MILLENNIUM FAN

La vostra eccetera è fan di Stieg Larsson, e aspetta ansiosamente il numero tre. Nel frattempo, vi passo la recensione che Maurizio Bono ha fatto oggi per Repubblica.
L´ultima pagina del secondo volume, l´estate scorsa, aveva l´acre odore del sangue e della cordite: l´ultima scena, una telefonata del giornalista-investigatore Mikael Blomkvist al pronto intervento mentre la piccola, feroce e irresistibile hacker Lisbeth Salander giaceva impallinata da un colpo di pistola dopo uno scontro alla Kill Bill col perfido padre sadico ed ex Kgb e il fratellastro gigante incapace di sentire dolore.
La prima scena del terzo e (salvo sequel postumi) ultimo volume della saga Millennium, in libreria in traduzione italiana da venerdì, sette mesi dopo prosegue come niente fosse e sa di medicinali, disinfettanti, sonno rubato: un neurochirurgo mezzo addormentato accoglie la barella dell´eroina portata in elicottero all´ospedale e si dà subito da fare per rimuoverle la pallottola dal cranio, permettendo che tutto ricominci.
Non l´avesse fatto, del resto, il dottor Jonasson si sarebbe davvero messo nei guai: almeno 250 mila lettori italiani non gli avrebbero perdonato la fine anticipata della storia. E comunque non sarebbe arrivato vivo all´anno nuovo, perché tutto questo in Svezia, Danimarca e soprattutto Francia, dove il caso Larsson è detonato da best seller scandinavo a sorpresa editoriale continentale (8 milioni di copie in Europa dei tre tomi della serie), è successo da mesi. Che lo si possa raccontare adesso come un´attesissima novità in occasione dell´uscita italiana (Marsilio, pagg. 800, euro 21,50) è anzi l´ultima prova che Larsson fa miracoli: della conclusione all´estero del ciclo Millennium con La regina dei castelli di carte, dopo il primo Uomini che odiano le donne e il seguito La ragazza che giocava sul fuoco si è naturalmente parlato. Addirittura Bernardo Valli, lettore insospettabile di facili entusiasmi, ha confidato scrivendo su questo giornale in ottobre di essersi divorato a Parigi le duemila e passa pagine dell´opera omnia di Larsson in una settimana. Ma non uno, da Valli al più dispettoso dei tanti giovanotti e ragazze che invidiandolo si sono subito procurati La reine dan le palais des courants d´air (titolo francese) su Internet, che si sia davvero azzardato a rovinare la festa a tanti lasciandosi scappare un dettaglio a sorpresa, una anticipazione di troppo, una citazione sventata. Persino sui blog, in tempi di spiate facili e intercettazioni a palate, tutt´al più gli esibizionisti francofoni e qualche madrelingua svedese si sono vantati di essersi divertiti prima degli altri, ma senza far danni ai compagni di lettura.
Con questo, siamo un po´ più vicini al cuore del fenomeno Larsson: una trilogia thriller che ha “fatto comunità” in modo sorprendentemente trasversale per età, sesso (con una prevalenza femminile ovvia per chi sa già di che si tratta), nazionalità (con l´eccezione che diremo) e con numeri da best seller di “vasta minoranza” (anche se dopotutto in Francia per qualche settimana ha battuto Harry Potter), affratellando senza la pretesa del capolavoro letterario chi leggendolo si è trovato a casa propria, dopo migliaia di thriller con investigatori e investigatrici professionalissimi ingaggiati a suon di dollari, patriottismo o passione per l´ordine, nell´avventura di una strana coppia di dilettanti dell´indagine poliziesca mossa dall´onesta indignazione per corruzione, intrighi spietati, cinismo di Stato, cattiveria e brutalità sessista (già, “uomini che odiano le donne”). O addirittura dalla necessità di sopravvivere a buona parte di tutto questo, come il pettirosso da battaglia (l´espressione è di una vecchia canzone di De André ma sembra fatta apposta per lei) Lisbeth Salander, che passando da un padre-padrone a un tutore-violentatore a una persecuzione dei servizi segreti per coprire le malefatte dei primi, sembra un catalogo dei modi di essere donna vittima innocente. E quando (cioè sempre) Lisbeth si ribella, scatena un complice tifo proprio nei più miti e politicamente più corretti.
