E’ il 9 gennaio 1979, le 10.20 del mattino. A Radio Città Futura ci sono cinque donne: Anna Attura, 38 anni, Rosetta Padula,35 anni, Carmela Incafù, 58 anni, Gabriella Pignone, 47 anni, Annunziata Miolli, 55 anni. Gestiscono uno spazio che si chiama Le donne escono dalle cucine. Facevano parte del Collettivo delle casalinghe, che si formò ascoltando Radio Donna, all’interno di Radio Città Futura.
“Eravamo nel 1976. Radio Donna era all’inizio della sua storia. L’ascoltavo e mi sentivo esclusa, troppo vecchia. Le donne che parlavano attraverso la radio erano molto giovani ed i loro discorsi erano diretti a donne giovani, come loro. […] Ho incontrato alcune donne che avevano fatto il corso delle 150 ore. Erano arrabbiatissime, combattive. In loro era già scattata la molla della ribellione. Insieme abbiamo fatto trasmissioni settimanali condotte da noi, casalinghe, con la collaborazione delle ascoltatrici. L’ora gestita da noi alla radio aveva un titolo, appunto: Le donne escono dalle cucine“.
Sono parole riprese da Quotidiano donna e appartengono a Annunziata Niolli, che arriva al femminismo dopo la separazione dal marito. Il Collettivo delle casalinghe coinvolge tutte le donne, spesso intorno ai quarant’anni, che hanno voglia di cambiare e di cambiare anche l’immagine della “regina della casa”, vieta, trita e sbeffeggiata da molti intellettuali (la famosa “casalinga di Voghera”, ricordate?).
Bene. Torniamo a quella mattina di gennaio.
Stanno preparandosi, il mixer è acceso. Al tempo, per la cronaca, si faceva così: si arrivava nelle radio (le radio libere) e si faceva tutto da soli: si era insieme tecniche, conduttrici, sonorizzatrici. Sono a via dei Marsi, a San Lorenzo.
Poi.
Tre uomini col passamontagna fanno irruzione nella sede della radio. Lanciano bombe incendiarie. Sparano raffiche di mitra contro le donne. Anna Attura viene colpita alla pancia. Ancora da Quotidiano Donna:
“Anna è stata presa, sbattuta contro il muretto e poi le hanno sparato, appoggiandole la pistola contro la pancia, sei colpi. Uno – due – tre – quattro – cinque – sei. La pistola con il silenziatore. Le hanno tolto l’utero e un pezzo d’intestino”.
Dall’archivio di Effe:
“Eravamo in tipografia a chiudere questo numero, che certo non è piacevole, né allegro; eravamo arrabbiate, depresse e stanche, quando ci è arrivata la notizia dell’aggressione fascista a Radio Donna: mitra spianati e passamontagna per nascondersi, cinque donne ferite, una gravissima. Notizie frammentarie, poi, in un susseguirsi di telefonate e di andirivieni, la realtà dei fatti, sempre più agghiacciante. Il Collettivo Casalinghe, mentre stava iniziando la sua ora di trasmissione, alle 10,15 viene aggredito da quattro uomini scesi da una 128. Radio Città Futura, che ospita Radio Donna è vuota, i compagni a prendersi il caffé per lasciare lo spazio alle donne. I fascisti interrompono la trasmissione – il telefono non funzionava dalla mattina presto – e cominciano a sparare coi mitra muniti di silenziatore. Carmela Incato viene colpita da 7 proiettili, Annunziata Niolli riceve addosso una bottiglia molotov che la ustiona.
Scoppia l’incendio e le compagne tentano di fuggire, ma i fascisti le fermano, continuando a sparare. Sparano per uccidere. Rosetta Padula, Gabriella Vignone, Anna Altura rimangono ferite alle gambe. I primi soccorsi da un negoziante vicino. Tutto distrutto. Quando Annunziata esce dal Policlinico dice «Se credevano di mettermi paura, si sono sbagliati» torna alla Radio, quella di Piazza Vittorio, a raccontare i fatti.
La sede assaltata è quella di via dei Marsi, a San Lorenzo, un quartiere di Roma tra i più combattivi: la gente ricorda che i fascisti non ci mettevano più piede dal 1922. A San Lorenzo oggi, sono tornati in pieno giorno con la consueta carica di distruzione, che per un miracolo non è stata anche di morte. È la prima volta che la violenza fa-scista si scatena contro di noi così esplicitamente, così direttamente. Ancora non sappiamo se miravano a colpire proprio le donne del Collettivo Casalinghe o se hanno semplicemente scelto il momento più indifeso della radio. Ma ci hanno colpito. Hanno tentato di uccidere cinque donne in un momento di militanza preciso, quello del contatto con altre donne.
Se è la prima volta che ci sparano, non è certo la prima volta che ci aggrediscono”.
Questo il racconto di Rosetta, allo stesso Quotidiano:
“Quella mattina io non dovevo andare, ero a casa ascoltavo la radio e ho sentito che c’era Paolone, ora avevamo avuto delle discussioni con Paolone che non voleva stare al mixer quando c’era Radio Donna, e così ho deciso di andare io ad aiutare le compagne perché solo io e Gabriella sappiamo usare il mixer. Così sono andata e Paolone è andato via.
