ANATRE E ATOMI

Volevo segnalarlo da un po’, Anatra all’arancia meccanica di Wu Ming, uscito per Einaudi Stile Libero, che raccoglie alcuni racconti del collettivo. Qui, peraltro, trovate la recensione di Giorgio Vasta per Repubblica.  Aprendo Giap, però, trovo un altro post che va messo in primo piano: quello sul nucleare.
Aggiungo l’intervista di Antonio Cianciullo a Jeremy Rifkin, qui sotto.
«E´ uno tsunami energetico. L´onda d´urto prodotta dal disastro giapponese ha reso evidente a tutti la follia della scelta nucleare. Come si potrà proporre una nuova centrale atomica quando il paese che dispone di una delle tecnologie più avanzate del mondo si trova con tre impianti in crisi, reattori con una fusione del nocciolo in corso e un potenziale scenario catastrofico davanti? Il nucleare ha chiuso». Jeremy Rifkin, il presidente della Foundation on Economic Trends, misura le prime reazioni allo shock di Fukushima.
Eppure anche in passato ci sono stati incidenti gravi.
«Lo so bene: negli Stati Uniti siamo stati a un passo dal disastro nucleare. Era il 1979 e l´incidente di Three Mile Island ha lasciato un segno che non si è più cancellato. Da allora gli ordinativi degli impianti nucleari sono stati sospesi e nemmeno gli incentivi pubblici decisi da Bush sono riusciti a rianimare l´industria nucleare. A Cernobyl andò peggio, ma molti sottovalutarono quell´incidente imputandolo ai difetti del regime sovietico».
E adesso?
«Adesso è diverso perché è entrato in crisi uno dei paesi leader del nucleare avanzato. Ed è successo perché, invece di scegliere la strada dell´energia pulita, si è scelta una via pericolosa pensando di cavarsela con soluzioni ingegneristiche: moltiplicare i controlli, aumentare le difese, raddoppiare le misure di sicurezza. Non è bastato perché ci può sempre essere un evento imprevisto: un terremoto di potenza inusuale, un attacco terroristico in forma inaspettata, un incidente che nessuno aveva ipotizzato. E le conseguenze di un solo errore sono ora sotto gli occhi di tutti. Con il nucleare si rischia un disastro che non ha confini nel tempo e nello spazio».
C´è chi ritiene l´uso dell´atomo indispensabile per difendere il clima.
«Il parco nucleare mondiale è vecchio e in declino e dà solo il 5 per cento dell´energia. Se volessimo togliere un po´ di combustibili fossili dovremmo arrivare almeno al 20 per cento. Significa costruire una centrale atomica ogni 10 giorni per 60 anni. Le sembra credibile? L´industria nucleare era già in crisi, adesso è definitivamente fuori gioco».
Il reattore di Fukushima è vecchio. Il governo italiano assicura che i nuovi Epr, le centrali francesi che ha scelto, sono sicuri.
«Ma se sono stati criticati perfino da Roussely, l´ex presidente dell´Edf che nel suo rapporto al presidente Sarkozy ha denunciato il danno d´immagine per il sistema nucleare francese prodotto proprio da questi impianti. E poi non risolvono il problema delle scorie. Gli Stati Uniti hanno speso 16 anni e 8 miliardi di dollari per costruire un cimitero radioattivo nelle Yucca Mountains. E hanno fallito».
Smantellare il nucleare mentre la domanda di energia cresce?
«Proprio perché c´è sempre più bisogno di energia non possiamo permetterci il rischio di un blackout legato a un sistema basato su poche centrali vulnerabili. Il futuro sta nella rete diffusa dei piccoli impianti basati sulle rinnovabili. Un sistema completamente decentrato, di democrazia energetica che trasformerà le case in fonti di energia. E´ una prospettiva più sicura e affidabile. E ha anche un altro vantaggio: costa meno del nucleare».

13 pensieri su “ANATRE E ATOMI

  1. L’importante è fare informazione e controinformazione, avanti così! A parer mio il concetto di decrescita, le alternative efficaci al nucleare con le rinnovabili, l’esperienza delle ‘transition towns’, ecc. si stanno insinuando nel cervello della gente e molti sono disposti a rivedere il concetto di sviluppo quale ci è stato presentato fin’ora. E’ anche una sfida che muoverà ‘energie’ insospettabili…perchè ormai è fatto di esperienze concrete sui cui risultati si può già discutere e fare verifiche, solo che se ne parla ancora poco sui media, molto nella Rete, troppo poco tra la gente comune. Ma è un discorso vincente, assolutamente vincente, non ho dubbi. E le donne ancora una volta potrebbero farsi portatrici anche di questo messaggio.

  2. Tutto molto bello e molto vero. Poi pero’ bisognerebbe parlare con gli ambientalisti che bloccano le pale eoliche perche’ rovinano i molluschi o i flussi migratori delle sogliole (se piazzate in mare) o il panorama e i flussi migratori degli uccelli se piazzati in terra. A Pontedera il sindaco ha dovuto rinunciare alla creazione di un parco eolico proprio per questo genere di opposizioni, e ora di pale ce ne sono due o tre, se non sbaglio.
    Auguri a tutti, me compreso.

