Se domani capitate su Nazione Indiana potreste leggere un testo che comincia così:
"Nel dipartimento di lettere le leggi dello stato stanno andando in malora, il sacro nome viene pronunciato decisamente invano" .
Invece che così:
"Nel dipartimento…ma meglio non dire in quale dipartimento. Non c’è nulla di più suscettibile di ogni sorta di dipartimenti, reggimenti, cancellerie, e insomma di ogni genere di categorie professionali. Oggi ormai ogni privato cittadino ritiene offesa nella sua persona tutta la società. Dicono che recentemente è pervenuto l’esposto di un capitano di polizia, non ricordo di quale città, in cui egli denuncia a chiare lettere che le leggi dello stato stanno andando in malora, e che il suo sacro nome viene pronunciato decisamente invano" .
Gli indiani non sono impazziti e non intendono massacrare Gogol (Il cappotto) per una strana forma di sadismo letterario. E’ un’iniziativa in adesione allo sciopero di domani, molto ben spiegata nel comunicato qui sotto:
"Oggi-domani per chi legge, ndr- cinema, set cinematografici, allestimenti e prove teatrali, musei e gallerie d’arte resteranno chiusi in tutta Italia per protestare contro il taglio del 40% previsto dalla finanziaria 2006. I luoghi canonici del “fare cultura”, insieme a quelli più recenti e irregolari principalmente diffusi in rete, hanno deciso di fermarsi per un’intera giornata e, in questo modo, hanno scelto di evidenziare lo stato di mortificazione della cultura in Italia.
In un pacchetto di provvedimenti che prevede riduzioni che vanno dai costi di gestione delle auto blu agli stipendi dei parlamentari, i 464 milioni di euro del Fus (Fondo unico per lo spettacolo) stanziati nel 2005 verrebbero “tagliati” nel 2006 a 300.
Ma non è tutto. Vengono eliminate anche le quote Lotto destinate al settore e i trasferimenti agli enti locali. 5000 aziende direttamente legate al settore cultura e spettacolo sono in questo modo a rischio, così come circa 60 mila posti di lavoro sui 200 mila di chi opera in questo contesto. Per farsi un’idea ancora più precisa di che cosa questo voglia dire è sufficiente considerare con attenzione le seguenti proiezioni, relative solamente all’ambito cinema: il Festival di Venezia passerebbe dagli attuali 5,6 a 2 milioni di euro; il CSC (Centro Sperimentale di Cinematografia) da 11 a 5 milioni; il Fondo alla produzione da 33 a 12; il Fondo per i cinema d’essai da 2,7 a 1 milione; il Fondo per la promozione da 11,5 a 4,5 milioni.
Si tenga anche presente che la finanziaria 2006 non interviene su una situazione preesistente florida e nel corso del tempo valorizzata, e quindi in grado, in questa occasione, di cavarsela. L’Italia mette a disposizione della cultura solo lo 0,2 per cento del Pil. Il Portogallo lo 0,9 per cento, la Francia l’1,3. Siamo gli ultimi in Europa.
Per giustificare questa manovra il governo si appella alla retorica dei sacrifici comuni e inevitabili, e rimanda la soluzione al problema, o almeno un lenitivo, a un eventuale maxiemendamento che contenga le perdite.
Partendo dall’idea che fare cultura in Italia – una cultura che sia rischio, azzardo, messa in torsione del senso comune e perforamento di spazi ritenuti inaccessibili – significa prima di tutto confrontarsi con una possibilità concreta di espressione, pensiamo che tagliare i fondi corrisponda tout court con il togliere la parola. E togliere la parola significa ridurre drammaticamente la risorsa del contraddittorio. Che è, da sempre, una condizione di civiltà.
In quanto blog collettivo che attraverso l’impegno di chi scrive e di chi legge tenta quotidianamente di generare cultura, Nazione Indiana ha deciso di unirsi a questa giornata di protesta e di “dimostrare”.
E abbiamo deciso di farlo nei modi che ci sono più fisiologici e immediati.
Attraverso la parola. O meglio attraverso la sua negazione. Illustrando, in una serie di brani più o meno noti della letteratura internazionale, che cosa possa voler dire tagliare/togliere la parola.
Per tutta la giornata di oggi, quindi, oltre ad astenerci dalla pubblicazione dei nostri interventi, proporremo soltanto testi accuratamente mutilati, mancanti, sfigurati, appunto “mortificati”, coperti da un frego e parzialmente irriconoscibili.
La forma di questi testi sintetizza quale sia il rischio reale che stiamo correndo, la sua dimensione grottesca e la sua inaccettabilità. Racconta il destino di irriconoscibilità della cultura in Italia".
