ANCORA DALLA PARTE DELLE BAMBINE

Come cominciare novembre con felicità, commozione e riconoscenza: leggendo i due splendidi articoli apparsi questa mattina su La Repubblica e La Stampa. Ovvero, la bellissima recensione di Concita De Gregorio e la duplice intervista (e non solo) a Elena Gianini Belotti e alla vostra eccetera firmata da Giovanna Zucconi. Per ora, grazie, grazie, grazie.
Aggiornamento: e se volete discutere del libro, questo è il post giusto. Siate i benvenuti.
Secondo aggiornamento: l’articolo di Giovanna Zucconi è qui.
Ulteriore aggiornamento: la recensione di Concita De Gregorio, a seguire:
Loredana Lipperini ha ragione. Si è messo in moto un meccanismo contagioso, un´epidemia che rischia di infettarci senza che ce ne accorgiamo, forse ci siamo ammalate già. Per cominciare a scrivere di lei, del suo prezioso libro, per esempio, siamo qui da ore a cancellare e riprovare, cerchiamo una seduzione iniziale che invogli a leggere le prossime righe, una sorta di giustificazione, un trucco: no, non abbiate paura, non si parla di femminismo né solo di donne, per carità, restate pure non girate pagina vedrete che vi faremo anche divertire, ci sono le Winx, c´è Maria De Filippi, Britney Spears, ci sono i segreti del sesso orale, restate.
«Parlare – ancora! – di subordinazione femminile sembra un lamento fuori del tempo, il ritorno a vecchie e non guarite ossessioni. Qualcosa di patetico, di disturbante, di pietosamente passato di moda». Ecco, sì. Bisogna scusarsene un po´, dissimulare: il “clima esterno” è questo, si sente e si sa. Quanto ce n´è bisogno, invece. Quanto è importante questo libro, per tutti: uomini e donne, certo. Con che sollievo, con che stordimento felice si emerge da questa valanga precisissima e varia di informazioni, dati, analogie, assonanze, corti circuiti fra noto e remoto, rivelazioni intuizioni e ricordi. Era tutto lì, bastava metterlo in fila: riordinarlo, rilegarlo come i compiti che le brave bambine, sì, proprio loro, sanno fare a scuola.
Ancora dalla parte delle bambine (Feltrinelli, pagg. 288, euro 16), così s´intitola proprio come fosse il seguito di quel lavoro fondamentale di Elena Gianini Belotti (sono passati trent´anni) e difatti lo è. E´ la prosecuzione ideale di un´indagine a lungo interrotta: Gianini Belotti firma qui una prefazione severa e appassionata, un vero «passaggio di testimone», come scrive. Seguono quasi trecento pagine su che cosa sia stata negli ultimi decenni l´educazione sentimentale (non solo, certo) di fanciulle e fanciulli. Come sia potuto succedere che «le ragazze che volevano diventare presidenti degli Stati Uniti abbiano partorito figlie che sognano di sculettare seminude al fianco di un rapper».
Ecco, appunto, come è successo? Possibile che si assista all´improvviso – quasi fossero fuochi che si accendono a caso, in ordine sparso e senza una miccia – alle ondate di allarme per la pedofilia e il bullismo nelle scuole, l´ossessione per l´estetica, le aspirazioni da velina da ballerina di lap dance, le gang di ragazze cattive, i maschi prima violenti poi bamboccioni, l´anoressia che uccide, la violenza sessuale sempre più precoce e videofilmata, l´impennata di omicidi, «le donne ammazzate dagli uomini sono più di cento ogni anno. Per non parlare degli stupri quotidiani – scrive Gianini Belotti – un massacro che continua nell´indifferenza generale: se accadesse il contrario, se cento uomini venissero uccisi ogni anno dalle donne ci sarebbero furibonde interrogazioni parlamentari e misure di sicurezza eccezionali compreso il coprifuoco».
Non è un caso, no. Tutto si tiene in questo racconto che comincia là dove c´erano ragazze che volevano diventare presidenti e finisce qui dove le bambine mettono a sei anni il lucidalabbra per essere «perfette per lui». E´ una storia sola, rileggerla adesso è come mettere gli occhiali e scoprire di aver vissuto semiciechi.
Il ritorno al passato è cominciato negli anni Novanta ed è accaduto poco a poco, sembrava una scemenza al principio, l´abbiamo sottovalutata. Poi abbiamo giocato a fare gli intellettuali che scherzavano col trash, infine siamo arrivati qui che è troppo tardi, adesso. Re-genderization. Ritorno ai generi. «Nella produzione e diffusione di giocattoli, di programmi televisivi, di libri film e cartoni». Un ritorno alla cultura della differenza e della subordinazione femminile che è passata omeopaticamente dai prodotti per l´infanzia, quelli a partire dai quali si forma la cultura popolare. Non è stata la tecnologia, dice Lipperini: è un´illusione pensare che la colpa sia dei mezzi, della televisione e di internet, della pubblicità.
La pubblicità, come Anna Maria Testa spiega nel libro molto bene, segue di un passo la realtà non la anticipa mai: studia i gusti e li asseconda, deve vendere e per vendere deve andare sul sicuro, non rischia. La televisione (dall´avvento della televisione commerciale, dal suo dominio incontrastato capace di rendere uguale a sé la tv pubblica) è ugualmente un mezzo che adatta il prodotto alla domande dell´utenza: cosa piace? diamo quello. Dunque non ha imposto un modello, lo ha assecondato e radicato. Sul Web si è diffuso, scomposto e ricomposto, frammentato: c´era però, c´era già prima. Dunque chi ha decretato quindici anni fa il ritorno ai generi? Chi ha deciso che i film di Walt Disney fino a quel momento solo «per bambini» diventassero per maschi o per femmine, che nascessero le riviste dedicate a Minnie, che le più grandi case editrici varassero letteratura per ragazze, poi adolescenti sempre più precoci, infine per bambine.
Dalla carta, dice Lipperini: la prima ondata è venuta dalla carta. Il viaggio a ritroso è lungo e appassionante, convincente. Si incontrano dapprincipio giovani donne (quelle che volevano fare le ricercatrici biomolecolari e le astronaute? forse, sì anche quelle) che alla prima gravidanza si imbattono nella grande madre Prenatal, un´Ikea della maternità che insegna anche a cullare il bambino con la musica giusta. Si passa per le scuole dove le madri si coalizzano contro le insegnanti che puniscono troppo severamente i loro figli. Si sfogliano giornaletti dove sono assegnate a maschi e femmine, dandole per scontate, aspettative sogni e destini diversi: per le femmine la bellezza, per i maschi l´avventura. Si arriva ai Gormiti e alle Bratz. Per i maschi mostri superpotenti, per le femmine bambole con superlabbra al silicone. I manga. I siti Ana dove le ragazze anoressiche cercano «la perfezione»: entrare nella taglia 0-6 anni. Poi l´adolescenza precoce, la biancheria intima per bambine, la linea di reggiseni che regala il libro di Martina Stella su come fare lo streap tease per lui e stirargli una camicia.
Sara Tommasi, velina laureata alla Bocconi, fa marketing col suo corpo e posa per il calendario d´obbligo. «Mia madre dice che gli sembra che mi sia solo fatta togliere le mutande da tutta Italia ma non è così». La madre, appunto. Cosa sia successo nell´arco di vent´anni, dalle madri alle figlie, questo è il racconto. Si capisce benissimo come sia accaduto. Si intuisce persino, ripensando gli anni Novanta, perché. La competizione, probabilmente. La paura del confronto e dell´incontro. Sembrava di essere così vicini al traguardo e invece ecco: dalla parte delle bambine, da capo.