Per i più zucconi, Larsson (che come è ormai noto e parte dell´allure di Millennium è morto d´infarto a 50 anni poco dopo aver consegnato il terzo manoscritto, al termine di una carriera di giornalista d´inchiesta dedicata a denunciare il neonazismo in Svezia e le sue coperture nelle alte sfere) lo scrive anche in chiaro, in La regina dei castelli di carte, dedicando i quattro micro-prologhi delle altrettante parti in cui è scandita la storia alle donne guerriere: volontarie nella Guerra di Secessione, amazzoni, soldatesse di Boadicea in rivolta contro l´impero romano, guerriere nere del Benin, guerrigliere di mezzo mondo. Non è una spiata: quasi tutti lo avevamo capito da un pezzo che Salander è una di loro. E chi fosse un po´ infastidito dall´insistenza di Larsson sul concetto – non proprio tutto, letterariamente, si perdona per affetto – può trovargli una attenuante biografica: da giovane si dice (fondatamente) che abbia partecipato in prima persona a una guerriglia antimperialista in Africa addestrando (ti pareva) un reggimento di ragazze.
Nulla di tutto questo – indignazione facile, senso forte della giustizia collettiva, un protagonista gentile ed educatamente disponibile senza pretese che qualunque donna intelligente, in ogni caso tutte quelle del romanzo, inviterebbe volentieri a cena e dopocena; e d´altra parte una protagonista fenomenale col computer e a mani nude, tatuata, piena di piercing, bisessuale liberata, intelligentissima e pericolosamente fragile nel suo metro e mezzo scarso – basta naturalmente a fare un buon romanzo. Sono solo ingredienti del cocktail. Però sono anche quelli che dividono gli entusiasti di Larsson dai tiepidi. Che certo ci sono anche in Europa (tra chi preferisce una scrittura più controllata e attenta a evitare sbavature), ma in America sono legione.
È questa l´eccezione importante all´internazionalità del fenomeno Larsson che ha contagiato una trentina di paesi Inghilterra compresa: quando il primo volume è uscito negli Stati Uniti da Knopf, alla fine dello scorso settembre, con la convinta tiratura di 100mila copie e titolo inglese un po´ fuorviante (“La ragazza col tatuaggio del dragone”), la prima firma in campo noir del New York Times, Michiko Kokutani, ha storto il naso: sì, i protagonisti sono abbastanza insoliti e interessanti da salvare un plot macchinoso e irrisolto, ma il libro cade nei peggiori cliché da cartone animato e Mr Larsson non ha idea di come si dipinge un cattivo credibile.
Lo scrittore Michael Connelly è stato più generoso, riconoscendo a Larsson l´abilità di costringere il lettore ad arrivare alla fine, ma ancora sul New York Times Alex Berenson ha sputato il rospo: troppe famiglie disfunzionali, in quella Svezia, per essere vere, e il titolo originale “Uomini che odiano le donne” «descrive bene la sottigliezza del romanzo nel campo della politica sessuale. Lì, tranne Blomkvist, tutti gli uomini con meno di 70 anni sono misogini violenti». Insomma, troppa ideologia e pregiudizi, e pazienza se file interminabili di perfide e corrotte dark ladies, quasi tutte le donne sotto i 70 anni dell´hard boiled, non hanno mai indotto a mettere in discussione i capolavori del genere.
Per chi la pensa così, il terzo romanzo non cambierà il giudizio, anche se tra le novità c´è una coprotagonista, Rosa Figueroa, marziale e intelligente ma agli antipodi di Lisbeth: uno e ottantaquattro senza tacchi, bionda e poliziotta. E la sorella di Mikael, Annika, avvocato di fiducia di Lisbeth uscita dall´ospedale dopo mezzo romanzo, mette in campo un modello di donna vincente che si batte in tribunale senza aver bisogno di picchiare nessun maschio. Un´ultima delusione agli americani rischia di provocarla comunque il film che da Millennium è stato tratto: budget frugale, protagonisti semisconosciuti, fedeltà garantita ai libri. A Larsson sarebbe piaciuto, così lontano da Hollywood.

