa alle altre), che ospitò diversi dibattiti su “fantascienza e politica”, contro quella parte di sinistra che snobbava la s-f e il fantastico, ma anche contro quella parte di fandom che, qualunquisticamente, sosteneva la “apoliticità” della fantascienza. E purtroppo è una dicotomia che oggi si ripropone tale e quale con fantasy e “genere” in genere (scusate il bisticcio).
…ovviamente, lo so, “Robot” esiste ancora, è stata ri-fondata da Curtoni alcuni anni fa. Io però mi riferisco alla versione anni ’70.
Aggiungo una cosa, “invadendo” solo per un secondo la sfera d’azione del mio compadre WM4: è assurdo mettere sullo stesso piano, come hanno fatto alcuni commentatori, la “botta” di Arduini e la “risposta” di De Turris. Arduini scrive cose che nel resto del mondo sono lapalissiane, ed evidenzia distorsioni e sfondoni dei soliti De Turris e Principe. Va al cuore della questione, con precisione e dando riferimenti bibliografici. De Turris, invece, non risponde sugli sfondoni; si inventa una comoda tesi-fantoccio (“Tolkien di sinistra”) che nel pezzo di Arduini è assente; anziché controbattere nel merito, attacca il giornale che ha ospitato l’articolo (L’Unità) arrivando quasi a imputare ad Arduini – che è pure un free-lance – posizioni prese su quel giornale quarant’anni fa, come se ci fosse ancora la stessa redazione culturale (oggi presumibilmente novantenne). Sono trucchetti da poco, e servono a mantenere in piedi il castello di carte eretto ai tempi dei “Campi Hobbit”, castello dalla cui torre (la “turris”, appunto) evoliani e nazistoni sparano gli ultimi proiettili. Dopodiché, forzanovisti, casapoundisti e pagliacci assortiti continueranno a ritenere Tolkien… un loro camerata, ma sarà evidente a chiunque altro che questa è una devianza solo ed esclusivamente italiana, sviluppatasi per colpa della puzza sotto il naso di certa sinistra (quella che oggi ha come erede un Cortellessa, per capirci).
Questo perché Arduini è uno studioso serio di Tolkien (vedi il suo saggio “Tolkien, la morte e il tempo: la fiaba incastonata nel quadro” in AA.VV. “La Falce Spezzata”, Marietti 2009), mentre De Turris non lo è. Se dovesse argomentare nel merito dei testi non saprebbe da dove cominciare…
Il vero e unico problema è che quella comunità a cui piace definirsi prima che culturale e letteraria di sinistra, spesso ha giudicato e valutato secondo criteri ideologici a danno di quelli più appropriati, in questo caso letterari. L’effetto che produce tale distorsione strutturale è la scoperta di non aver bene valutato, o peggio di aver sentenziato leggendo le prefazioni e recensioni di scrittori o critici cosiddetti di destra. Il fenomeno è generalizzato, non riguarda soltanto Tolkien.
Wu Ming 4, De Turris ha scritto “Albero, di Tolkien”, “Tolkien creatore di mondi”. Ha tenuto conferenze presso l’Università: “Tolkien e la critica italiana”, “Tolkien scrittore tradizionalista e i suoi nemici”.
Applicando solo la logica, direi che:
se L’Unità dice che Tolkien non è di destra, e considerando l’idea di sinistra che tra quelle pagine alberga, ecco, direi che Tolkien è di centro. Palla lì e a capo.
Se poi Il Giornale dice che Tolkien è di destra, visto che la verità sta nel mezzo, allora si può dire che Tolkien è di centro-destra. Per i fluidificanti di sinistra non c’è partita.
Ho letto il Signore degli anelli: noia dopo 200 pagine, e ne ho fatto palla di carta. Per me Tolkien è noioso. Come, d’altra parte, sono noiosi L’Unità e Il Giornale. Con la palla mi esercito contro il muro: vinco sempre. Ma gioco da solo. Sarò troppo di sinistra?
PS: trovo veramente squallido prendere in mezzo chi non c’è.
saverio
Sono completamente d’accordo con quanto ha detto ‘Murasaki’ poco più sopra. Mi sembra vacuo e deleterio leggere un libro, tanto più se è un romanzo, cercando di interpretarlo e etichettarlo nei termini sempre più inadeguati di ‘destra’ e ‘sinistra’. Ma su questo punto lascio la parola a Roberto Calasso, che liquida questa questione con persuasione ed eleganza:
“L’ Italia è un Paese dove le etichette dispongono di un elisir di lunga vita. «Cultura di destra» è soprattutto una coazione karmica, anche piuttosto squallida (più o meno lo stesso si potrebbe dire per «cultura di sinistra»). Qualcosa che rivendichi oggi una di queste due etichette dovrebbe provocare un unico riflesso: scappare il più lontano possibile. Diverso naturalmente è il caso per gli autori che vengono intruppati sotto tali etichette. E qui il discorso va messo ormai nei termini più semplici. Oggi un cervello intelligente ha bisogno di Heidegger come di Marx, di Guénon come di Simone Weil, di Schmitt come di Tocqueville. Detto questo – chiarito di chi il cervello ha bisogno e di chi no – cominciano i veri contrasti e magari i duelli mortali. Ma a questo punto nessuno si ricorderà più della «cultura di destra» e neppure di quella di sinistra”.
