ANCORA DALLA PARTE DELLE BAMBINE

Come cominciare novembre con felicità, commozione e riconoscenza: leggendo i due splendidi articoli apparsi questa mattina su La Repubblica e La Stampa. Ovvero, la bellissima recensione di Concita De Gregorio e la duplice intervista (e non solo) a Elena Gianini Belotti e alla vostra eccetera firmata da Giovanna Zucconi. Per ora, grazie, grazie, grazie.
Aggiornamento: e se volete discutere del libro, questo è il post giusto. Siate i benvenuti.
Secondo aggiornamento: l’articolo di Giovanna Zucconi è qui.
Ulteriore aggiornamento: la recensione di Concita De Gregorio, a seguire:
Loredana Lipperini ha ragione. Si è messo in moto un meccanismo contagioso, un´epidemia che rischia di infettarci senza che ce ne accorgiamo, forse ci siamo ammalate già. Per cominciare a scrivere di lei, del suo prezioso libro, per esempio, siamo qui da ore a cancellare e riprovare, cerchiamo una seduzione iniziale che invogli a leggere le prossime righe, una sorta di giustificazione, un trucco: no, non abbiate paura, non si parla di femminismo né solo di donne, per carità, restate pure non girate pagina vedrete che vi faremo anche divertire, ci sono le Winx, c´è Maria De Filippi, Britney Spears, ci sono i segreti del sesso orale, restate.
«Parlare – ancora! – di subordinazione femminile sembra un lamento fuori del tempo, il ritorno a vecchie e non guarite ossessioni. Qualcosa di patetico, di disturbante, di pietosamente passato di moda». Ecco, sì. Bisogna scusarsene un po´, dissimulare: il “clima esterno” è questo, si sente e si sa. Quanto ce n´è bisogno, invece. Quanto è importante questo libro, per tutti: uomini e donne, certo. Con che sollievo, con che stordimento felice si emerge da questa valanga precisissima e varia di informazioni, dati, analogie, assonanze, corti circuiti fra noto e remoto, rivelazioni intuizioni e ricordi. Era tutto lì, bastava metterlo in fila: riordinarlo, rilegarlo come i compiti che le brave bambine, sì, proprio loro, sanno fare a scuola.
Ancora dalla parte delle bambine (Feltrinelli, pagg. 288, euro 16), così s´intitola proprio come fosse il seguito di quel lavoro fondamentale di Elena Gianini Belotti (sono passati trent´anni) e difatti lo è. E´ la prosecuzione ideale di un´indagine a lungo interrotta: Gianini Belotti firma qui una prefazione severa e appassionata, un vero «passaggio di testimone», come scrive. Seguono quasi trecento pagine su che cosa sia stata negli ultimi decenni l´educazione sentimentale (non solo, certo) di fanciulle e fanciulli. Come sia potuto succedere che «le ragazze che volevano diventare presidenti degli Stati Uniti abbiano partorito figlie che sognano di sculettare seminude al fianco di un rapper».
Ecco, appunto, come è successo? Possibile che si assista all´improvviso – quasi fossero fuochi che si accendono a caso, in ordine sparso e senza una miccia – alle ondate di allarme per la pedofilia e il bullismo nelle scuole, l´ossessione per l´estetica, le aspirazioni da velina da ballerina di lap dance, le gang di ragazze cattive, i maschi prima violenti poi bamboccioni, l´anoressia che uccide, la violenza sessuale sempre più precoce e videofilmata, l´impennata di omicidi, «le donne ammazzate dagli uomini sono più di cento ogni anno. Per non parlare degli stupri quotidiani – scrive Gianini Belotti – un massacro che continua nell´indifferenza generale: se accadesse il contrario, se cento uomini venissero uccisi ogni anno dalle donne ci sarebbero furibonde interrogazioni parlamentari e misure di sicurezza eccezionali compreso il coprifuoco».
Non è un caso, no. Tutto si tiene in questo racconto che comincia là dove c´erano ragazze che volevano diventare presidenti e finisce qui dove le bambine mettono a sei anni il lucidalabbra per essere «perfette per lui». E´ una storia sola, rileggerla adesso è come mettere gli occhiali e scoprire di aver vissuto semiciechi.
Il ritorno al passato è cominciato negli anni Novanta ed è accaduto poco a poco, sembrava una scemenza al principio, l´abbiamo sottovalutata. Poi abbiamo giocato a fare gli intellettuali che scherzavano col trash, infine siamo arrivati qui che è troppo tardi, adesso. Re-genderization. Ritorno ai generi. «Nella produzione e diffusione di giocattoli, di programmi televisivi, di libri film e cartoni». Un ritorno alla cultura della differenza e della subordinazione femminile che è passata omeopaticamente dai prodotti per l´infanzia, quelli a partire dai quali si forma la cultura popolare. Non è stata la tecnologia, dice Lipperini: è un´illusione pensare che la colpa sia dei mezzi, della televisione e di internet, della pubblicità.
La pubblicità, come Anna Maria Testa spiega nel libro molto bene, segue di un passo la realtà non la anticipa mai: studia i gusti e li asseconda, deve vendere e per vendere deve andare sul sicuro, non rischia. La televisione (dall´avvento della televisione commerciale, dal suo dominio incontrastato capace di rendere uguale a sé la tv pubblica) è ugualmente un mezzo che adatta il prodotto alla domande dell´utenza: cosa piace? diamo quello. Dunque non ha imposto un modello, lo ha assecondato e radicato. Sul Web si è diffuso, scomposto e ricomposto, frammentato: c´era però, c´era già prima. Dunque chi ha decretato quindici anni fa il ritorno ai generi? Chi ha deciso che i film di Walt Disney fino a quel momento solo «per bambini» diventassero per maschi o per femmine, che nascessero le riviste dedicate a Minnie, che le più grandi case editrici varassero letteratura per ragazze, poi adolescenti sempre più precoci, infine per bambine.
Dalla carta, dice Lipperini: la prima ondata è venuta dalla carta. Il viaggio a ritroso è lungo e appassionante, convincente. Si incontrano dapprincipio giovani donne (quelle che volevano fare le ricercatrici biomolecolari e le astronaute? forse, sì anche quelle) che alla prima gravidanza si imbattono nella grande madre Prenatal, un´Ikea della maternità che insegna anche a cullare il bambino con la musica giusta. Si passa per le scuole dove le madri si coalizzano contro le insegnanti che puniscono troppo severamente i loro figli. Si sfogliano giornaletti dove sono assegnate a maschi e femmine, dandole per scontate, aspettative sogni e destini diversi: per le femmine la bellezza, per i maschi l´avventura. Si arriva ai Gormiti e alle Bratz. Per i maschi mostri superpotenti, per le femmine bambole con superlabbra al silicone. I manga. I siti Ana dove le ragazze anoressiche cercano «la perfezione»: entrare nella taglia 0-6 anni. Poi l´adolescenza precoce, la biancheria intima per bambine, la linea di reggiseni che regala il libro di Martina Stella su come fare lo streap tease per lui e stirargli una camicia.
Sara Tommasi, velina laureata alla Bocconi, fa marketing col suo corpo e posa per il calendario d´obbligo. «Mia madre dice che gli sembra che mi sia solo fatta togliere le mutande da tutta Italia ma non è così». La madre, appunto. Cosa sia successo nell´arco di vent´anni, dalle madri alle figlie, questo è il racconto. Si capisce benissimo come sia accaduto. Si intuisce persino, ripensando gli anni Novanta, perché. La competizione, probabilmente. La paura del confronto e dell´incontro. Sembrava di essere così vicini al traguardo e invece ecco: dalla parte delle bambine, da capo.

387 pensieri su “ANCORA DALLA PARTE DELLE BAMBINE

  1. Beh Loredana non per spezzare sempre una lancia a favore degli uomini, ma anche i padri non scherzano (e io lo sono…) Il primo grande scollamento però è avvenuto in famiglia, ve la ricordate la storia del padre amico/ madre amica? Ecco io come tutti i genitori normali, senza alcun problema di retorica, darei la vita per i miei figli, ma non sono un loro amico. Parlo con loro, scherzo con loro, gioco con loro, ma io sono il PADRE e mia moglie è la MADRE, a noi non ci si rivolge con la frase “Hey coglione…” seguita da una grassa risata complice da parte di tutti; da me si prende due calci nel culo. Il padre/la madre regolarmente calpestati a casa (per i classici sensi di colpa “non stiamo abbastanza con lui”) non tollerano che le maestre si rifiutino di farsi calpestare anche loro e qui abbiamo l’altra aberrazione della maestra/o professore amico (e qui altro che Hey tu coglione…) La mancanza di rispetto è alla base di tutto, da sempre… possibile che si debba tornare ai tempi cupi?