5 pensieri su “MILLENNIUM FAN

  1. Nessun commento a questo post?!
    Ma và…
    All’anima del Larsson che avrebbe “fatto comunità”. ^__^
    Stendo un velo pietoso su questo articolo di Maurizio Bono che ai fan di Larsson toglie in poche righe (l’avrà fatto apposta? 😉 Fossi una dietrologa tenderei a pensare che sì, l’ha fatto apposta) un buon tre quarti del piacere di leggersi i libri del succitato: il Bono rivela, infatti, tutto già dall’inizio. Rivela cmq passaggi chiave della trama.
    E se di un libro come quelli di Larsson riveli un buon 70% della trama già dall’inizio dell’articolo che stai scrivendo … beh. Quel che rimane è poco. Io credo. Con tutto il rispetto per Larsson. Che sarà quel grande che sarà, ma insomma lo si legge più per la trama che per altro. O no?
    Cmq.
    Il primo volume della trilogia mi era piaciuto molto.
    Merito soprattutto della protagonista femminile che il Larsson ha creato: Lisbeth Salander o come diavolo si chiama, che mi era sembrata tanto interessante da farmi chiudere un occhio ed anche due sulle insopportabili digressioni, descrizioni (tutte assolutamente non motivate e non funzionali) e sbrodolamenti del libro. A volte proprio difficili da reggere.
    Insomma, il primo m’è piaciuto, l’ho anche scritto e dichiarato pubblicamente.
    Poi però ho sfogliato in libreria il secondo volume e… l’ho posato subito.
    Quel che è troppo è troppo.
    Gli è che certa gente non ha il senso della misura,
    Non si rende conto che ogni bel gioco (o giuoco?) deve durar poco, e che il pesce dopo tre giorni puzza.
    Insomma sono rinsavita ed ho abbandonato Larsson alle sue fantastiche scalate di classifiche. Mi perderò la new entry Rosa Figueroa, pazienza. Spero di riuscire egualmente a dormirci sopra, la notte.
    Però è divertente, che nessuno abbia risposto al tuo richiamo su Larsson. Forse perchè non è un italiano, è ormai inarrivabile come numero di copie vendute, non è possibile impallinarlo molto facilmente e per giunta è pure morto, quindi a che pro perdere tempo ad attivare flames?
    Ciao, scusa la lunghezza (ma tanto c’ero solo io, qui dentro) e grazie per l’ospitalità

  2. Non mi priverò della lettura del tezo e ultimo capitolo della saga solo perché ho un debole per la piccola hacker. Non sono entusiasta perché ho trovato estenuante arrivare fino in fondo ai volumi dopo pagine di minuziosissime descrizioni. E non è mica Proust! 🙂 La trama del primo reggeva bene; nel secondo a volte mostrava un po’ di sfilacciature, ma eravamo troppo presi, quasi tutti suppongo, a trepidare per Lisbeth. Aspetto dunque la fine, anche se, come sottolinea giustamente Gabrilu, il giornalista ci poteva risparmiare un bel po’ di particolari.
    Ancora nessuna nuova dai fan di Larsson…
    Grazie e apresto

  3. Sinceramente mi dispiace. Mi dispiace che qualcuno abbia trovato improba la fatica di arrivare alla fine dei romanzi di Larsson.
    Sia nel primo sia nel secondo io non ci ho trovato una parola di troppo.
    Certo, son lunghi ma i personaggi e la trama fanno correre via le pagine.
    E succede sempre qualcosa, fino alla fine.
    La perfezione, nei gialli, mi sa che è morta con Ed McBain.
    Comunque, a Larsson ho dedicato un mio post. E aspetto con ansia di leggere il terzo volume, l’ansia che mi ha permesso solo di sbirciare l’articoolo su Repubblica per non farmi togliere evenrtualmente il piacere della scoperta.

  4. Anch’io fan di Larsson, forse anche solo perché mi piace passare dei weekend in Svezia dove, per quanto corrotti e mascalzoni possano essere i governanti, la polizia, i giornalisti, mi sembra che ci sia ragionevolezza, cosa che fatico a trovare nel nostro Bel Paese.
    Però, quello che veramente volevo chiedervi – che magari voi lo sapete, io proprio non capisco: perché i primi due volumi, da quando sono bestseller, invece di 19,50 Euro ora costano 21,50 Euro? Quale legge del mercato mi sta sfuggendo?

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