UNA SEGNALAZIONE E ALTRE DUE RIGHE

Come al solito, più del solito, in corsa.
Per ora, segnalo il presidio di domani davanti al Campidoglio contro la violenza sulle donne.
Se ce la faccio, avrei un paio di cose da aggiungere sul solito malinteso mezzo=uguale messaggio (ancora!). Il fumetto è buono o cattivo in quanto tale, e così il videogioco, il libro, eccetera.
Se qualcuno sa come evocare McLuhan, faccia pure.

28 pensieri su “UNA SEGNALAZIONE E ALTRE DUE RIGHE

  1. Credo intenda dire: i fumetti vanno valutati caso per caso, progetto per progetto, graphic novel per graphic novel, e l’opera giudicata in quanto opera, senza dare “attenuanti generiche” per il semplice fatto di aver scelto il fumetto come medium.

  2. Vabe’, ma non credo che qualcuno pensi il contrario, sarebbe scemo altrimenti.
    Piuttosto io partirei da un altro punto. Non abbiamo dimestichezza con ogni medium. Il fumetto, il disegno, il videogioco, il gdr e anche l’arte contemporanea, come linguaggi espressivi per la maggior parte delle persone sono meno familiari di letteratura e cinema.
    Allora occorre un po’ di cautela nel decifrarli.
    Altrimenti ne escono per esempio quei giudizi tipo, il tal videogioco o gdr fomenta violenze…

  3. andrea, c’è molta gente che lo pensa invece. quello che McLuhan vuol dire con l’espressione “il medium diventa messaggio” è la teorizzazione di quello che a volte sentiamo dire dalle nonne o dala gente per strada : “l’ha detto la televisione”, una situazione diventa vera e credibile se viene trasmessa in televisione.
    sono d’accordo col tuo ragionamento, non abbiamo abbastanza dimestichezza con i media in genere li demonizziamo o li mettiamo su un piedistallo. serve maggiore senso di critica che secondo me sta crescendo pian piano perchè non ne possiamo più di vivere subendo i messaggi e i media.

  4. Al tempo in cui i diari
    me li comprava mamma
    non c’eran come oggi
    fighette Smemoranda
    “Non ho l’età”,cantavo,
    e ora la demenza…
    ma amo Jacovitti
    e non più Paz,pazienza.
    w i giornaletti

  5. Pamela, “molta gente”, almeno nell’ambito del fumetto, direi di no. Io non ho mai sentito persone sane di mente dire che il fumetto è tutto buono. Anzi, nel giro dei lettori accaniti, vale una celebre battuta di Spiegelman: il 99,9 % del fumetto è merda.
    Poi che ne pensino le nonne, non ti so dire. Però non vedo perché una nonna deve essere per forza dipinta come una rincoglionita. E non so cos’è la ‘gente della strada’. Sono i pedoni?
    Ma anche McLuhan sarà uscito di casa in vita sua…

  6. La battuta non è di Spiegelman, lui l’ha ripresa. In origine è dello scrittore di fantascienza Theodore Sturgeon, e nella versione originale recitava:
    “90% of everything is crap”.
    [Il 90% di ogni cosa è merda] 🙂
    R.

  7. Memorabile Sturgeon. La provocazione veniva da una libraia (o bibliotecaria, ora non rammento), che gli disse, pubblicamente, che il 90% della fantascienza era “crud”, spregevole. E lui, beato, rispose “signora mia, il 90% di tutto è merda!”
    Il problema dei problemi, aggiungo, è che tutti si credono parte facente di quel residuo 10%.