  2. salviamo gli “Stefano” ed i “Fabio” dall’estinzione…
    sono pienamente d’accordo con entrambi!
    forse che la motivazione della guerra tra donne vada ricercata in un che di ancestrale?
    Le nostre ave cavernicole (monogame)non dovevano forse competere tra di loro per la conquista del maschio (poligamo)?
    ci sono fiumi di studi sociologici in merito!

  3. davvero conservate gli stampi dei due uomini suddetti.. ma poi mi chiedo con chi litigasse eva, mah!
    stupidaggini a parte, il ruolo dei genitori deve rimanere quello, per quanto sereno e confidenziale il rapporto deve essere madre/padre-figlio..

  4. tornata davanti al blog ho visto che continua con grande fermento…di tutti gli argomenti quello che vorrei ribadire e’ il paradosso del caso italiano: siamo il paese che fa meno bambini, ma anche quello dove lo donne lavorano meno rispetto a tutti i 27 paesi europei, romania compresa, (siamo penultimi in effetti con la sola malta dopo di noi)
    secondo me ciò è dovuto ad un insieme di fattori più o meno denunciati:
    1.la mancanza di sostegno alle famiglie (soprattutto servizi e non tanto trasferimenti monetari)
    2. un sistema imprenditoriale ancora molto arretrato, e che nonostante le leggi tende a non assumere e magari anche a licenziare le donne che “potrebbero” avere figli, quando li hanno, spesso le licenziano (e ci sono cause di lavoro per questo in giro nel paese)
    3. siamo i più arretrati per condivisione del lavoro domestico tra uomini e donne, e questo purtroppo non mi sembra problema in via di miglioramento anzi…
    sarà anche colpa di noi donne italiane, (le più grandi consumatrici di prodotti per la casa ad esempio, -dato citato anche nel libro della lipperini-)forse faccciamo poco per la condivisione, ma certo che i maschi sembrano “gradire”
    cito a memoria una recente statistica istat: in 14 anni gli uomini hanno dedicato alla cucina “BEN” 12 minuti in più, per arrivare ad una vera condivisione dovremo aspettare, di questo passo il 2700 o giù di lì.
    Del resto, siamo colpevolizzate da tutti: chiesa, medici, scuola ecc ad esempio se si parla di obesità infantile è colpa delle mamme, se un figlio va male a scuola è perchè lavoriamo fuori casa e lo trascuriamo…
    il problema è complesso: con le nuove generazioni io comincirei dalla condivisione, anche per cominciare a rompre gli stereotipi che ci imprigionano tutti, certo, secondo me gli uomini stanno piu’ comodi:-)

  5. Non ho dimestichezza con i blog…..uso Internet intensamente ma finora in modo passivo…consultazione, informazione.
    Ma non posso resistere. Ho letto su Repubblica l’articolo della Concita De Gregorio; un’ora dopo ero a comprare il libro; due giorni dopo (compatibilmente con gli impegni lavorativi) l’ho terminato e non posso che dire GRAZIE.
    All’autrice, perchè leggendo avevo le lacrime agli occhi nel constatare riga dopo riga come una verità che spesso non confessiamo neanche a noi stesse nella sua crudele interezza sia stata descritta senza sconti in quelle duecento e rotte pagine.
    Ancora grazie. Quello che è scritto ne libro avremmo dovuto TUTTE denunciarlo già da anni. GRAZIE

  6. Loredana sa che leggerò il suo sibro. Loredana prevede anche una certa faziosità da parte mia. Ma in questa sede, andando fuori tema, cerco conforto dopo una notizia che trovo come minimo epocale. Noi, ciechi e imbelli, siamo in questo blog a dissertare sulla questione romena, sulla vita e i pensieri delle adolescenti. Magari, stolti che siamo, ci preoccupiamo anche della situazione mediorientale. Eccoci, obnubilati da siffatte quisquilie, a trascurare che all’isola dei famosi una concorrente si è ritirata ed è rientrato in gioco Cristiano Malgioglio. Ma vi rendete conto o no del peso ti tale evento?

  7. Enrico, dato che cerchi conforto ti posso offire un post a mo’ di spalla su cui piangere.
    Hai tutto il mio appoggio…
    che tristezza! 🙁

  8. Ecco Kyara, grazie per la sensibiltà. Hai capito perfettamente che certi dolori possono diventare più sopportabili solo se affrontati in partecipata compagnia. Speriamo che anche altri ci aiutino a sopportare il peso di tale tragedia. Ora, intanto, vado a piangere nel bagno. Detesto apparire debole di fronte ai lutti.

  9. E’ da un po’ di giorni che seguo con grande interesse questo forum, mi sono pure comprata il libro e ho iniziato a leggerlo, ma ancora non posso commentarlo, anche se trovo che molte cose sono vere, e mi domando cosa si possa fare per cambiare questa realtà! Se ognuno in prima persona, col proprio comportamento possa dare il contributo ad una svolta o sia necessario unirsi e provare con qualche azione provocatoria…a risvegliare le coscienze!
    Pero’ ho notato UNA PUBBLICITA’ che mi pare un po’ CONTROTENDENZA rispetto alle altre…mi sembra che reclamizzi qualche cioccolato: c’è la ragazza che ammette di aver usato vari espedienti estetici per piacere al ragazzo, tipo il reggiseno rinforzato, le lenti colorate…ecc. e quando gli chiede se le piace lo stesso, lui di risposta…si toglie la parrucca e si scopre scuccato!
    Ah ah ah! A me pare simpatica e mi pare lanciare anche un MESSAGGIO NUOVO…si tratterà di un avvisaglia positiva o sono troppo ingenua???

  10. Kashi, la pubblicità è carina, ma è un remake di Shrek 1
    in compenso stanno ritornando le pubblicità sguaiatamente meschiliste (tipo: bella topolona), cosa che accade nel campo pubblicitario ogni volta che si respira aria di vittoria (prossima o avvenuta) della destra.

  11. Potere.
    Le ragazze con la loro sinuosa bellezza e pura armonia ne hanno uno importantissimo : quello di canalizzare l’attenzione di un uomo.
    Anche se utilizzano la via che passa dall’organo genitale maschile, questo “potere” e’ oggettivo.
    Anche un uomo con cervello e cultura e famiglia, e’ comunque nel 99 per cento dei casi “attratto” dal corpo femminile e dalla bellezza in genere.
    Chi piu’, chi meno , chi in momenti di vita diversi ma comunque credo che si una cosa naturale.
    Bene : questo “potere” viene semplicemente usato dalle donne oggi come ieri per “attirare” attenzione su di se’ , sia professionalmente che nei rapporti sociali.
    C’e’ da chiedersi quindi : queste ragazze sono “innamorate” dei loro Rappers o usano il canale del maschio cantante per mettersi in mostra?
    Chiedersi il “perchè” di questa ossessiva necessita’ di mettersi in mostra e’ un’ottima domanda per analizzare i malesseri della societa’ di oggi.
    Ma la questione e’ diversa quando scaltramente, certe belle donne salgono gradini professionali a velocita’ impressionante grazie alla loro bellezza……..consapevolmente!
    Come dice Maria e’ Piu’ Facile usare la bellezza (o i culetti) per raggiungere degli scopi che altrimenti richiederebbero sforzi immani del proprio cervello.
    Ma verrebbe da dire : in questo caso la bellezza e’ una arma a Pro per il mondo femminile. (?)
    Anche se le donne un po’ meno attraenti giustamente dissentiranno raccontando almeno un aneddoto di vita dove una piu”figa” le ha sicuramente portato via qualcosa.
    Probabilmente il centro del problema e’ : perche’ questo “bisogno” di farsi notare?
    Probabilmente fa parte della sempre maggiore incapacita’ di apprezzare la propria essenziale “individualita’ “, cosa che sta accadendo un po’ a tutti.
    Forse perche’ tale individualita’ e’ costantemente appannata dai “modelli” presenti nei media da buona domenica al tg-gossip a mtv (che hanno purtroppo un inevitabile e rilevante peso sul nostro cervello).
    In conclusione :
    Le ragazze di oggi vorranno anche fare tutte le ballerine, ma dall’altra parte abbiamo maschi che vogliono tutti diventare Dj o Rappers!!!
    Via saluto tutti!!
    anacleto