Sono nettamentamente contrario ai finanziamenti diretti. Per me defiscalizzerei tutto il settore culturale e basta. Ma nessun finanziamento diretto. Eccezione, settori tipo musei e archeologia. Li è una triste necessità.
E’ da rabbrividire.
Però vorrei capire il punto di vista di Lucis: chiedo se ha idea di quanto costi allestire uno spettacolo o gestire un teatro, seppur piccolo, seppur cantina.
Chiedo se sa che in una città come Roma ci sono oltre 80 “piccoli” teatri e che gli spettatori non saranno mai abbastanza per dividersi il pubblico e riuscire a pagare le spese quotidiane di gestione.
Chiedo se sa quanto incidono i contributi previdenziali, e le biglietterie automatiche e gli oneri Siae ed i diritti di autore che paghi anche se l’autore sei tu che lo metti in scena.
Chiedo se avrebbe il coraggio di scaricare tutto questo sugli spettatori mettendo in vendita un biglietto che non ha prezzo neanche fosse una cena da Vissani.
Chiedo ancora perchè un museo od un sito archeologico dovrebbe avere un trattamento diverso da un teatro.
Defiscalizzare il settore porterebbe un ben magro risultato.
Perchè non è certo l’iva sulla Siae a farne il costo…
Quello di domani è un movimento.
Dettato da una reale necessità e non da un gioco a poter accaparrarsi più briciole.
Se vengono toccati “mostri” come il Centro Sperimentale di Cinematografia o il Festival di Venezia, ho l’impressione che la realtà sia proprio quella di voler tagliare le gambe, prostrare, imbavagliare tutto ciò che non è impresa privata, televisione, etc.
Argillateatri aderisce allo sciopero.
Anche io.
Bella, dico la muscolare avambraccia:)
ci aggiungerei del pelo, ad esempio
http://www.guerrillagirls.com/posters/venicewalla.shtml
o un cavalluccio
http://www.guerrillagirls.com/posters/venicewallb.shtml
in compenso ieri sera all’isola dei famosi si è parlato, nell’ordine, di:
1) le preferenze di lori del santo per le specie ittiche (pesci) di grossa taglia.
2) le emorroidi di enzo paolo turchi che, infiammate e sanguinolente, lo hanno costretto a lasciare l’isola.
3) all’arrivo di Idris (quello senegalese tifoso della juve che stava a quelli che il calcio), una delle due bionde (non so se l’ex miss italia o quell’altra, ancora meno famosa, ha detto: “a me ricorda la cioccolata, mi vien voglia di morderlo…vabbè mica è colpa sua”
4) daniele, la versione meno famosa di costantino, ha detto: “beh, lui si troverà bene qui nella giungla”
nel frattempo, la chiesa cattolica prende 1,5 mil di euro tra 8 per 1000 e altri cazzi, e arriverebbe tipo a 2,5 se gli scalano l’ici.
L’ICI alla chiesa cattolica è salta perchè hanno fatto il solito casotto. Mancano i dati (non hanno fatto in tempo a preparali).
@isabella. Si, conosco bene la situazione, è il mio lavoro (faccio il commercialista). Ma tu hai ragione, ho scritto male la cosa e quindi la tua è una giusta critica. Non so se è il caso di entrare nei dettagli sui finanziamenti in un sito di letteratura, ma tu sicuramente saprai che per molti “spettacoli” PIU spettatori ci sono PIU grossa è la perdita. Come saprai su che basi avvengono le assegnazioni dei “finanziamenti” diretti.
Il punto non è finanziare un “settore”, qualsiasi settore, ma creare le condizioni perchè quel settore si finanzi da solo. La richiesta del “finanziamento” è sempre una richiesta volta a pietrificare lo status quo. Ci sono delle parziali e temporanee eccezioni, ma non è questo il caso.
La SIAE andrebbe chiusa. E’ solo una casta che tutela se stessa, gli autori dovrebbero essere tutelati in altro modo è, sopratutto, DOVREBBERO ESSERE TUTELATI e basta.
La faccenda è tutt’altro che liquidabile con una battuta. Però la cultura non dovrebbe dipendere solo dalla liberalità del Principe. Dovrebbe, credo, darsi da fare per attirare quegli spettatori paganti che non ha. In fin dei conti, perché la gente non va a teatro ? Forse anche perché ci è andata in passato ed è rimasta delusa. Perché finanziare chi delude il pubblico ?
Guarda Ferrazzi, il tuo pensiero è il mio con una piccola aggiunta. Il settore “cultura” in italia paga anche colpe non sue, ma politiche.
Comunque credo che, adattate al contesto, valgano anche qui le tue considerazioni in merito a colpa e responsabilità.
