Due storie, diverse, con un denominatore quanto meno simile. La prima riguarda le mamme “anti-gender” della provincia di Nuoro, di cui si è parlato in questo post e su cui è arrivata, ferma e dura, la presa di posizione dell’Aib e di Nati per leggere.
Avviene che sulla vicenda sia uscito un ebook, a pagamento, che reca il notevole titolo di Gender (d)istruzione: le nuove forme di indottrinamento nelle scuole italiane. Lo firma Gianfranco Amato, esce per Fede&Cultura. Gianfranco Amato è il presidente di Giuristi per la vita. E qui mi fermo e lascio che siate voi a cercare, se lo desiderate, notizie sulle opere e le dichiarazioni dell’autore.
Il caso di cui si è parlato su questo blog e su molti altri viene raccontato nel libro in tutt’altro modo. Si riferisce, infatti, del turbamento di una mamma per l’adesione della scuola dell’infanzia frequentata dal primogenito a un progetto dal nome, certo preoccupante, di “Flashbook senza stereotipi”. La mamma si informa e scopre che il progetto “nasce in sostegno di Camilla Seibezzi, nota per aver introdotto negli ambienti veneziani le famigerate fiabe gay”. E che a quel progetto, orrore, aveva aderito la biblioteca comunale.
Interludio. Qui le informazioni su cos’è Flashbook senza stereotipi. Qui il resoconto dell’iniziativa a Siniscola, che è il paese di cui parliamo. Qui la notizia sulle, uhm, fiabe gay.
La mamma, insieme alla sorella, affronta la dirigente scolastica. La quale si dichiara “allarmata” dal materiale e assicura che da quel momento in poi chiederà il consenso scritto ai genitori. C’è di più: si scopre che i libri vengono scelti da pericolosissime bibliotecarie, e fra i medesimi c’è Piccolo blu e piccolo giallo e addirittura, ahi, Il litigio. I quali, considera il nostro, contengono messaggi subliminali che inculcano nei bambini l’ideologia gender e (uh?) “omosessualista”. Infine, a casa della mamma di una bambina di otto mesi arriva Il libro delle famiglie di Todd Parr e apriti cielo.
Perché vi sto raccontando questa storia? Non la conoscevate, forse? Il problema è che le mamme non ci stanno a passare per censore, e dunque, alla giustissima reazione dell’Aib, protestano. Dicono che no, loro hanno solo sollecitato un dibattito sulla “teoria gender” e che vogliono essere informate sui libri, casomai veicolassero la medesima, e che vogliono “solo vigilare”. Il resto, per chi ha lo stomaco, qui.
Vale la pena segnalare la vicenda per un punto, in particolare: non si capisce perché le provvide mamme che temono l’ideologia gender (che non esiste) e le sentinelle e i sentinelli che soavemente si mobilitano per fermarla, si offendono a morte quando li si definisce omofobi. Chi, noi? Ma quando? Mai detto. Mai sostenuto. E’ come quando provi a dire a qualcuno che sta facendo un discorso sessista: ma chi, io? Ma io adoro le donne, risponderà. Ecco, si vorrebbe un pochino di coerenza. Si vorrebbe, da queste madri, il coraggio di dire: siamo omofobe, punto. E si vorrebbe anche che la scuola pubblica si comportasse di conseguenza, non incoraggiandole, e non blandendole. Mai.
La seconda storia vi è già nota. Potete riascoltarla qui, dall’audio della presentazione bolognese di Questo trenino a molla che si chiama il cuore, che Wu Ming 1 ha pubblicato su Giap. Qual è il nesso? Nel titolo di questo post, care e cari. Perché a volte i sassolini dagli anfibi, o dagli stivaletti rossi, vanno pur tolti.
Gender significa genere (maschio o femmina), quindi questa gente è sicuramente a sostegno dell’ideologia Gender, non certo di quella “omosessualista”.
Conosco la storia e sono una lettrice volontaria di NpL.
La risposta dell’ Aib è stata forte e chiara.
Il rischio di scomodare scienze pedagogiche e sociologiche per due conigli amici (il litigio…bellissimo) va di pari passo con la poca coerenza di cui sopra.
Ma non stiamo lavorando proprio sugli stereotipi e i pregiudizi?
Dunque mamme care, basterebbe ammettere le posizioni e lasciare ai bimbi l’ultimo giudizio. O no?