  12. Sono una donna di 31 anni e da un po’ di tempo leggo libri di letteratura femminile e femminista. Non l’ho mai fatto prima. Perchè mi risultava abbastanza difficile leggere le donne.
    Perchè ho sempre pensato che le donne scrivessero sempre di spazi troppo angusti, di sentimenti troppo profondi, di relazioni sempre troppo psicologiche.
    Mentre gli uomini a leggerli mi davano respiro, anche un senso di pace, a volte, che nella scrittura femminile non si trova e, se c’è, arriva solo dopo un lungo e tormentato cammino.
    Poi arriva l’epoca in cui scopri di essere una professionista in un mestiere prettamente maschile (al momento sono l’unica donna in un gruppo di venti persone) e che mi capiti di sentirmi dire già oggi che non diventerò mai manager (un’eventualità che, dati i ritmi aziendali, capiterebbe forse fra 10 anni..!) perchè ho un carattere troppo docile, perchè non so “salire sulla scrivania”, perchè ormai sono sposata e perchè, in definitiva, prima o poi, resterò incinta…
    E quindi a quest’età mi avvicino alla letteratura femminile e femminista… forse perchè ho bisogno di comprensione…
    Ma, “fortunatamente”, mi hanno anche insegnato a chiudermi in casa a pensare… e dunque penso….
    Penso che le lotte femministe degli anni ’70 ci hanno dato dei riconoscimenti legislativi (e ce li hanno dati: divorzio, aborto, parità salariale…almeno sulla carta…) ma che ora non c’è più bisogno di “lottare”.
    Penso che piuttosto ci sia bisogno di “lavorare dall’interno”.
    E come?
    Nel mio piccolo, non salendo mai sulla scrivania, ma continuando il mio lavoro dimostrando che si può essere “leader” anche senza prevaricare, e che si possono raggiungere gli obiettivi anche con la semplice collaborazione, senza agonismo.
    Penso anche che gli uomini non facciano mestieri “da donne” (l’insegnante ad esempio) perchè non sono lavori stimolanti e ben pagati, sicuramente, ma penso anche che nel mio mestiere “da uomini” gli uomini (e tanti) si lamentano comunque di non essere ben pagati e stimolati, e che quindi se tutti fossimo meglio pagati e stimolati, tutti potremmo fare qualsiasi lavoro. E quindi penso che insieme (uomini e donne) facendo avanzare la società e il rispetto delle persone sia per strada che sul posto di lavoro (tornando per esempio a chiamare persone le ormai “risorse umane” e trattandole come tali) potremmo contribuire a sanare anche tutto il male delle donne… e che se collaborassimo tutti verrebbe fuori un buon risultato.
    E poi penso anche ad altro, se è vero che noi donne abbiamo il primato nell’educazione dell’infanzia, ebbene, potrei fare del bene al mio genere educando le mie probabili figlie a a pensare che dopotutto la letteratura femminile è solo il nostro “stato dell’arte” e che per scrivere come gli uomini basta avere la coscienza di avere una strada avventurosa da percorrere di fronte a sè.
    Che abbiamo sempre la possibilità di scegliere.
    Che è possibile non vestirsi come le Barbie e che è possibile giocare con il Meccano con dei maschietti senza sentirsi fuori posto (è solo un gioco!). E che in definitiva il pensare di non avere scelta sia la vera catena che (religione, istituzioni, cultura ancestrale) ci hanno messo al piede.
    E soprattutto potrei pensare ad educare i miei probabili figli maschi a pensare che uno dei giochi più belli forse è nascondino e non il wrestling, che non è necessario picchiare nessuno per farsi rispettare, che il rispetto lo si guadagna con l’autorevolezza e non con l’autoritarismo, e che le bambine non sono solo più deboli e più educate, ma che a volte (perchè mi è capitato) possono essere anche solo delle buone amiche con cui poter parlare, o semplicemente, giocare…
    Volevo ringraziarla per avermi spinto a fare queste riflessioni e a condividerle.
    Saluti
    Rosi

  13. Ho letto il libro. Mi è piaciuto molto sia per la tematica sia per lo stile, è un libro puntuale, meticoloso, moderno(bella l’idea di riportare i blog e i contributi dai forum), pieno di humour ma al tempo stesso intransigente. Tantissime le osservazioni da fare, qui dirò solo qualcosa per non…intasare il blog,e poi invierò il resto a Loredana:).
    Psicologicamente la prima sensazione è stata di gioia e quasi di sollievo, come di chi in una città straniera trova un connazionale…o come quando un umano trova un suo simile in un pianeta di alieni!
    Ma mescolata alla soddisfazione ho provato tristezza perchè è vero quello che si afferma, abbiamo ottenuto tanto sul piano delle leggi ma “dentro” certi contenuti non sono passati, l’immaginario e la rappresentazione del femminile non hanno ancora conquistato gli spazi interiori, quelli che costruiscono la percezione di sè e in divenire faranno parte della memoria collettiva.L’ “educazione sentimentale” delle bambine è la stessa dei tempi del libro della Gianini Belotti, solo ora si sono diversificati e raffinati i mezzi per ottenerla e il libro ci informa con puntualità delle nuove tecniche con cui coscientemente o no viene indirizzata la consapevolezza di genere verso vocazioni che sarebbero tutte da dimostrare. Non è che si veglia negare la differenza, sì, la donna deve essere donna ma….come?
    Ancora non sappiamo chi è, come è realmente la donna , cosa sogna, cosa vuole come soggetto esistenziale, “in sè” e non in rapporto ad altro e ad altri. E non potremo saperlo finchè i condizionamenti continuano. A parte i concetti sviluppati su cui concordo, mi sono soffermata su due cose che mi farebbe piacere sviluppare. Una è il rapporto con la scrittura. E’ vero che spesso la scrittura femminile non sa di grandi spazi (mi viene in mente la poesia di Dacia Maraini sulla poesia delle donne, in cui polemizza con un “critico gentile dagli occhi a palla” che spiega perchè le donne non scrivono secondo lui poesie belle), ma è perchè evidentemente non si è ancora realizzata quella condizione auspicata da Virginia Woolf per cui prima devono essere bruciati e depurati tutti quei temi e situazioni mentali che fanno ostacolo all’espressione veramente libera, la donna ancora non ha quella mente “incandescente e senza ostacoli” che la Woolf attribuisce al genio, parlando in particolare di Shakespeare. Penso anche che se una donna sente la propria condizione come oppressiva o limitante, è giusto che parta dalla propria prigione, la cosa importante è evitare i vittimismi e i piagnucolii… anche quelli delicati e poetici. Se c’è un ostacolo che oscura la visuale è difficile vagabondare in spazi liberi. Loredana, ti faccio un esempio. Io sono siciliana, è difficile per uno scrittore siciliano glissare sul tema della mafia, eppure ecco, se questo fenomeno sociale non ci fosse,certo tanti scrittori sarebbero stati più liberi di scrivere altro, quante energie mentali vengono impegnate e deviate quando c’è un problema che urge fortemente…un concetto del genere lo ha espresso anche lo scrittore e giornalista Giuseppe Fava dicendo che tra le colpe della mafia c’è anche questa, di avere deviato energie e ispirazione sottraendo ai siciliani la libertà di scegliere la propria personale visione. Così penso che la scrittura a volte asfittica delle donne deve anche questa ascriversi alle colpe dei condizionamenti subiti.
    Ho molte altre cose da dire, ma…alla prossima:)