Forse la gente non va a teatro per pigrizia, o molto spesso perche non sa cosa si perde. Piu probabilmente perche nonostante tutto, il teatro costa e non poco. E non sono in molti a potersi permettere una frequentazione assidua dei nostri bei teatri. Nonostante questo, non so ancora per quanto, abbiamo la possibilità di assistere a molti spettacoli, di diversa natura, per tutti i gusti. Ed è questa libertà, la libertà di scelta, che dobbiamo difendere.
Guarda Aria non lo, sinceramente non lo so. Ho grossi dubbi. Da me (caserta) fanno Settembre al borgo, ovviamente va avanti a finanziamenti pubblici. Arrivavano biglietti gratis e ci andavamo. Quanti poi hanno “continuato”? Ricordo che i momix fecero uno spettacolo stupendo, piacque a tutti. Un paio di anni dopo ritornarono in zona (alla reggia) ma a pagamento, ci andai da solo. Di una ventina che eravamo non uno senti la necessità.
Questo è diffondere cultura o no? Per me no, è solo business e socialità. Sarò integralista ma i momix me li voglio scoprire da solo, e se non ci riesco peggio per me.
AriaFritta: che il teatro “costi” è un luogo comune da sfatare. Il 75% dei teatri di Milano, se ci si organizza e districa fra le molteplici offerte e riduzioni, costa qualcosa meno del semplice biglietto per un cinema di prima visione. Guarda tu stess* online i siti di OutOff, Libero, Teatridithalia, Arsenale.
Sono d’accordissimo con Lucis; ‘sta menata dei finanziamenti pubblici e soprattutto delle modalità di distribuzione degli stessi, mi porta a dire una cosa sola: che si cerchino un altro lavoro quelli che non riescono a campare facendo gli artisti e la smettano di farlo con i nostri soldi.
Anche la pantomima degli n-mila posti di lavoro a rischio, la trovo ridicola: gli stessi argomenti utilizzati per dieci anni con FIAT (coprire i debiti con soldi pubblici gridando alla perdita di posti di lavoro) e ora siamo al punto che si corre il rischio di perderli tutti.
Scusate il tono, ma trovo le proteste ingiustificate e una mera questione politica e di interessi personali; persino imbarazzante che NESSUNO lo dica chiaramente, almeno fra gli addetti ai lavori che ben conoscono questi meccanismi perversi.
Buona serata. Trespolo.
PS: la SIAE non è solo una casta è un troiaio che serve unicamente a distribuire mega stipendi e posti di prestigio; prima sarà chiusa meglio sarà per tutti. Non si farà mai, purtroppo.
domani faccio sciopero.
ma tanto i finanziamenti non me li danno lo stesso.
(fermo restando che essi finanziamenti sono una cosa proficua e benemerita, utile per un paese civile allo stesso modo dei finanziamenti per la ricerca scientifica.)
Paolo, i finanziamenti sono una “cosa” civilissima se sono finanziamenti, non attività di mutuo soccorso ai “soliti noti”.
Peché lo scandalo dei finanziamenti per la cultura (?), che di scandalo si tratta, dato che finiscono sempre nelle stesse tasche non è mai stato sollevato da nessuno degli addetti ai lavori?
Scusami, ma così come sono gestiti, e fatte salve le premesse precedenti, rimane solo una cosa da fare: abolirli.
E’ la stessa tiritera dei posti di ricercatore, visto che tiri in ballo il paragone con i finanziamenti scientifici: l’Italia è l’UNICO paese al mondo che ha gente che fa il “ricercatore” (di cosa non è ben chiaro) fino alla pensione. Poi hanno pure il coraggio di lamentarsi perché vogliono farli ricercare e pretendono risultati dalla ricerca?
Con i finanziamenti per la “cultura” è, forse, ancora peggio perché non esiste equanimità e servono solo, come per la SIAE, a foraggiare logge e loggette varie.
Buona serata. Trespolo.
amene banalità. davvero. da frustrati per giunta. ma vi siete riletti? anche nel linguaggio, ‘i soliti ignoti’…’la siae’….slogan da assemblea liceale. sarà anche vero, ma è banale. non si possono liquidare tagli come questi con i conti in tasca a chi li prende. per me si tratta di tagli che investono il concetto stesso di cultura, e parlarne come ne parlate voi dimostra che questi tagli, in fondo, arriavno in un momento propizio, perchè usate la stessa lingua di chi li vuole, di chi li accetta.
non si può liquidare la cosa colla scusa del ‘magna magna’, come non si può parlare di ‘gente pigra’, di prezzi, di ‘loggia siae’, e nemmeno si può dire che gli spettacoli non ‘attirino’ le persone.
vergogna.
Ragazzi, è una cosa pratica: quando tu dimezzi i fondi per la scula sperimentale di cinemaografia, dimezzi il già precario futuro cinema italiano.