De Turris è anche autore di molti paratesti alle edizioni Bompiani delle opere di Tolkien. La sua lettura è risaputa, sostiene le stesse cose da trent’anni, praticamente senza contraddittorio o al massimo con i cattolici (se non addirittura preti) a fargli da contraltare, cioè gente spesso altrettanto ideologizzata. Comoda la vita… Negli ultimi anni però la collana Tolkien e Dintorni della Marietti sta pubblicando i testi capitali della critica tolkieniana (Shippey, Flieger, Rosebury, Garth, etc.), e ormai è davvero ridicolo che De Turris continui a fare finta che questi non esistano.
Scusate la banalità, ma invece che di destra o di sinistra Tolkien non potrebbe essere semplicemente uno scrittore tra i più grandi del secolo andato? No perché in tutta sincerità non credo abbia scritto il SdA pensando alla destra o alla sinistra italiane. I quotidiani a mio parere hanno scarsa affidabilità, tirano acqua al loro mulino ideologico e per ciò stesso sviano e troncano allegramente. Credo che l’analisi che WM4 aveva fatto nel post sui monnezzoni fosse assolutamente aderente a Tolkien e non a un’idea che su di lui qualcuno s’è fatto.
Ho letto solo ora tutti i commenti (mannaggia, sto lontana dal pc per mezza giornata e rimango subito indietro). Non essendo un’esperta tolkeniana aggiungo solo un “ben venga questo convegno del 22 maggio!”. Ho evidenziato la data sul mio calendario e cercherò di esserci.
P.S.
Dimenticavo, una curiosità, ma De Turris quanti anni ha? ;-))
Notoriamente, in Italia il fantasy che si legge non è quasi mai opera di autori italiani. E la debolezza della narrativa fantastica italiana non è recente: va avanti da un paio di secoli. Radici superficiali muoiono al primo freddo.
Diciamo che dopo aver letto i commenti di Milena, Ekerot e Dinosauro uno capisce perchè: la fantasia aggiogata al carro di un partito o di una ideologia non va molto lontano ne’ veloce.
E la tipica scusa del ‘piove, egemonia culturale di sinistra ladra’ è, appunto, una patetica scusa. Se poi si vuol far credere che in Italia, oggi, il successo dipende dal favore o meno dei critici – beh, avete letto qualche recensione di Twilight?
Quello che forse è il più grande autore fantastico italiano del Novecento, Italo Calvino, il suo partito se lo lasciò alle spalle senza per questo buttarsi nell’estremo opposto. Ma appunto Calvino era uno scrittore, non un “funzionario del genere”. E poteva tranquillamente parlare di politica dal suo punto di vista, senza mentire o inventarsi storie (tanto da essere uno dei pochi scrittori che l’attuale maggioranza politica non cerca di appropriarsi…)
x Anita:
La mia era una finta provocazione, in realtà stimolata dall’affermazione che Tolkien e il fantasy alimentano la fuga dalla realtà.
Per voi è una follia che lo faccia la Divina Commedia – opera la quale, senza dubbio alcuno rientra nella letteratura fantastica. Su questo sono assolutamente d’accordo.
Ciò che non capisco è perché Tolkien sì e Dante no. L’escapismo è sempre nella mente di chi legge, non nel DNA di un genere, o di un romanzo.
Se è folle dichiarare “escapista” la Commedia, lo sarà altrettanto per il SDA.
Condivido, anzi sono certo che Calvino è il più grande scrittore di fantasia del novecento italiano. Proprio per questo ho difficoltà a digerire il suo ruolo di censore più politico che letterario operato per l’Einaudi. Non condivido l’ostracismo, non certo letterario, che riservò pesantemente al grande Pavese.
Sascha limitare il fantastico italiano a Calvino è errato, così come lo è affermare che il livello medio del fantastico italiano è spazzatura.
Aridanghete! Ci risiamo con l’Annosa Questione. Ma il luogo è sempre quello: il comodino del buon J.R.R.Tolkien. C’era Evola ? No, cera Morris e quindi (?) Novalis ? Oppure c’era De Maistre (sì, ma Joseph o Xavier?) ?
Invece del comodino vorrei concentrare gli sforzi sul testo e quello che dice.