387 pensieri su “ANCORA DALLA PARTE DELLE BAMBINE

  1. Per Loredana Lipperini
    Ho fatto la tesi di laurea specialistica (che discuterò nel mese di aprile) proprio su questo argomento, in particolare su come oggi uomini e donne siano in difficoltà nel relazionarsi in seguito al crollo dei valori tradizionali e al ritorno “distorto” ai vecchi stereotipi. Ho tradotto dal giapponese dei racconti di Mori Yoko che trattano questo argomento. La situazione è la stessa in tutti i “paesi avanzati”. Nell’ampia introduzione ho imbastito un discorso sui gender studies, il paragone donna oriente, etc, e sul ruolo della donna in Giappone. Cercherò di inserire il tuo testo in appendice fra le letture consigliate, ripromettendomi di leggerlo appena avrò un po’ di tempo.
    Intanto, se ti interessa la mia tesi contattami e te ne farò avere una copia

  2. Cara Loredana,
    ieri ho comprato il tuo libro perché mi ricordava il titolo di un libro della mamma…alla sera l’ho chiamata e le ho promesso di portarglielo.
    Ho 29 anni e iniziando a leggere le tue pagine bellissime, che danno espressione e conferma a tante riflessioni che mi porto dentro, ho scoperto che grazie, prima di tutto e di tutti, alla mia mamma (con cui ho un rapporto tutt’altro che facile, per quanto ci vogliamo a vicenda un gran bene) sono stata esonerata da sofferenze comuni a tante donne della mia età, e non solo.
    Tornerò a cercarti su questo blog e, magari, anche di persona quando verrai a presentare il tuo libro a Torino. Per ora ti ringrazio del libro e della luce che tieni accesa su noi tutte.
    un caro saluto,
    Sara

  3. NON CREDO AI MIEI OCCHI..
    Si avvicina il giorno della festa delle donne, sarà un caso, cammino per strada e sono colpito da un particolare..si saranno sbagliati..il colore delle strisce delimitanti l’area di sosta (parcheggio) è…..ROSA???????
    C’è anche un cartello che cita “parcheggio di cortesia” “riservato alle donne”.
    Controllo il telefono per verificare la data…no, non è il primo aprile…6 marzo 2008…non so se ridere o piangere..

  4. Ciao, mi permetto anche io di darti il tu.
    Sto leggendo il tuo libro e mi piace molto, sono mamma di due gemelle di sei anni.
    Confesso che mi hai fatto sentire un po’ in colpa per il mio atteggiamento benevolo verso le Winx…o meglio…all’inizio mi piaceva (ho usato proprio le tue parole…”è un prodotto italiano e si vede”) e tuttora credo che le storie abbiano dei valori positivi (l’amicizia, la lealtà, il lottare per ciò per cui si crede). Solo che poi ha iniziato a infastidirmi tutto il merchandishing (spero si scriva così) che si è creato intorno. In ogni caso ora alle mie è passata impazziscono per High school musical (ne parlerai più avanti?), se vogliamo qualcosa di simile valori positivi, integrazione razziale, lotta per gli ideali mischiati al fatto che poi è una via per vendere.
    Tornando al tuo libro è bello ti ringrazio per tutte le informazioni che mi dai sulle adolescenti e il loro mondo. Anche il capitolo sulle madre mi ha colpito al cuore…quanto abbiamo ancora da fare…
    Se ti fa piacere ti darò altri commenti via via che vado oltre.
    Prima di chiudere…da qualche settimana le mie figlie che avevano visto il mio blog ne hanno fatto anche uno ciascuno loro. A me è utile per capire loro cosa prediligono, cosa le colpisce che ne pensi?

  5. Sto leggendo il suo libro. Complimenti, ben scritto e tema affascinante. Mi spaventa pero` una sua certa tendenza alla demonizzazione, dei giochi per esempio. Mia figlia ha sette anni, e per Natale ha ricevuto una scatola di Lego, come accade da sempre, e la casa della Barbie. Leggendo il suo libro mi sono sentita in colpa per quest’ultimo regalo. Ma riflettendoci bene, io credo che il mondo delle pubblicita` e dei condizionamenti di genere possa essere contrastato, per esempio da una famiglia attenta. Mia figlia dice di voler fare la maestra. Pieno stereotipo femminile, come lei ci dice nel libro. Eppure, alla sua eta` io avevo lo stesso desiderio, mentre dieci anni piu` tardi aspiravo a diventare ingegnere/paleontologo/fisico nucleare… Spero
    che mia figlia tra una decina d’anni non mi contraddica accompagnandosi ad un rapper-equivalente.

