UN CONSIGLIO DI LETTURA PER BLAIR

Viene da The Indipendent del 24 giugno, a firma di Boyd Tonkin:

"Ieri Tony Blair ha spiegato il suo progetto per l’Europa. Su un versante più privato, la sua visione comprende ripetute vacanze in incantevoli  località italiane. Che il maestro della "bella figura" politica possa godersi ancora a lungo il Bel Paese. Ma, la prossima volta che fa i  bagagli per la Toscana o la Sardegna, perché non porta con sé un romanzo italiano appena pubblicato qui da noi? E’ una faceta e ingegnosa commedia-thriller, piena zeppa di gag divertenti e forte di un cast che include Alfred Hitchcock, il maresciallo Tito e – posto d’onore – il supremamente azzimato Cary Grant. Perfetta lettura vacanziera, qualcuno potrebbe pensare. Ma qualcun altro no, dato che qui si tenta di spiegare  come la ricerca di giustizia sociale nell’Europa del Dopoguerra sia stata frustrata dal consumismo dilagante e dalla resa al potere americano.

Per cogliere i retroscena di 54 di "Wu Ming" (Heinemann, £16.99), bisogna conoscere una strana storia: un gruppo di anarchici [sic] italiani, un attaccante del Watford e un improbabile best-seller. Negli anni Ottanta [sic], un network informale di attivisti politici e burloni, con base a Bologna, iniziò a rivendicare le sue beffe col nome "Luther Blissett". Lo fecero per solidarietà col calciatore britannico, grande cannoniere con il Watford, che passò al Milan e divenne presto un centravanti senza goal. C’era lo zampino del razzismo, secondo quei tizi.

Poi, nel 1999, "Luther Blissett" pubblicò un romanzo. E non un romanzo qualsiasi: Q, scritto da quattro membri del gruppo bolognese, si rivelò sorprendentemente buono, e sorprendentemente solido per una co-produzione a otto mani. Bravata intellettuale a tutto vapore, nello  stile di Umberto Eco, e ambientato all’epoca della Riforma, Q suggeriva parallelismi tra la sconfitta del protestantesimo rivoluzionario e il declino della sinistra contemporanea. Q ha deliziato i lettori di tutta Europa – a parte l’irritato ma stoico signor B.

Ora i ragazzi di Blissett sono forti di un quinto membro e di un nuovo marchio: "Wu Ming" significa "nessun nome" in mandarino. Tradotto con brio da Shaun Whiteside, 54 si svolge durante l’anno del titolo, mezzo secolo fa. Un anno cruciale, secondo il romanzo. Un punto di svolta. Le speranze italiane – ed europee – di un cambiamento radicale franarono di fronte al disimpegno hollywoodiano, ai sogni di arricchimento, agli intrighi della guerra fredda e alla potenza delle élites appoggiate dagli USA.

In un angolo della trama, un gruppo di partigiani e comunisti che si ritrovano in un bar d Bologna slitta via dall’idealismo rivoluzionario, verso loschi traffici con delinquenti legati alla mafia: i primi passi lungo il sentiero odoroso della berlusconità. A Hollywood, un annoiato  Cary Grant – "proletario inglese imprigionato nel corpo e nel mito del più elegante uomo del mondo" – esce dalla sua gabbia dorata su richiesta del controspionaggio britannico. Lo vogliono in un film sulle imprese di guerra di Tito, che aiuterà a trainare la Yugoslavia verso l’Occidente.

Collegati tra loro con abilità, i filoni gemelli convergono – insieme al KGB – su un’isola nell’Adriatico…

C’è molto di più, lungo questa falsariga, ed è tutto altrettanto folle e piacevole. A Napoli, Lucky Luciano stringe la morsa intorno alla mafia e  al Paese: "Che cos’è lo stato italiano? Qualcosa che si mangia?". A Cannes, Hitchcock gira "Caccia al ladro" con un rinvigorito Grant. Un  televisore americano rubato gira per l’Italia, simbolo di una nuova era di occhi quadrati (quando la vita nella cornice dei media sarà "un unico grande scherzo") ed espediente che lega tra loro le storie. La ditta che lo ha fabbricato è, ovviamente, la McGuffin Electric Company di Pittsburgh.