Dove la cultura è stata al centro di finanziamenti pubblici (nei vari settori: vedi architettura, arti, cinema, teatro, etc.) in quei paesi si è effettivamente sperimentato cultura. Ed esportato cultura.
Un esempio professionale: la Spagna lo ha fatto negli anni ed ha cambiato faccia alle sue città.
Io non credo che esistano architetti peggiori in Italia, ma architetti ai quali non è dato costruire (perché i privati se ne fottono dell’architettura, preferiscono avere come progettisti gli ingegneri o i geometri). Alzare la soglia di qualità architettonica ha portato ad un circolo virtuoso anche fra i privati, in Spagna, Francia, etc.
Mi sembra molto ipocrita l’adesione di Carmilla all’iniziativa di Nazione Indiana. Evangelisti e Genna non sanno che quelli di NI li odiano? Genna è un fuoriuscito, dunque un traditore; Evangelisti ha difeso Moresco ed è amico di Carla Benedetti.
Tiziana
Genna è un fuoriuscito, dunque un traditore?
Tiziana, questa parola, “traditore”, l’ho sentita e letta rivolta anche a me, completamente fuori luogo: cosa ha tradito Giuseppe Genna?
“Evangelisti ha difeso Moresco ed è amico di Carla Benedetti”
Boh…io ti posso assicurare che se difendessi Moresco non diventerei amico di Carla. Allo stato attuale mi pare un’eventualità impossibile: ma se difendessi Biondillo diventerei amico di chi?
In ogni caso, si aderisce a un’iniziativa perché la si giudica giusta o sbagliata.
Ecco, forse i limiti della rete stanno nella testa di chi valuta l’adesione a una campagna in base a “tradimenti” o “simpatie”
Certo che nella distribuzione dei finanziamenti i grandi teatri, grandi festival ecc.si beccavano la parte del leone e ai piccoli teatri, alle piccole compagnie ecc. rimanevano le briciole; su questo, in molti casi, c’è molto da ridire. Ma i piccoli di queste briciole campavano e se gliele togli rischiano di chiudere e/o morire e buonanotte. A voi sta bene? Siete convinti che il teatro sia un arte obsoleta che deve morire? Che solo quello apprezzato da pubblico, quello sponzorizzato “Mediaset” che il pubblico c’è l’ha a propria immagine e somiglianza, dove recitano sempre più attori televisivi, abbia una giustificazione ad esistere? Che nessun nuovo regista cinematografico debba più potersi affiancare ai soliti cinque o sei che fanno botteghino con i loro film imbarazzanti?
Tiziana, per confonderti un po’: io sono- da sempre- di NI, amica dichiarata di Genna, e per niente in guerra con Moresco e Carla. Mi spiace vedere che tu riduca a una soap una questione dolorosa di dissidi intellettuali e di rapporti che non sono mai collettivi, ma di ciascuno
trespolo, generalizzare non è il modo migliore per parlare di una questione di questo tipo.
inoltre: se la sanità è un magna-magna e si tolgono i fondi alla sanità, si fa un’operazione intelligente?
Beneforti, prova a rovesciare il tuo assunto: se triplicassimo i fondi per il teatro nascerebbe un William Shakespeare italiano ? L’arte non nasce con i soldi, e sopravvive se si fa capire e apprezzare dal pubblico. L’arte che per vivere ha bisogno del Principe è quella dei giullari e dei marinisti.
Io devo scrivere veramente male. Ora sembra che abbia detto qui è tutto un magna magna. Ma dove?
Vorrei essere chiaro. I finanziamenti posso essere utili o inutili. Il come sono gestiti è un altro discorso. Se uno è ammalato io tento di curarlo, non lo impicco!
Per me i finanziamenti sono sbagliati in se. Ci sono settori dove sono necessari, ma non includo la cultura tra questi. Anzi in questo settore li considero dannosissimi, una sciagura. Anchè laddove la gestione fosse correttissima. Anche qui ci sono delle tristi necessità, ma come regola generale niente finanziamenti.
I teatri chiudono perchè costano troppo? Me ne fotto, gli attori tornassero in piazza, nelle taverne, nelle corti a recitare. Se faranno così sono sicuro che il teatro rinascerà. Altrimenti per me può pure morire.
Lo stesso in letteratura, musica etc etc.
In ambito culturale sono un darwinista.
Non ho capito cosa proponi. In genere, l’unico rischio nel finanziare “la cultura” è quello di creare una casta di intellettuali organici al potere, per dirla come una certa rapa che nominate spesso. Ma è un ragionamento di cazzo. Capovolgi il problema: lo stato ha a disposizione dei fondi da investire: qual è il tuo ordine preferenziale per gli ipotetici investimenti?