  6. Cara Loredana, sto leggendo il libro e non riesco a staccarmene. So già che mi dispiacerà quando sarà finito, perchè vorrei che mai mai si smettesse di parlare di questa materia così importante per noi donne.
    Non esito a definire la tua opera un libro militante, che restituisce un senso profondo sia sociale che umano alla letteratura. Lo sto consigliando a destra e manca, alle donne di famiglia, alle amiche, alle conoscenti, alle vicine. A chiunque. Perchè se anche una sola donna in più, una sola altra madre, aprirà gli occhi come sto facendo io (che pure credevo di saperla lunga) allora sarà stato un grandissimo risultato.
    Grazie

  7. Ciao Loredana,
    ho letto il tuo libro trovandolo , splendido, illuminante e tranquilizzante. Nella gestione delle mie figlie infatti , oggi 11 e 15 anni, spesso mi sono chiesta se alcune modalità educative erano adatte. Ad esempio acquistando giochi sia ” femminili” quali bambole ( poche) sia “maschili” pista delle macchine, animali, trattore a pedali con tanto di rimorchio..
    lasciandole scegliere attività sportive come il karatè, sci, ma anche danza classica. Come lavoratrice cerco di sensibilizzarle nel diventare autonome economicamente. Il colore rosa nell’abbigliamento è sempre stato escluso, gonne e scarpette di vernice poco pratiche.
    Mi ritrovo però ora con la figlia teenager che forte del ” branco” così indispensabile a quest’età sta negando tutto questo: l’aspetto fisico, con trucco e abbigliamento che a volte è al limite della decenza sembra l’unico imperativo della sua vita assieme a tutto quanto è tipicamente femminile e ” rosa, luccicante, brillantinato” dalla tecnologia alla bicicletta, dai quaderni al colore delle pareti dela stanza, sperando di trovare il principe azzurro con tanto di cavallo a seguito, favorita in questo dali messaggi inviati dai programmi televisivi destinati a quest’età.
    Ma ti scrivo per segnalarti un’altra cosa: contemporaneamente alla lettura del tuo libro, trovo spuntare per le vie di Trento, la mia città, dei parcheggi ROSA riservati alle DONNE IN GRAVIDANZA. dopo aver giustamaente destinato una percentuale di parcheggi per i disabili, come del resto in tutte le città, il comune di Trento ha creato una nuova categoria di disabili : la donna incinta!!!
    Ora mi chiedo: la donna incinta ha bisogno di un parcheggio a lei destinato in prossimità di un laboratorio analisi? Se si tratta di una gravidanza fisiologica penso che due passi per andarsi a fare un prelievo facciano più che bene; se si tratta di una gravidanza critica sicuramente non si sposta da sola in macchina.
    E poi, a meno che non sia all’ultimo mese di gravidanza dove le rotondità sono evidenti, la donna in questione deve esibire il certificato di gravidanza con la data presunta del parto sul cruscotto vicino al disco orario?
    e in caso di gravidanza isterica????
    ebbene si, nella provincia autonoma di Trento accade anche questo.
    Ancora complimenti
    Manuela

  8. Ciao Loredana, leggendo il tuo libro non ho avuto una reazione positiva, sono una ragazza di 17 anni, e come tutte le altre ragazze della mia generazione mi ritrovo ad essere, involontariamente, condizionata da tutte quella cose scritte nel tuo libro. Leggendolo ho avuto profonde emozioni che non sapevo descrivere, sono stata male perchè non riuscivo a trovare un modo per fuggire da questi schemi, da questi condizionamenti, sembra quasi che siano così radicalizzati in me che non riesco a farne a meno, non riesco a vedere il mondo con occhi diversi.
    Ti ringrazio per avermi fatto aprire gli occhi sulla realtà, sull’itossicazione psicologica a cui siamo soggetti tutti quanti noi.
    Spero tanto che tu riesca a rispondermi e a trovare un modo per disintossicarmi da tutto ciò che mi è stato inculcato fino ad ora, ma la cosa non credo sia semplice. Posso dirti solo che voglio provarci e farò di tutto per riuscire a sviare tutte le idee che mi sono state imposte fin da bambina.
    Ciao, alla prossima!

  9. Sto leggendo il libro di Loredana e lo trovo interessante e necessario (purtroppo).
    Al momento mi limito a notare che (riferendomi a quanto racconta “30 anni dopo Life on mars” , canzone di Bowie che ha accompaganto la mia adolescenza) devo ritenermi fortunata, visto che il lavoretto pasquale di mia figlia è un pulcino giallo, uguale x femmine e maschi, come sono stati sempre i vari lavoretti scolastici.
    A parte questa che è una sorta di battuta bisogna dire che per fortuna ci sono persone che non fanno molta distinzione far “cose da femmina” e “cose da maschio”, ma molti, invece, ancora continuano a dire ed essere convinti che “questo per una femmina non è adatto” oppure viceversa “questo per un maschio non è adatto”. E il problema sta nel fatto che, spesso, è difficile difendersi da queste “distinzioni”.
    a presto

  10. Ho finito di leggere il libro e vorrei chiederti che obbiettivo ti sei posta, scrivendolo. Quello di raccogliere dati su un ritorno alla differenziazione di generi fin dall’ infanzia? Il problema è che la parte più difficile è comprendere le CAUSE che hanno portato a tutto questo. Delusione post-femminista? Capitalismo? Il trauma post-11 settembre? Leggo alcuni commenti di mamme che ci tengono a dire che loro no, non hanno educato le figlie in quel modo, dimenticando il fatto che al di fuori c’è una società che dice tutto il contrario. Quello che è importante CAPIRE è perchè non ci si scandalizza più per certi atteggiamenti, perchè è diventato socialmente accettabile che una preadolescente si ponga come una “bambina cattiva” o come una fatina sexy.

