ASPETTANDO FREE KARMA FOOD

Il romanzo solista di Wu Ming 5 esce a metà marzo per Rizzoli. Su Liberazione di oggi, Girolamo De Michele ne trae spunto per una riflessione su letteratura e critica sociale.

Che uso si fa oggi della teoria critica? C’è chi, come Carlo Galli,
suggerisce un uso archeologico, invitandoci a «desistere dalle sue ansie
assolute di giustizia e verità» e riducendola a esercizio di bella scrittura
capace di «generare un po’ di turbamento nelle nostre compiaciute sicurezze».
C’è chi, continuando a leggere il mondo presente come una ipostatizzata
totalità, ne pratica un uso monumentale evocando l’incubo dell’alternativa tra
il pensiero lucido ma inefficace, e l’inglobamento nella sfera del potere. E
c’è chi, come Bauman, al di là dei cimenti intellettuali degli eroi in
pantofole e delle anime belle, lavora a un uso
critico della teoria critica
, cercando di redigere una categorizzazione
della post-modernità e un’«agenda pubblica dell’emancipazione». Dalla critica
sociale alla letteratura: qual è il modello letterario più affine alla critica
di Bauman? È probabile che, nell’epoca dell’affievolimento della memoria del
passato e della fiducia nel futuro, la cronologia ci sia d’impaccio: che
Pynchon, con la sua totalità paranoica che satura per proliferazione
linguistica ogni vuoto, sia meno
contemporaneo
della frantumazione narrativa di Burroughs. Ed è proprio
Burroughs ad indicare il punto di vista dell’autore nell’ultima opera dell’atelier letterario Wu Ming: il romanzo
“solista” di WM5 (Riccardo Pedrini) Free
Karma Food
. Romanzo burroughsiano,
per la radicalità con cui persegue la scheggiatura della trama, nell’ironica
certezza che nel disegno karmico i fili devono ricomporsi, prima o poi: ma non necessariamente nella traduzione degli eventi
in forma rappresentativa. Come il precedente Havana Glam, la trama è ascrivibile alla fantascienza: in un
prossimo futuro in cui i bovini si sono estinti in seguito a un’epidemia, gli
uomini si nutrono di carne di basso valore (cani e gatti) o, se possono
permetterselo, di carne umana procurata da cacciatori autorizzati. Contro
questa società combatte il Free Karma Food, formazione eversiva di
“abbracciacarne” (vegetariani) guidata dall’enorme Ananda Davis. Ma sul genere
si tratta di intendersi: se i riferimenti che vengono in mente sono La settima vittima, L’esercito delle dodici scimmie e soprattutto 2022. I sopravvissuti, è però riduttivo definire questo libro come
disutopia. Più cogente potrebbe essere il riferimento alle ucronie di Dick e
Gibson; ma Free Karma Food, più che
la ricostruzione verosimile di un futuro possibile, è un viaggio filosofico ed
etologico alle radici dell’umano, cioè a quel fondamento istintuale senza tempo
nel quale trovano espressione i modi storicamente determinati della violenza
intra-specifica: i canini del nostro volto non sono forse lì a ricordarci un
recente passato di predatori e cannibali? Il taglio antropo-eccentrico, cioè
etologico, è il vero portato etico di questo libro: del resto, come ha
dimostrato Deleuze, l’Etica per
eccellenza, quella di Spinoza, è un’etologia. La sopraffazione verso gli
animali non-umani, la visione antropocentrica dell’ambiente, la distruzione
dell’ecosistema, l’inconsapevolezza delle reazioni messe in moto (tra gli
umani, nell’ambiente, nel ciclo del karma) dalle azioni inconsulte: su questo
fondo oscuro si muovono i personaggi
del pretesto narrativo, che importano non per le loro biografie, ma per le
potenzialità che esprimono, per i centri di energie che essi stessi sono. Il
crollo dell’ordine politico lascia un’apparentemente
libertà: ma dentro questa libertà agiscono le passioni tristi della modernità
liquida. La precarietà delle alleanze umane, la pietosa condizione di questa
libertà, la fragilità delle azioni comuni, la quasi-impossibilità di
generalizzare le esperienze individuali: i movimenti di questi personaggi
ripercorrono senza soluzione di continuità l’agenda-Bauman. E poiché la lingua
non può essere casuale rispetto al contenuto, la scrittura di WM5 si fa
ellittica, spezzata, monca. Il lavoro sull’essenzialità della forma, quel
livello paratattico nel quale si esprimono Ellroy ed Easton Ellis, quel
continuo “cavare” (per dirla con Sciascia) serve all’autore per forzare il
legame tra immagine e parola. Bisogna riconoscere che, all’interno della
scrittura collettiva dei Wu Ming, gli accordi solisti rappresentano nuove
variazioni, nella consapevolezza che la pienezza di una scrittura si raggiunge
quando si sono espresse, per differenze e giustapposizioni, tutte le
possibilità del lingua: cioè mai. Ed è bene che i vuoti non siano saturati, che
le discontinuità abbondino: non è nella frase che si ricompongono i
significati, così come non è nella narrazione degli eventi che si
riappacificano le storie. Come le danzatrici di Renoir, queste storie sono
osservate da un occhio che ne determina il taglio prospettico dall’esterno del
dipinto: l’occhio del karma, appunto, rispetto al quale l’umanità è pulviscolo
cosmico. Il che non impedisce ad alcuni personaggi di raggiungere questa
consapevolezza: di uscire, cioè dalla paranoia umanocentrica. Che poi questo
libro cada in un frangente nel quale si cominciano a tematizzare i diritti
degli animali non-umani è una coincidenza (se di coincidenza si tratta) felice.

