VECCHIETTI, A ME!

E rivelazione sia.
Il libro che mi ha fatto arrabbiare è un libro su cui puntavo. Un libro che tratta un argomento, a mio parere, necessario e urgente. Un libro che  volge  lo sguardo nello stesso luogo dove, al momento, è fissato il mio. Vecchiaia e immaginario.
Il libro è I giovani non esistono, autore Stefano Benzoni, neuropsichiatra infantile e, devo arguire, amante del dandysmo intellettuale, della battuta feroce, dell’irrisione sbarazzina.
Avviene dunque  che quella che doveva essere un’analisi “dalla parte” dei vecchi, diventi l’esatto contrario: la presa d’atto di un’invasione numerica di anziani (cui non corrisponde, com’è noto, una rete sociale quantomeno decente)  scarta subito astutamente “in difesa” dei giovani (tralasciando qualche piccolo particolare: un paese che non tutela gli anziani, i bambini, le donne, non è comunque un paese civile. Dunque, se non ripensa la propria cultura, oltre che la propria struttura, non tutelerà neanche i giovani).
Avviene così che un libro che doveva ragionare su come vengono rappresentati  i vecchi colga, sì, nel segno, quando sottolinea come ai medesimi si impone, mediaticamente e no, una giovinezza perenne. Ma poi farcisca la rapida constatazione con fremiti di disgusto nei confronti delle gole flaccide, delle pance molli, delle vene bluastre, delle mani macchiate: il politicamente corretto, in questo caso, non c’entra. C’entra il rispetto. Che nel libro non c’è.
Valga per tutti un capitolo, A rebours, dove il nostro, dal proprio appartamento, osserva l’arrancare di una vecchina (ovviamente descritta con compiaciuto orrore per la sua scarsa prestanza fisica) che, per la difficoltà di salire sul marciapiede con un carrello della spesa (naturalmente volgarotto, quel carrello) blocca il traffico. E mentre i fari delle automobili accecano la vecchina medesima, il nostro se la gode, da casa sua.
Quanto alla questione di genere, meglio tacere. Sembra, secondo l’autore, che le vecchie ambiscano allo status di vittima di qualsivoglia violenza perchè rimpiangono l’antica condizione di prede. Certo, è una citazione di sapore gaddiano: ma fatta propria e condivisa.
Per un momento, ho sognato che Benzoni venisse catapultato in un videogioco. E che al posto degli zombies, stavolta, ci fossero dei vecchietti. Incazzati neri.

12 pensieri su “VECCHIETTI, A ME!

  1. Come sai, quel libro ha fatto arrabbiare moltissimo anche me, cara Lippa.
    E’ un libro terribile e terribilmente compiaciuto di essere tale.
    Ma la cosa che più mi ha fatta inca*** è che è un libro furbo, perché cavalca il facile slogan del “largo ai giovani” che ultimamente sento dire un po’ troppo spesso, sui media e in politica.
    “Largo ai giovani”? Ma quali giovani, che nelle società occidentali sono sempre meno? E poi, cosa vuol dire “giovani”? Fra 20 e 30? Fra 30 e 40? Dopo i 35 no, prima sì?
    Vogliamo forse inserire nelle aziende, nelle amministrazioni, in politica, le “quote giovani”? Vogliamo far entrare in azienda e nei partiti i 20enni appena laureati (e ancora mooolto ignoranti), solo perché prendere 20enni freschi di pelle fa tanto azienda o partito “gggiovane”, quando in Italia abbiamo orde di 40enni preparati, ma ancora precari e disperati???
    Penso che le persone andrebbero scelte per un ruolo, un lavoro, una carica, una mansione, perché sono più competenti e capaci di altri per quel ruolo (carica, mansione, ecc.), non perché sono sotto o sopra i 30, né perché sono femmine o maschi, né per altre determinanti presuntamente naturali.
    Sotto sotto, insomma, c’è il solito determinisimo biologico (oggi sempre più di moda): non si considerano e valutano le persone per quello che sanno, fanno, pensano, dicono (desiderano, sentono…), ma per fattori *presuntamente* obiettivi perché *presuntamente* naturali e NON culturali: ora l’età anagrafica (=un numero!), ora il sesso biologico (solo due: maschio e femmina!), ora il colore della pelle, ora… aaargh!
    E allora mettiamoci le quote bionde, nelle aziende e in politica, cioè un numero minimo di persone “naturalmente” bionde, e per carità, NON artificialmente tinte (visto che i biondi, a quanto ne so, sono in via di estinzione…). 🙂
    Forse sul Benzoni-pensiero (e ciò che rappresenta), scriverò qualcosa anch’io nei prossimi giorni. Se non fosse che, a parlarne troppo, si rischia di far peggio, perché poi le persone si incuriosiscono e comprano il libro. Aaargh! Scusate lo sfogo.
    Ciao a tutte/i.