Di mamme ce n’è più d’una, ci sono anche quelle stomachevoli che appunto andrebbero espulse , in quanto si oppongono ad alcuni moderni sistemi educativi . Ricapitolando se qualcuno si oppone a un sistema educativo diverso dal nostro sarà ritenuto stomachevole e quindi ci aspettiamo che, ( la scuola siamo noi, ) la scuola lo espella .Curioso notare come all’interno di questi “metodi educativi moderni” siano incluse teorie e pratiche che oltre ad essere invise alle mamme stomachevoli, sono ancora invise alla legge italiana e quindi illegali come per esempio la compravendita di gameti; Perché si dovrebbe raccontare a un bambino di due anni e mezzo? La balla che “le due mamme “ si volevano così bene che in olanda un signore buono gli ha donato il semino? E’ cos’ indispensabile? Oltre che fuori legge ed è anche un argomento su cui in tutti gli stati ci sono discussioni, e che credo interpelli le coscienze di tutti, anche quelle più laiche
. Tra l’altro, i frutti di questi metodi educativi, sono tutti da verificare quanto a risultati effettivi sull’educazione al rispetto .Più chiari a tutti sono gli orrori che l’accettazione di questa mercificazione impone soprattutto alle donne povere, schiave per l’utero in affitto e per l’espropriazione dei gameti. Io credo porprio che col pretesto di educare alla tolleranza, si voglia storpiare la coscienza dei bambini facendogli accettare pratiche disumane che portano a una completa mercificazione dell’essere umano. Ma di questo ne parlano soli cattolici. gli altri si tolgono sassolini dalle scarpe per mettersi le travi sul groppone delle stereotipate ragazze povere del terso mondo
ciao,k.
carokappapunto, ma ogni tanto li leggi i post?
Caro ekero leggo i post con molta attenzione, ti invito a leggere con me anche questo. A partire dal titolo “branchi”, parola in apparenza isolata ma che in realtà è già un giudizio “subliminale” sulle persone con opinioni diverse di cui si parla, assimilate quindi a degli animali.
Il post prosegue con una “fredda” cronaca della vicenda, in cui viene usato un tono tra l’algido e il sarcastico atto ad esprimere quanto siano strambe e incomprensibili le suddette diverse posizioni.
Più evidente la parte finale, dove sempre attraverso raffinatezze linguistiche ( ci mancherebbe..) si esprimono i giudizi pesanti che forse giustificano l’animalesco titolo. Ecco allora che, per proseguire a interessarsi della vicenda ci vuole “stomaco”, e quindi anche se in maniera indiretta ci viene riferito quanto siano ributtanti le suddette persone ( o opinioni).
Un passo importante questo, che evidenzia come si rinunci a un confronto razionale argomentativo tra le posizioni, scegliendo invece un approccio diciamo sentimentale, di pancia appunto, che in qualche modo ricorda le sempre attuali lotte di tipo etnico. Il tutto porta però ad una (logica) conclusione; gli altri sono dei criminali (il reato è quello di omofobia) e come nei celebrati processi alle streghe “ lo devono ammettere da soli”.
Aggiungo che, dal punto di vista letterario, mi è piaciuta molto anche la parte successiva in cui si invita “la scuola a comportarsi di conseguenza”, quindi implicitamente si dice queste persone vanno espulse dal corpo sociale e scolastico ( vedi il precedente riferimento allo stomaco), ma linguisticamente l’intenzione viene sottesa, utilizzando delle forme negative “non blandire, non incoraggiare”.
Il “Mai” puntato finale restituisce un tono imperativo, che riequilibra i precedenti toni sfumati e al tempo stesso vuole manifestare la forza delle opinioni dell’autore.
Opinioni a mio avviso sbagliatissime, ma comunque scrivere è una fatica e io la rispetto.
ciao,k.
Guarda caso, però, di “diretto”, relativamente alla tua recensione, non c’è niente. Tutte le cose indirette le hai inserite tu. E questo fa un’enorme differenza. Hai mai letto parole di “espulsione” qui su Lipperatura da parte di Loredana?
Da quando in qua le parole “Non incoraggiare, non blandire” significano “buttar fuori dal corpo sociale e scolastico”?
Quello che mi sembra emerga chiaramente è la posizione di Loredana (aldilà del fatto che sia d’accordo o meno): l’atteggiamento delle genitrici di cui sta discutendo adesso è ipocrita e attacca quello che lei considera un diritto inalienabile: la libertà di ogni scuola di gestire la didattica entro i confini delle leggi, della costituzione e delle indicazioni nazionali, senza che i genitori intervengano (cosa grave, peraltro). Nelle indicazioni nazionali, ti sorprenderà, non è vietato parlare ai bambini della società complessa dei nostri tempi.
Cosa stai difendendo tu – perché ancora non mi è chiaro?
La parola “espulsione” pur se non direttamente espressa, giganteggia come un immenso cartellone su tutto il il post, per i motivi che ti ho già spiegato; il sarcasmo l’ironia, il voltastomaco , la criminalizzazione, l’invito ad autoaccusarsi, il titolo animalesco. Credo che chi come te si interessa di scrittura, letteratura, dovrebbe riconoscere queste possibilità espressive del linguaggio, che sia chiaro, in quanto tali, restano un vanto circa le capacità letterarie dell’autrice.
Libero comunque tu di pensare, che il post sia un invito al rispetto delle persone ed a un confronto sereno tra le diverse opinioni.
Quanto a me, senza entrare nel merito della libertà educativa etc., direi che la cosa più importante da difendere sono le persone che non andrebbero mai paragonate a dei branchi animali. ( lo dicono anche a Radio Maria)
Ciao,k.