15 pensieri su “ASPETTANDO FREE KARMA FOOD

  1. Mi incuriosisce il nuovo libro di WM5 anche se Havana Glam mi era piaciuto sin lì e gli preferisco ‘Libera Baku ora’.
    Visto che tu hai (probabilmente) letto ‘Karma Food’ e che quando si parla di cannibalismo e società non posso fare a meno di pensare a Swift (‘A Modest Proposal’) e a Burgess (Il seme inquieto), mi puoi dire se c’è qualche ‘nesso’?
    Pensare a un libro non ancora in circolazione e recensito parlando di critica fa nascere molti ….pensieri.
    La curiosità di cui sopra è la meno stupida che mi viene.
    Sulla ‘critica’ invece non mi interrogo (a ognuno i suoi limiti) e aspetto di leggere il ‘lento’ (mi sembra che abbia rimandato la pubblicazione di un anno) parto wumingo 🙂
    besos

  2. Intervengo, eccezionalmente, dal profondo del sabbatico. Tranquilla, spettatrice, il romanzo collettivo uscirà – come previsto – l’anno prossimo, nella primavera del 2007.
    “Havana Glam” uscì pochi giorni dopo l’11 Settembre ed era in lieve anticipo sui tempi. Letto oggi, dopo l’Iraq e tutto il resto, fa molto più effetto e ogni frase, ogni parola, “risuona” come dovrebbe.

  3. WM1, non vedo l’ora di leggere l’opera collettiva.
    Adesso che arriva Karma Food avrò materiale da leggere mentre aspetto 🙂
    I miei ‘giudizi’ sui libri non devono impressionare nessuno e così anche i giudizi degli altri. Molte sono le variabili che li determinano, compreso il mal di denti o i disagi ormonali. Ho letto HGlam appena uscì e, pur non dandone un giudizio negativo, non posso dire di averlo trovato ‘esaltante’. Sta di fatto che partivo con aspettative ‘altre’ e non è detto che la mia opinione sia identica dopo una rilettura. Se anche restasse sostanzialmente uguale valgono le leggi della relatività generale, della meccanica quantistica e dell’entropia anche ……se non ho ben chiaro cosa tutte queste cose significhino in linguaggio ‘tecnico’ e ‘assoluto’ 🙂
    besos