Mi è sempre parsa evidente nel SdA una valutazione più che positiva, da parte del suo autore, della bontà ascritta di una monarchia illuminata. Vagheggiata in un mondo dove le vicende non avvennero mai, ma sono sempre. Questo è un punto che non viene mai fuori nelle ri-letture, ri-considerazioni. Tanto che si potrebbe più o meno interessatamente ritenere Aragorn come il vero oggetto del focus narrativo di quella storia. Il punto è che Aragorn è un uomo diverso per sostanza dai suoi simili. Non per studio o esperienza o intelligenza superiore. E’ diverso per sangue. Pur con tutte le contraddizioni che si trova a dover affrontare proprio per la sua natura di uomo mortale, a dover fare i conti con la materia, tuttavia è un ‘superiore’. Il suo tocco è guaritore, l’epifania che lo rivela re ai suoi futuri sudditi si sostanzia nella sua facoltà di curare con l’imposizione delle mani. Può far ridere ma è argomento alto, con buona pace di Marc Bloch: magari non sono mai esistiti ma un’esistenza ‘mitica’, ‘simbolica’ di personaggi di questo tipo non perde la sua efficacia solo perché non furono mai. Secondo me c’è ancora qualcuno inkakkiato per la fine della nobiltà di spada. Il problema è con chi in buona, ottima, fede ci crede per davvero, per atto di fede. Il gioco è complesso perché, diciamo per capirci, una difesa a sinistra degli orientamenti del vecchio Ronald proviene dalla casa editrice Marietti, per quanto ne so, cattolica ma non fascia. Ma addirittura comunista … Ma naturalmente saremmo completamente fuori luogo se provassimo solo ad ascrivere Tolkien nel solco fascista o, tantomeno, nazista. A mio parere il solco andrebbe seguito nella direzione della Tradizione e in coloro che, più o meno scopertamente, se ne auspicano almeno qualche frutto in questo mondo corrotto. Il pensiero magico, pre-logico, non scentifico è altamente apprezzato da costoro. Per questo Aragorn è come è, per natura o, meglio, perché sì.
Molti anni fa (1976) Umberto Eco provò a tracciare un profilo che qui cadrebbe a proposito: «[…]E’ il modo di pensare di quel filone cattolico che si è sempre trovato allineato con la cultura reazionaria “laica”, ovvero con la cultura tradizionale di tipo “religioso”, ma non cattolico, tanto per capirci la corrente che fa capo alle edizioni Rusconi e che conduce una polemica contro la modernità come prodotto dell’infausto illuminismo. Questa modernità viene infatti sempre accusata di voler turbare la sacralità dei misteri per cercare di trovare, là dove si credeva che ci fosse un mistero, delle regole, magari biologiche, magari storiche, magari (orrore) sociali.[…] »
E adesso citiamo Tolkien, SdA, Appendice A, I re numenoreani, 1-Numenor, secondo paragrafo: «Vi furono tre unioni fra gli Eldar e gli Edain: Luthien e Beren; Idril e Tuor; Arwen ed Aragorn.Grazie all’ultimo matrimonio, i rami da tempo divisi dei Mezzielfi si riunirono e la stirpe venne rinsanguata. »
Noi, rispetto al popolo della terra di mezzo, siamo degli iniziati che possono vedere il dietro le quinte dalla creazione di quell’ universo. E sappiamo che gli Eldar, gli elfi, sono diretta emanazione della divinità. Gli Edain sono gli uomini che grazie a queste unioni conserveranno, finchè può durare, una traccia di divino. Hanno il ‘dono’ di Iluvatar, la morte.
Dunque il mondo senesce, invecchia, si corrompe, perde progressivamente la presenza anche fisica degli elfi che stanno ‘telando’ oltremare per consegnare il mondo nelle mani giuste, quelle degli uomini. Cade allora la polemica delle razze a compartimenti stagni: il meticciato, in ultima analisi, può essere interpretato come una benedizione, l’ultima, un ‘pan di via’ che speriamo che duri il più a lungo possibile. Finchè dura fa verdura, si dice dalle mie parti.
Ma non ci illudiamo, era meglio prima.
Se non è pensiero Tradizionale questo …
Ecco perché De Turris se lo tiene stretto.
Massi
“trovo veramente squallido prendere in mezzo chi non c’è”
Secondo questa logica non si dovrebbe fare riferimento a quasi nessuno, e quindi a quasi nulla. Interdizione di ogni possibile critica, a meno che non sia a uno “che c’è”. Quindi in questa discussione sono menzionabili soltanto soggetti viventi, italiani (o leggenti l’italiano) e frequentanti Lipperatura. Anzi, non basta nemmeno questo: per essere soggetti a critica, devono trovarsi su Lipperatura *in questo preciso istante*, intenti a leggere proprio questo thread. Altrimenti no, cazzo. Degli assenti non si può dir nulla, sarebbe “squallido”.
@Ekerot che ha scritto:
“La mia era una finta provocazione, in realtà stimolata dall’affermazione che Tolkien e il fantasy alimentano la fuga dalla realtà.
Per voi è una follia che lo faccia la Divina Commedia – opera la quale, senza dubbio alcuno rientra nella letteratura fantastica. Su questo sono assolutamente d’accordo”.
Che la “Divina Commedia” abbia elementi fantastici non c’è dubbio ma anche qui si deve andare cauti perché la cultura medievale non è la nostra, e dico un’ovvietà. Nel senso che diavoletti e trapassati sono molto meno fantastici per un medievale che per noi. Lasciando stare i nomi e cognomi veri di contemporanei presi di mira ecc. ecc.
Non parlo di Tolkien perché lo conosco tutt’altro che bene, ma insomma mi sembra bizzarro tirare in ballo l’opera divina a questo proposito.
Ora però me so’ fatta ‘n’altro “gulp” a proposito di quanto segue:
@dinosauro che ha scritto:
“Proprio per questo ho difficoltà a digerire il suo ruolo di censore più politico che letterario operato per l’Einaudi. Non condivido l’ostracismo, non certo letterario, che riservò pesantemente al grande Pavese”.
dinosauro, scusa, a che ti riferisci precisamente? Quale sarebbe e in cosa consisterebbe l’ostracismo voluto da Calvino verso il suo maestro e scopritore Pavese?