  14. carissima loredana
    non riesco a resistere alla tentazione di scriverle per ringraziarla, ancor prima di aver finito il libro; mi manca l’ultimo capitolo, ma appena finito il primo ero già sufficientemente scandalizzata e grata: c’è da esser grati agli scandali che turbano e scuotono le coscienze e impediscono di fingere che tutto vada bene, che la cultura occidentale sia la più democratica, emancipata, liberante, evoluta.
    U. Galimberti lo chiama diniego: consiste nel negare, nelle forme più svariate e ipocrite, l’esistenza di ciò che esiste, e per giunta si conosce.
    Ciò, ovviamente, non è senza conseguenze…
    Ho letto il libro in pochi giorni, in una specie di ossessione bulimica, ritrovando in ogni riga quello che sento, vivo, riconosco, detesto, provo a combattere, sia come donna che come maestra. E allora mi sono sentita meno sola.
    Lavoro nella scuola da 8 anni e vedo, in crescita esponenziale, le bambine che lei descrive con lucidità sconcertante: diligenti, ordinate e remissive, ma anche rimbambite di winx e di bratz, veline in miniatura, luccicanti di lucidalabbra già in seconda elementare, incastrate in un corpo che dovrà essere perfetto per sedurre e incantare, in un destino che le vuole mogli e madri integerrime. Studiose, ma senza andare troppo oltre col cervello, perché solo col corpo potranno “trasgredire”. I bambini invece giocano a calcio, aggressivi come gli ultras delle curve, incapaci di gestire frustrazioni e sconfitte, disinteressati ormai a qualunque proposta di gioco alternativa che non preveda un alto tasso di competizione: avventure e nascondini non popolano più i cortili delle scuole; a otto hanno ben chiaro come dev’essere una “vera donna” (indagine svolta nella mia classe) e lo esplicitano in una prosa sintetica, ma efficace: ”una vera donna dev’essere bella, brava cuoca, gentile e coccolante coi bambini”. Inutile sottolineare che il contraltare maschile è altrettanto stereotipato e definito: “un vero uomo dev’essere forte, intelligente, guida la macchina e fuma”. Disarmante.
    Conosco anche le madri (molto meno i padri perché, nonostante trent’anni di femminismo e rivendicazioni, il carico del lavoro di cura dei figli, scuola compresa, grava ancora inesorabilmente sulle spalle delle donne), e so bene come si declina la panic culture nel rapporto con la scuola: vedere il nemico ovunque, non solo tra i bambini in difficoltà, colpevoli di richiedere attenzioni e rallentare il famigerato programma, ma anche nelle maestre che, per scelta consapevole, da quel programma si discostano per dare spazio ad “altro”: esperienze, riflessioni, attività che stimolino il senso critico, dal teatro al dialogo tra le religioni, dalla lettura dei quotidiani alla ricerca di gruppo. E non è certo questa la scuola che le madri desiderano per figli e figlie, perché non è la scuola rassicurante dei “quaderni vetrina” che hanno frequentato loro (come me); d’altro canto Fioroni le incoraggia: questo è l’anno della grammatica e delle tabelline, se restano analfabeti esistenziali è lo stesso, tanto poi lui ha messo in atto le strategie contro il bullismo e si risolverà tutto con le sanzioni disciplinari, che vanno sempre molto bene, quando colpiscono i figli degli altri però.
    E i libri di testo. Io e la mia collega abbiamo cercato con impegno un testo che potesse considerarsi supporto didattico coerente ad una certa idea di scuola e alla fine ne abbiamo adottato uno col marchio Polite, ma siamo alle solite. Ho sottomano il sussidiario (discipline di studio e matematica): nella parte di storia il testo si limita a constatare che le donne erano considerate inferiori agli uomini; mai, dico mai, uno spiraglio di affermazione o rappresentazione positiva; quando arriviamo a matematica scadiamo nel ridicolo: c’è tutto un pullulare di madri alle prese con fiori, profumi, spese al supermercato. L’età della pietra.
    E comunque.
    Noi ci proviamo davvero a fare proposte alternative, e a difenderle dagli attacchi di madri e (a volte, purtroppo) colleghe. I problemi di matematica, quando riusciamo, ce li inventiamo, le letture le scegliamo con cura, facendo in modo che si incontrino anche protagoniste bambine che investono sull’intelligenza e scelgono in autonomia, continuiamo con il teatro, che aiuta a mettersi nei panni degli altri, ci scapicolliamo per non lasciare indietro l’ortografia e le proprietà dell’addizione, perché non sia mai… e continuiamo ad operare perché bambini e bambine abbiano una miglior consapevolezza di sé e del mondo in cui vivono.
    Dopo che anche la mia collega ha letto, appassionandosi, il suo libro, che le ho prontamente regalato, ci è venuto in mente di proporre in classe (quinta elementare) una lettura approfondita e critica di braz e carte yugioh (o simili), e giochi correlati. Siamo aperte a suggerimenti e consigli.
    Grazie ancora, davvero
    d’affetto
    viviana
    PS: i bambini e le bambine della nostra classe non sono solo come li ho, troppo banalmente, descritti. Sanno anche appassionarsi al sapere, desiderano capire come funziona il mondo, si interrogano e provano a cercare risposte. A volte si tratta semplicemente di suggerir loro più vie e di accompagnarli anche per le strade strette.

  15. Ciao,
    ho divorato il tuo libro questo pomeriggio e trovo che sia decisamente ben fatto e scritto. Complimenti per le citazioni dall’ambito rock’n’roll…

  16. Ventitrè anni, studentessa alla specialistica di ingegneria, giocatrice saltuaria di basket, triste e affranta per come vengono trattate e per come si trattano le bambine, le ragazze e le donne che vedo accanto a me…
    ho imparato a scoppiare in una risata da oca quando le cose nn mi vanno bene e tagliare corto con i discorsi stupidi degli altri.
    Del libro sono venuta a conoscenza cercando opinioni sulle winx, per capire se queste fatine possano o meno essere diseducative.
    Aspettando che si facesse l’ora per andare a comprarlo ero piena di aspettative, emozionata per l’argomento, speranzosa di trovare una corda su cui arrampicarmi per uscire dallo stato di soggezione che mi porta a sentire il mondo ostile nei miei confronti perchè mi trucco solo quando mi va, evito i tacchi e il mio vestire è sostanziale e non formale….
    … e invece…
    leggendo mi trovo a fare un giro in un qualsiasi centro commerciale, a fare zapping e a navigare un po’ su internet. Speravo di leggere di riflessioni profonde, possibili soluzioni, uno spiraglio di luce… ma soprattutto mi aspettavo un saggio organico. Forse volevo leggere un saggio accademico..Lo so, forse cercavo qualcosa di anacronistico, ma tutto sommato volevo distaccarmi dallo zapping televisivo..
    Lo stile “corale” -o per meglio dire l’accostamento di tante e diverse citazioni- distoglie l’attenzioni perchè gli interventi non sono a sostegno del discorso, ma rappresentano la scusa per interrompere un discorso per passare ad altro.
    Certo, è una bellissima idea mostrare quanto raccolto, ma servirebbero conclusioni esperte che guidano il lettore a un’interpretazione e a una riflessione.. non ho trovato il dialogo alto dell’autrice con il lettore.
    Mi dispiace. Ci speravo veramente.
    In ogni caso vorrei congedarmi ringraziando l’autrice per l’attenzione rivolta all’argomento e alla puntigliosa e ben documentata ricerca.

  17. Mi dispiace averti delusa: solo, a me interessava scrivere anche per i lettori che frequentano i centri commerciali e fanno zapping, e forse per questo hai ricevuto questa sensazione.
    Inoltre, come credo di aver detto molte volte: mi interessava mostrare dove siamo, non tracciare la via. Ci sono già troppe persone – troppi “esperti”, appunto – che ne tracciano per gli altri: credo che sia importante che ognuno trovi la propria, invece. Il compito che mi sono prefissa è quello di disegnare la piantina, non di impostare il percorso.
    Mi congedo anch’io ringraziandoti per il tempo comunque dedicato alla lettura.

  18. Ciao. Ho apprezzato molto il libro in questione. Ma…
    Ma non ti sembra di tracciare un quadro troppo fatalista della situazione? Sono daccordo sulle influenze che enumeri e tracci in maniera limpida e chiara. Ma: ad un certo punto il mondo odierno, secondo te, non ci da abbastanza possibilità e stimoli? Almeno in minima parte, una persona ha la possibilità di rendersi conto cosa fa della sua vita? Quali sono i modelli da seguire?
    Mi sembra troppo facile pensare che tutto dipenda dalle radici (del nostro sviluppo sociale ed intellettuale). In fondo sono i rami e le foglie che succhiano la luce e fanno crescere la pianta…

  19. per blaz: forse il modello da seguire più comodo sarebbe questo:
    http://www.willitblend.com/videos.aspx?type=unsafe&video=barbie
    Ma non essendo possibile né utile mi limito non a censurare ma a far notare alle mie figlie l’assurdità dei modelli proposti dai giochi e da molta letteratura. Senza censure ma con spirito critico.
    Complimenti per il libro, mi è piaciuto molto, e il fatto che si (ri)prenda coscienza del problema è già una gran cosa.

  20. per elalma: sono daccordo. Ma lo spirito critico è innato? Secondo me no. Un’occhio critico si acquisisce studiando, riflettendo e capendo il mondo e le situazioni. Mettendo in relazione cause ed effetti. Una persona non è da sempre abituata a pensare, acquisisce questa capacità col tempo e col tempo impara a relazionarsi e scambiare opinioni con altri individui. Ma nel mondo odierno purtroppo, apparte lo scambio di idee, ci sono modi alternativi (più semplici) di comunicare. Un vestito, un rossetto o uno skatebord (se è l’anno dello stile sk8er). Le persone non pensano perchè non serve più, sob, sob.