  8. Io mi sono un po’ persa. Stiavamo (stavate) parlando di un fumetto che racconta la vicenda tragica di uno stupro che, per la sua efferatezza, sconvolse l’opionione pubblica in anni ormai lontani.
    Le donne sono quotidianamente vittime, in modo massiccio, di stupro e di violenza.
    Loredana Lipperini (e le altre donne che sono intervenute nella discussione) hanno trovato la copertina ripugnante (io mi associo).
    Non sarà che le due cose, copertina e violenza sulla donna, sono percepite come collegate tra loro? Mi riferisco a una cosa che si chiama immaginario maschile, cultura, ideologia o come preferite chiamarla.
    Proprio di recente ho ascoltato sul sito di Wuming (qui l’audio e qui la trascrizione) un intervento di Wu Ming1 sul film ‘300’ (Snyder-Miller).
    L’ho trovato estremamente interessante e mi pare che il metodo dell’analisi adottato possa essere utile anche qui, soprattutto per quello che Barthes chiamava la fisica dell’alibi (ovvero: non sono dove tu mi critichi, non volevo dire quella cosa) “…. ‘ma come non l’hai capito che ho detto questo ma volevo die tutt’altro?’ ‘Guarda che sei tu che hai franteso'”.
    L’articolo è lungo e articolato e merita una lettura integrale, solo che visto che Wuming1 è già intervenuto, potrebbe dire qualcosa in proposito. Magari ho equivocato completamente quel che voleva dire.
    Non voglio entrare in merito alla qualità del fumetto né alla cultura o ideologia dei suoi autori, solo ribadire che le donne, anche quelle – di varie età – a cui l’ho mostrata, hanno trovato quella copertina ripugnante.
    E mi pare anche che a proposito dello stupro e della violenza alle donne, la ‘fisica dell’alibi’ sia adottata massicciamente dagli uomini, artisti o non artisti che siano.

  9. Ogni forma d’espressione è sacrosanta, compresi i lamenti delle prefiche del nostro Sud che piangono il morto dietro compenso. Solo che anche in quel campo – checché ne dica McLuhan (“il pianto è il messaggio”) – c’è chi piange meglio e c’è chi piange peggio…
    P.S. Il 99% delle prefiche sono uno strazio.

  10. loredana: ho seguito la cosa anche se non sono intervenuto né qui né su altri blog che nel mentre cavalcavano la polemichetta, ma ho letto tutti i commenti. mi sento di dover dire la mia solo perché da fumettista mi deprimo sempre quando assisto a certi battibecchi. fatti così, tanto per alzare un polverone.
    condivido in pieno la tua posizione e prendo per buone le parole di gipi (che ho trovato davvero interessanti e ragionate).

  11. Michelemelis, io non sono abituato a definire spazzatura le opinioni altrui. sarebbe piacevole sentire critiche a posizioni, non giudizi trancianti su gente che legittimamente esprime la propria.
    Devo ancora capire la frase sul fumetto buono in quanto tale: ma dove è che qualcuno ha detto che visto che il fumetto (ma al solito la cosa si puo’ estrapolare a ogni medium d’espressione) è importante in quanto tale?
    Un romanzo è forse degno di attenzione solo perche’ ‘è tale? Un film? boh, probabilmente son limitato , ma non capisco.
    Mi pare, senza scomodare la fisica dell’alibi (che una citazione di un certo tono fa sempre bene per sentirsi piu’ ganzi degli altri ), che ci siano parecchi malintesi .

  12. “solo che visto che Wuming1 è già intervenuto, potrebbe dire qualcosa in proposito. Magari ho equivocato completamente quel che voleva dire.”
    Valeria, hai capito benissimo. E hai ragione, in questa vicenduola vedo anch’io molta “fisica dell’alibi”.

  13. @Rico
    certo Rico, possiamo leggittimamente e ragionevolmente esprimere posizioni e critiche, ma perchè riferirsi alle opinioni altrui quando il topic è un altro?
    Il mio invito era a snobbare i puristi de “il fumetto non è arte” e viceversa de “la Lipperini parla a vanvera”, Loredana e Roberto sono persone ragionevoli e lo dimostrano da tempo in quello che fanno e nei loro blog, perchè non portare avanti il discorso evitando la parte sterile della polemica?
    in sostanza: intendevo la stessa cosa, e spazzatura non voleva essere offensivo, dai, non guardiamo al dito quando indica qualcos’altro.

