ANNICHILIMENTI

Ditemi che non è vero/uno.
La scuola per principesse di Trento.
Ditemi che non è vero/due.
Il pinkwashing di Ignazio Marino.

(intendiamoci: bellissimo sarebbe il giorno in cui si designa una direttrice d’orchestra perchè è brava, non perché “serve una donna”, e questo sembra essere l’intento del sindaco. “Un mix di sorpresa e novità”, ma che bravo).
Ditemi che non è vero/tre.
Sedici coltellate sono poche, se non sei morta.
“Un battito di ciglia, mi capita spesso di pensare, e di un’epoca intera non c’è più traccia”. (W.G.Sebald, Gli anelli di Saturno)

7 pensieri su “ANNICHILIMENTI

  1. Almeno la notizia sul teatro dell’Opera sembra decisamente più sfumata nell’articolo di Repubblica. E si fa anche il nome di un maschio, quindi non credo si punti sulle quote rosa.

  2. …ma…avete letto i commenti all’articolo sulle coltellate? In particolare quello in cui un nordico, “civilissimo” cittadino italiano maschio si è chiesto cosa avesse fatto prima la vittima, in particolare se avesse “provocato” (immagino sessualmente) il commercialista!?!?? Come dire: se una mi provoca, sedici coltellate sono una congrua e accettabile e comprensibile reazione di legittima difesa! Se questa è la melma culturale in cui affonda l’Italia, di cosa meravigliarsi ancora? Strano che non sia scoppiata ancora una guerra civile o che non venga imposto il burqa integrale per le donne pure da noi!!

  3. Buongiorno Loredana, a proposito della “scuola di principesse” a volte mi è capitato di lavorare per aziende del settore giocattolo e cartoni animati, come disegnatore, e di presenziare all’interno di focus group dove venivano intervistati ragazzini a cui venivano sottoposte idee e proposte da valutare, appunto. Spesso l’intervista era pilotata dai conduttori in modo da far scegliere ai bambini quello che l’azienda voleva spingere. In un caso particolare ricordo che andavano proposti dei personaggi femminili per una serie animata, e a priori non era possibile disegnare bambine “cicciottelle” o comunque non attinenti come look alla diva pop del momento, che fosse Rihanna o Shakira, o anche per i bambini l’azienda magari voleva un personaggio che ricordasse un calciatore piuttosto che Zac Efron… In un altro caso ricordo che per la trasposizione in cartoni animati di un fumetto esistente l’azienda che avrebbe prodotto i giocattoli del merchandising relativo fece la voce grossa (dato che sarebbe stato un importante acquirente di spazi pubblicitari acquistati sulla rete che avrebbe trasmesso il cartone animato) così da imporre una trasformazione dei personaggi del fumetto per renderli somiglianti a quelli delle Winx. Addirittura nei focus group di una grossa azienda produttrice di snack e merendine era sconsigliata la presenza di bambini sovrappeso, e la stessa azienda chiedeva poi di raffigurare le fatine (per esempio) che avrebbero inserito nella comunicazione dei loro prodotti come molto molto esili, per allontanare dalla vista delle mamme ogni riferimento a problemi di peso. Per varie ragioni poi ho smesso di lavorare in questo settore, (anche a causa, o grazie, al suo “Ancora dalla parte delle bambine”) vedendo che c’è di fondo un’imposizione sessista nella scelta dei personaggi, del loro look, dei colori, della scelta di un font per un logo… con un’ossessione per “l’aspirazionalità” del prodotto verso modelli adulti pieni di luoghi comuni.
    Fabrizio S.

  4. Canto, danza, inglese, bella calligrafia, ricamo e cucito: non ci vedo nulla di così abominevole, del resto come ha sottolineato una delle persone intervistate, certi corsi sono stati fatti per far riscoprire attività ingiustamente cadute in disuso.
    immagino la soddisfazione delle bimbe quando hanno portato a casa la tunica da loro realizzata per la barbie…sarebbe piaciuto molto anche a me da piccola!
    Se poi qualcuno preferisce mandare la figlia a fare wrestling liberissimo di farlo,no?
    personalmente a me piacerebne frequentare qualche versione adulta di questi corsi.
    Al limite, l’unica cosa che gli si può rimproverare è di non aver esteso la partecipazione anche ai maschietti.

  5. Tiziana, noto in effetti che le parole che usa sposano il pensiero dell’organizzatrice del corso, e noto che l’equivoco è identico: non si tratta di “maschilizzare” le bambine o di far loro fare wrestling, si tratta di aprire le menti, e non di chiuderle. La versione adulta dei corsi è altra faccenda: gli adulti decidono per se stessi.

  6. Ma rimango comunque dell’idea che non siano cose cosi negative.
    una delle curatrici del corso sul sito dice:”“Questo corso, giocoso prima di tutto, non si prefigge di trasformare delle bambine in marionette stereotipate mosse da invisibili fili di convenzioni; non intende inculcare regole ottocentesche; non mira a privare della spontaneità propria dell’età infantile. In un mondo sempre più frenetico, nel quale fermarsi ad ascoltare i bisogni dell’altro è diventato difficile, i bambini spesso non hanno il tempo di cogliere la bellezza della cortesia, di mettere l’altro a proprio agio, di ascoltare. L’amore per la lentezza e per la pazienza si possono scoprire anche attraverso un pennino, un foglio bianco, una boccetta d’inchiostro. Cantare insieme o danzare insieme, parlare un’altra lingua, sono modi per entrare in contatto con l’altro e l’altrove; scoprire che le “buone maniere” sono buone, anche perché fanno sentire l’altro benvenuto, non credo sia un crimine”.”
    io sono d’accordo con questo modo di vedere le cose e mi pare un ottimo modo di aprire la mente verso l’altro. Se ci sono bambine che non sono interessate ai corsi di sport estremi o di attività maschili che facciamo,le costringiamo lo stesso in nome dell’ideale femminista per cui “se giochi alla principessa vali di meno rispetto alla bambina che gioca a calcio”, “se ti piacciono i vestitini della Barbie o giocare con le pentoline vali di meno e hai la mente chiusa?”.
    le ricordo infine che per i bambini decidono gli adulti anche nei casi in cui il bambino a cui piace il basket viene mandato dai genitori a calcio perchègli orari sono più comodi, o altri casi del genere…insomma, decidono SEMPRE gli adulti. anche nei casi in cui si facessero corsi che voi ritenete più giusti per le bambine.
    del resto nessuna femminista ha ancora saputo spiegarmi perchè cucire e ricamare siano attività che chiudono la mente.

  7. Tiziana, lei continua nello stesso errore, contrapporre uno schema a un altro, fraintende e offende i femminismi (nessuna, mai, sostiene che una bambina VALE MENO rispetto a un’altra, e MAI che cucire chiude la mente: ma che ritenerle attività SOLO femminili lo fa), li accusa di far perseguire alle bambine percorsi maschili. Se lei fosse la curatrice del corso, direi che sta difendendo la sua iniziativa, e molto male. Ma non lo è, giusto? 🙂

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