  11. Grazie Loredana,
    perchè, come è già stato scritto da altri, ho trovato il libro illuminante. Confesso di essere stata restia a leggerlo, forse perchè purtroppo anch’io avevo interiorizzato -inconsciamente- lo stereotipo di “femminismo=noia, moralismo, temi sorpassati”, forse perchè purtroppo ho incontrato in giro molte di quelle che mia madre (che oggi ha 60 anni) chiama “le schegge impazzite del ’68”, cioè donne e uomini che sembrano ancorati a un mondo e quindi al relativo modo di criticarlo che per me che ho 25 anni è incomprensibile.
    Quindi primo punto di merito: gli esempi citati sono così attuali che anch’io li ho capiti, grazie.
    Secondo punto di merito: la critica è tale perchè non è fine a se stessa ma davvero indaga, apre spazio, pone domande. Sono psicologa, da poco, sono stata una bambina a cui la mamma non voleva comprare le barbie ma lasciava comunque che giocassi con quelle degli altri (allora non la capivo nonostante le spiegazioni, ora la ringrazio e affermo la necessità di dire dei “no” e affrontare le spiacevoli litigate conseguenti, perchè sono i genitori a dover essere lungimiranti e farlo non è sempre comodo!), adoravo giocare con il lego e costruire la ferrovia ed ero avvilita e sconcertata quando i miei compagni delle elementari dicevano che era un gioco “da maschi”. Oggi lavoro con bambini e adolescenti e, pur ritenendomi attenta alle questioni di genere, mi sono resa conto grazie al libro di essere stata cieca di fronte a tantissime cose.
    Con due colleghe stiamo pensando di introdurre nei percorsi che proponiamo alle scuole sullo sviluppo dell’identità, della sessualità e dell’affettività una riflessione sugli stereotipi: sui giocattoli, sui libri, sulla pubblicità, sulla tv. So che sono il mezzo e non sono da condannare in quanto tali, ma vorremmo partire da lì per non dare risposte preconfezionate che non verrebbero nemmeno ascoltate (e poi, chi le ha?), ma attirare l’attenzione degli adolescenti (sia maschi che femmine) che incontriamo, così critici e attenti su tante questioni e così subdolamente condizionati su tante altre. Non so se ci sarà una scuola che accetterà il nostro progetto, ma in ogni caso grazie a Loredana per avercelo suggerito.
    Un abbraccio

  12. Ho finito ieri il libro.
    Ci ho una carrettata di cose da dire. Molte su cui ho una specie di disaccordo.
    Ciò non toglie che sto libro lo farei studiare a scuola al posto del Manzoni. Mi pare necessario e davvero molto utile.
    Appena elaboro delle riflessioni un po’ più articolate te le posto.

  13. Ho appena entusiasticamente scoperto il tuo blog e il tuo libro, e lo acquisterò al più presto. In questi giorni mi è capitato di consigliare a più persone, in particolare madri, il primo della Belotti, perchè ritengo che ci sia ancora grande bisogno di certi libri. Quindi puoi immaginare la mia felicità nello scoprire che esiste un “continua…” e spero che sia illuminante come il precedente. Io sono madre di una bambina di sei anni che vuole essere maschio perchè, dice, le femmine sono odiose, si mette solo tute, odia il rosa e tutto quello che gli viene propinato dalla realtà circostante come “da femmina”; non mi preoccupo perchè penso che verrà naturalmente il momento in cui desidererà sentirsi femmina, e sono contenta che ora si avvicini al modello Pippi Calzelunghe piuttosto che a quello Wings! Mi sto interessando approfonditamente dell’illustrazione per bambini (e quindi anche di letteratura e di cartoni animati) e vedo come tutto il modo a loro dedicato sia pieno di stereotipi che ancora rimandano a una primitiva equivalenza: bambino = avventura, mondo; bambina = casa, seduzione. Per fortuna cresce il numero di chi fa qualcosa per cambiare.
    Combatto per ora la mia piccola personale battaglia contro tutto questo, contrastando quello che definisco “sessismo cromatico” e cercando di far capire che spesso si vuole le bambine non semplicemente bambine ma già FEMMINE, e che si vuole realizzato questo obiettivo necessariamente attraverso l’attenzione dei MASCHI.
    Quanta strada da fare ancora! E auguri per il libro!

  14. Mi chiamo Silvia e faccio la critica cinematografica.
    da un paio di mesi tengo una rubrica su “Duellanti” un mensile che si occupa di cinema, ma non solo. Ebbene, mi interessava approfondire il discorso sulle differenze di genere e sulla rappresentazione degli stereotipi sessuali nel cinema contemporaneo nello specifico e più in generale nella produzione culturale… E per dare un titolo alla rubrica mi è venuto spontaneo utilizzare quello del suo bellissimo libro (oltre al fato che ho due bambine e mi sembrava anche un omaggio a loro).
    Volevo informarla e sapere se la cosa le dava fastidio o se le dispiaceva… in fondo è come un piccolo furto. Spero di non averla disturbata.
    con affetto,
    silvia

  15. Sto finendo il mio corso di laurea in scienze del servizio sociale e darò una tesi sul carico del lavoro di cura delle madri. Il suo libro mi è stato molto utile per avere una visione generale della condizione femminile proposta dai media, spero le faccia piacere sapere che farò qualche accenno al suo libro nella tesi.
    Bisognerebbe scriverne di più di libri così!
    Complimenti
    Flavia

  16. Ho finito di leggere il suo libro e l’ho trovato molto interessante. Ho una bimba di 18 mesi e avevo letto il primo ‘Dalla parte delle bambine’ con molto interesse, ma trovando in molti modi confortante il fatto che fosse comunque datato, e tenendolo a mente piu’ come atteggiamento generico che come guida. La lettura del suo libro mi ha pero’ colpita profondamente, non tanto come mamma (anche perche’ molte delle cose che racconta ci circondano, e non c’e’ modo di prevenirle… si puo’ solo tamponarle) quanto come donna. Ho 32 anni, una laurea in scienze geologiche. Finita la laurea mi sono sposata(ho praticamente trascinato mio marito all’altare) e non ho mai fatto l’esame di abilitazione, ne’ ho mai cercato seriamente di lavorare come geologa. Ora ho una bimba, di cui sono felicissima, e non lavoro spesso (solo ogni tanto) e passo le mie giornate ad aspettare che mio marito ritorni… Questo solo per dirle perche’ mi ha fatto il suo libro molto pensare