  21. Premesso che de gustibus, se io avessi trovato nel libro di Loredana delle riflessioni profonde, avrei preso il volume e lo avrei scaricato nel cesso nonostante l’amicizia con l’autrice.
    Ribadendo che de gustibus, non mi sembra che gli stimoli per apprezzzare o meno un libro sia considerare quanto parla di internet, di zapping, di outlet o di fisting.
    Bensì se ciò di cui parla ci sembra attinente o meno alla realtà che descrive.
    Per il resto siamo pieni in ogniddove di opinionisti (?!) specializzati a fare riflessioni profonde persino sull’acne di Cassano. Se Loredana si è astenuta ci ha risparmiato una legnata negli zebedei.

  22. Mah, io sono convinto che sia giusto chiarire fin dall’infanzia il ruolo delle donne, ovvero quello di brave casalinghe devote al marito. Anzi, credo di trovarmi daccordo con i musulmani. Comunque per me le donne migliori sono quelle che trovi nei night-club che io frequento spesso.

  23. mi spiace arrivare nel tuo blog in una domenica mattina emicranica, che per me significa non avere la lucidità per leggere, ragionare e saper esplicare i miei pensieri, come però ho già scritto su sulla discussione su aNobii, ci tenevo a ingraziarti per questo tuo saggio.
    L’ho appena iniziato, quindi non so ancora se mi piacerà o meno, ma ti voglio ringraziare perchè sentivo l’esigenza di un *qualcosa* che mi aiutasse a capire, a sciogliere e prendere coscienza in questo marasma di continui bombardamenti telematici e televisivi che ti portano, volendo e meno a non aver più il tempo e forse la capacità di riflettere, tutto scorre, tutto corre, siamo sempre a lottare con il tempo e il tempo per riflettere veramente manca, almeno a me, così ho come la sensazione di essere una *vittima* di un pensiero non mio, un personaggio, per assurdo, di Fahrenheit 451, una Julie Christie di oggi….
    Forse troppo pessimista? Lo spero…
    è che spesso, nella mia mancanza di *strumenti*, perchè è difficile farseli da sola, ho provato spesso a cercare il confronto con altre mie coetanee restando spesso amareggiata e delusa dal loro adeguarsi, o accettare o addirittura concordare con il modello imposto…
    Ma il bello è che in tutti questi bei discorsi, nonostante la De Beauvoir e poche altre io non mi sento “strutturata” dentro di me.
    cmq a parte questo, adesso la testa inizia a cedere, la cosa che più mi demoralizza è che l’uomo – l’uomo, *non* tutti gli uomini, grazie al cielo- si sente in guerra con la donna in questa cosa, forse lo è, e questo è assurdo, fa capire come si sia lontani dall’esser considerate allo stesso livello di dignità: esseri umani, ma cmq esseri diversi, sotto sotto e sempre cmq inferiori, di minor valore, perchè quando inizi a parlare di queste cose non sei accettata ma sei vista come un’invasata, fuori di testa ecc. ecc
    volevo chiederle se continuerà un lavoro su questo argomento o se è stato solo una parentesi.
    grazie ancora

  24. subito sono stata attratta dal titolo perché FU PER ME FONDAMENTALE QUELLO SCRITTO DALLA BELLOTTI un libro che mi CAMBI0′ la” cultura “e fu fondamentale per me che ero poco più che ventenne e che forse ha influito sul mio modo di educare figli e alunni.
    ma questo libro che analizza il fenomeno attuale è di tale FONDATEZZA ed importanza che chi è educatore ( in tutte le forme) dovrebbe leggere.UN TESTO CHE POTREBBE, SE RECEPITO, FAR CAPIRE QUALCOSA E MAGARI DIVENTARE FONDAMENTALE PER QUALCUNO E QUALCUNA COME LO FU PER ME L’ALTRO.
    credo comunque che il subdolo modo di indurre che hanno i media verso certi modelli di genere stia facendo una cultura di massa assai pericolsa e l’unico modo per non venirne travolti è quello di esserne coscienti,pertanto evviva libri come questi.
    ma essendo purtroppo incline a ritenere che poche persone leggano saggi di questo tipo ( e forse, se fosse stato letto da più quello della Bellotti ,certe cose sarebbero state diverse…) CONSIGLIO DI DIFFONDERNE IL CONTENUTO IL PIU’ POSSIBILE anche con incontri nelle scuole, corsi di aggiornamento e formazione per educatori ed insegnanti e conferenze pubbliche anche in comuni di non grande ampiezza,come il mio ad esempio ……sarebbe una gran bella cosa che lascerebbe sicuramente un segno….positivo e costruttivo per il futuro.

  25. Nulla da dire sul “classico” della Belotti. Ma la stessa autrice espresse concetti (a mio avviso) altrettanto iinteressanti in “Adagio un poco mosso”. Spesso la fruibilità immediata non va a discapito dei significati.

  26. Cara signora Lipperini,
    sto leggendo il suo libro e le dico subito, che ogni pagina mi da spunti per molte riflessioni, ancor più perchè sono madre di 2 bambini di 5 e 3anni e mezzo.Le scrivo solo per trasmetterle alcune delle mie riflessioni, sperando, ovviamente, che possano interessarle. La differenziazione dei generi, il mio parere: esiste e deve esistere!Uomini e donne sono diversi fisicamente, mentalmente, interiormente, intellettualmente, ecc. ecc. …..Non si può essere uguali a qualcosa(aiuto!!) di diverso, e cercare di esserlo è una chiara ammissione di inferiorità(che invece non esiste, care femministe)Le donne devono godere degli stessi diritti della PERSONA degli uomini, ma siamo diversi e ammetterlo e accettarlo è veramnte segno di forza e sicurezza; non puntare ad essere ciò che, biologicamente, non siamo e vorremmo imitare in tutto, pur denigrandolo in tutto e pur non potendone fare a meno!!!!Passo ad altro perchè potrei non fermarmi più. Cosiddetti “modelli” e “fissazioni”.Io ho 33 anni, vivo al sud, da bambina ho giocato con Barbie e con le pentoline, con il microscopio e con la mia bici da cross.Non ho mai avuto la fissa per un cantante o un attoree quando le mie amiche, intorno ai 16/17 anni andavano per ore in profumeria, io davo loro appuntamento per il giorno dopo. Non sono mai stata un maschiaccio, anzi tengo molto alla mia femminilità, mi piacvano e mi piacciono i vestiti, mi truccavo e mi trucco, ma i tempi che dedicavo, e dedico, era ridotto rispetto a quello delle altre amiche; non mi sono mai arresa di fronte a quello che facevano gli altri, se a me non piaceva, eppure, e me ne vanto, sono sempre stata ricercata dal gruppo!Perchè?Per carattere? O per l’ambiente nel quale si cresce?Mia madre è del nord, artista e molto, forse troppo, anticonformista.Basta ciò che si vede, ciò che si apprende e si vive, o bisogna essere educati ad essere se stessi? Sa perchè me lo domando?Perchè ho 2 figli di cui una bambina, pare più soggette a cadere nelle classiche stupidaggni femminili, che io non sopporto(tipo gridare per il ragno……..)E qui entrano in gioco le tanto temute Winx. A mia figlia per ora non interessano, pur sentendonr parlare e conoscendole, così come conosce Spiderman……..a lei piacciono(anzi ha una passione tutta sua per i gioielli….veri, a 3 anni e mezzo e non ereditata da me, almeno non come passione esagerata!!!!Io temo winx, spiderman, gorniti e tutto ciò che piace, perchè piace agli altri e non per proprio interesse. Ritengo sia questo il vero problema che nascondono tutti questi fenomeni (oltre ad uno scatenato consumismo….), e non i cd messaggi, di cui tutti si riempiono la bocca, anche perchè non so fino a che punto i bambini li recepiscano e ne siano interessati!Ho sentito una madre giustificare la figlia, eforse soprattutto se stessa,per la mania delle winx, perchè sono femministe………!!!e ammesso che lo siano, e non lo sono, sarebbe ancor più un buon motivo per impedirne la visione.Purtroppo i genitori danno la colpa alla sola esistenza di qualcosa per giustificare le beghe dei figli, e non si prendono il peso, la fatica, l’impegno di insegnare ai figli ad usare la propria testa. Un caso per tutti: Titoli TG5-due 12enni vittime del branco costrette a fumare canne si sentono male (poverine,ho pensato, saranno state minacciate di qualche violenza)Servizio:le due ragazzine incontrano il branco che comunica loro che per entrare a far
    parte del gruppo bisogna fumare, e loro lo fanno. Allora, mi dico, non sono proprio VITTIME; se non sbaglio “domandare è lecito, ma rispondere,soprattutto si, è cortesia”, ma sono passate per vittime, sono state giustificate.La colpa è di chi ha chiesto di fare qualcosa di sbagliato(non che siano da elogiare) e non di chi ha accettato.Credo, sinceramente, sia questo il vero, grande, problema dei bambini e dei giovani eppure quanti inutili dibattiti su veline, calciatori , messaggi e modelli ecc, la cui esistenza è data da chi ne parla in continuazione e dà loro importanza, da chi eleva tutto ciò a qualcosa di superiore:la maggioranza del mondo……..PURTROPPO!!!!Mi scuso con lei per averla inondata di parole, ma spero apprezzi e ci si possa risentire.
    A proposito, complimenti per il libro.
    Cinzia Liviano D’Arcangelo