@ Wu Ming 1
è squallido tirare in ballo in quel modo Cortellessa perché Cortellessa, nella precedente discussione sul monnezzone, si è messo in gioco onestamente; liquidarlo con una battuta è stupido, oltre che, almeno per me, scorretto; in fondo, è un modo diverso di dire che il Cortellessa ha, in quella sede, sparato cazzate … Squallido, confermo.
s.
La monarchia illuminata? E’ quella che un certo punto è sparita per secoli interi, a Gondor. Non so se davvero Tolkien la considerava la forma politica migliore.
In tutti i casi abbiamo diversi esempi di governo, nel Signore degli Anelli: ci sono gli Hobbit, che vivono (benissimo) con una struttura gerarchica praticamente inesistente, e che sono quelli che salveranno l’intera baracca. Poi ci sono gli Ent. E gli Uomini Selvaggi, che vivono in una specie di comunismo primitivo (per quel pochissimo che si capisce). Rohan è una monarchia ereditaria, ma probabilmente anche quella a democrazia diretta (votano per alzata di spada in consiglio, sembrerebbe): quando sta per partire Theoden chiede da chi vuole essere governato il popolo in sua assenza. Insomma, mi sembra che il quadro sia piuttosto variegato…
@ Eleas
Ho detto che Calvino non è l’unico: ho detto che è il meglio. Le Citta’ Invisibili’ non sono forse narrativa fantastica anche se non devono nulla a Tolkien ed ai suoi zelanti scherani italiani, cui interessa solo il ruolo di ‘censore politico’ di Calvino?
Del resto cos’altro c’è? Non moltissimo, ne converrai. Come converrai che a vendere in Italia sono, appunto, Tolkien e Jordan e la Rowling e Paolini (Christopher) e la Mayer – o me lo sto inventando?
Quanto all’egemonia culturale della sinistra: poco fa in libreria prendo in mano un mattone di circa 800 pagine, parte di un ciclo di non so quanti altri romanzi altrettanto lunghi – Crocevia del Crepuscolo, di Robert Jordan. Sul retro: ‘Il respiro epico e le atmosfere magiche rendono Crocevia del Crepuscolo uno dei capolavori della letteratura fantasy’ – La Repubblica…
Insomma, se questa è la persecuzione della cultura di sinistra egemonica mi domando cosa direbbero se volessero favorirlo…
Assente forzato (lavoro, lavoro, lavoro) mi tocca leggere di corsa e basta. Fortunatamente c’è Girolamo che dice SEMPRE le cose che vorrei, e i super WM1 e WM4 che non li batte nessuno.
Vero è che essere, da sempre, di sinistra e fare i conti – da sempre! – con questa cultura da funzionario politico (tipico della nostra sinistra nazionale, ma non solo) che – con questa ossessione pedagogica che segna sulla lavagna i buoni e i cattivi – ha reso farraginoso l’approccio alla fruizione culturale (piuttosto che agile) è complicato. Peggio: fa incazzare nero.
Ché a me sapere se Tolkien è di destra o meno me ne fotte una cippa.
Facciamo pure – per assurdo – che lo sia. E allora? Che cazzo cambia in me fruitore? Oppure volete farmi credere che sono così coglione al punto che se leggo Céline mi viene voglia di invadere la Polonia?
Dover a tutti i costi sinistrizzare ideologicamente qualcuno per poterlo esperire è una puttanata. Non ho neppure intenzione di sapere se Sergio Leone fosse comunista, fascista o democristiano. So cosa, saldamente, sono io e come, di conseguenza, lo inquadro e rielaboro nel mio vissuto, umano e culturale.
Anni fa discussi (erano gli anni dell’università) con uno di questi pedagogici stalinisti che aborriva la mia passione per Battisti, perché era un fascio, a suo modo di dire. E lui, partiticamente ligio, ascoltava inetti cantautori da tre accordi, ma “impegnatissimi”. Mandarlo a fare in culo è stato il mio rito di passaggio culturale.
Quella di Battisti fascio, forse, è solo una leggenda. Forse era solo un qualunquista (e poi i testi manco erano suoi, erano di quella scamorza di Mogol). Ma non mi interessa: il suo lavoro sulla form canzone è fra i più alti mai prodotti, non solo in Italia. E quello che ha fatto poi con Panella è addirittura genio puro, dal punto di vista della composizione.
A me questo interessa, non se votava DP o MSI. Nell’urna metto il mio voto, non quello di Tolkien o Battisti o chissà chi altri.
Io non ho letto Tolkien, forse perché anch’io manco degli enzimi adatti per metabolizzarli, non lo so.
Non posso prendere posizione in merito alle cose dette, ovviamente. Ma condivido in pieno una considerazione fatta da Girolamo, ovvero: “Chiedersi, invece che “è di destra o di sinistra”, come si posiziona, quale forza esprime, cosa mette in moto un autore rispetto a queste alternative: questo, per me è critica della letteratura – cioè ricerca e superamento dei suoi limiti” (per me anche accettazione dei suoi limiti).
