A proposito
dei molti discorsi sul pop fatti qui e altrove. A proposito della produzione di contenuti “dal basso” e di
come la palla passi continuamente da chi “produce” a chi “consuma".
Ricevo un
comunicato che dà da riflettere. In sostanza, esiste un film, che sarà nelle
sale dal prossimo autunno: è I viceré
di Roberto Faenza, tratto dal romanzo
di Federico De Roberto.
La cosa
interessante è che i produttori (Jean Vigo Italia e Rai Cinema) hanno deciso di
far realizzare trailer agli utenti. In sostanza, da lunedì scorso è possibile
andare sul sito, scaricare sequenze
del film, brani di colonna sonora, foto e montare il tutto. I cinque trailer
migliori verranno messi in rete. Uno dei trailer-maker parteciperà al montaggio
di quello ufficiale. Copioincollo:
“In precedenza,
in soli altri due casi, in America, ci sono state esperienze di re-made
trailer (per i film Old Boy e The Fountain), dove gli utenti
potevano scaricare il trailer ufficiale del film già uscito in sala e
ri-montarlo. Nel caso de I Vicerè non è un trailer “ri-fatto”, ma un
trailer vero e proprio realizzato dagli utenti che sarà visibile sul web:
“YouTrailer”.
Per la
cronaca, e tornando in ambito letterario. Vi siete accorti, vero, che sul sito
di Manituana vi si invita a
scrivere, nei fatti, delle fan fiction? Qui.
insomma, quindi tutte le discussioni sul pop si riducono a: “nuove strategie di marketing”?
forse mi sfugge qualcosa…
Non mi pare di aver detto questo.
Semplicemente, facevo notare che le teorie (di Jenkins e non solo) per cui esiste un continuo rimpallo fra chi produce e chi consuma sono vere.
lodevole iniziativa(peraltro fottutamente più concreta di TeleSogno)
sì, ok. quello che mi chiedo io (che cmq tra le prefiche dell’Arte e Assoluta -AA- e le sirene del consumismo, sceglierei comunque sempre le seconde) è quanto questo continuo rimpallo tra chi produce e chi consuma -che esiste e non ci piove- sia qualcosa che produce effettivamente “uno scarto” (adesso prima di pranzo non so come meglio definirlo…) e non semplicemente un modo nuovo e più “intimo” di consumare la merce culturale.
In particolare quelle che segnali (più la prima che la seconda) mi sembrano più che altro delle strategie di marketing, modi intelligenti e innovativi per “fidelizzare” il cliente verso un certo prodotto. Cioè, mi sembra che gli esperimenti più creativi e innovativi di questo “rimpallo” siano altri (penso al mondo dei vg, e quelli che più profondamente investono un’idea di identità. ad esempio). tutto qua.
Il dato fondamentale è che l’equilibrio fra chi produce e chi consuma non sarà mai tale.
C’è e rimarrà sempre un elemento in posizione predominante.
E poi scusatemi: mi spiegate perché dovrei rimontare il trailer di un film gratis consegnando in busta chiusa le mie idee a Faenza e compari?
‘sta questione della produzione dal basso comincia a voler dire: “Voi, sotto, ci date le idee. Noi, sopra, le succhiamo fottendovi e poi le sfruttiamo guadagnando soldoni”.
No, andiamo male.
Invece, caro Simone, andiamo molto meglio che in passato. Permettimi di ricitare per la millesima volta Henry Jenkins:
“se nelle stanze dei consigli di amministrazione si cerca di aumentare l’impatto delle aziende presso i consumatori, nelle camere da letto dei teen ager i consumatori stessi prendono dai media ciò che vogliono, nei tempi, modi e formati in cui lo vogliono. Siamo in un vortice creativo ed economico dove le aziende stanno ripensando i loro rapporti con la gente e la gente sta affermando nuovi modi di partecipare alla propria cultura”.
Aggiungo, tanto per, una citazione più casalinga, da Giuseppe Granieri, quando in un convegno affermò che oggi “sono i capitali che corrono dietro le idee, e non viceversa”.
Posso andare avanti ricordandoti il lungo lavoro di collaborazione con il fandom fatto dai produttori de “Il signore degli anelli”. O l’interazione dell’autore di X Files con gli autori di fanfiction.
Tu mi risponderesti, probabilmente: “Cosa ci guadagno, io?”.
Io non potrei che replicare “economicamente nulla: almeno, non subito”. Ma continuo a ritenere che stia comunque avvenendo qualcosa da non sottovalutare. Anche se molti continueranno a bollarlo come marketing e a chiamare, come si conviene, l’esorcista.
Però tutto sommato i contributi richiesti sono sostanzialmente variazioni sul tema. Una specie di versione autorizzata per adulti dei disegni dei miei robot preferiti quando andavo alle elementari – ma almeno quelli li spedivo a Telepadova e mi regalavano i giochi frigoberetta, se ero bravo 🙂
Paolo, chiariamo una cosa. Io non sto sposando in pieno l’iniziativa dei Vicerè. Sto soltanto segnalando che avviene qualcosa di fin qui non sperimentato. Che sia brutto, bello, fasullo, malfatto non mi interessa. E’ una notizia che mi sembrava valesse la pena di essere evidenziata.
Tutt’altro discorso, ovvio, per quanto riguarda Manituana: che è progetto molto più complesso, consapevole e profondo.
Per quel che riguarda noi, posso dire che l’interazione non sarà pilotata né facile, almeno sotto l’aspetto dei contributi narrativi.
Per scrivere “fan fiction” (chiamiamola pure così) legata al romanzo (prequel, sèguiti, paralipomeni o addendi di qualunque tipo) è necessario 1) ehm, leggere il romanzo; 2) approfondire la conoscenza di quelle culture, di quel periodo storico e di quegli eventi. In generale, ci piacerebbe portare a un livello superiore pratiche che sono già nostre da alcuni anni.
Ad ogni modo, non si tratterà soltanto di testi scritti: inviteremo a creare e spedirci immagini, contributi audio, video, ludici, nuovi percorsi e placemark per google earth etc. Cosa che in fondo già avviene, su Giap segnaliamo spesso contributi di vario genere mandati dai lettori. Però stavolta sarebbe più… sistematico?
I diritti di questi materiali rimarrebbero a chi li ha prodotti, con licenza di rilascio creative commons.
Boh, staremo a vedere.
Bella sfida, c’è da studiare, ma continuate a essere dei pionieri… per adesso c’è da leggere il libro ;o)
elisabetta
In realtà ci sarebbe un esempio più significativo di trailer realizzato da utenti: il Trailer Remix Contest indetto dalla Warner e dalla rivista RES Magazine per il lancio del film “A Scanner Darkly” di Richard Linklater.
È significativo perchè il film stesso è stato “ritoccato” esteticamente da un team di grafici, attraverso un software che permette di disegnare sul girato del regista: il prodotto finale può essere considerato un esempio di surreale e riuscito equilibrio tra film in live action e film di animazione, manipolazione estetica con più mani… o dita, che dir si voglia.
Il concorso per la realizzazione del trailer, oltre ad essere un’originale idea di marketing (che venne affiancata dall’anteprima on line dei primi 30 minuti del film), è perciò del tutto coerente con la natura del film e, soprattutto, con l’autore pop del libro da cui è tratto.
L’idea per il film di Faenza è, dunque, del tutto importata.
“per adesso c’è da leggere il libro ;o)”
Beh, sì, quello rimane il fondamento 🙂