BELLOCCHIO E IL FUTURO

E’ bella la lettera che Marco Bellocchio ha inviato oggi a Repubblica. Ve la giro senza esitazioni. Intanto, vado in cerca di fresco per un paio di giorni. Ci si ritrova.
Caro direttore, se si deve parlare di identità (vedi Galli della Loggia sul Corriere della Sera di mercoledì e Carlo Lizzani su la Repubblica di ieri) riferendoci al cinema italiano e all´Italia più in generale bisogna distinguere l´identità individuale dall´identità collettiva (può nascere un genio anche in un paese in piena decadenza), in questo la politica italiana più del cinema ci dimostra ogni giorno la sua mancanza di identità.
La classe politica è molto al di sotto delle aspettative degli italiani. E´ sbeffeggiata, derisa, disprezzata come non ho mai visto nella mia vita. In passato c´erano i due schieramenti e il disprezzo e l´odio erano per lo schieramento avversario. Ora è per tutta la classe politica. Poi ogni italiano fa qualche eccezione, ma personalizzata. Io ho fiducia in Veltroni, io in Bertinotti, io in Bossi, io in Berlusconi, nonostante eccetera.
Ma sono singoli uomini. E personaggi televisivi che vincono in televisione (vedi Berlusconi) in un gioco delle parti che non riserva più nessuna sorpresa. Dico televisivi perché siamo oggi lontani anni luce dal Neorealismo e perciò la pretesa, che anche io ho manifestato spesso, di un cinema italiano che ricerchi nuove forme, perché troppo parlato, le cui immagini sono al servizio delle parole, un cinema «invisibile», è vera e legittima purché si rinunci a qualsiasi nostalgia verso il glorioso passato, che è finito per sempre.
Perché il nuovo va ricercato in una società irriconoscibile rispetto a quella in cui mi sono formato come cittadino e cineasta, dove improvvisamente tutti sono registi (non sono diventati, lo sono acquistando un cellulare di ultima generazione) le nuove tecnologie hanno democratizzato mondialmente il fare cinema e le «nuove forme» nasceranno da lì. In internet si possono già vedere migliaia di film di migliaia di registi a costo zero.
Chi si è formato con i carrelli, il dolly, la pellicola continuerà a farlo fino all´estinzione, ma le nuove identità, le nuove immagini nasceranno da una nuova cultura che non è quella dominante, cinica, fatua cocainizzata e perciò senza nessuna idea nuova («in Italia comandano» i morti al di là dell´anagrafe, è per me un esempio di «morto» anche Fabrizio Corona, e sono dei «morti» tutti coloro che ne scrivono o ne parlano in televisione giustificandosi con la curiosità morbosa del pubblico, come se non partecipassero, molto ben retribuiti, alla sua «formazione») innestata in una tecnologia sofisticata ed elementare alla portata di tutti. Tutti è una novità che non garantisce la bellezza, ma il bello e il nuovo nasceranno, stanno già nascendo, dai miliardi di cellulari con cui ogni terrestre oggi può fare il suo film.

12 pensieri su “BELLOCCHIO E IL FUTURO

  1. Ogni tanto passo qui e mi chiedo: come mai in questo blog non si è ancora parlato del caso Santacroce? Come mai la Lipperini chiude gli occhi? Solidarietà femminile? Isabella Santacroce è stata minacciata di morte, questo ormai lo sanno tutti, però la stampa rimane zitta, lasciando sola un’autrice del calibro della Santacroce, indubbiamente lòa voce più forte che abbiamo in Italia. Forse anche la signora Lipperini pensa che Isabella abbia sbagliato a scrivere un libro come v.m.18? Forse pensa che la ragazzina che si è tagliata le vene lo abbia fatto veramente in seguito alla lettura del suo ronanzo?
    Vorrei delle risposte.
    Grazie.