  4. A metà dicembre mi ha schiacciato, improvvisa, una frana di dolori e problemi, che in parte ancora si trascinano, e che hanno aggravato il peso degli impegni (genitorialità equa e solidale etc).
    Aggiungiamo la consegna del libro a novembre…
    Non ho più avuto tempo per seguire i blog, e tuttora non ce l’ho.
    Non ho più risposto a sollecitazioni, inviti, invii di link.
    Mi sono eclissato.
    La mail della cartella “Non più calma” si è gradualmente spostata nel cestino.
    Col tempo ho smesso di pensarci, e di dispiacermene. E’ un percorso condiviso coi miei soci, ed è là che torno adesso. Seguite Giap se proprio volete sapere di noi.
    Il tuo post, Lucio, l’ho letto poco fa e non ho nulla da ridire. E’ un contributo. Abbastanza straniante la straniante la discussione nei commenti, ma è perché io so in che direzione stiamo andando, direzione che non si può evincere da nulla di quanto già pubblicato.

  5. Lippa,
    hai letto l’articolo di stamani di Alessandro Baricco su “Repubblica”?
    Quello in cui rivendica il diritto a una vera stroncatura?
    Poverino… Mi ha fatto pena…
    Ha ragione, che diamine!
    Un autore del suo calibro dovrà ricevere qualche bella critica negativa ogni tanto, no?
    Qualcuno dovrà pur considerarlo, dire cosa pensa dei suoi libri, delle sue trasmissioni.
    Per esempio quanto è insopportabile, stucchevole, manierato quando si presenta in tv in maniche di camicia e parla di Mozart, del Don Giovanni, o del Flauto magico rendendolo banale, domestico, quotidiano, tanto che uno, tapino, davanti allo schermo pensa: “Se le cose stanno così, avrei potuto scriverlo anch’io il Don Giovanni, o il Flauto magico”.
    Il mio amico Paolo Albani ha scritto che io conosco l’arte della stroncatura e ho il coraggio di praticarla.
    Ecco.
    Spero di aver reso meno infelice Baricco, oggi.
    La mia buona azione quotidiana.

  6. Angelini,
    non piangermi sulla spalla perchè ti senti solo e abbandonato, soffro di dolori alla cervicale e l’umidità non va bene 🙂
    Non posso rinnovarti tutte le mattine affetto e simpatia.
    Non ti spaventare se ogni tanto litighiamo quando c’è aria di vignette e di Calderoli. Siamo solo una coppietta di amici arterio.
    Sappi comunque che sono, in genere, persona ‘fedele’ sia alle amicizie che agli amori che ai blog (avrai notato che scrivo quasi esclusivamente da Lipperini….almeno con questo nick :-).
    Ho amici di vecchia data con cui litigo regolarmente e ormai sono convinta che quella è la nostra forma di ‘comunicazione’ verbale e affettiva…però, un pò, stanca 🙁
    Sto aprofittando degli sguardi di Lolip tutti puntati sui critici per ‘rassicurarti’ e anche per dirti che questa è l’ultima volta che lo faccio. Nell’arena dialettica blogghesca e quotidiana: à la guerre comme a la guerre (scritto pure male):-)
    besos
    P.S. sono curiosa di leggere i tuoi commenti su Karma Food non appena si renderà disponibile. Prometti di dedicargli una puntata di cazzeggi?

  7. Lucio,
    errata corrige:
    nè il Cristo = il padre del Cristo….
    …. che poi sappiamo tutti chi è e che siede in via del tutto eccezionale nel nostro parlamento oltre a fare qualche puntata aldilà dell’Atlantico (ogni tanto, solo ogni tanto) 🙂
    besos