Paolo, un metodo semplicissimo per fare in modo che questi “tagli” non colpiscano i “piccoli” (mi pare di capire che saranno loro a soffrirne di più) c’è ed è semplicissimo: tagliare solo i finanziamenti alle grandi strutture.
Se non vado errato attualmente si mangiano circa il 70% di questi finanziamenti e quindi, se la matematica non è un’opinione, un taglio del 40% distribuito solo sulla testa dei behemont della cultura addirittura aumenterebbe i fondi a disposizione dei “piccoli” e delle iniziative culturali meritevoli.
Gianni: il dato che il 70% (correggetemi se sparo una castroneria) dei fondi siano assorbiti dalle grandi strutture, mi pare non faccia assolutamente a cazzotti con quanto tu, giustamente, sostieni. Ma perché questa anomalia non è evidenziata da nessuno degli addetti ai lavori e si è dovuti arrivare a un taglio dei finanziamenti (per me sacrosanto e che non vuol dire azzeramento dei finanziamenti) per far sì che qualcosa si muovesse?
Accetto comunque scommesse sul fatto che, tempo un paio di settimane, la questione finirà lettera morta e nessuno se ne ricorderà. Inizio a deprimermi o mi concedo ancora due settimane prima di farlo?
Buona giornata. Trespolo.
In ambito culturale? Cambiando molto musei e biblioteche, (non mi viene in mente altro). Per il resto della cultura un bel nulla. La lascerei “libera” per così dire. Farei il possibile per abbassare i “costi di produzione” e tutelare gli autori, con un occhio di riguardo per gli esordienti.
Te la butto sul personale. Ho scritto delle cose che sono piaciute in un certo ambito. Da li ho provato a mandare un racconto a delle persone. Non mi hanno risposto, non sono piaciuto. Sono un mediocre, punto. Più di tanto non posso. O miglioro o e giusto che io non esista. Sarebbe giusto che un finanziamento in qualche modo mi consentisse di andare avanti, visto che comunque un minimo c’è? No, per me no. La cultura e confronto, non oasi.
Nessun giudizio può stabilire la tua mediocrità con tale precisione da poterne fare un caso esemplare. Non esistono silenzi che possano fermare chi vuole scrivere, e questo vale per la tua scrittura (varrebbe anche se scrivessi emerite puttanate, per pura ipotesi).
Però, ammettiamo che tu abbia ragione, o migliori o non esisti: i finanziamenti servono ad aumentare il numero delle occasioni, a meno che tu non creda di poter migliorare sa solo. Nessuno mai lo ha fatto, la scrittura è un fatto sociale, e scrivere è sempre “imparare a scrivere”.
ferrazzi, l’arte non nasce coi soldi e non credo che triplicando i fondi eccetera.
e quindi? cosa ti fa pensare che i finanziamenti servano a far nascere nuovi geni?
Lucis, ho l’impressione che tu pensi che l’arte e lo spettacolo servano a chi li fa.
Trespolo, se si parla di ottimizzare e migliorare è un altro tipo di discorso, e si può certamente trovare criteri. Ma per le attività culturali è *utile* per una comunità trovare sempre dei fondi. E’ utile per tutti. Ogni singolo cittadino ne trae vantaggio concreto.
Scusa Beneforti, io non sono un genio e non ho capito. Cosa vuoi dire ? Che i fondi statali sono un diritto acquisito di chiunque si autoproclami “operatore culturale” ?
No Paolo, non è cosi. E esattamente il contrario. Proprio perchè ritengo la cultura debba “parlare alla gente” credo anche debba nascere da un confronto. Tra autore e ricevente. Un po la tua osservazione mi sorprende, perchè ti ho dato questa idea?
@frisch hai ragione, ma quella è solo una delle tante facce della medaglia. Il punto per me è: consentire a tutti di fare e ricevere cultura, ma non creare oasi protette. Quindi costi i più bassi possibile, ma i ricavi me li devo procurare da solo. Le oasi servono perchè abiamo distrutti gli habitat. Ma se l’habitat c’è allora leone e antilope se la spicciassero da soli.
Il finanziamento inevitabilmente crea dei giudici. Qui e oggi credo siano un danno
lucis, perché parli delle attività culturali come fossero aziende che devono fare profitto per sé; mentre sono servizi, al pari delle biblioteche, e servono a tutti.
ferrazzi, ci sono criteri per accedere ai finanziamenti. e se non vanno bene possono essere migliorati.
per il resto, rispondevo alla tua obiezione, che sembrava presupporre che i finanziamenti alla cultura&spettacolo servano per aiutare gli artisti.
Il FUS ha sempre privilegiato i grandi.