Ma se Gesù Cristo non faceva che paragonare se stesso e tutti gli altri a capi di un gregge ovino… la pecorella smarrita, l’agnello di Dio…
Caro k., si vede che, beato te, non hai mai subìto in vita tua nessuna vera discriminazione: se l’avessi vissuta sapresti che i branchi umani si muovono esattamente come quelli animali.
Quanto al merito, non c’è nulla di più “gender” dell’ideologia portata avanti da chi la combatte… il discrimine tra “buona” pedagogia (ed educazione) e una “cattiva” sta nella sua capacità di inclusione.
Visto che sei tanto informato, non mi sembra che i sedicenti movimenti “per la vita” (in realtà “no-choice”), propongano visioni inclusive. Anzi, a dirla tutta l’avv. Amato (Giuristi per la vita) si è dichiarato “fieramente omofobo” l’anno scorso a Tolentino. Nessuno vuol togliere la parola a queste persone, ma che almeno si presentino per ciò che sono realmente senza pretendere di ridurre al silenzio tutti quelli che non la pensano come loro.
P.S. @k.: Anche noi siamo animali, per quanto, bizzarramente, tentiamo di affermare una nostra diversità (puntualmente smentita dai nostri comportamenti, peraltro!). Visto che sei molto ispirato dal cattointegralismo, ti consiglierei una sana rilettura della Bibbia dove il parallelismo linguistico, metaforico, metominico, parabolico e gli stessi riferimenti storici rimandano continuamente al mondo animale, dagli ovini (mondo conosciutissimo dal popolo israelitico, visto che all’epoca erano principalmente allevatori di pecore) agli uccelli ai predatori. Se è per questo anche il mondo vegetale non se la passa male nel testo biblico! Chiedi a Radio Maria di proporre al Vaticano una versione della Bibbia purgata da tali riferimenti e quindi più rispettosa della “persona umana”, magari con la collaborazione dei movimenti “pro-life”!!…
Errata corrige: metominico = metonimico
Fratello Luca, anche tra animali non facciamo finta di non capirci ( te e il bieTologo); puoi essere astuto come una volpe, elegante come una pantera e avere i seni come due cerbiatti, ma se dico che “quelli là sono un branco di animali” è evidente che mi riferisco al loro come persone grezze violente verso cui è lecito sospendere ogni forma di rispetto. Un offesa troppo grave verso persone che pure hanno la colpa di esprimere un opinione diversa. mi sembra un tantino eccessivo.
ciao,k.
Caro k., più ti esprimi e più finisci col confermare che hai la fortuna di non aver mai subìto discriminazioni e che dunque non sai di cosa parli: quelle persone non esprimono una semplice, innocente “opinione diversa”, fanno discorsi di discriminazione attiva fingendo di rivendicare una libertà di educazione e di parola che naturalmente è a senso unico (nei loro convegni non c’è mai contraddittorio; se viceversa una associazione “omosessualista” -come dicono loro- prova a farne uno, pretendono di avere spazi paritari con un’arroganza senza pari, e parlo per esperienza vissuta. Taccio poi del potere di cui godono dentro le scuole…). Sono “lupi travestiti da agnelli”, per usare una frase che dovresti conoscere molto bene e per rimanere in campo animale: predicano la libertà (per se stessi) ma impongono (agli altri) la propria visione delle cose. Se non è “branco” questo…
Io sono sempre più stupito della capacità di sovvertire la realtà che certe persone dimostrano, ovviamente a tutto vantaggio della propria contorta visione del mondo. Qui la vicenda è riassumibile in pochissime righe: delle persone vengono offese e delle norme violate (a cominciare da quelle che tutelano i cittadini dalla discriminazione); queste persone e altre, con loro solidali, reagiscono evidenziando i toni offensivi e reclamando il rispetto delle norme, le quali impongono che “che la scuola pubblica si comportasse di conseguenza, non incoraggiandole, e non blandendole. Mai” (le madri omofobe). Tutto molto lineare, direi.
Poi interviene un tizio che con una pretesa decostruzione del linguaggio pretende di dimostrare che si sta cercando di appiccicare un’etichetta criminale a delle persone (e non è così, perché l’omofobia purtroppo non è ancora un reato) e, soprattutto, che si sta ledendo un loro legittimo diritto ad esprimere il proprio pensiero. Come se fosse un diritto, esprimere un pensiero discriminatorio. Mah. Caro k., ma se io scrivessi su un giornale a diffusione nazionale “il signor k. e tutti quelli come lui sono una minaccia per la società” (cosa che penso, peraltro) e mi organizzassi per impedire a lei e a quelli come lei di fare cose che gli altri cittadini possono fare, lei come definirebbe il mio operato? Libertà di espressione, anche in questo caso?
Caro Maurizio, le peggiori dittature totalitaristiche e le teocrazie sono sempre nate così: facendo passare le richieste di rispetto e tutela delle parti deboli come attentato alla libertà delle parti maggioritarie, soprattutto di quelle più arroganti oppure come offesa suprema a qualche “Dio geloso”. Si chiama “costruzione del nemico” e funziona da sempre.