  27. non vorrei fare la pessimista ma davvero qualcuno poteva credere che una mentalità millenaria che pone la donna secondaria rispetto all’uomo poteva cambiare in pochi decenni? quello che c’è di nuovo è forse l’abbassamento dell’età per l’inizio della seduzione ma che dire allora delle spose e/o prostitute bambine in tante parti del mondo oggi come ieri? Consiglio di leggere o rileggere ” la sonata a Kreutzer” di Tolstoj; quel che dice sui ruoli sessuali di donne e uomini è, purtroppo, ancora attualissimo. La speranza nasce proprio da libri come quello di Lipperini che dimostrano la lucidità di chi scrive e che ci fanno il dono di riprendere un discorso, quello di Elena Gianini Belotti e di altre, dimostrando che non son stati dimenticati. Perchè c’è da riprenderlo, il discorso, continuarlo non so per quanto tempo prima che qualcosa di profondo cambi veramente.

  28. Per aggiungere la beffa al danno, in questi giorni esce nelle sale l’atteso (?) film di Moccia. Trama: una diciassettenne e un quarantenne trovano l’amore, l’happy end e l’incasso sicuro al botteghino. Motivazione ufficiosa dell’impresa cinematografica: oggi le ragazze sono molto più mature e gli uomini dei giovanili bamboccioni (mica come i loro genitori, si sa che gli uomini di mezza età e oltre hanno sempre disdegnato le grazie delle adolescenti). Ho 24 anni, ma quando, occasionalmente, parlo con i ragazzetti all’uscita del liceo (non per molestarli, ma per sondare l’aria che tira tra i miei ex professori) mi accorgo quanto sia difficile far pensare in modo minimamente critico una generazione appena un po’ piu giovane della mia. Là fuori è pieno di vitelloni che non vedono l’ora di provarci con una ragazzetta in deliquio per Raoul Bova; Moccia si vanta di parlare il liguaggio dei “ggiovani”, ma il messaggio che porta è un’arma di distruzione di massa. Un caro amico che lavora in una libreria molto frequentata dagli adolescenti mi racconta sempre più sgomento di orde di bimbe tredicenni e poco più, vestite e atteggiate da micro-veline, che comprano esclusivamente romanzi rosa-porno-soft come le opere del sopracitato insieme ai manuali di terza media: anche noi leggevamo libri orrendi e guardavamo telefilm che oggi ci fanno sorridere, ma sono stati solo una tappa verso la ricerca di qualcoa “d’altro”. Spero che anche per “loro” sia così.
    P.S. Leggo sull’ homepage di Repubblica che il film è stato proiettato in anteprima in un famoso liceo romano: un ottimo esempio dell’attenzione che la scuola dà alla cultura, non c’è che dire.

  29. Condivido, Irene. Tra l’altro la decisione della preside del Giulio Cesare mi lascia esterrefatta: e rafforza una sensazione sgradevole avuta per vie tutte personali proprio in questi giorni, in tempo di preiscrizione del secondogenito alle scuole superiori. Non pochi licei tendono a presentarsi in modalità Mtv, vantando una patina di giovanilismo di mera superficie (ma contemporaneamente ignorando quasi tutto quel che avviene, per esempio, in rete). Non mi piace.

  30. Ciao Loredana, ti voglio ringraziare, davvero. Il libro me lo ha regalato mio marito ed io l’ho tormentato, ho sfruttato tutti i minuti liberi in qua e là nella giornata per leggere con lui pezzetti, frasi, riferimenti ad altri libri…Ci siamo entusiasmati (e un po’ avviliti!), sono le cose che ci diciamo da molti anni (e dunque non è davvero un libro che parla solo alle donne) e ce le diciamo ancora di più da quando è nata cecilia, otto anni fa, e poi elia, cinque anni fa. Come ha scritto Concita c’era già tutto, bisognava però metterlo in fila. E io ho messo in fila molte cose. La mia forzata inadeguatezza dentro un modello culturale che mi vuole donna realizzata professionalmente e madre che allatta fino ad un anno, che non lascia i bambini al nido troppo piccoli, che è ancora più brava se partorisce senza peridurale e se non chiede il rooming in. Un po’ difficile. E poi cecilia, che mi chiede di non tagliarle le unghie perché a scuola le amichette se le fanno crescere. I trucchi, il lucidalabbra, le fate, le minigonne, i costumi estivi modello tanga. Io ostinata dico no, mi guardo intorno, mi domando che cosa stia succedendo. Prima non ci capivo niente. Adesso qualcosa sì. Sono stata un po’ male durante la lettura, alla fine bene però. Bisogna ripartire da qui. Grazie a te e anche a Concita.

  31. CHE DIVERTIMENTO, nel senso più alto del termine, leggere questo blog.
    Raramente compro un libro “a naso”..aeroporto.. attesa..noia..giro di rito nell’edicola e trac..questa copertina mi ha stregato..da li a qui il passo è stato breve.
    Forse avrei dovuto scrivere quel che avevo in mente prima di prendermi la briga di leggere i vari interventi..
    Devo ruminare i pensieri..sono un pò confuso..per ora che posso dire..innanzi tutto grazie Loredana..un libro tutto sommato piacevole e “che fa’ pensare”.
    Ai partecipanti al blog direi..un pò di biologia, un gradino più di quella liceale, buonsenso che non guasta mai..e la consapevolezza che viviamo in un mondo dove il Dio denaro regna incontrastato, dove in mome del business si fanno guerre e si uccidono PERSONE…figuriamoci se in questo mondo c’è spazio per preoccuparsi del messaggio e del futuro che riserviamo a esserini di tre- quattro anni..(perchè ormai è li che i cannoni sono puntati).
    Da sollievo leggere cose simili…e per fortuna a mio parere la coscienza generale è in rimonta ..e questo l’unico conforto che ho.
    Ho speranze..
    Ps. da quando ho letto il libro sono molto piu’ “sensibile” a certi messaggi..mi è capitato sottomano l’ultimo numero di focus junior…un giornaletto che vorrebbe esser serioso…ragazzi..non dico niente..andate a vedere…

  32. aggiungo:Vedere donne ragazze bambine “pittate, pettimate,infarcite come bomboniere” non è una novità per quanto mi riguarda, mi stupisce però ancora, seppure ormai sia normale, vedere ragazzi firmati-griffati-pelati (non parlo di calvizie)-lucidati e fondotintati. Ai miei tempi vestirsi “strano” era distinguersi, stupire, oggi la regola mi sembra sia omologarsi..che tristezza….

  33. Finalmente ho finito di leggere anche io il libro, che mi è piaciuto molto.
    Parecchi argomenti erano stati toccati con dovizia di esempi nella presentazione di Bologna, ma questo non ha reso meno coinvolgente rileggerli su carta, in particolare la parte sul comportamento dei genitori che attaccano i bambini iperattivi o problematici “colpevoli” di rallentare la didattica a scuola. Secondo me è là il cuore principale del problema, la fine di ogni solidarietà con le categorie che si trasformano in gruppi che possono assemblarsi e riassemblarsi intorno alla vittima di turno: non è da qui che nascono tutti i problemi analizzati nel libro, ma è qui che si scontra ogni tentativo di elaborare possibili alternative.
    Una cosa su cui non concordo è, nella descrizione del fandom, l’assunto dell’apertura degli autori: “A differenza di quanto avviene per esempio nei blog letterari, i fanwriter sono apertissimi ai consigli altrui. Accettano consigli e correzioni. A volte, se una fiction non è stata apprezzata, la tolgono da uno dei siti collettivi su cui è stata pubblicata per riscriverla. Perché a commentare non sono soltanto appassionati dello stesso oggetto cui è stata dedicata la storia, ma persone che, in assoluto, comunicano attraverso la scrittura. Che la amano per quel che è, e non per quel che potrebbe portare”
    Purtroppo, non è così, o almeno non lo è più. Gli archivi pubblici di fanfiction sono sempre più affollati di utenti, quasi sempre giovanissimi, che scrivono storie di infimo livello, e non perché siano alle prime armi o ingenui, ma proprio perché non ci mettono entusiasmo né voglia di migliorarsi, ma solo il desiderio di scrivere quattro sciocchezze in croce per ottenere dei complimenti, in quanto – ed è la tendenza complementare a questa – aumentano di continuo i lettori e le lettrici che a qualsiasi pagina scritta, per quanto obbrobriosa, lasciano commenti entusiastici del tipo “bella!!!”, “continuala” e via dicendo, e se qualcuno prova a scrivere un’opinione critica (non necessariamente distruttiva o sarcastica) viene bersagliato da risposte piccate, acide, e a volte anche insulti o addirittura “spedizioni punitive” (sotto forma di commenti insultanti in massa alle proprie fanfiction o sul proprio blog). Non che i commentatori come quelli da te descritti siano scomparsi, ma sempre più spesso smettono di commentare, abbandonano i fandom o si rifugiano nei siti di critica negativa, dove i commenti distruttivi e sarcastici la fanno da padrona.