  2. Piccola suggestione. Una volta gli strumenti musicali erano poco diffusi. Prodotti da artigiani liutai stavano in poche case di benestanti. La Musica era una pratica elitaria (o comunque, non per tutti).
    Poi, con l’era industriale e la produzione in serie, diciamo che a partire dalla metà del XX secolo è stato possibile, per chiunque lo desiderasse, tenere almeno una chitarra in casa.
    Una piccola rivoluzione. Tutti potevano produrre musica.
    Questo processo (secondo me) ha raggiunto il suo culmine negli anni 70 (l’esperienza musicale più incredibile del secolo scorso) per poi iniziare lentamente a declinare.
    Cosa c’entra tutto questo?
    Bellocchio conclude la sua letera parlando di cellulari che oggi consentono a chiunque di girare facilmente il proprio film!
    Allora mi chiedo: Che stiano per arrivare i nuovi CINE-Beatles?
    Saluti D

  3. Dolce Loredana,
    posso chiederti a quanto ammonta il Tuo reddito annuale? E posso chiederti a quanto ammonta il tuo contratto con la Rai? E’ un servizio pubblico in teoria. E i Taxi? Tutto gratis per te vero? Io non li ho mai presi i taxi. Infine: la tua casa romana l’hai ricevuta con qualche facilitazione? Complimenti, Ti ammiro e invidio, chissà dove sei, magari a Venezia a goderti da vicino George Clooney. Beata Te.

  4. Li trolle de ‘na vorta sso’ ppuzzoni pe’ mmodo de dire: saressero puzzoni, metà foricamente dicenno.
    Li trolle de mo’ sso’ ppuzzoni ner senzo che je puzza l’anema. Je puzza de piedi, e puro ‘n po’ de pesce: come diceno, mejo ‘n morto ‘n casa…

  5. L’intervento di Marco Bellocchio è tanto sconsolato quanto rassegnato. Per capirci, mi pare ne emerga una constatazione anche facile: per quanto i Maestri (regolari o irregolari) tengano duro per mille ragioni, anhe generazionali e di formazione, su un fare cinema che richiede delle competenze e un comune linguaggio tecnico, nel frattempo la ‘storia’ va avanti per conto proprio e li scavalca – un amico, scrittore, mi disse, ‘dobbiamo imparare dai dinosauri che non vollero adattarsi al mondo che cambiava, e infatti sono stati eliminati’. Però forse non è solo questo. Forse a invocare una provvidenziale inondazione che s’ingoi tutti i cialtroni circolanti (quelli proprio coatti, sprocedati, eclatanti, e anche quelli che navigano l’onda delle scorciatoie, sfruttano per così dire ‘innocentemente’ l’abbrivio), ecco forse non si fa peccato. D’altra parte, oso dire, Nanni Moretti per tante ragioni incominciò col super8, e ce n’era tanti come lui, ma solo lui è emerso e poi è passato al 16mm. Alla Mostra del Cinema in corso in questi giorni, come nei Festival di Cinema durante l’anno, io vedo esordienti molto preparati, tecnicamente ‘eruditi’, e con delle storie vere da raccontare, senza scorciatoie. Il punto, forse, è: (come diceva PPP a un sempre piccatissimo Moravia quando esaminavano i materiali che arrivavano a Nuovi Argomenti con ‘speranza di pubblicazione’), c’è lo sport, giocabile a vari livelli: lasciamo che tutti (magari anche con gran perdita di tempo per tutti) giochino la loro partita – ognuno in realtà gioca contro se stesso, e se regge a questa che è la sfida più feroce, emergerà (PPP diceva: pubblichiamoli, pubblichiamoli tutti – poi saranno i lettori a decidere…).
    Per i politici la questione è tutta diversa, e anche il piano di proscenio su cui si svolge la disfida. Lì trionfano retorica e insolenza, e davvero prevale un equivoco: che fare politica si riduca a rilasciare dichiarazioni. Davvero paradossale. Mi limito a un sommesso invito: nelle raffiche dei commenti su questo o quel nuovo punto in discussione, godetevi le dichiarazioni da ‘shchiattamuorto’ di Cesa…
    Scenda un doveroso, pio silenzio.

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