Ma anche il Comune di Roma privilegia i grandi pagando fior di quattrini i grandi eventi e facendo elemosina di spazietti stile “Notte Bianca” (una delle più troglodite prese per il sedere inventate negli ultimi anni) a tutti gli altri che, d’altronde, vengono pagati dagli organizzatori (chiaramente finanziatissimi).
Il problema dei tagli allo spettacolo non è se Settembre al Borgo era un’istituzione fatta per tener buoni notabili e politici casertani, ma è che al CSC vengano meno i denari che servivano per la gestione.
Ed il CSC è in primo luogo il posto di lavoro di numerosi impiegati. Che sicuramente perderanno qualcosa, magari un premio di produttività. E forse non è molto piacevole per gente che ha stipendi pubblici (che voi mi insegnate vanno dai 1000 ai 1500 euro mensili a seconda del ruolo e dell’anzianità).
Il problema dei tagli non è se La Scala è un magna magna politico, ma il problema è un piccolo teatro.
Piccolissimo come il mio ad esempio che non è mai riuscito ad avere finanziamenti perchè, se qualcuno non lo sapesse, per dividersi anche le briciole del FUS devi prima aver pagato fior di quattrini in contribuzioni ENPALS.
Già per ambire a 50.000 euro di finanziamento devi aver pagato contributi per 700 giornate lavorative in un anno. Che a 42 euro ciascuna fanno una cifra che probabilemnte i piccoli teatri non possono permettersi.
A meno che (come del resto spesso succede) i loro conduttori non abbiano la sussistenza assicurata da qualche altra parte (mammà e papà, beni al sole, secondi o primi lavori… tutto fa brodo).
Quindi pensare ideologicamente che i tagli al FUS posano essere d’insegnamento per le male gestioni mi pare proprio insensato.
I tagli al FUS sono comunque un disprezzo per la cultura e per chi ogni giorno si impegna a farla vivere (in qualunque modo).
Sono l’ennesimo tentativo (dopo quello ben riuscito della scuola e del “compra per far girare il denaro”) di indirizare le generazioni future ad un pensiero comune ed ad un consumo comune, standard, privo di capacità analitica e di argomentazioni.
Privo di conoscenza, ma stracolmo di ambizione senza una meta reale.
Il FUS per quanto mal distribuito aiutava ed aiuta il propagarsi della cultura, accompagna l’effetto virale di nuove idee diverse da quelle che ci proprinano quotidianamente i più forti.
Non è possibile continuare a fare gli intellettuali che si sporcano le mani solo per i loro tiramenti e fanno il gioco di chi vuole i cervelli all’ammasso.
Ne abbiamo le palle piene.
Mah. Forse la faccio troppo facile, ma a me pare che uno spettacolo teatrale sia qualcosa di pensato per attirare la gente a vederlo. Se la gente non ci va, invece di finanziare una sala vuota, sarebbe meglio mettere in scena qualcos’altro. E se anche così non ci va nessuno, meglio spendere quei soldi in qualcosa di utile. Basta guardarsi in giro: a Milano sono parecchi i teatri che stanno in piedi unicamente con le sovvenzioni. A che servono, se non a pagare stipendi a qualcuno ? La risposta: “servono ad ampliare gli spazi di cultura e di libertà”, scusatemi tanto, mi sa di aria fritta.
Comunque, non voglio farne una questione di vita o di morte. Sono ben altri i problemi dell’economia nazionale.
@ paolo. “attività culturali come fossero aziende che devono fare profitto per sé”
No, si devono confrontare col popolo e non col principe. Tutto qui. Io credo che tra questi due mezzi di produzione il più fecondo sia il primo. Ne discende che considero i finanziamenti un male. Il profitto c’è in entrambi i casi.
@isabella. Del CSC e dei suoi lavoratori francamente a me non interessa nulla. Il fatto che un finanziamento genera posti di lavoro mi sembra ovvio. I stessi fondi nell’ambito della programazzione software forse genererebbero ancora più posti di lavoro. Che si fa?
Il problema del tuo piccolo teatro, guarda un po, l’ho affrontato pure io. E non solo quello, il teatro non è il solo settore decotto in italia. Anche il calcio sta saltando. Anche lui, ovviamente, ora vuole i finanziamenti. E le televisioni regionali, che se non si attaccano alla mammela di un politico non campano, e poi tanto, tanto altro. Vedi isabella ti piaccia o meno non solo il teatro e cultura, tanto è cultura. Perchè il tuo teatro si e la squadretta di fioretto di ceprano di sotto no?
Scusate, sopra ero io
Ringrazio TIZIANA che mi ha ricordato che io ODIO Genna ed Evangelisti. Non me n’ero mai accorto.
G.B.