Erano le dieci e un quarto quando abbiamo iniziato la trasmissione. Io avevo portato un ritaglio di giornale nel quale Dacia Maraini rispondeva a Corvisieri e Ida Magli e volevo commentarlo. Intanto stavo al mixer e le compagne nella stanza dei microfoni parlavano.
Nunni aveva iniziato la trasmissione, ad un certo punto io mi alzo per accostare la porticina che da sulle scale perché veniva corrente. Ho sentito un rumore nel cortile e mi sono affacciata a guardare. Giù c’erano tre persone tutte con il passamontagna e una si stava infilando i guanti.Quando mi hanno visto hanno avuto un attimo di esitazione. Io credevo che fossero dei compagni con il passamontagna per il freddo…e così ho detto “ciao..”poi ho visto che il primo che cominciava a salire le scale aveva un mitra in mano!
Allora sono entrata nello studio e ho detto. “…guardate c’è gente con il mitra in mano! “
Loro mi guardavano perplesse, pensavano che io scherzassi. Intanto quelli erano arrivati su. Uno di questi tre con la pistola in mano entra nello studio e Gabriella gli dice: “Chi siete? Cosa volete ?…se volete noi ce ne andiamo…” A questo punto Bum, fa scoppiare la prima bomba incendiaria al centro del tavolo. Una vampata proprio davanti a me e a Linda…a questo punto corriamo verso il mixer e lì un’altra vampata. Così ci siamo trovate tra due fuochi…siamo riuscite a raggiungere la porta. Io avevo i capelli in fiamme, ho visto Nunni con le braccia infiammate, Anna con i capelli in fiamme e un’altra che le bruciavano i vestiti addosso. Per non ammucchiarci sulle scalette ho cercato di scendere dall’altra parte e come ho cominciato a scendere le scale mi sono trovata dietro uno di quelli che mi ha puntato la pistola in faccia. Ho gridato “: No!!…mi spari?!…Nooo! ” allora ha abbassato la pistola e mi ha sparato alle gambe e il sono caduta sul pianerottolo in cima alle scale. Mi veniva fuori il sangue dalle gambe come un rubinetto e sentivo sparare e le compagne che urlavano…spari, urla e io li che non potevo muovermi e da ultimo ho sentito una sventagliata di mitra…allora ho pensato: ”Le compagne sono morte…le hanno ammazzate tutte! Adesso finiscono anche me…” Un momento di silenzio atroce dopo i colpi di mitra “le compagne sono morte “ e il sangue continuava ad uscirmi a fiotti…Poi ho sentito i lamenti e le grida nel cortile e allora penso “qualche compagna è viva..ora devo stare attenta a non svenire perché se svengo quassù non mi vedono e muoio dissanguata”. Così ho cominciato a trascinarmi giù per le scale. A metà scaletta non ce l’ho più fatta a quel punto si è affacciata Nunni “ Nunni come stai? “ Aveva le braccia, le mani e una parte del viso bruciati ma non era stata ferita dalle pallottole perché Gabriella le era caduta addosso e l’aveva riparata dai proiettili. Appena Nunni mi ha visto le gambe ha sbarrato gli occhi: a terra c’era un lago di sangue. Poi è venuto un uomo che mi ha preso e caricato in macchina. In macchina c’era anche Anna e Anna mi chiedeva “Rosetta come stai?”ma io avevo perso troppo sangue e non avevo la forza di rispondere, mi lamentavo e basta e Anna ha detto “…La pancia, mi fa tanto male la pancia…ho un dolore fortissimo dentro…”
Adesso io, giorno e notte, vedo quello con la pistola che mi spara, vedo quelli col mitra che salgono le scale e noi lì dentro ad aspettarli senza poter fare nulla! Aspettarli con la certezza che ci avrebbero ammazzate. Ci volevano bruciare vive…volevano fare il rogo delle streghe. Come abbiamo fatto ad uscire vive da lì non lo so. Più ci penso più mi pare impossibile!!”
I tre fascisti dei Nar erano Valerio Fioravanti, Alessandro Pucci, Dario Pedretti. Lo scrivo perché i nomi bisogna pur ricordarli.
Pubblico questa storia perché ieri, scrivendo l’articolo (oggi su La Stampa) su Covando un mondo nuovo di Paola Agosti e Benedetta Tobagi, ho riflettuto a lungo sulle parole di Benedetta, e sui miei ricordi:
“Questa – racconta Tobagi, – è una delle cose che mi ha colpito di più dei femminismi di allora: la costante preoccupazione di raggiungere tutte le donne, anche se diverse per area geografica, classe sociale e cultura. Raggiungerle e portare loro il Self Help o i consultori, o appunto aprire i microfoni delle radio. Dov’è finito quel patrimonio? Allora si cercava di avvicinare le donne che non avevano gli strumenti. A un certo punto si è smesso di farlo, e le casalinghe guardavano e guardano le televisioni di Berlusconi. ”
Ecco. Ecco.
Le prime due foto sono di Paola Agosti, la terza da Il Messaggero.