Tra le coppie di alternative, non esaustive ovviamente, ce n’è una ‘equivocità Vs univocità’ che a me pare fondamentale e che, sempre secondo me, attraversa pure le altre coppie, rendendole meno rigide di quanto possono apparire.
Ogni libro è una mappa. Cercarvi dentro coincidenze puntuali con il proprio mondo mi pare assurdo oltre che profondamente inutile.
Esempio. Il libro ‘La strada’ di McCarthi per me è bellissimo, straordinario anzi, ma ha un dettaglio, e che dettaglio (la rappresentazione della madre), profondamente dissonante con i miei valori di riferimento, il mio stesso modo di essere.
Aderire totalmente a quel libro o minimizzare quel dettaglio mi parrebbe profondamente disonesto per me stessa e pure per McCarthy.
Mi tengo il libro, l’amore per McCarthy e la dissonanza.
Del resto, per uscire dalle secche della politica, facciamo l’esempio più elementare possibile.
Una cosa su cui potremmo concordare facilmente è che Tolkien diffidava profondamente della tecnologia moderna. Vi sono letture che moderano la sua ostilità ma oltre a non essere convincenti non pretendono che egli l’amasse o si aspettasse da essa la liberazione dell’umanità.
Pare anche che, nella sua vita quotidiana, Tolkien ne facesse a meno il più possibile: “Tolkien lived a life as opposed as possible to technology. During his lifetime he rejected trains, television and refrigerated food. He did own a car, but sold it at the beginning of World War II. By that time Tolkien perceived the damage cars and their new roads were doing to the landscape. He came to think of the internal combustion engine as the greatest evil ever put upon this Earth. ”
Molti suoi entusiasti ammiratori si sono autoconvinti che Tolkien giustamente avversava la tecnica del suo tempo ma avrebbe amato alla follia quella del nostro, la Rete, i telefonini, l’ingegneria genetica, gli psicofarmaci, l’esplorazione dello spazio…
Yeah, sure, right…
Ora mi chiedo a quanti moderni ritrovati della tecnica gli ammiratori di Tolkien rinuncino nella loro vita quotidiana. Quanti, in definitiva, siano disposti a rinunciare alla loro piccola porzione di Anello.
Se no, si fa prima, Tolkien è puro intrattenimento, non vuol dirci niente e non ha senso discuterne se non nel paragonarlo a Dan Brown o Candace Bushnell o Stephen King e chiaramente l’ultima parola verrà riservata alle classifiche di vendita…
Ho scritto il mio commento a singhiozzo. Ho postato senza avere visto quello di Gianni Biondolillo, con cui concordo in pieno.
Scusate. Posso scegliere un tappezzeria con i disegni di Morris, senza aderire per forza alla sua ideologia?
Valeria: Biondolillo? BIONDOLILLO??? 😉
L’esempio di Morris, tra l’altro, è davvero calzante. Perché poi, alla fine, il certosino lavoro di Morris sull’artigianato e le arti e mestieri sta alla base del disegno industriale novecentesco. Non so se Morris ne sarebbe stato felice. Di certo Gropius (e il sottoscritto) sì.
@ Valeria
Puoi, ma non so quanto ne sarebbe stato contento Morris.
@per Gianni Biondillo. Scusami davvero, ma nelle mie sinapsi tu sei registrato come ‘Biondolillo’, da sempre. Cercherò di ‘epurarmi’, giuro. 😉
@Sascha. Ne sarebbe stato contento forse no, ma credo che ormai non ci faccia più molto caso.
Tolkien fu uno dei primi, ad Oxford, a comprare una macchina. Smise di usarla quando si rese conto di _quanto_ inquinasse. Ed era contro le fabbriche che stavano aprendo nell’Oxfordshire, certo – devastando una campagna bellissima. E diceva che, se questo era progresso, lui era contro il progresso.
Contestava i lavori di tanti ingegneri non in quanto tali, ma in quanto brutti. E diceva che se agli ingegneri avessero fatto leggere più storie, forse, avrebbero fatto lavori migliori.
Fatevi un giro a Roma, a San Basilio (o ai Parioli, per quel che vale), e dategli torto…
@sascha: concordo che Calvino sia un grande, tuttavia se mi permetti avrei da ridire sul fatto che dopo di lui il diluvio. Sarà che a me personalmente piacciono i loro romanzi, ma ritengo che attualmente in Italia ci siano ottimi scrittori fantasy e di fantastico in genere. Scrittori che possiamo trovare elencati qui di lato sulla destra. Quanto al vendere converrai con me che gli stessi specie alcuni a vendite non stanno messi certamente male. Posto che le vendite siano una misura della qualità (diciamo che sono quantomeno un indice di gradimento del pubblico). Per fortuna non vendono soltanto la Meyer che viste le sue recenti sparate sulla grande letteratura mi pare un attimo confusa.
premesso che si può anzi si deve apprezzare anche autori con idee politiche lontane dalle proprie (per me vuol dire adorare Borges e Balzac, tanto per fare 2 esempi)
premesse che stare di qua o di là non è già un giudizio di valore (Tolkien può essere di destra e bravo, chi lo vieta?)
premesso che la storia dell’egemonia culturale della sinistra (sottinteso brutta e cattiva) è oggi ridicola (signori, siamo nel 2010, voi avete gli orologi ancora fermi agli anni ’70, 40 anni di jet lag mi paiono tanti)
tutta sta discussione nasce dall’evidente tentativo della destra italiana di accorporarsi chiunque non sia immediatamente riconoscibile come esponente di “estrema sinistra” (mi viene in mente casa Pound che fa i manifesti col volto di Rino Gaetano)
per carità, dobbiamo anche capirli, come artisti di riferimento hanno solo Povia e l’onorevole Barbareschi, ci sta che non si accontentino
però mi viene da pensare: fra 20-30 anni saremo qui a dover confutare che “no, Vasco Rossi non era di destra”?
scusate il post un po’ qualunquistico ma lascio entrare nello specifico della discussione chi ne sa più di me
Dunque Tolkien detestava la televisione (e sospetto che non cambierebbe idea davanti ai programmi odierni); però ha inventato le palantiri. Antiche, antichissime, addirittura dimenticate nel tempo.
Fino a che punto le nostre convinzioni consapevoli sono condivise dalla nostra anima?
(Quanto ai surgelati… quelli con gli anni sono decisamente migliorati. Magari oggi la penserebbe diversamente).
@ Saverio,
non avevo capito che ti riferissi a Cortellessa. La mia/nostra critica all’atteggiamento Cortellessa rimane identica sia che lui sia presente sul momento (come nelle discussioni che abbiamo avuto in giro per la rete, di cui quella sul “monnezzone” è solo l’esempio più recente), sia che lui non ci sia. Poiché rimane identica, non vedo dove stia il problema. Dire che avrei “liquidato” Cortellessa dopo che nell’ultimo anno ci siamo scambiato oceani di parole sviscerando le rispettive posizioni (e ciascuno rimane sulla propria), scusami, ma è abbastanza fuori luogo. Se cerchi qualcuno accusabile di evitare i confronti/scontri aperti e diretti, devi davvero cercarlo altrove. Al mio indirizzo non se ne trovano. Di solito mi si riconosce o rimprovera l’attitudine opposta.
P.S. Tra l’altro, questo “non esserci” di Cortellessa è… molto relativo. Poiché è appurato che legge questo blog, e ogni tanto ci interviene, e noi tutti lo sappiamo, in che senso staremmo scrivendo “mentre non c’è”? Non è mica una chat. Chi te l’ha detto, poi, che non c’è, che non sta già leggendo? Questo, ovvio, vale per lui come per chiunque altro.
Ecco, qualche commento sopra, Massi ha centrato un punto. Ovvero uno degli appigli di De Turris & camerateria per avallare la lettura tradizionalista di Tolkien. Riporto la sua conclusione:
.
“Dunque il mondo senesce, invecchia, si corrompe, perde progressivamente la presenza anche fisica degli elfi che stanno ‘telando’ oltremare per consegnare il mondo nelle mani giuste, quelle degli uomini. Cade allora la polemica delle razze a compartimenti stagni: il meticciato, in ultima analisi, può essere interpretato come una benedizione, l’ultima, un ‘pan di via’ che speriamo che duri il più a lungo possibile. Finché dura fa verdura, si dice dalle mie parti.
Ma non ci illudiamo, era meglio prima.
Se non è pensiero Tradizionale questo …
Ecco perché De Turris se lo tiene stretto.
Massi.”
.
Tolkien era profondamente cattolico e leggeva la storia umana come una “lenta sconfitta” e la condizione umana come frutto della Caduta. Questa visione si ritrova nella saga della Terra di Mezzo, certo, perché in effetti il progredire storico rappresenta un allontanamento dalla luce divina originaria. Gli Elfi dunque – i Primi creati – abbandonano il mondo e cedono il passo agli Uomini. Si inaugura così una storia più fallibile e caduca, ma – ed è questo il punto – NON PEGGIORE O MIGLIORE DI QUELLA CHE L’HA PRECEDUTA.
Gli Elfi infatti non hanno dato poche gatte da pelare ai Valar e a Eru (cioè al Creatore e agli angeli). La storia elfica, prima di quella umana, ha avuto le sue “deviazioni” dalla retta via, animate dal desiderio di emergere e di eccellere. Basta pensare al ciclo di vicende legate ai Silmarill, che sono appunto gioielli elfici e che innescano una catena catastrofica di eventi.
Certo per il Maligno è più facile corrompere gli Uomini che gli Elfi, perché gli Uomini hanno il libero arbitrio, ma non saranno i frigidi Elfi a restare nel mondo per continuare a combatterlo, bensì proprio i fallibilissimi Uomini. Tanto è vero che il ruolo degli Elfi nella Guerra dell’Anello è quasi inesistente: buoni consigli, cure mediche, e distribuzione di oggetti preziosi per la missione del Portatore, ma NESSUN COINVOLGIMENTO DIRETTO (con l’unica eccezione di Legolas e dei figli di Elrond). Perché gli Elfi gliel’hanno data su, appunto, stanno già con un piede sulle navi, per tornare indietro, alla terra beata da cui sono venuti. Gli Elfi di Tolkien sono degli “imbalsamatori” del passato (ipse dixit), ferali e nostalgici, che non conoscono vere passioni e se vogliono amare come i mortali devono rinunciare alla propria immortalità. Devono cioè diventare uomini e mescolarsi, meticciarsi, con loro.
Andandosene portano via la loro algida bellezza e il loro incanto dalla Terra di Mezzo, MA A QUESTO NON CORRISPONDE ALCUNA DECADENZA MORALE O SPIRITUALE. Anzi, la Quarta Era, l’era degli Uomini, si apre con una vittoria sulle forze del male e spalanca una nuova possibilità per il mondo. Aragorn che diventa re è l’erede di Numenor (ovvero Atlantide), che non replica un passato ormai sepolto (letteralmente), bensì riapre la partita della storia umana, anche se non potrà esserci alcuna sconfitta o vittoria definitiva e la lotta sarà perenne, fino alla fine del mondo.
Resta il fatto che il messaggio dell’opera di Tolkien NON E’ “ERA MEGLIO PRIMA”, a meno che non si attribuisca a “prima” il significato di “prima della Caduta” dalla condizione edenica. Se invece a quel “prima” si vuole attribuire un significato storico, come fanno De Turris e soci, sostenendo che quella di Tolkien sarebbe un poetica del rimpianto per l’età premoderna, allora occorre dire che si tratta di una lettura FALSA, che – tra l’altro – Tolkien per primo avrebbe rigettato. Ed è infatti quella che lorsignori si tengono stretta e che difendono stizziti (ma senza controargomentazioni sostanziali, vedi l’articolo di De Turris su Il Giornale), proprio perché sanno quanto sia infondata.
Concludo con un’osservazione. Forse che la tematica del Potere come viene affrontata da Tolkien ha qualcosa a che spartire con qualsivoglia idealizzazione anticheggiante? Non c’è una pagina di Tolkien in cui il Potere non sia causa di corruzione. Il desiderio di primeggiare, di emergere, di affermarsi sugli altri, anche se a fin di bene, è sempre il principio di ogni catastrofe nella saga tolkieniana. Soltanto gli umili e gli ultimi vincono ed erediteranno la terra. E’ il messaggio evangelico allo stato puro – e passato al setaccio della storia novecentesca: due guerre mondiali, la Shoa, Hiroshima e il Concilio Vaticano Secondo -, non certo la concezione del potere che poteva avere Riccardo Cuordileone. Tanto meno Julius Evola e i suoi nipotini.
Sottoscrivo quasi tutto il commento di Biondillo inkazzoso (a parte la passione per Battisti – cantante). In fact non riuscivo – e non riesco – a capire se la discussione fosse intorno alla posizione politica personale di Tolkien o Leone, o alla valenza di destra o di sinistra o di niente delle loro opere. Perché, nel primo caso, siamo tornati a Sainte Beuve e alla sua analisi dei requisiti personali degli scrittori, per poter valutare le loro opere. Come la mettiamo con Fenoglio che vota per la monarchia? E con Céline, già citato sempre da Biondillo?
@ Wu Ming 1
Grazie delle precisazioni. Non mi convincono lo stesso, ma almeno chiarificano. E comunque non sei l’unico che ha citato Cortellessa … C’è inoltre la possibilità che qualcuno non segua proprio tutte le discussioni e che, di fronte a boutade del genere, storce il naso …
Ammetto di avere una difficoltà tutta mia ad affrontare Tolkien. Non è, però, perché considerato un autore di destra. Ho appena terminato “The dome” di King, che non mi risulta essere di sinistra, trovandolo molto “bello” (a parte il finale, la storia del gioco dei bambini alieni, francamente ridicola). È proprio il “tema” delle opere di Tolkien a non interessarmi … Qui, ovviamente, entrano in gioco i gusti personali. Ma è solo questione di gusti personali? Quanto può contare, nella ricezione di un autore, il contesto culturale di quelli che lo stimano?
Ho trovato avvilente navigare all’interno dei siti a lui dedicati. E non dico per l’iconografia, veramente orrenda, ma proprio per i contenuti. Mi riferisco agli 11 siti italiani linkati nel sito della Società Tolkieniana, che ho sfogliato per buona parte del pomeriggio, sino a trovare confermata la mia avversione pregiudiziale nei confronti di questo autore. Visto che non siamo delle macchine, e che quindi non possiamo leggere tutto l’esistente, nella scelta di questo o quell’altro autore conta – e per me conta tanto – anche il contesto di ricezione. Tra le decine di pagine lette mi sono imbattuto nella seguente frase:
«Non c’è nulla che sia più rivoluzionario, più rinnovatore, più emancipante della verità; ed è la verità delle cose a essere cantata in questi libri, oltre la veste variopinta della fiaba. Infine, nella nostra cultura senza riferimenti oggettivi e senza valori assoluti, quelli che – come Tolkien – ancora ritengono di dover discernere tra il bene il male, e persistono a ritenere che tra il bene e il male non si possa concludere alcun armistizio (…)»
La firma è del Cardinale Giacomo Biffi.