Sono veramente un imperdonabile distratto.
Biondillo, ma insomma. Arrivo in rete e scopro che sei VMO, che reciti l’Ornitorinco benissimo, che detesti gli altri scrittori… Ma non ti posso lasciare solo *un* minuto?!?! Guarda che lo dico a tua moglie
ferrazzi e lucis: provate a pensare ad una biblioteca: bisogna chiuderla perché è solo una spesa?
le altre attività culturali sono utili come una biblioteca per permettere la formazione dei cittadini. è per questo che gli enti pubblici le finanziano. in una città è un arricchimento per tutti il fatto che ci siano un teatro, più teatri, delle stagioni concertistiche, delle mostre. la città cresce, anche economicamente, se offre queste opportunità di formazione ai suoi cittadini.
Veramente Paolo la biblioteca era l’eccezione. Ho il leggerissimo sospetto di non essere letto
Paolo. senza polemiche, vorrei farti notare un punto.
” in una città è un arricchimento per tutti il fatto che ci siano un teatro, più teatri, delle stagioni concertistiche, delle mostre. la città cresce, anche economicamente, se offre queste opportunità di formazione ai suoi cittadini.” Questo è vero. Ma affermare che è vero solo in caso di finanziamenti pubblici ha una forte implicazione, che il cittadino sia un cretino e il distrubutore di fondi un illuminato. Sono implicazioni un po dure da mandare giù, ne converrai. Chiaro che sto estremizzando, ma è per capirci. Il punto è: posto che tale attività culturale non sta in piedi da se, perchè non ha mercato, è giusto sostenerla o no? Io dico no, perchè finisce a “principe”. Oggi, in Italia, io credo sia cosi.
lo so che era l’eccezione. appunto: perché la biblioteca sì e la stagione concertistica no?
Infatti: a Milano fino a vent’anni fa non esisteva un’orchestra sinfonica. Adesso ce ne sono tre, nessuna delle quali ha un pubblico sufficiente a tenerla in vita. Dobbiamo finanziarle perché sono un bene pubblico, perché la cultura, perché bla bla bla ? D’accordo. Ma tutte e tre ? A che serve tenerle in piedi se nessuno ci va ? (L’ho già detto tre volte e non lo dico più).
Sarò anche un testone, ma rifaccio la domanda: perché NESSUN addetto ai lavori ha mai sollevato prima il problema che il 70% circa (salvo conferme) delle risorse per la “cultura” finivano e finiscono sempre nelle mani dei soliti noti?
Non è stato, questo silenzio, un mezzo infido per curare interessi personali, anche piccoli, a discapito di un corretto utilizzo per fini culturali dei fondi pubblici?
Buona serata. Trespolo.
trespolo, può darsi di sì, che ci siano intrallazzi furbeschi; ma questo giustifica una riforma, mica un colpo di mannaia.
“lo so che era l’eccezione. appunto: perché la biblioteca sì e la stagione concertistica no?”
Perchè è diversa la funzione. Permetti una metafora.
Quanta roba hai sul tuo disco rigido? diciamo 20 gb. Quanta ne utilizzi abitualmente? Perchè non cancelli tutto quello che non serve? Eh si, lo so. Tante volte serve e li.
Quanto ti costa la connessione? Cara eh? Vabbè facciamo così, io ti pago la connessione, però tu dalla lipperini non ci vieni più, vai solo da giuliomozzi. Da lui e basta. Io pago, io decido.
Paolo, io rimango sempre con la mia domanda in sospeso: come mai NESSUNO ha mai protestato? e ci aggiungo pure quella di Ferrazzi: perché tre orchestre sinfoniche a Milano che non se le fila nessuno? Chi dovevano sistemare?
Buona serata. Trespolo.
lucis, non è diversa la funzione, dal punto di vista del finanziatore.
trespolo, parlo delle cose che conosco. non so che 3 orchestre milanesi sono superflue; non so che i grossi beneficiari dei finanziamenti rubano.
prima appurare se è vero. poi ci si può anche chiedere perché nessuno ha protestato.
@paolo: io ho a cuore il finanziato però
Però, se mi permette, non ragioniamo sempre sul magnamagna, tentiamo anche di vedere le cose da un punto di vista, per così dire, educativo.
Isabella ha detto una cosa santa:
“Già per ambire a 50.000 euro di finanziamento devi aver pagato contributi per 700 giornate lavorative in un anno. Che a 42 euro ciascuna fanno una cifra che probabilemnte i piccoli teatri non possono permettersi.”
