VALDITARA, MANGIAFUOCO E MANGANELLI: UN BREVE APPUNTO SULLA SCUOLA

Noto che dopo l’intervista con cui il ministro Valditara anticipa le Nuove Indicazioni Nazionali per il primo ciclo scolastico, ci si è concentrati in buona parte sulle poesie a memoria o sul latino o sulla Bibbia (che secondo  Paola Frassinetti, sottosegretaria al ministero dell’Istruzione, di Fratelli d’Italia, è rilevante ” per aver ispirato numerose opere di letteratura, musica, pittura e influenzando il patrimonio culturale di molte civiltà”), ma non troppo, mi pare, sull’idea di fondo delle indicazioni. Che Valditara ha esplicitato al Giornale: “prendiamo il meglio della nostra tradizione per una scuola capace di costruire il futuro”. Il meglio della nostra tradizione include l’abolizione della geostoria, lo studio concentrato sui “popoli italici” e la “cultura della regola”:

“La cultura della regola inizia dallo studio della grammatica. In particolare, è importante trasmettere all’allievo, fin dall’inizio, la consapevolezza del valore della correttezza linguistica e formale, dell’ordine e della chiarezza nella comunicazione. La chiarezza deve essere presentata come una forma di autocontrollo e anche di un doveroso impegno verso l’altro”

Questa idea di una scuola che si concentra sulla cultura della regola é faccenda di cui si parla da parecchio tempo, ed è questo il problema, non certo il latino, non certo le poesie a memoria (e neanche introdurre la lettura di Stephen King: cosa che peraltro si fa da tempo, in diverse scuole, su), e neanche la Bibbia in sè.  E viene dalla commissione di studio sulle Indicazioni nazionali, che è stata coordinata, per volere del ministro Valditara, da Loredana Perla. La quale Perla, oltre a insegnare Didattica e pedagogia speciale all’Università di Bari, è autrice con Ernesto Galli della Loggia di Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo (Scholè). Parola chiave: identità. Libri per indurre bambine e bambini all’italianità, Cuore di Edmondo De Amicis e Pinocchio di Collodi. Nel primo caso, dice Perla, la metafora è evidente: “La classe è l’Italia fisica, gli alunni sono gli italiani, il maestro è l’italianità”. Resterebbe il caso di Franti e dell’Elogio tessuto in suo onore da Umberto Eco: ma Perla ha le idee chiarissime, e liquida semiologo e saggio con un’altra metafora, quella di Biancaneve: trattasi di “obsoleto cimelio di una stagione che ha lasciato in eredità ai suoi posteri mille e una mela avvelenata”.
Quanto a Pinocchio, il trickster, il ribelle, l’appartenente a famiglia non conforme, Perla vi legge un altro dispositivo: quello che indica il “bisogno di autorità e di eccellenza” e salva “il rapporto intergenerazionale, il passato, la storia, la tradizione”. Ora, se gli spettri esistono, sarà difficile placare quello del grande Giorgio Manganelli, autore di quel testo immenso che è Pinocchio, un libro parallelo: perché nel 1968 e nel 1970, Manganelli ricordò che il vero senso, e “il primo trauma intellettuale” di chi legge,  è nella trasformazione del burattino in ragazzo perbene. Non redenzione ma suicidio: perché Pinocchio viene infine “ucciso dalle sue buone azioni”.
Naturalmente il problema non è la mancata lettura di Manganelli o la bislacca interpretazione di De Amicis: il problema, gravissimo, sta nella volontà cieca e più volte ribadita di tornare a un’idea ottocentesca, punitiva, limitata, di quel che la scuola è. Catastrofe annunciata che si sarebbe potuta evitare se la scuola stessa avesse avuto una maggiore attenzione da sinistra negli otto anni in cui il Pd ha avuto di fatto quattro ministri dell’Istruzione. L’altro problema, ignorato, è che nel tempo in cui la commissione ragiona sui dispositivi identitari, la scuola si sgretola. Fisicamente. Secondo il monitoraggio costante di Cittadinanza attiva siamo a 58 crolli in un anno scolastico: mentre Della Loggia si immalinconisce sul Sessantotto, vengon giù soffitti e solai, evitando tragedie per pura fortuna, anche perché  i fondi per la messa in sicurezza delle scuole non sono stati rifinanziati in misura adeguata. Già che ci siamo, ci ricorda l’Osservatorio Nazionale Amianto, più di duemila scuole non sono ancora state bonificate. Ah, e naturalmente restano tutti gli altri problemi: mancanza di insegnanti, stipendi miserrimi, classi sovraffollate. Eccetera.
“Ricordati che c’è sempre qualcosa di buono in chi ti sembra cattivo”, dice Mangiafuoco a Pinocchio. Proviamo a crederci, e nel dubbio rileggiamo Passione civile di Tullio De Mauro, raccolta di testi  pubblicata da Laterza. Dove si ricorda che la scuola non serve a formare lavoratori docili e italiani identitari, ma cittadini consapevoli e attrezzati per la società complessa nella quale dovranno vivere e che potranno, auspicabilmente, migliorare.

 

Un pensiero su “VALDITARA, MANGIAFUOCO E MANGANELLI: UN BREVE APPUNTO SULLA SCUOLA

  1. In questi giorni sto incontrando per lavoro molti insegnanti. Al di là della frustrazione e della stanchezza di lottare contro i mulini a vento del governo e della burocrazia, vedo sguardi vigili e brillanti e sento parole appassionate. C’è, ancora, vocazione e determinazione. Io ripongo la fiducia in loro.

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