  14. Per me al centro di questa discussione non c’è la dignità e l’estetica del fumetto, ma la violenza sulle donne e, dunque, la loro dignità.
    Con il rimando all’articolo di Wuming (la citazione della fisica dell’alibi era sua) volevo dare solo una chiave di lettura in più che servisse proprio a chiarire i molti equivoci che si sono creati in questa discussione.
    Non è la citazione della ‘fisica dell’alibi’ a rendere ganzi, ma proprio la pratica di questa fisica: parlare, disegnare, discutere, difendersi, scrivere ecc. ecc. ecc. ed essere sempre altrove.
    In questa società le donne vengono violentate e uccise a migliaia, e gli uomini ‘dove’ stanno, è questo che io mi domando.

  15. Mah. Quanto all’ormai famosa copertina: premesso che quella proposta su questo blog è una locandina che differisce dalla vera copertina non solo per lo sfondo verde, ma anche per la posizione non centrale del disegno (nella copertina), tutta questa discussione si poteva facilmente evitare misurando le parole (il mezzo è il messaggio), e, in questo caso particolare, evitando di usare con tanta leggerezza il verbo ripugnare, il quale sarebbe stato perfetto se il discorso fosse stato sulla pura estetica (sia della locandina, sia della copertina: ripugnanti, in modi differenti); ma, nel contesto in cui è stato usato, mi pare un’esagerazione: bastava dire che ci sono buoni motivi per ritenere la copertina (o la locandina) decisamente inadeguata, in relazione all’argomento trattato; e pure bruttina.
    Questo (usare bene il mezzo) serve, oltre che a fare critiche più precise (far arrivare a destinazione il messaggio), anche ad evitare di scomodare Gipi, Ausonia e non so quale altro stimato artista (sebbene leggere le loro parole – e quelle di Gipi in maniera particolare – mi abbia arricchito un po’: quanto meno per vie traverse).
    Un esempio: «Trovo estremamente ripugnante la copertina di Ancora dalla parte delle bambine per i motivi a, b, c, ma penso sia adeguata al tema di cui il libro pare occuparsi per i motivi x, y, z». Per dire.

  16. DRC, “decisamente inadeguata e pure bruttina” può andare bene se stai giocando a canasta a casa della contessa Servelloni Mazzanti Viendalmare e stai parlando del restauro della sala da tè del club XXXX.
    Qui, invece, stiamo parlando di tre fascisti di buona famiglia, collegati a criminalità ed eversione nera, che sequestrarono due ragazze “di classe inferiore”, le pestarono, seviziarono, stuprarono per ore, poi quando le pensarono morte o comunque in fin di vita le gettarono dentro un cassonetto, come sacchi di rumenta. Una delle due era morta davvero, l’altra no e riuscì a riemergere e testimoniare. Questa ragazza è rimasta segnata e traumatizzata per tutta la vita, ed è morta di tumore pochi anni fa. Uno dei suoi desideri, più volte ribadito, era che su questa vicenda non si facesse informazione-spettacolo pruriginosa.
    Due dei pezzi di merda furono arrestati, il terzo riuscì a scappare grazie a protezioni di cui godeva, visse tranquillo e ricco in Spagna e poi in Kenya, ora pare sia morto, probabilmente pensando di non aver mai fatto nulla di sbagliato in vita sua.
    Un altro dei tre in carcere divenne un delatore, si prestò a ogni genere di intrallazzo e mercanteggiamento, alla fine parve “rieducato” e gli concessero i benefici di legge. Uscì di galera e ne approfittò per stuprare e uccidere ancora, e così tornò dentro.
    Tutto il McLuhanismo precariamente biascicato, tutto il distinguere le parole in punta di teoria… Ecco una bella cortina fumogena. Il linguaggio è fatto di toni, registri, contesti.
    Il verbo “ripugnare” è perfettamente adeguato. Mi ripugna una copertina che maneggia la storia di cui sopra in modo così superficiale, idiota, inconsapevole, demenzialmente glamourizzante e quindi apologetico. Punto.