Guardiamo cosa produce questo finanziamento. Premesso che può sembrare un modo becero di distribuire soldi, ma ha le sue ragioni. Legare il contributo al lavoro dato è ben fatto, ma c’è un problema. I disonesti assumevamo e NON pagavano i contributi (poi pagava l’INPS). Per evitare simili giochetti si è tentata la strada dei contributi effettivamente pagati. Chairo che cosi i finanziamenti vanno a chi i soldi già li ha. Ma c’è di più. Quando il lavoro non si trova si disonesto può versare i contributi ma NON pagare lo stipendo. Oppure sottopagare, oppure in situazioni particolari farsi pagare i CONTRIBUTI DAGLI STESSI LAVORATORI.
Isabella, che è onesta, si trova stretta in una brutta situazione. Il disonesto può uscirne.
Questo nel presupposto che c’è capienza nei finanziamenti: ciò che soddisfatti certi requisiti TUTTI vi possano accedere.
Volete che vi spiego come va quando si deve SCEGLIERE?
M’ intrometto da profana e forse da profanatrice.
suggerirei di dare un’occhiata agli investimenti di quest’Italia che sembra pagare molte tangenti ai piu’ disparati poteri.
Premetto che non lavoro in un ente pubblico di qualsiasi natura, non ho parenti stretti che ci lavorano e, a parte amici ricercatori in ambito universitario e di laboratorio (scienze e tecnologie varie) non conosco molta gente che lavora nel pubblico o usufruisce di finanziamenti per cultura e spettacolo.
Questo per premettere che non ho interessi diretti riguardo all’oggetto di cui sopra.
Nel leggere le vostre recriminazioni mi sento a disagio.
Sono d’accordo sul fatto che i finanziamenti alle attività culturali andrebbero riformati, snelliti e democratizzati, non sono assolutamente d’accordo sul fatto che debbano essere tagliati prendendo a pretesto i carrozzoni e la malversazione. Per me andrebbero aumentati di molto e integrati con una buona scuola pubblica.
La solita utopista che parla alla nazione indebitata e che fa un discorso demagogico. Sì,faccio un discorso in controtendenza. Non credo che quello che fa crescere una nazione e le persone sia sempre monetizzabile, non credo che noi saremmo piu’ esseri umani se sostituissimo il nostro io con certi commercialisti di governo.
Allora l’Italia poverina si deve indebitare per salvaguardare laboratori teatrali scolastici, corsi di creatività con materiali come la ceramica (a Faenza ne sopravvive uno messo in piedi da Munari molto bello e quasi gratis), laboratori ludici di Scienze e quant’altro? No l’Italia non si deve indebitare per queste cose, basta che l’otto per mille sia dirottato su altri fronti (ho firmato l’altro giorno la petizione per destinarlo alla ricerca scientifica) che si rinunci alla costruzione di opere inutili e dannose come il ponte sullo stretto e che si riducano (propenderei per l’azzeramento, ma non trovo molti seguaci) le spese per l’esercito e le armi con la fuoruscita dei nostri contingenti dalle guerre in corso come suggerisce la costituzione.
Se poi consideriamo che con i soldi spesi per rianimare la Fiat e fabbriche analoghe forse potevamo comprarci qualche grossa multinazionale americana e far vivere gli operai fiat di rendita per il resto dei loro giorni
Mi sono limitata a dire come lo Stato dovrebbe spendere i soldi che ogni anno verso in tasse, ma potrei aggiungere che considero le attività artistiche e (ri)creative (le piu’ varie comprese alcune che si chiamano hobby o artigianato fin quando non vengono vendute in aste miliardarie) fondamentali e necessarie all’essere umano. Insegnare tecniche, sviluppare creatività, praticare attività manuali e corporee non è un inutile dispendio di denaro e energie, ma una cosa necessaria a tutti noi. Se non ci credete andatelo a chiedere a chi fa arte terapia e ai laboratori d’arte per bambini. Meglio ancora, dedicatevi a un’arte e non auflagellatevi se vi dicono che non siete un novello Dante o un altro Picasso, siete voi stessi, potete migliorarvi, potete cambiare. Forse farete risparmiare allo Stato un bel pò di antidepressivi e una parte della spesa per malattie vascolari o di altro tipo (tutti soldi da reinvestire in attività artistiche :-).
Se poi vi sentirete anche meglio e in pace con voi stessi e con gli altri, state attenti, nell’angolo c’è sempre qualcuno pronto a chiedervi quanto vale cio’, in euro, ovvio. A quel punto dattevela a gambe. Stanno per dirvi che la tv commerciale non si paga e basta sdraiarsi sul divano, che una pastiglia potrebbe rendervi ancora piu’ felici, un Valium dona un sonno migliore e una pillola rosa vi permette di lavorare meglio e sorridere sempre. Tutto a carico dell’assicurazione privata che sicuramente non vedevate l’ora di stipulare anche se vi mangia metà dello stipendio
Besos