  34. ciao Loredana. Domenica 3 febbraio, il giorno dopo la presentazione che hai fatto ad Avezzano, guardavo i cartoni animati con mio figlio di 4 anni. Domenica mattina su Italia 1: c’era un’imperatrice del male con il perizoma, e “inquadrature” che mostravano le scene al di là delle sue gambe, subito sotto il perizoma… ti ho pensato… e ho pensato a cosa poteva recepire mio figlio…
    nell’attesa di “Dalla parte dei bambini” ti saluto e ti ringrazio.

  35. Ho iniziato appena ieri a leggere il libro, subito dopo una rilettura dell’imperdibile “Dalla parte delle bambine” che ho trovato (purtroppo) ancora in parte molto attuale. E che l’argomento sia di scottante attualità è confermato dalle scomposte, irrazionali, aggressive reazioni da parte di certi uomini che ho letto su questo blog.
    Ringrazio Loredana per questo libro: al di là del risultato (sul quale non mi pronuncio soltanto perché sono appena a pag. 32), esaminare la situazione attuale e chiederci come ci siamo arrivati è di per sé un passo fondamentale e positivo.
    Ringrazio mia madre, la mia famiglia tutta, le mie maestre e insegnanti che mi hanno consentito di crescere libera da certi condizionamenti che altre hanno ahimé subito più o meno pesantemente.
    Ringrazio non-so-cosa (me stessa? i miei geni? la natura? dio? il caso?) per il mio essere felicemente lesbica. Lo so, è OT, ma non del tutto.

  36. Per Costanza o chiunque possa darmi dei ragguagli….scusate la mia ignoranza ma cosa significa OT ?
    Sarei curioso di conoscere qualcosa di piu’ di Costanza se e di che cosa ti occupi se sei soddisfatta, se hai trovato difficoltà in ambiente lavorativo e, soprattutto cosa ha apprezzato nella fam. insegn. etc. , mi interessa xchè io ho una bimba di tre anni e cerco in tutti i modi per quanto mi è possibile di aiutarla e prepararla in tal senso..ma mi sconvolge il suo”esser donna” e la sua sensibilità e attenzione a tutto questo “mondo rosa fatto di principesse, pentoline e rossetti”in più ha una sorella in età adolescenziale…con tutto ciò che comporta….
    CORAGGIO DONNE !!! grazie alla ricerca (mi riferisco al fatto di ricavare “cellule-spermatozoi” dal midollo osseo ) tra pochi anni noi poveri maschi, inutili più che mai, faremo la fine dei dinosauri..
    Ho una cugina di cui, quando ero piccolo, ero innamorato…le piacevano i soldatini, le macchinine e a braccio di ferro mi batteva sempre..ora è insegnante di scuola materna.
    Posso consigliare un film ai Lipperati? Mi è stato prestato e spero di ricordarmi correttamente il titolo “shortbus” se non erro. Io l’ho trovato interessante…se qlq l’ha visto vorrei avere il suo parere.
    saluti a tutti i “lipperati”.

  37. Premetto che questo è il mio secondo intervento in un blog, per cui spero di non violare regole condivise rispondendo a paolom su qualcosa che è in parte OT.
    Ed ecco le risposte per paolom:
    – la prima è facile: OT sta semplicemente per “Off Topic” cioè “fuori tema”. Appunto, se qui si parla del libro di Loredana, è un po’ fuori tema discettare di omosessualità. Ma ribadisco “un po’”, non “del tutto”, perché almeno il mio essere lesbica (non necessariamente è così per tutte le lesbiche) è in qualche modo legato (non parlo di rapporti di causa-effetto, ma di coesistenza non casuale) con il rifiuto di molti stereotipi di genere analizzati a suo tempo da Elena Gianini Belotti e ora da Loredana.
    – di cosa mi occupo: della gestione dei contenuti per il sito di una banca. Non ho trovato alcuna difficoltà né sul lavoro né altrove per il mio essere lesbica.
    – cosa ho apprezzato nella famiglia e nelle insegnanti che ho avuto: che non mi abbiano imposto quegli stereotipi di genere che già da piccola rifiutavo.
    Forse anche perché ho avuto la fortuna di crescere con un fratello e un cugino maschi, con i quali mi arrampicavo sugli alberi e condividevo giochi e tempo libero.
    Altra fortuna: una madre in gamba e autonoma che ha sempre lavorato, e prima ancora di lavorare aveva seguito la sua passione nel decidere gli studi da fare fino a fare scelte controcorrente per quei tempi. E ancora: sia io che mio fratello eravamo chiamati a partecipare nel nostro piccolo alla gestione della casa, e quando il figlio maschio cercò di scansare l’impegno dicendo di non esserne capace mia madre seppe rispondere che poteva sempre imparare.
    Alle elementari facevo il tempo pieno, a turno due bambini si occupavano di apparecchiare e sparecchiare, e mai la maestra si è sognata di trattare diversamente maschi e femmine.
    Ricordo di aver assistito all’allunaggio (eh sì, non sono una giovanetta :-)) e nessuno si scandalizzò quando per carnevale chiesi il costume da astronauta.
    Potrei andare avanti a lungo così, ma soltanto rileggendo il testo della Gianini Belotti ho capito di essere stata una bambina molto fortunata.

  38. Ringrazio molto la gentilissima Costanza per la disponibilità.
    Anche io sono nuovo al mondo dei blog, non penso però che la nostra discussione ci abbia portato OT più di tanto e, nell’eventualità, mi scuso con i partecipanti.
    Quando ti chiedevo notizie riguardo al mondo del lavoro non mi riferivo tanto alle tue preferenze sessuali, mi incuriosiva più che altro conoscere l’ambito lavorativo in cui avevi trovato spazio e le eventuali difficoltà riscontrate non tanto come lesbica ma come donna, e cmq. è rassicurante sapere che anche in quanto tale tu non abbia avuto problemi (ci mancherebbe pure questa e cmq andremmo veramente OT).
    Tornando alle bambine ribadisco che è deprimente il messaggio che spesso la scuola, la societa e a volte le famiglie stesse tramandano, mi piacerebbe, (OT?) però che si prendesse anche in considerazione il bombardamento a cui sono sottoposti i bimbi.
    Quello che trovo aberrante insomma è il messaggio in senso lato, “l’educazione”che oggi viene tramandata a queste PICCOLE PERSONE, (bambine e bambini), i valori e le figure di riferimento..da un lato brave mamme casalinghe tutto fare pazienti e disponibili ai bisogni altrui la cui massima aspirazione sia piacere e piacersi, ( passando quindi dalla maestrina alla velina) dall’altro eroi lucidi dai muscoli vibranti, un pò tenebrosi, pronti a difendere e attaccare…in nome di cosa?
    L’efficienza il profitto, la competitività forse non sono tra i 10 valori più importanti da tramandare..se poi proprio vogliamo andare fuori tema potremmo parlare di crescita e decrescita..magari in altra sede…
    Ho veramente difficoltà a rimanere in tema..d’altronde gia alle medie la carissima S. A. mi rimproverava..
    Alla fine una certezza…essere genitori è l’esperienza più bella del mondo, vedere quell’esserino che prende forma giorno dopo giorno è un’esperienza indescrivibile…che ansia però…non sò se traspare ma in fondo in fondo penso di essere un fatalista..e la cosa non mi riempie di gioia.

  39. Ciao Lippa!
    Paradossi:hai visto la copertina del Mucchio di Febbraio su cui è pubblicata c’è anche la tua intervista? My body is my business. Non voglio innescar polemica trattasi solo di segnalazione.