Non chiedetemi come ha fatto il clan Wu Ming ad assestare questo secondo colpo. So soltanto che la loro miscela di inusuale satira e farsa  estrema è frizzante come la bottiglia del miglior prosecco di una cooperativa vinicola [sparkes like a bottle of the best prosecco from a  workers’-coop vineyard]. Dietro tutta la burla in salsa thriller, 54 intende mostrare come gli operai italiani – come quelli di tutta Europa – preferissero cercare le loro utopie non nelle piazze ma sullo schermo, o sugli scaffali. E, come molti lettori felici capiranno quest’estate, anche sulla spiaggia".

23 pensieri su “UN CONSIGLIO DI LETTURA PER BLAIR

  1. qualche imprecisione, mi pare.
    e poi quella storia del proseco…è possibile che l’italia è ancora sole pizza mandolino?
    siamo dei grandi seduttori, per dio!

  2. daccordissimo!
    sono curioso, quanto è vera la storia che luther blisset non segnò gol per questioni di razzismo?
    voglio dire, è attendibile come quella che narra che ronaldo sia andato via dall’inter perchè clarence seedorf gli trombava la moglie? o che del piero stesse con eros ramazzotti, o che ivan de la pena impose alla lazio l’acquisto di couto perchè i due avevano una relazione o come la leggenda che narra che ‘tendenza veronica’ sia stato imposto a veronica lario dallo stesso signor b. perchè, venuta fuori la storia con cacciari, lui aveva deciso di escludere le figlie di lei dal testamento, o quella della love story tra francesco rutelli e massimo lopez.

  3. Tonkin usa un tono giocoso che non mi risulta offensivo, anche perché è una lieve presa per i fondelli dell’italofilia New Labour, quando la “Cool Britannia” si ritrovava nel “Chiantishire”. E comunque non è colpa di Tonkin se a reggere le sorti economiche di questo Paese sono rimasti solo enoturismo, sagre e slow food, e a preoccuparsi di raccontarlo sono soltanto gli scrittori. E’ chiaro che poi all’estero fanno un mix e paragonano gli scrittori ai vini. Certo, Umberto Eco, uff, gli anarchici, uff… Ma è meglio esser scrittore “di vino” (pun intended) che di mmerda :-))))

  4. Ma no, il razzismo c’entra poco. E’ vero che le curve avversarie lo accoglievano con cori di scimmieschi “uh! uh! uh!”, ma Blissett non fu in grado di segnare per un motivo molto più banale: quel Milan era una squadretta mediocre, appena promossa in A dopo la seconda, umiliante retrocessione. Il calcio italiano dell’epoca era molto “catenacciaro”, e quello inglese era tutto aereo, lanci lunghi e cross. Pochi attaccanti inglesi sono riusciti a inserirsi bene qui da noi. Il riferimento di Tonkin al razzismo deriva dal tentativo, in quel di Albione, di “razionalizzare” la scelta del multiple name.
    – Ma perché proprio Luther Blissett?
    – Forse perché era uno dei pochi calciatori neri in quel campionato?
    – Quindi sarebbe una presa di posizione antirazzista?
    – Può darsi, può darsi…
    In realtà il nome di Blissett fu scelto perché il tizio era molto simpatico, e il suo nome era legato a una beffa e a un sabotaggio (per quanto non intenzionali): un attaccante che sbaglia i gol a porta vuota! 🙂

  5. Io 54 ce l’ho sul PC, download GRATIS degli inappuntabili Wu Ming, dove s’è visto mai?
    Grazie Wu Ming.
    Anzi, lo stampo e me lo porto anche al mare.

  6. andrea c. l’uomo della verità non aveva tutti i torti: sei un raccoglitore di stupidaggini mirabolanti. Stare a leggerti è solo una perdita di tempo. Col tempo e con la paglia maturano le nespole.

  7. beh isac, mi fa piacere leggere la tua opinione.
    le opinioni sono un po come il buco del culo, diceva un personaggio di un film di tarantino, tutti quanti hanno la propria.