  17. Ho 23 anni e sono una mamma single di una bambina di 6 mesi, di cui il padre si ricorda a intermittenza, soprattutto per monitorare che il comportamento materno non preveda qualche correzione. Ho letto libri sulla gravidanza e sul parto, su come tirare su i bambini da 0 a 3 anni, da 3 a 6, da 6 a 10 e così via, potrei definire qualsiasi sintomo di malattia dal colore delle feci ad ogni mese della sua crescita. Mi sono riempita la testa di dubbi riguardo al fatto di poter “essere una buona madre”a forza di ricevere critiche e di leggere libri che sembrano più lettere minatorie. Gli stereotipi sono duri a morire e da quando sono rimasta incinta mi sono scontrata ogni giorno contro un maschilismo puro e radicato fortemente in uomini e (ahimè) donne, vorrei provare ad essere qualcosa di diverso da una casalinga remissiva ossessionata dalla pulizia della casa, vorrei che il fatto di essere indipendente e autonoma diventi per mia figlia un insegnamento e non una condanna. Vorrei provare ad essere libera dalla prigione dell’ignoranza che rinchiude la donna dentro ad uno stereotipo dell’angelo del focolare o della donna in carriera che seduce tutti, vorrei godere della mia vita senza dover necessariamente dipendere da un uomo. Vorrei che anche mia figlia crescesse libera e spero di farcela. E ringrazio Loredana Lipperini perchè ora posso esprimere e provare a realizzare tutti questi desideri con la consapevolezza che sono legittimi.
    A tutte un saluto
    lisa

  18. Cara Loredana,
    ho trovato la recensione al tuo libro su una rivista per mamme di quelle super “pilotate” stile prenatal, in cui viene scritto un articolo che crea allarme/paura/esigenza nelle madri e la pagina succcessiva contiene esattamente un messaggio pubblicitario che risolve il problema 🙂 Ma la recensione al tuo libro era fatta veramente bene e finalmente anche queste riviste mostrano un po’ di coraggio!
    Il tuo libro mi ha dato tante risposte plausibili a delle domande che ogni tanto mi facevo, ad esempio
    1.) come mai mie ex compagne di università (super brillanti, in gamba negli studi e di famiglie bene) non hanno mai lavorato in giorno in quanto i loro fidnzati/mariti hanno loro detto “tanto guadagni poco, meglio che allevi i nostri figli”. Avevo il sospetto che si fossero laureate solo per trovare un marito con carriera prestigiosa, ma la questione è ben più complessa.
    2.) come mai nessuno chiede il ritiro dal mercato di tanga per bambine con scritte in inglese OSCENE tipo “kiss me here” o molto molto peggio? Bah, a quanto pare esistono molte persone che li comprano sperando di rendere le proprie figlie più avvenenti e disinibite
    3.) perchè nella precedente ditta in cui lavoravo si diceva delle donne manager “quella è lì perchè è andata a letto col capo”??
    Spinta dall’interesse ho anche letto “Dalla parte delle bambine” e mi sono resa conto dei diversi stili educativi che hanno pesato sulla vita mia e di mia sorella (6 anni maggiore di me). Lei ha avuto maestre super tradizionali, si vestiva sempre e solo da femmina e doveva aiutare la mamma nelle faccende di casa. Io mi sento invece miracolata, (e forse perchè le mie maestre avevano letto il libro sopra citato :-)) in quanto all’asilo e poi alle elementari non sono mai stata punita o ostacolata per il mio carattere molto vivace ed esuberante, facevo combutta con il gruppo dei maschi a scuola, scorrazzavo nel giardino di casa tutto il pomeriggio insieme ai cani di casa. Nonostante tutte queste premesse da “maschiaccio”, mi sono laureata bene e ho avuto tantissime soddisfazioni professionali e un compagno che non si lamenta mai dei miei viaggi di lavoro e mi aiuta, se non con le faccende di casa, nell’allevare la nostra bambina.
    Infine, una confessione anche io, come Lisa che ha scritto qui sopra la sua recensione: ebbene sì anche io sono una mamma “prenatal”. Ho letto tanto sulla gravidanza, mi documento molto su Internet e partecipo a vari forum di bebè e bambini. Ma sono convinta che questo sia in ogni caso utile: non abbiamo più mamme e suocere che abitano o vivono vicino a noi, non abbiamo così tante amiche con figli, venditori e negozianti inventano allarmi e paure per spingere solo a comprare prodotti … il confronto e l’informazione che si trovano in altre fonti diventano quindi indispensabili per una scelta migliore e ben informata.
    Grazie ancora per aver scritto questo libro!

  19. sai, da tre notti non dormo. sto terminando questo tuo libro, e non dormo. mi sveglio, penso a quello che hai scritto. penso a mia figlia, di 5 anni. e a come non riuscirò mai a contrastare secoli di storia e milioni di euro investiti nelle pubblicità per le bambine…
    non so se voglio ringraziarti. alcune volte sarebbe meglio non sapere… ho solo la speranza che mia figlia e altre, tante altre bambine, trovino un modo più o meno facile per sfuggire al loro destino, o perlomeno per farlo conciliare con il loro essere persone. come forse abbiamo fatto tutte noi.
    un bacio

  20. Su questa colonna di commenti qualcuno dovrebbe fare una tesi di laurea. Non sto scherzando né usando un’iperbole. Magari che non verta soltanto su questo, ma che abbia come epicentro del discorso queste reazioni (anche “fisiche”) al libro di Loredana da parte di mamme, figlie, lettrici generiche, e lettori maschi.