  17. Allora forse si può dire anche che il disegnatore avrebbe dovuto misurare i segni (il mezzo è il messaggio) per evitare il forte impatto visivo che ha prodotto una reazione immediata (non meditata) di ripugnanza nella maggior parte dei partecipanti a questa discussione.
    “Questo (usare bene il mezzo serve” oltre che a far arrivare il messaggio (quale?) a destinazione anche a sollecitare critiche più precise, meditate e, ma forse eccedo nell’intepretare le tue parole, DRC, ‘politicamente corrette’ (modalità comunictativa, quest’ultima, che non mi piace per niente ma che, riconosco, sui blog può essere utile).

  18. Nona avevo visto il post di Wu Ming1 (con cui sono sostanzialmente d’accordo) e avevo risposto direttamente a DRC.
    Quello che mi sconvolge veramente è quella che mi pare una totale mancanza di consapevolezza.

  19. Wu Ming 1: ti capisco, ma da quello che pare di capire a me, qui non si sta parlando del delitto, ma della copertina che parla di-, e di come parla di-. Qualunque copertina, seguendo il tuo discorso, sarebbe stata discutibile; questa lo è in modo particolare, ma si parla di una copertina: quello che ripugna è il delitto.
    Valeria: sì, il disegnatore avrebbe dovuto misurare i segni eccetera; il messaggio è che la copertina «maneggia la storia di cui sopra in modo così superficiale, idiota, inconsapevole, demenzialmente glamourizzante», e quindi è una copertina sbagliata; il politicamente corretto mi ripugna (non credo di esagerare), ma qui si tratta di ammettere che siamo talmente abituati al sensazionalismo e all’esagerazione – le conigliette di Playboy a Sanremo, e nessuno batte ciglio – da considerare un aggettivo forte, preciso e inequivocabile come inadeguato politicamente corretto – e se chiamassi inadeguati i così detti diversamente abili che succederebbe? –, e io stesso ammetto di averci pensato molto prima di usarlo, perché di primo impatto l’aggettivo faceva un effetto light anche a me; mi dispiace che la mia ti sia sembrata «totale mancanza di consapevolezza»: se l’argomento fosse stato il massacro, credo che non mi sarei espresso, e non per disinteresse o mancanza di consapevolezza o qualunque altra cosa possa far sospettare, ma perché non ci sarebbe stato nulla da discutere.

  20. No DRC, l’accusa di mancanza di consapevolezza non era rivolta a te, ma al modo in cui si affronta il tema della violenza, nello specifico di questa copertina e in generale, tema peraltro che Loredana ha affrontato nel suo ultimo post.
    Dice Loredana “bisogna averre le spalle larghe per parlare di certi temi” e ha ragione.
    Sull’aggettivo inadeguato, perdonami il bisticcio, a me pare indadeguato ad esprimere l’impatto visivo, sgradevolissimo, che quella copertina fa soprattutto sulle donne. Se con tutta onestà io cerco di decodificare e di nominare l’impressione che ho provato non posso che chiamarla di nuovo così: ripugnanza.

  21. Per carità, ognuno è libero di provare le impressioni che prova: io parlavo della leggerezza con cui è stato usato il verbo nel contesto di quel post. È stato, in un certo senso (e sottolineo: in un certo senso), un esempio di violenza facile e facilmente evitabile. Le reazioni immediate non fanno bene al dialogo costruttivo; qualche argomentazione, invece, sì.

  22. Forse anche le argomentazioni troppo di testa che astraggono dalle emozioni e reazioni immediate non fanno bene al dialogo.
    Ma evidentemente parlo così perchè sono una donna, cosa che probabilmente una certa differenza la fa.
    Io mi fermo qui, credo di non avere più niente da dire se non rintuzzare sterilmente battuta a battuta. Cosa, anche questa, che non fa bene al dialogo.

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