  3. @Tuscan Foodie, il dibattito si è evoluto… non giova a nessuno essere, scusa, qualunquisti: il nostro territorio ha problemi che altri non hanno, ma nessuno che si occupi seriamente di energie rinnovabili è contrario in assoluto all’eolico. Questo problema e tutti gli altri vanno inseriti correttamente nel discorso più generale dello sviluppo sostenibile, che è molto vasto ed interessante… :-)) e che altrove muove già da tempo energie (dei molti interessati) e non solo interessi (di pochi).

  4. Discorso molto interessante.
    Secondo il mio parere la miglior forma di produzione di energia è non sprecare quella che c’è già. La nostra edilizia civile da questo punto di vista è alla preistoria. L’efficienza termica delle case ad esempio è molto bassa, e cosi pure la percentuale di impianti a luce solare per la produzione di luce elettrica e riscaldamento. occorrerebbe secondo me usare le risorse a nostra disposizione per incentivare in modo capillare una edilizia inizialmente più costosa ma più efficace nel tempo, che preveda ad esempio l’utilizzo di cappotti coibentanti, infissi esterni tripli ad Argon, pannalli fotovoltaici e tutto il resto.
    Non sono d’accordo con uomoinpolvere, non credo che sia necessariamente anticapitalista una politica di questo tipo, che infatti viene portata avanti in molti paesi. Il vero problema è che nel compiere un investimento di questo tipo il cittadino non può essere lasciato solo: molto spesso infatti per ragioni di costi si privilegia l’edilizia tradizionale perchè non si è in grado di sostenere l’investimento iniziale.
    Un discorso parallelo, che parte da premesse analoghe, si ha nella gestione dell’energia nell’industria. Gli impianti cogenerativi per cicli produttivi che prevedono comunque alte temperature consentono risparmi enormi di energia e guadagni sia per l’ENEL che per l’azienda. ma ancora una volta, gli enormi investimenti iniziali non sono adeguatamente incentivati e supportati.

  5. @paola: quando non puoi costruire parchi eolici perche’ gli ambientalisti si oppongono, non e’ qualunquismo. E il fatto a Pontedera e’ di due anni fa al massimo. Si e’ evoluto nel frattempo?

  6. @Tuscan Foodie: intendevo dire che c’è un dibattito e dire ambientalisti è generico, perchè c’è un travaso di gente, di solito non ‘impegnata’, verso le associazioni ambientaliste per difendere la propria villa con vista, o l’amministratore pubblico per reggere il consenso del politico di turno (ostaggio degli ambientalisti…?), tutti contro l’eolico. Non so bene cosa c’è dietro, ma non è un problema solo di ambientalisti. Ci sono paesaggisti in grado di dare dei criteri per posizionare delle pale eoliche senza fare scempio. Anche il conflitto è una categoria che si deve affrontare con gli strumenti giusti…. Non so come si è svolto il caso di cui parli, comprendo la tua osservazione, ma questo casomai solleva anche il problema della ‘partecipazione’, del conflitto e della ricerca del consenso.

  7. se aspettiamo che i privati (senza un soldo) investano quell’euro che hanno in tasca (forse) sull’energia rinnovabile “democraticamente”, (parola abusata e anacronistica – oggi), spendendo ciò che non hanno, perché hanno poco e quel poco (forse) basta per fare quel che si può fare alla vecchia maniera, stiamo freschi. Allora fatemi un impianto autonomo e poi fatemi il geotermico, siamo pratici e vediamo se un privato piccolo piccolo con i soldi contati cosa fa, suvvia, non raccontiamoci le favole dell’orsa! Non fare il nucleare perché esiste la possibilità che un disastro (non molto probabile, anzi) uccida una marea di persone cosa che farebbe “comunque” (fuori e attorno) all’area delle centrali nucleari non mi sembra abbia molto senso assoluto in termini relativistici.

  8. Orin: appunto. Non ci si può aspettare un impiego più razionale della (comunque scarsa, nucleare o no) energia aspettando che tutto parta dall’iniziativa privata.
    In parte sicuramente perchè stiamo attraversando il periodo che sappiamo, ma anche perchè, inutile neggarlo, siamo per nostra natura poco avvezzi agli investimenti che si pagano a lungo termine.
    Molto paesi del nord europa e non solo infatti sono molto più avanti di noi su questo fronte, e vivono nel medesimo mondo la medesima crisi! Penso che sia fuorviante parlare solo di spesa come se si trattasse di soldi buttati via, quando in realtà sono investimenti che comunque si ripagano.
    Parlando delle centrali nucleari: non sono contrario a priori, ma vedo molta poca chiarezza. Costano tantissimo e nessuno dice come le finanziamo; non si dice nulla su come si pensa di risolvere lo stoccaggio delle scorie (e visto che siamo in Italia ho una gran paura di scoprire come andrà a finire); nessuno parla delle tempistiche richieste per avviarle; non si danno notizie sui piani di approvvigionamento dell’Uranio (che non è che abbondi).
    Insomma, ho la sensazione che questa campagna delle centrali nucleari serva più per riempire il nulla politico del nostro paese che come progetto seriamente concepito. E vista l’entità del rischio ( la probabilità che accada un incidente va considerata alta o bassa non in senso assoluto, ma in relazione al rischio che si corre) penso che sia legittimo preoccuparsene.

  9. sì il problema “locale” c’è, quello che non si trasformi nell’ennesimo buco nero dove rimpastare soldi illeciti e dove c’è chi ci sguazza. Per il nulla politico poco da dire, è così.

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