  21. Cara Loredana,
    ho divorato il tuo libro, e come gia’ tante altre hanno fatto qui ti ringrazio tantissimo per averlo ricercato, pensato e scritto – mi e’ stato veramente utile per mettere a fuoco le questioni che indaghi, e per confermare e approfondire intuizioni che conosco perche’ le provo sulla mia pelle – secondo me la potenza del tuo libro viene proprio dal fatto che e’ una ricerca analitica e rigorosa intorno a dinamiche che si giocano, si provano e si conoscono proprio attraverso il corpo – e che dunque vengono sentite in profondita’. Il risultato e’ molto liberatorio! anche se preoccupante.
    Il libro mi ha ispirato molto anche per la mia tesi di laurea – un documentario sulle pratiche di bellezza delle donne – in cui vorrei esplorare come le donne si vivono il rapporto con il proprio corpo e con quelle “modificazioni del corpo per renderlo femminile” di cui parla Despentes.
    Vorrei andare a ficcare il naso in quella crepa che passa tra la consapevolezza del proprio corpo, il giocare con la bellezza, la femminilita’, anche l’ulilizzare della propria belllezza,
    e invece l’imposizione di un modello, di uno stereotipo, di un modo di essere femmina che passa solamente attraverso l’aspetto fisico – insomma quel concetto di cui parli, per cui le donne non hanno scelta: il loro (il nostro) valore passa inesorabilmente attraverso il nostro corpo.
    Vorrei capire come le donne si vivono tutto questo. Se qualcuna ha voglia di raccontarmi le cose che fa per essere attraente, come cura il proprio corpo, come lo veste, come lo trucca, depila, mette a dieta, sottopone a interventi di chirurgia estetica, come lo mette in mostra o lo nasconde, siete le benvenute a mandarmi una mail (caterina.sartori@gmail.com), e vi posso spiegare meglio il progetto, qui ho gia’ occupato troppo spazio!
    grazie ancora, un abbraccio,
    Caterina

  22. Loredana, mi scuso se forse questo non è lo spazio adatto, ma ho appena letto della proposta di riaprire le case chiuse, che ha fra le motivazioni quella di “liberare dalla schiavitù le prostitute”.
    L’idea mi ha fatto sobbalzare: non credo che riaprire le chase chiuse possa centrare l’obiettivo di “liberare”, al contrario: legalizzando la prostituzione in qualche modo farà aumentare questo tipo di schiavitù e anche il “traffico” di donne e ragazze.
    che ne pensa lei?

  23. Gentile Sig. Lipperini,
    ho letto con molto piacere il suo libro, dopo aver letto, diversi anni fa quello della Gianini Belotti. Ho anche avuto modo di assistere, a Galatone (LE) alla sua presentazione del libro, molto interessante e coinvolgente.
    Il mio commento sulla sua indagine è del tutto positivo; decisamente positivo anche quello sul libro.
    Ma, a mio modestissimo avviso, il libro della Gianini Belotti ha qualcosa che il suo non ha: l’incisività che gli deriva dalla sintesi.
    Il suo testo, sig. Lipperini, è molto ben documentato e dettagliato, ma quello della Belotti, che lo è altrettanto, è, in più, icastico e “entra davvero dentro”, è una lettura che rimane nell’anima, proprio per la sua brevità. Inoltre la struttura stessa del libro della Gianini Belotti e la sua paragrafazione molto ben fatta rende molto più chiaro il messaggio, mentre, in alcune parti, il suo diluisce fin troppo l’effetto attraverso la pletora di discorsi affrontati insieme.
    Spero che la piccola critica al suo bel lavoro non le dispiaccia. Cortesi saluti.

  24. Sono una studentessa del sud che vive ancora in una famiglia in cui io sono “la-ridicola-finta-intellettuale-che-si-da-arie-di-superiorità” mio fratello è un ragazzo ormai adulto attaccato ai video games e a Naruto e dipendente da mia madre giacchè non riesce a piegarsi nemmeno una maglietta,mio padre è un maschilista vecchio stampo e mia madre ha fatto sì che tutto questo potesse essere creato grazie alla sua accondiscendenza . Io sono abbastanza militante a livello politico e accademico ma questo viene considerato come ridicolmente esagerato da loro e certe volte penso che sia stato un miracolo che io non sia cresciuta come una VICTORIA’S SECRET BABES ricoperta com’ero da piccola ,di barbie,case della medesima e ferri da stiro di plastica! come dicevi tu nel libro ,l’azienda di famiglia se l’è beccata mio fratello mentre a me sono destinati li studi universitari ad vitam. Sono tanti i punti in comune del libro che ho potuto tristemente giustapporre alla mia vita e questo sebbene non possa che rattiristarmi, mi rende una vincente in una famiglia in cui mio padre ha finito per dipendere dal valium dopo il suo fallimento professionale,mio fratello è single ormai definitivamente date le sue manie di superiorità alla FEMMINA e mia madre poverina è l’ago della bilancia.Il tuo libro è stata la mia finestra sul mondo -quello vero- che si apre dentro questa casa che per me è ormai una prigione ammuffita e avvilente,in cui lotto quotidianamente contro offese di ogni tipo . Mi ha fatto sentire un pò meno pazza e più compresa.Grazie

  25. Ciao a tutti!
    prima di scrivere ho provato a riprendere il filo del discorso leggendo le riflessioni di chi fin qui è intervenuto..chiedo perdono ma con tutta la buona volontà 337 messaggi da novembre ad oggi non sono uno scherzo!!..quindi mi sono fermata più o meno al trentesimo..il mio ragazzo mia ha regalato il libro e ho sorriso vedendo la copertina..fantastica!..già intuivo quali “luoghi” avrebbe esplorato..devo ancora finirlo ma di spunti di riflessione (e di azione) ne ho tratti già tantissimi..tanto che non riesco più a guardare gli spot pubblicitari senza essere terribilmente critica..soprattutto nella fascia oraria che va tra le 13:30 e le 14:30 più o meno, quando sono seduta a tavola con il mio bel boccone di pasta o carne inforchettato e 11 pubblicità su 10 mi parlano di come evitare di sentirmi gonfia!!!..???..e non posso più sfogliare neanche un catalogo di costumi senza innervosirmi: le donne che sorridono all’obiettivo in pose sensuali (e oscene) mentre i giovanotti si dilettano sulla tavola da surf o a suonare la chitarra…Cavolo!! Anche io so suonare la chitarra (un pò)!!..aiuto!!!..questo libro è diventata un’ossessione (in senso buono intendo naturalmente!)
    Cmq, ironia a parte, io ho amato tantissimo le barbie..inventare storie per loro e costruire le loro case era entusiasmante per me verso gli 8-10 anni di età…e costringevo..vabbè..spronavo…il mio migliore amichetto di 12 a giocare con me!!(..ora ne ha 28!..è ancora mio amico!!!)..dunque, il punto io credo sia questo..Non serve sminuire ruoli che vengono attribuiti alle donne ma è utile scardinare proprio questa convinzione che appartengano solo a loro..parlo della genitorialità..del “prendersi cura del nido”..forse dei passi in avanti li stiamo facendo, almeno a livello legislativo..ma le grandi ed efficaci rivoluzioni hanno bisogno di molto, moltissimo tempo..di persone che nella propria quotidianità riescano a riflettere seriamente su certe questioni e a fare propri certi valori concretizzandoli e trasmettendoli ai figli..e di gente che non guardi solo al profitto o che cmq metta il cervello in ciò che fa..qui mi riferisco a pubblicitari e autori di trasmissioni televisive che in un circolo vizioso assecondano tendenze sbagliate e dannose e le esasperano..e sono convinta che non serva una scienza psicologica di chissà quale livello per rendersi conto di cosa faccia danno e cosa no!
    ..ma il libro ha indagato così tanti campi che a esprimere un pensiero su ognuno non si finirebbe entro una giornata, dunque, magari continuerò a leggere i restanti 307 messaggi che faccio prima!
    A presto..qui!
    Grazie Loredana!
    SARA