  8. ot,per Angelini
    Caro Lucio, come sai ti rispondo quì perchè sono timida 🙂
    sul tuo blog (oggi) sei partito da wm1 per un giro di giostra che va a finire in un argomento ormai di moda (lasciamo perdere l’obiezione che lo era anche 2000 anni fa o oltre): l’uomo è buono o cattivo? parti dalle terrene considerazioni wumingo kinghiane sulle prevaricazioni per entrare (citando altri) in questioni di cui si può dire tutto e il contrario di tutto. Ti salvi in fondo, con buonismo, citando la tua bontà di bambino 😉
    Prima ti dico a cosa servono queste cose nella modernità, poi, se la Lippa non mi caccia prima, qual’è il mio ‘sentire’.
    Riaffermare che l’uomo è fondamentalmente ‘cattivo’ di questi tempi è utile (dubito che altre volte non lo sia stato) e serve proprio a creare l’humus per certa economia di mercato e a giustificare molte prevaricazioni. Non so se lo avete notato, ma ormai chi è povero o debole è colpevole (della sua condizione, ma anche di cose ‘oltre la fisica’) a prescindere. Che si tratti di ragazzini seviziati, lavoratori sfruttati, protestatari dei diritti o donne poco sottomesse o… L’andazzo è quello, hai diritti, esisti, solo se se abbastanza stronzo da importi. La cosa non è ingiusta dal momento che se il debole fosse al tuo posto non farebbe altro che agire come tu (stronzo) agisci. Quindi, visto che parità di status non si può dare (bisognerebbe rimettere in discussione troppe disuguaglianze, sia mai) crepi pure il debole che tanto ha colpa pure lui, potenziale, ma sempre di colpa si tratta. Nessuno, insomma, è innocente. Questo è in atto, questo viene inculcato, questo si realizzerà (e nelle peggiori forme) tra individui e tra Stati. Chi sono io per fare una predica al mondo e alla percezione che ha di se stesso (spontanea e non difensiva degli interessi di nessuno immagino: immacolata come un giglio) mettendo in dubbio quello che è sotto gli occhi di tutti e che magari contesto perchè ho la coscienza sporca (nessuno ne ha, o potrà avere una pulita secondo questa teoria)?Siamo forse tutti ‘buoni’? non ricordiamo che l’Emilio è più o meno un delirio e che l’autore tanto ottimista/illuminista si comportò malissimo con i suoi figli? non ci rendiamo conto che i migliori propositi sconfinano spesso nei peggiori ordinamenti sociali?
    Le persone come me (che non sono ottimiste sulla natura umana, ma critiche sul solo ‘homo homini lupus’ e affini) sembra non abbiano diritto di esistere in questo mondo polarizzato su buonismi di facciata o su rapaci cattivismi. Sono la solita disfattista e devo dire che in questi frangenti sono felice di esserlo. Perchè questo ‘riduzionismo’ non lo sopporto più e il suo fratello ‘buonista’ neppure. Sono due menzogne portanti di due imposture uguali. Chissà perchè quando sento certi pessimismi eccessivi penso sempre a che cazzo di esperienze di merda uno ha vissuto e pure quando penso a ‘buonisti’ fanatici non posso fare a meno di pensare a brutte infanzie e a reazioni uguali e contrarie. Sempre dando retta più a sentimenti che a ragioni penso all’uomo come insieme di ‘rapporti’ e di ‘responsabilità’ (questo siamo, per me, in definitiva) e mi torna in mente spesso Fanon (non sempre a proposito). Facendo un giro su internet per rinverdire la memoria, visto che le sue opere non sono più in commercio da anni (ed è una vergogna), mi sono imbattuta in qualche frase. Si vede che anche qualcun altro la pensa come me: fuori tempo massimo comunque visto che è iniziata l’era dei lupi.
    Non so se sia esattamente in relazione con il tuo post di oggi, però mi sembra un buon regalo (per te) ed è anche un invito a dedicare ai suoi temi e lavori almeno una puntata di cazzeggi:
    Non è casuale se Fanon dialogherà tanto con l’esistenzialismo di Jean-Paul Sartre che affermava che ogni essere umano è situato nel tempo e lo spazio; che ognuno di noi è insieme significato e significante;cioè produce dei significati, attribuisce un senso alla propria esistenza ma è anche , contemporaneamente,prodotto dal contesto e dagli altri. Sartre scriveva nella prefazione ai “Dannati della terra” che il razzista che crea il “Negro”- e non il contrario- esattamente come- questo lo scrive nella “Questione Ebraica”- è l’antisemita che crea l’Ebreo. Partendo dalla sua esperienza personale Fanon arriverà alla conclusione che l’uomo è il costruttore della propria storia ma che la sua storia la crea in un contesto storico e socio-culturale che non ha scelto lui. La diversità non può essere colta che in una prospettiva situazionale e relazionale……….
    http://www.mondodisotto.it/fanon.doc
    besos

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