  2. Avrei molto da dire sugli anziani, sul loro isolamento e sul fatto che non li si rispetta più. Ieri, tornando a casa a piedi, ho incontrato una vecchina incavolata perché in città hanno cambiato tutti gli orari e i tragitti degli autobus, abbiamo fatto due chiacchiere, camminava con l’ausilio di un bastone. Mi piacerebbe che quella vecchina incontrasse il signor Benzoni magari ad un semaforo e che lo aiutasse ad attraversare la strada della comprensione oltre questo suo sguardo crudele.

  3. Mio nipote di tre anni dice a mia figlia di venticinque che è vecchia. Mia figlia da tempo mi dice che sono vecchio. Io dico a mia suocera che è vecchia.
    Ma ‘sti giovani, chi sono, solo i neonati?

  4. Due definizioni personali.
    GIOVANE: persona che ha individuato il tema o i temi della sua vita, ma non ha ancora iniziato lo svolgimento.
    VECCHIO: persona che ha assunto la consapevolezza della morte (il che non significa aver accettato l’idea, o una qualsivoglia rassegnazione). E che vive pertanto con quella piccola spada di Damocle sopra: “non si sa se domani ci alzeremo”.
    Per come è sistemata la società italiana oggi, il giovane potrebbe avere molti consigli utili dal vecchio. Proprio un sacco.
    Ma, e aggiungo un ma, anche meramente per motivi biologici è la fascia giovanile a dover essere in primis coltivata da una società civile. E’ stata proposta come provocazione la “quota giovane”. Io son d’accordo che il lavoro vada assegnato per merito. Non dimentichiamo però che in alcuni campi, non tutti, le idee fresche non ce le hai per tutta la vita. A 25, 30, forse 35 anni sei in grado di produrre e proporre il 95% delle tue “idee originali”. E se tu datore di lavoro dai la precedenza solo e soltanto ai 40enni preparati, rischi che ti perdi l’esplosivisità e il nuovo.
    Quanto al libro, non l’ho letto e pertanto taccio. Sembra anche a me, comunque, che l’autore sia affetto da gerontofobia…

  5. Si sa che ci sono giovani vecchissimi e vecchi giovanissimi… La politica italiana, purtroppo, è dominata da brontosauri (soprattutto tali mentalmente, più che anagraficamente). L’età più virtuosa è proverbialmente quella di mezzo: come dire che tra i quaranta e i sessanta si è al massimo… poi è tutto da vedere. Ma il rispetto e l’attenzione per le fasce più deboli (vecchi compresi) sono la base del pensiero illuminato. Rispettami anche tu, dunque°-*

  6. Il titolo mi avrebbe incuriosito, lo ammetto, forse avrei comprato questo libro.
    Grazie, cara Lipperini, per avermi permesso di evitare un maggiore disgusto.
    Mi infastidisce chi provoca per fare notizia. E chi “spara a zero” contro gli altri solo per il gusto di farlo. Amo invece chi ha il coraggio di essere educato e rispettoso. Gradisco chi esprime idee forti, chi si espone, chi va controcorrente, chi argomenta, ma senza arroganza.
    Stefano Benzoni crede forse che anziano non sarà mai?
    E non è solo una questione estetica.

  7. Credo che anch’io eviterò di comprare questo libro, che pure potenzialmente mi interessava. Avevo comunque qualche dubbio già prima. Il titolo, per esempio, è veramente stupido e non promette niente di buono.
    Saluti

  8. sarà pure neuropsichiatra, questo sig. Benzoni, ma irridere le donne anziane mi sembra tipico del tipico adolescente maschio anaffettivo.
    chiaramente, poi, guai a toccargli la madre/sorella/nonna

  9. ops…dimenticavo: lungi dal caldeggiare la gerontocrazia, ma se non sbaglio nel nostro paese l’ultima volta che la vita politica italiana ha assistito ad un ingresso massiccio di giovani…c’è stato il fascismo!!

  10. tipico adolescente maschio anaffettivo = verissimo
    p.s. per chi non lo conoscesse. lui è già vecchio. anzi, il suo problema è che non è mai stato giovane.

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