  26. cara loredana,
    ha letto i “consigli per una vacanza sicura” pubblicati oggi sul” messaggero “e rivolti alle donne in seguito all’uccisione della povera federica?
    capisco la prudenza mah…
    mi piacerebbe avere un suo parere

  27. Ciao a tutti
    ho ricevuto questo libro in regalo per il mio compleanno dal mio compagno. Conosco bene il testo della Belotti e le discriminazioni di genere sono uno dei miei interessi più fortie e costanti. Ultimamente mi sono spesso sentita scoraggiata e quindi un libro come quello di Loredana lipperini era proprio quel che mi ci voleva. Un documento importante, per me che sono insegnante, anche uno strumento di lavoro; ho già convinto un certo numero di persone a leggerlo e dovremmo regalarlo a tutte le nostre amiche più care.
    Speravo di trovare nel blog uno strumento anche operativo. Cosa possiamo fare? Come presidiare il web se è vero che è da qui che possiamo trarre qualche speranza?
    saluti Francesca

  28. quest’anno mio figlio aveva un libro allucinante da fare per passare dalla prima alla seconda classe della scuola primaria… le femmine non c’erano proprio! nelle immagini, nelle storie, nei problemi di aritmetica le bambine erano se non escluse in netta minoranza… allora, con l’esempio del tuo libro, mi sono messa a contare i personaggi, a vedere come venivano presentate le bambine, le donne, solo capaci o intente a fare torte o a pettinarsi i lunghi capelli… in sostanza ho scritto alla casa editrice, ho preparato una lettera anche per le maestre e credo di scrivere una lettera al direttore del giornale della mia provincia. che ne pensate? meglio parlarne di certi argomenti….

  29. Cara Elena
    sostengo la tua iniziativa. Se mi mandi gli estremi del testo lo analizzo a scuola con le mia alunne/i. Insegna pedagogia in un liceo pedagogico.
    grazie
    Francesca

  30. Stella Marina di C. Cesarini e L.Russo (due donne!) – I saperi editrice.
    io ho già inviato una mail… forse un pò forte e ironica… e mi hanno anche risposto! vi faccio leggere la lettera a seguito. ciao
    Gentili signori,
    la mia critica alla vostra pubblicazione è la seguente: perché le bambine, le donne, il sesso femminile, pur rappresentando il 50% o più della popolazione scolastica e mondiale, sono così poco considerate nel libro?
    Le immagini (per i bambini di sette anni sono fondamentali, direi!) ritraggono 38 figure maschili, bambini e adulti, da sole e 35 in compagnia di figure femminili. Le bambine e donne, invece, compaiono 12 volte da sole e 34 volte insieme a figure maschili. 38 a 12 è un rapporto piuttosto impari! Il dato che riguarda le figure con i due generi, 35 a 34, non è da prendere in considerazione, poiché considera anche la (FAMIGERATA) “ Sfilata di moda” di pag. 83, dove ci sono ben 9 bambine e un solo maschietto. Finalmente le bambine trovano il loro posto nel libro (e nel mondo): saranno giovani donne che potranno utilizzare la loro bellezza, nel caso in cui non sapranno preparare una torta buonissima come la mamma di Sara di pag. 76, per avere considerazione. Il loro cervello a quel punto, dopo anni di compiti su testi scolastici, sarà atrofizzato o peggio ancora completamente assuefatto all’idea che la donna dovrà rispettare (sempre più degli uomini) canoni e regole sociali che la vogliono BELLA e BRAVA! Oppure un’alternativa c’è, come voi mostrate prontamente… possono essere delle streghe (pag. 30 e pag. 47) o semplicemente mamme (piuttosto scialbe e banali quelle delle pagine 12, 24, 70 e 76).
    E i papà dove sono? I fratelli, i compagni di scuola?
    …a giocare sulla spiaggia…a remare in mezzo al mare…a fare ogni tipo di sport (alla faccia delle nostre campionesse olimpiche!)… a girare in bicicletta o con lo skateboard… a pescare… a fare campeggio, perdendosi nei boschi… a fare il sub e perdersi anche un po’ negli abissi…il mondo è loro.
    Per quanto riguarda le storie, due hanno protagonisti femminili (pag. 68 e 85) contro 4 maschili (in una di questi, i maschi però sono 3). Francamente la banalità delle storie delle bambine mi lascia piuttosto allibita. Entrambe esaltano unicamente aspetti fisici ( i capelli, la descrizione di un’amica) legati al corpo. In nessuna delle due le femmine fanno o pensano veramente qualcosa. Complimenti, vi siete completamenti allineati al pensiero comune della nostra società. Meglio apparire che essere.
    E la matematica? Tutti i problemi hanno protagonisti… maschili! Ma che differenza faceva per voi scrivere Maria invece di Mario o Francesca al posto di Francesco? Non sarebbero tornati i conti?
    Per concludere, anche mio figlio (7 anni, ribadisco) ha notato tutto ciò, tanto più che ha ipotizzato che forse alle sue compagne di scuola è stato dato un altro libro, per femmine, dato che questo è per maschi. Bambini maschi, adulti maschi, persino tutti gli animali sono maschi, ed anche una stanza vuota (pag. 66) è maschile!
    I libri scolastici, prima ancora di insegnare a leggere o scrivere (cosa che molti possono fare più o meno bene…) veicolano IDEE. Potrebbero essere quindi uno strumento potente per cambiare la società nel futuro, per formare PERSONE che non abbiano un concetto limitato e subalterno o stereotipato del proprio ruolo o di quello altrui. Le donne di oggi, ma anche quelle di ieri, hanno tutti i neuroni e le possibilità intellettive e intellettuali dei maschi. Studiano, lavorano. Prossimamente, ma già ora, non sempre avranno il tempo di preparare il minestrone ( pag. 37) o le torte, perché, voglio sperare, faranno di meglio, dirigeranno aziende, studieranno fisica e ingegneria, e forse andranno a raccogliere funghi e granchi con il nonno, il papà o il marito.
    Spero in una vostra risposta. Più o meno gentile, come credete.
    Grazie per la vostra attenzione. EC
    POST- SCRIPTUM: ho atteso a mandarvi questa lettera fino alla composizione dell’immagine finale, sperando in un vostro riscatto. Ma, ahimé, ancora una volta le bambine sono in minoranza (2 contro 4, di cui una di spalle e l’altra bloccata con aria smarrita)… possibile che non sappiano o non possano neanche raccogliere spazzatura come i maschi?!??
    Ultima cosa…per vostra conoscenza l’orca non è un pesce feroce (pag. 18 del libricino Laboratori per la lingua italiana). Cioè, feroce è feroce, ma sicuramente non è un pesce! ma un mammifero euplacentato. Lo sanno anche i bambini!

  31. alla scuola dell’infanzia Enrico Toti di Roma pigneto sono tornati i grembiuli.
    ovviamente l’obbligo è ROSA per le femmine e AZZURRO per i maschi.
    già mi preparo alla prima riunione con le mamme: chi sarà più felice di loro di poter infiocchettare le proprie bimbe?
    le cose che mi sono venute in mente sono:
    compro a mia figlia un grembiule azzurro
    compro a mia figlia un grembiule verde o rosso
    compro a mia figlia un grembiule ROSA e le evito le prese in giro delle compagne e il biasimo delle mamme e delle maestre
    che cosa mi suggerite?

  32. Avrei molte cose da dire su questo libro (ero anche alla presentazione fatta Bari al convegno della Società delle Letterate, l’anno scorso) , che ho letto con avidità e tristezza, in quanto ci ho visto molto delle studentesse che ho avuto (sono insegnante precaria di scuola media oltre che tante altre cose), vestite di rosa, con gli astucci delle Winx o di Barbie e convinte, in qualche caso, che le donne siano inferiori agli uomini perché lo dice la Bibbia (così ha esordito serafica una ragazzina di terza media durante una breve discussione sulla figura femminile in Italia)…ci ho visto anche alcune delle mie amiche che vivono da single disperate nell’attesa di incontrare l’uomo giusto, forse ci vedo un po’ anche me stessa (shit!), insomma è uno studio che va mangiucchiato piano piano e che riemerge nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni umane, nei gesti, nelle rappresentazioni…per ora mi fermo qui.

  33. Le bambine a scuola infiocchettate di rosa. Direi di sforzarci a chimarle bambine e non femmine, almeno su questo mi sembra possibile fare un pò di resistenza. Le maestre dei miei figli non lo fanno e dire che sono insegnanti. Mio foglio e stato più volte messo a tacere per aver fatto notare alle maestre che le sue compagne sono ‘bambine’ piuttosto che ‘femmine’.
    Lo dico perché mi sembra che ora mai siamo disposte ad accettare più o meno tutto, bollandolo come secondario, non di rilievo.
    Comunque credo che alla figlia di Giulia per ora gli toccherà di mettere il grembiule rosa, che orrore.
    Ai miei ancora non sò; confido nell’intelligenza della Dirigente.
    L’assemblea dei genitori della scuola Enrico Toti però potrebbe organizzare una protesta, Giulia potrebbe scrivere una lettera allo psicologo della scuola chiedendo se è così che pensa di perseguire una buona educazione di genere.
    Io certo, che sono una rompicoglioni, lo farò se sarà il caso.
    CHE RABBIA E BIRABBIA!!!!!!!

  34. Qualcuna/o ha seguito Miss Italia?
    Appelli per mettere in guardia dall’anoressia seguiti da spot per farmaci per dimagrire; Le due finaliste magre al top.
    Così, giusto per cominciare con le cose meno imbarazzanti……….

  35. Vi aggiorno con le novità sul grembiule rosa.
    alla fine le insegnanti dell’asilo Toti si sono spiegate: il rosa non è obbligatorio!! I bambini devono avere un grembiule non importa di che colore.
    Vittoria! ho pensato io. sono meno peggio del previsto..
    alla fine la realtà si è dimostrata più deprimente delle supposizioni..
    al primo giorno tutte le bambine si sono presentate in ROSA e i bambini in celeste (scelta spontanea dei genitori).
    dopo qlche giorno di temporeggiamento, mi sono dotata del seguente guardaroba:
    1 grembiule rosa identico a quello delle altre
    3 grembiuli bianchi con i bottoni colorati
    purtroppo nei supermercati non esiste alternativa: rosa o bianco per le bimbe, blu, celeste o nero per i maschietti.
    eppure mia mamma mi racconta che quando andavo all’asilo io, avevo grembiuli gialli, verdi e colorati..
    possibile che siano spariti dal commercio??
    (unica eccezione: vedi il sito DPAM per bimbi fighetti e mamme che vogliono distinguersi…)
    per questo motivo volevo dire a francesca manna: che senso ha rivendicare e protestare quando la genderizzazione esaperata è fortemente voluta da tutti gli strati della società?
    a nome di chi protestiamo?
    a questo punto l’unico lavoro possibile, è cercare di difendersi, noi e le nostre bambine, consapevoli di essere una minoranza e che il primo nemico ce l’abbiamo attorno ed è la mentalità della maggior parte degli uomini e delle donne.

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