  40. Gentile Loredana,
    ho 43 anni, sono un’insegnante, ho un bimbo di 2 anni e mezzo e tra qualche giorno partorirò la mia seconda bambina.
    sono una figlia degli anni ’60. e dunque negli anni Settanta, ancora bambina o ragazza o giovane donna ho partecipato al movimento delle donne.
    la mia vita è stata come quella di molte mie coetanee del ceto medio: una vita votata alla formazione, all’esplorazione del mondo, libera (almeno nel pensiero) dal progetto matrimonio/figli/famiglia. non a caso l’approdo alla maternità è stato tardo, o, per qualcuna, nullo.
    ritengo di far parte della prima generazione di donne italiane del ceto medio che ha vissuto sentendosi alla pari con gli uomini, spesso con esperienze lavorative e sentimentali borderline, ma comunque libere da pregiudizi. una sorta di generazione che in massa ha vissuto l’emancipazione come un fattore “naturale” – salvo poi, per molte, rendersi conto dei limiti di questa parità diventando madri, o lavorando in azienda.
    questa “naturalezza” dell’emancipazione percepita da noi quarantenni non si è mai staccata dal senso delle radici, nonchè dalla consapevolezza che qualcuno può arrivare a toglierci quello che abbiamo conquistato, ed anche gratitudine e riconoscenza verso le Madri (donne che hanno lottato e sofferto prima di noi).
    le generazioni successive di ragazze sembrano essere state investite da una apparente par condicio: parità a scuola, parità di giochi e una certa libertà sessuale, legata anche alla diffusione della contraccezione e delle mode pop.
    a un certo punto questa parità si è come scollata dalla consapevolezza di una conquista.E si è scollata dalla storia delle donne, delle “madri”. è diventata un fattore “naturale”. la mentalità preesistente, patriarcale, è riemersa quasi – paradossalmente – sotto forma di “rivendicazione”: chi mi può impedire di essere femminile e di far morire di desiderio un uomo?
    accanto a questo avito pensiero, l’ambizione di sfondare, di far carriera, si approda a modelli femme fatale come in “basic instict” o modelli subalterni come la velina. entrambi questi modelli hanno in comune una cosa: una donna crede di affermarsi come individuo tramite la sua seduttività e la sua grinta, perdendo il senso di solidarietà con il suo genere. corre da sola.
    un altro modello molto interessante e – sì – nuovo, quello che si presenta sotto le sembianze di pop stars come Madonna. Madonna è una donna che gioca consapevolmente sin dai suoi esordi con la sua sessualità, il suo erotismo, ma è sempre alla consolle, e mostra, più che la voglia di piacere, la voglia di provare liberamente piacere e di giocare.
    Insomma, quello che voglio dire, è che ritengo che in questi anni non c’è stata soltanto una regressione, un effetto molla della mentalità patriarcale, ma fenomeni diversi e complessi. tuttavia, quello che Lei dice e racconta è verissimo – il vecchio modello subalterno si è infiltrato nelle pieghe dei comportamenti e dell’educazione, sotto la falsa bandiera della libertà.
    lo vedo a scuola, tra i banchi. lo vedo un po’ ovunque. e lo vedo nella vita quotidiana di chi decide poi di stare con un uomo e mandare avanti figli e famiglia…
    inoltre, ultimamente, c’è un vero e proprio attacco alle donne, attraverso l’attacco alla 194. una nuova caccia alle streghe… brr… momento di oscurantismo pieno. in cui dobbiamo tenere alta la guardia. ed è un bene vedere che quando c’è da scendere in piazza le donne lo fanno ancora e in buon numero!

  41. Buongiorno Loredana,
    ho appena finito di leggere il tuo (posso darti del tu?), libro, e vorrei ringraziarti per le numerose “scosse” che, personalmente, mi stanno servendo come punto di riflessione.
    Ho letto e riflettuto nei miei riguardi e nei riguardi dei miei figli che stò cercando di crescere, non con lo scopo che diventino perfetti, omologati e “giusti” ma come persone di valore, che attraverso la loro personalità, le loro peculiarità e le loro esperienze (belle e brutte), possano contribuire alla nostra società in modo costruttivo e umano.
    Credo che il genere umano abbia grandissime capacità e doti e credo altrettanto che alcune di esse possano, a volte essere anche differenti, anche in quanto maschio e femmina, ma non per essere estremizzate, bensì inglobate nelle migliaia di diversità e possibilità della vita e come tali anche potenzialità.
    I miei figli, un maschio e una femmina, hanno sempre giocato insieme, indistintamente con giochi cosidetti “da femmina” o da “maschio. Mia figlia adora i puzzle, il diablo, la bicicletta e non sopporta Barbie e Bratz. da grande vorrebbe fare l’archeologa e nonostante questo, a Natale insieme a palla e guantone da Baseball ha voluto anche la macchina da cucire… che però ha fatto usare anche al fratello.
    Mio figlio mi aiuta a fare i biscotti e la pizza e chiedo loro, indistintamente di rifarsi il letto ed apparecchiare la tavola.
    .L’ultima volta che mia figlia (12 anni) ha visto una cintura di D&B addosso a una sua compagna le ha chiesto quanto D&B la pagavano per fargli così tanta pubblicità…
    Lungi dall’essere dei santi. sono bambini come tutti gli altri, in casa nostra ci sono ben 2 PC, 2 televisioni e tanto di play station (usata da entrambi), ma il tutto viene utilizzato il più possibile nel rispetto dell’età e monitorato da noi genitori. Nessuno in famiglia guarda il Grande fratello, la de Filippi o simili… (nonostante molti dei compagni e genitori non se ne pardano una puntata). Se c’è qualche cosa di particolare o estremizzazioni in qualcosa che appare in TV cerchiamo di parlarne insieme mantenere vivo e sviluppare il senso critico.
    Credo che in ogni caso quello su cui si debba puntare, comunque, non sia un nuovo femminismo, ma un nuovo umanesimo, dove l’essere umano e non la donna o l’uomo in sé siano al centro.
    Molto fraintendimento di genere, come in altri aspetti nasce spesso dalla visone dualistica della nostra società che fa sempre una separazione: bene/male, buono/cattivo, virtu’ /peccato, inferno/paradiso e che tende ad accrescere istintivamente il bisogno di classificare, dividere e contrapporre. Una visione non dualistica sarebbe utile per tante cose ed anche in relazione ai generi.
    Esistono maschi e femmine e senz’altro nessuno può negare che siano “differenti” ma non per questo significa che entrambi non siano persone o che uno sia per forza meglio dell’altra (o vice versa). Un albero di susino e un albero di pesco sono differenti eppure non si può negare, non solo che siano entrambi degli alberi, ma che entrambi posseggano delle loro peculiarità bellezze e un loro valore intrinseco.
    Anche noi donne, dovremmo iniziare a parlare dal punto di vista di persona, di essere umano, invece che solo da donne contrapponendoci per prime agli uomini e quindi mettendo sia noi che l’uomo al di fuori del “genere umano”.
    Anch’io ho vissuto sulla mia pelle tante di quelle discriminazioni e luoghi comuni elencati nelle statistiche del tuo libro. Sono stata per anni nell’ambito dello spettacolo, dove però ho sempre cercato di combattere queste stesse discriminazioni.. certo questo non mi ha portato fama e ricchezza, ma sicuramente ha mostrato un esempio diverso là dove ero in quel momento, mi ha lasciato la mia dignità di persona e ha iniziato a far cambiare anche l’atteggiamento di alcune persone verso le colleghe.
    tutt’ora continuo a cercare di vivere come persona, prima di tutto, decidendo anche di fare un ricamo, se il ricamare mi piace, e non perchè si addice ad una donna, come utilizzare internet, montare una mensola o imbiancarmi la casa se mi va, così come mio marito cura e segue i bambini quando sono io fuori a lavorare, prepara la cena, li accompagna a scuola, a baskete etc…
    Ovviamente so che ciò che riporti nel tuo libro è una parte della nostra realtà, una parte anche importante, ma io vorrei leggere quelle statistiche anche a rovescio.. mettendo davanti il numero più basso, e pensandolo come a una potenzialità, in ultima analisi, una base da cui partire c’è e ognuno può farlo nella sua vita, senza aspettare che sia la società a cambiare.. la società è composta da tutti noi e cambierà nel momento in cui ogni singolo individuo deciderà di cambiare qualcosa lì dov’è nel suo lavoro, nella sua famiglia, nel suo quartiere, mantenendo spirito di ricerca, senso critico e soprattutto quella difficilissima cosa che è la coerenza. Tutto ciò non ha sesso, ed è cosa fattibile da ogni essere umano.
    Grazie ancora per il libro, che sono certa ogni tanto ritornerò a consultare 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto