Mi ha colpito parecchio, l’articolo di Thomas Friedman per il New York Times a proposito dell’indignazione (qui Il post ne riporta ampi stralci). E mi colpisce la citazione che uno degli interlocutori di Friedman, Dov Seidman, fa da Hume:
“Il filosofo David Hume sosteneva che “il coinvolgimento morale diminuisce con la distanza”. Ne segue che sia vero anche il contrario: con la riduzione delle distanze, il coinvolgimento morale aumenta. Oggi che le distanze sono scomparse – siamo come tutti in un teatro affollato, e prendiamo ogni cosa sul personale – viviamo le aspirazioni, speranze, frustrazioni, dolori degli altri in modi immediati e viscerale”.
Salvo poi fermarsi dopo poche ore. Dunque, quell’apparente coinvolgimento morale è destinato a una durata effimera, per essere sostituito da altri (apparenti) coinvolgimenti e altre indignazioni, di breve durata. Ne abbiamo parlato a Fahrenheit martedì, con Luca Sofri e Lea Melandri.
C’è un tassello che vorrei aggiungere, però. Sembra che l’enorme ondata di sdegno che segue a un fatto (di rilevanza variabile: da Colonia agli allenatori litigiosi) non lasci tracce, o ne lasci di così effimere, come onde sulla sabbia, che ogni discussione sembra essere vana e che non se ne serbi memoria. Non solo oggettivamente, perché i social non hanno altra memoria se non quella a cui ti consentono di accedere (l’Accadde oggi di Facebook), ma cognitivamente.
Per dirla con Friedman:
“Se l’indignazione, per quanto giustificata, genera immediatamente richieste di dimissioni o punizioni può costruire un circolo vizioso di indignazione che crea indignazione, invece di un circolo virtuoso di dialogo e di faticoso lavoro di comprensione delle cose e argomentazione valida. È come se vivessimo in una tempesta ininterrotta: purtroppo, però, le dispute etiche hanno bisogno invece di prospettiva, comprensione del contesto e capacità di fare distinzioni”.
Soluzioni? Non le conosco, non ora. Prendo appunti, come molte e molti, e aspetto di capire.
A proposito di questo tema provvidenziale è stato “Le sorgenti del male” di Bauman capitatomi tra le mani giusto qualche giorno fa… anche se si continua a prendere appunti e si aspetta di capire