Mi sono allora chiesto: magari è l’opera di Tolkien a prestare il fianco a certe posizioni. Con un autore tipo Brecht, ad esempio, questa ambiguità non sarebbe possibile. Siccome credo che tutte le opere, anche se non lo vogliono, sono ideologiche (per lo meno nel senso di portatrici di una certa visione del mondo), se il Cardinale Biffi lo approva non posso pensare che lo faccia con leggerezza o sulla scorta di interpretazioni forzate; potrà farlo in parte anche per ciò, ma non solo. E se lo approva Biffi, mi dispiace, io scelgo di non leggerlo.
Attenzione: questo influisce solo sulla mia scelta di non leggere Tolkien, non sul valore della sua opera. Vivo solo 24 ore al giorno, lavoro, tengo famiglia, vado al cinema … Sì, il contesto di ricezione è per me molto importante …
saverio
Saverio, al di là di tutto e senza voler confondere opera e autore (vedasi interventi di Biondillo e Baldrati), guarda che Stephen King *è* di sinistra, e non lo ha mai nascosto. E’ di sinistra secondo gli standard americani, cioè è un “left-oriented liberal”. Ha sempre detto che la sua formazione è stata nel movement americano degli anni ’60, temperie e onda culturale a cui ha più volte reso omaggio (cfr. “Cuori in Atlantide”, libro in cui mostra comprensione persino per i suoi coetanei che scelsero la lotta armata, come i Weathermen), ha sempre detto di odiare i repubblicani, è stato contrario a tutte le guerre scatenate dagli USA dal Vietnam fino all’Iraq etc.
@saverio: il tuo caso dimostra quanto sia necessario liberare Tolkien da chi lo ha monopolizzato indisturbato per quasi quarant’anni. A partire dalla Società Tolkieniana Italiana, ovviamente.
E poi dicono di noi… Almeno con i numerali non ti sbagli! 🙂
Saverio, per fare un esempio: Gli indiani d’America, Pasolini e Che Guevara sono ormai icone della destra. Seguendo il tuo ragionamento se io fossi un sedicenne dovrei cancellarli dal mio immaginario “in formazione”.
@ dinosauro
De Turris ha anche introdotto per primo in Italia Cioran. Ciò non toglie che di Cioran non capisse un cazzo: oppure ci faceva. Prova a indovinare che tipo di operazione culturale proponeva, con Cioran? La stessa che tenta con Tolkien.
De Turris è un tipico caso di sincretista ur-fascista (se interessa sapere cos’è, vedi il prossimo post), non tanto e non solo per quello che dice su Tolkien, ma per la compagnia nella quale tenta di inserirlo: ma si può prendere sul serio uno che prende sul serio Julius Evola?
@ saverio
Per Biffi valgono le stesse considerazioni finali su De Turris, con una sola variante: al posto di Evola, Giacomo Biffi – si può prender sul serio uno che prende sul serio il cardinal Biffi?
Ops: a scanso di equivoci, la frase finale del post precedente è riferita a Biffi stesso, non a chi lo ha citato.
«La prima caratteristica di un Ur-Fascismo è il culto della tradizione. Il tradizionalismo è più vecchio del fascismo. Non fu solo tipico del pensiero controrivoluzionario cattolico dopo la Rivoluzione Francese, ma nacque nella tarda età ellenistica come una reazione al razionalismo greco classico. Nel bacino del Mediterraneo, i popoli di religioni diverse (tutte accettate con indulgenza dal Pantheon romano) cominciarono a sognare una rivelazione ricevuta all’alba della storia umana. Questa rivelazione era rimasta a lungo nascosta sotto il velo di lingue ormai dimenticate. Era affidata ai geroglifici egiziani, alle rune dei celti, ai testi sacri, ancora sconosciuti, delle religioni asiatiche. Questa nuova cultura doveva essere sincretistica. “Sincretismo” non è solo, come indicano i dizionari, la combinazione di forme diverse di credenze o pratiche. Una simile combinazione deve tollerare le contraddizioni. Tutti i messaggi originali contengono un germe di saggezza e quando sembrano dire cose diverse o incompatibili è solo perché tutti alludono, allegoricamente, a qualche verità primitiva. Come conseguenza, non ci può essere avanzamento del sapere. La verità è stata già annunciata una volta per tutte, e noi possiamo solo continuare a interpretare il suo oscuro messaggio. È sufficiente guardare il sillabo di ogni movimento fascista per trovare i principali pensatori tradizionalisti. La gnosi nazista si nutriva di elementi tradizionalisti, sincretistici, occulti. La più importante fonte teoretica della nuova destra italiana, Julius Evola, mescolava il Graal con i Protocolli dei Savi di Sion, l’alchimia con il Sacro Romano Impero. Il fatto stesso che per mostrare la sua apertura mentale una parte della destra italiana abbia recentemente ampliato il suo sillabo mettendo insieme De Maistre, Guenon e Gramsci è una prova lampante di sincretismo. Se curiosate tra gli scaffali che nelle librerie americane portano l’indicazione “New Age”, troverete persino Sant’Agostino, il quale, per quanto ne sappia, non era fascista. Ma il fatto stesso di mettere insieme Sant’Agostino e Stonehenge, questo è un sintomo di Ur-Fascismo» (Umberto Eco, “Il fascismo eterno”).