  8. Del Luther Blisset originale Gianni Brera diceva sempre che: “L’è un Calloun negher”. Paragonando il centravanti al mitico Calloni (chiedo scusa per l’ortografia lombarda forse sbagliata):

  9. isac, almeno sono più articolato di te, e poi ho evocato una battuta di un film che magari ha fatto ricordare la scena a qualcuno che ha sorriso per un attimo.
    e poi, ti spiego, quelle storielle che ho menzionato hanno un loro senso. le leggende urbane, vere o false che siano, sono la vulgata di un sotterraneo vibrare di storie possibili che acquistano a volte la forza della favola, che sono forse più vere del vero o più false del falso. ti faccio un’altro esempio, si dice, nei più svariati ambienti, che il papa sia gay, è vero? chi se ne fotte! o meglio, mai ci sarà dato saperlo, ma non è interessante che uno dei papi più reazionari degli ultimi sia oggetto di un ‘inciucio’ del genere? pensa ad hoover, che promosse una crociata contro l’omosessualità e poi faceva festini in cui si travestiva. queste ‘malelingue’ hanno a che vedere con l’idea del potere, con le figure pubbliche nel privato, con la paranoia.
    magari vengono fuori in maniera un po triviale, però non ci si deve necessariamente fermare all’epifenomeno.

  10. epifenomeno, più insisti e più diventi penoso. Brutto vizio la logorrea come compensazione del complesso di inferiorità. Prova a esprimere concetti con (poche) parole tue. Credi, è un buon consiglio.

  11. @ isac (con una a) asimov – dal dizionario de mauro online:
    e|pi|fe|nò|me|no
    s.m.
    1 TS filos., nel positivismo inglese dell’800, le manifestazioni spirituali considerate secondarie rispetto ai fenomeni corporei | BU estens., aspetto secondario di un fenomeno, spec. sociale
    2 TS med., evento secondario che accompagna un quadro patologico senza influire su di esso
    non essendo io un positivista inglese dell’800, il termine è usato, e mi pare in maniera corretta, nella seconda accezione, e per estenzione anche nella terza, questi posto che si voglia considerare il corpo sociale come psiche collettiva a cui applicare un po genericamente i criteri della psicologia.
    certo, la parola non è mia, nel senso che non l’ho inventata, ma io, personalmente, non ho inventato nessuna delle parole che uso. ho un amico che ne ha inventata qualcuna, per esempio ‘dupparina’, ma purtroppo ci vorrà un po di tempo prima che si stratifichi nell’uso e poi venga inserita nelle parole della lingua italiana. io nel frattempo mi limito ad utilizzare, nella maniera più corretta possibile quelle che appartengono al patrimonio comune della suddetta lingua.

  12. C’è un monologo di George Carlin (autore non accreditato di diverse battute di Luttazzi) in cui prende per il culo chi dice “say it in your own words”. Do you have *your own* words? Don’t you use words that belong to everybody? Next time they tell you “Say it in your own words”, just say: “Kwatioz kwanguz pfweetiuz fzluuuuuuu”.

  13. carlin è un grande, negli anni 70 fu arrestato per aver utilizzato le 7 parolacce bandite dallo show biz, sul suo sito si trova una delle più interessanti e poetiche collezioni di varianti linguistiche inerenti al sesso e alle aree genitali maschili e femminili, la lista è un prezioso strumento anche per i traduttori.
    isac, mi sono perso, cosa volevasi dimostrare?

  14. Carlin è il mio pensatore preferito. Nel corso degli anni ho accumulato ogni reperto audio esistente, e anche qualche video. C’è un suo monologo sull’aborto e gli antiabortisti che è quanto di meglio sia stato espresso sul tema a qualunque latitudine, culminante nel grido: “NOT EVERY EJACULATION DESERVES A NAME!!!”

  15. l’altro giorno Pera ha dichiarato ‘l’aborto è un piccolo omicidio’, direi che ci siamo, tra poco la pippa sarà reato. secondo me è solo questione di tempo, il tempo di decidere quanto piccolo debba essere un omicidio per considerarlo punibile, se l’eventuale sanzione economica per una sega va quantificata in peso o sulla base del conteggio degli spermatozoi, o se l’eiaculato di un uomo sterile è ammissibile. immaginate le possibilità di guadagno se uno si mette a vendere certificati falsi di sterilità.

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